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C'era una volta

Post n°20 pubblicato il 01 Febbraio 2009 da gardiniablue

 

C'era una volta, in un luogo non lontano da qui, una bambina felice: viveva in una grande casa, aveva tutti i giochi che aveva sempre desiderato, aveva tutto, diceva ogni tanto fra sè e sè, poteva inventare le storie piu' belle e ridere, giocare; non era mai sola, tante persone le tenevano compagnia, la volevano sempre serena ed appagata in tutto.
Un giorno decise di andare fuori, nel "mondo", quattro passi non le avrebbero di certo fatto male ed usci'. C'era tanta gente che lei non conosceva , non era mai uscita dalla sua grande casa,era sempre stata lì, nel suo mondo, incurante di cio' che le stava intorno, ma adesso voleva imparare qualcosa di nuovo, era curiosa, i racconti che aveva sentito dai grandi le avevano messo addosso la voglia di sapere cosa c'era al di la' di quelle mura.
Ma fu una brutta decisione, quella di uscire da quel castello, perchè incontrò un orco cattivo che le fece molto male. Lei, non si rendeva conto cosa realmente le stesse succedendo, ma non le piacevano le mani di quell'uomo sul suo corpicino di bambina. Iniziò ad isolarsi sempre più da quel suo mondo dorato e vivere di fantasie. Spesso, si guardava in giro e vedeva tanta gente che facevano discorsi, discorsi a volte senza un inizio nè una fine, chissa' se anche la gente che incontrava camminando, sentiva le stesse cose che sentiva lei, chissa' se tutti i pensieri che si rincorrevano nella sua mente erano gli stessi pensieri di quelle persone. Chissà se anche loro, sentivano il dolore di questa bimbetta, ormai adolescente. E così passavano gli anni, la bimba cresceva sempre più ribelle e sempre più triste e sola.
Un tiepido giorno di fine maggio, quando i raggi del sole incominciano a scaldare la terra e la natura è un'esplosione di profumi e colori, mentre stava seduta a leggere cose mai scritte pensando a cosa fosse veramente la felicità, incontrò qualcuno, una persona che da subito destò la sua curiosita: arrivava da un  lontano paese, aveva conosciuto tutto della vita e dalla vita aveva avuto tutto, ma a lei sembrava triste e solo: "forse e' un folletto pensò" ...
Era di corporatura robusta, capelli scuri e brizzolati gli incorniciavano il viso: gli piaceva raccontare storie, favole. Con lui era facile rincorrere draghi, sfiorare le stelle, cavalcare le nuvole. E, mentre raccontava, i suoi occhi brillavano, la sua voce accarezzava le parole e la mente rincorreva i suoi sogni. Sì, quell'uomo sapeva sognare e dipingeva i suoi sogni con tutti i colori dell'arcobaleno.
Un giorno, mentre camminavano insieme lungo una strada senza nome, in una città definita da molti la città degli innamorati: Verona ... lui la prese per mano e, guardandola con i suoi grandi occhi verdi, le disse - sai, è pericoloso frequentare i sognatori, perchè, alla fine, i suoi sogni finiscono per appiccicarsi a te - ma lei sembro' non curarsene, lo sentiva vero, forse speciale.
I giorni, i mesi, gli anni seguenti lo incontro' ancora: lui era magico, le raccontava le storie piu' belle, la faceva volare sulle ali della musica, le descriveva posti lontani a lei sconosciuti, le canticchiava filastrocche e canzoni: sì, stava bene con lui, c'era in lui qualcosa che gli altri, neanche le persone "di casa" possedevano.

Le giornate passavano veloci, la primavera aveva ceduto il passo all'estate ed ora anche l'estate stava finendo e ancora loro due si incontravano e parlavano ore ed ore, a volte invece le parole non bastavano davvero piu' ed allora sognavano insieme, ma quelli che facevano erano davvero sogni? Era una domanda a cui lei, in un primo tempo', non riusciva a rispondere, ma man mano che il tempo passava si rendeva conto che quell'uomo aveva dentro di sè una forza grandissima, quella di insegnare a guardare tra le pieghe del cuore, la' dove nessuno era mai arrivato: troppo bello stare con lui, ascoltarlo, viverlo, troppe le cose che in fondo li accomunavano. E si accorse che non avrebbe potuto stare senza di lui: lui era diventato il suo "tutto", lui la faceva sentire viva, lui sapeva darle la felicità, lui era unico, si disse ed aveva un'anima e sentimenti che gli altri, quelli di sempre, non immaginavano neppure.
Ma come poteva lei, così ingenua ed indifesa, pretendere di catturare la sua attenzione, pretendere che si accorgesse di lei? Impossibile, penso' e per la prima volta nella sua vita desidero' di non essere vissuta dove invece era nata e cresciuta, desiderò' di essere piu' "grande": forse così le loro vite si sarebbero incrociate molto prima, ma era un sogno quello , nient'altro.
Non voleva piu' tornare a casa. Penso' e capi' che cosa era quella cosa di cui aveva tanto sentito parlare dalle persone incontrate durante il suo girovagare, cos'era l'amore , quello vero, quello che ti fa desiderare le cose piu' belle per l'altro e la sua felicità, quello che ti fa desiderare l'altro talmente tanto da starci male a volte.
Ma lui, in fondo, non era un principe azzurro, era solamente un uomo, un semplice uomo, un "piccolo" uomo e quindi, dopo averla fatta sognare, come un sogno al risveglio, tutto sparì.


Così, la donna, tornò nel suo castello dorato a finire i suoi giorni senza sogni ...

 
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