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Messaggi del 03/01/2022

Racconto d'inverno

Post n°1331 pubblicato il 03 Gennaio 2022 da Signorina_Golightly
 

«È uno scherzo?»

Il colpo secco sulla scrivania avvertì tutti che il commissarioSarti non ci stava.

«Affatto. Sappia che chiederòaggiornamenti sulla vostra collaborazione che mi auguro sarà proficua. E saràmeglio per tutti che lo sia. Anche per lei».

Il questore se ne era andato senza ammettere repliche. Quandoanche Sarti uscì dal suo ufficio, sapeva che tutti avevano sentito:

«Che ridete? Ditemi se ha senso! Anni di onesto lavoro inpolizia per sentirmi dire che dovrei avvalermi della collaborazione di quelcoso. Scarnecchia, un po’ di ritegno! o quanto è vero iddio ti metto dietroalla scrivania per un mese a fare fotocopie».

Sarti aveva una sola certezza: non avrebbe lavorato conquella bestia. Il caso era chiacchierato in zona. Il ricco industriale EugenioScocchi era scomparso, e in casa c’erano i segni di una violenta colluttazione.Pare che nei giorni precedenti la moglie fosse fuori città. La moglie, quella,lacrime di torrente nelle fessure di cipria del giorno prima, era già statainterrogata ed era tornata a casa per prendere il cane e i gatti; da suasorella avrebbero trovato pace in quei giorni di sigilli sulla porta di casa. L’investigatoreKazoo arrivò puntuale. Se ne stava in silenziosa osservazione. Nessuno credevaavrebbe parlato.

Sarti non si era ancora abituato all’idea. Nello sforzo dellamessa a fuoco, la piega tra gli occhi era un solco profondo. Era sempre statoaffascinato dai sigilli, il limite. Un attimo prima chiunque poteva accedere aquel luogo, e un momento dopo puff!, decadute le regole: posto inaccessibile, manon per lui. Un fremito di vergogna lo riportò alla sua scomoda realtà. Sartifissava l’investigatore, occhi più strizzati che mai, la piega acuita almassimo: davanti a lui c’era un tipo bassotto, peloso, una selva di ciuffibianchi a coprirgli il capo; indossava un goffo cappotto rosso dai bordirosicchiati. Il suo collaboratore speciale era un coniglio. Un coniglio nano. Sartiavrebbe voluto sbronzarsi.

«Buongiorno, sono il commissario Sarti».

«Superfluo. Se non sapessi neppure chi è lei, vorrebbe direche io qui non servo a nulla, e io servo, non le pare?»

Sarti, pugni in tasca, considerò che la notte sarebbero staticavoli suoi con quel dannato bruxismo. “Ammorbidisci la mascella, Vincenzo”. Ripetéil mantra silenziosamente per tre volte. Il tempo di stemperare il rosso vivodalle guance in fiamme per l’umiliazione.

«Forse quello che non sa è che non c’è alcun caso darisolvere: il povero Scocchi l’avrà fatto ammazzare la moglie cornificata. Coseumane. Mi scuso se i miei collaboratori non l’hanno informata correttamente.Grazie per essere venuto e arrivederci. Il custode le darà senz’altro un chilodi carote per il disturbo».

Sarti sorrise per la prima volta nelle ultime ventiquattroore. In fondo era stato facile. Mai irrigidirsi davanti a un problema: è semprepossibile aggirarlo per gli uomini di intelletto come lui. Sorrise ancora. Poi sorriseun po’ meno. E meno ancora. Perché quel coso stava lì immobile?

Kazoo era una statua, accucciato su quattro zampe. L’unicocenno di vita era il piccolo naso pulsante, macchia rosa in movimento tra ilfolto pelo bianco. Ogni persona presente si chiedeva a che cosa stesse pensando.Anzi, ogni persona lì dentro si stava chiedendo come fosse possibile che ci si stessechiedendo a che cosa pensasse un coniglio. Per i più avrebbe voluto mordere il commissario.Stava pensando al disappunto per essere arrivato per niente fin lì, ma da dovepoi? Nessuno lo sapeva. Per qualcuno non stava pensando affatto. Era un cavolodi coniglio.

Kazoo, quando non investigava in gran segreto, era unconiglietto domestico che trascorreva le giornate con la sua umana Daniela, chea quell’ora lo stava cercando impensierita. Sono tipi abitudinari i conigli, eKazoo, dopo pranzo, era solito dormicchiare sul loro letto. Ogni tanto spezzavala regolarità delle sue giornate per scivolare, indisturbato, fuori di casa e guadagnarsiun angolo di verde tra le frasche del giardino dei vicini. Di questo eraconvinta Daniela da quando era morta di paura la prima volta che, cercandolo, nonlo trovò in casa. Lo aveva dato per spacciato quella volta: “un conigliettonano là fuori è morto, ma dov’è andato? come riesce a passare nel giardinoaccanto?”

L’umana non capì mai come Kazoo ci riuscisse, ma volta dopovolta si rassegnò, confortata dal fatto che Kazoo tornava sempre sano e salvo. Leinon immaginava che fuori di casa Kazoo smettesse di essere un morbido pelucheper vivere una seconda vita di agente segreto. E meno male che non lo sapeva,ci sarebbe restata secca. A lei bastava essere certa che sarebbe tornato dalei. E lui tornava eccome dalla sua umana. Non avrebbe mancato per nulla almondo: ad attenderlo c’erano verdure fresche e fieno profumato, ma soprattuttobaci e carezze, cuore a cuore, pancia contro pancia.

«Si è fatto tardi. Per lavorare bene ho bisogno di unpisolino. A domani».

Sarti non sorrideva più. 

 
 
 

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