GIORNI STRANI

Vita di comunità: mai come ora dobbiamo fare appello a ogni nostra singola cellula. E' giunto il momento di imprimere una violenta accelerazione all'intelligenza della nostra specie, come una frustata di tramontana: l'occhio non sarà occhio e la mano non sarà più mano, negli anni venturi.

Creato da sergioemmeuno il 22/04/2011
 

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Il nome e cognome dei personaggi appartenenti ai racconti e ai tag "frammenti di scrittori in erba" e "il mio romanzo", come pure i fatti narrati, sono frutto della mia fantasia.

 

 

« Quella volta che il sang...1976: la veggenza innoce... »

Lo scritto a cui sono maggiormente affezionato: Frida Lang.

Post n°616 pubblicato il 06 Maggio 2012 da sergioemmeuno
 

  

   E’ tutto pronto sulla vetta più alta del mondo: la torre argentata Burj Khalifa a Dubai. E’ alta più di ottocento metri, un vero e proprio ponte verso il futuro, il simbolo dell’ottimismo verso il domani. E non a caso è proprio qui, stanotte, che verranno incoronati i due migliori attori viventi della storia del cinema, un uomo e una donna. Si è stimato che circa tre miliardi di persone, nell’intero globo terracqueo, seguiranno in diretta l’evento dell’alba del nuovo secolo, sui canali TV, sul web, e tramite smartphone, I-Pad e altre diavolerie multimediali.

   Fra non molto verranno nominati gli attori viventi più grandi; che andranno a sovrapporsi e oscurare, paradossalmente, i miti del cinema dell’era d’oro. Fra gli uomini, i tre attori in bagarre sono Jack Nicholson, Dustin Hoffmann e De Niro, che sul fil di lana ha battuto Sean Penn e Al Pacino. Fra le donne, la terna è costituita dall’eclettica  Meryl Streep – ben sedici nomination di Oscar in carriera –, l’inossidabile Jane Fonda e una sorprendente trentenne sicula. Ma facciamo qualche passo indietro.

 

   Frida Langellotti nasce all’inizio degli anni Ottanta in un paesino dell’agrigentano: Burgio. E’ un paese di artigiani, che lavorano portali in pietra, vetrate artistiche, maioliche,  campane in bronzo. E’ un paese che non conosce grigiori, sempre baciato dal sole, dove un occhio può posarsi con delicatezza sulle tinte gialline, grigie e  bianche delle strade e delle casine. A soli sette anni, un muro troppo alto sbatte contro la sua faccia: i genitori se ne vanno via dalla Sicilia, forse in cerca di fortuna, e lei deve crescere con i nonni. Fra bancarelle e preghiere verso la Beata Vergine Maria.

  I nonni, durante la gioventù di Frida, la asseconderanno su tutto, permettendole finanche di frequentare l’Accademia Internazionale di Arte Drammatica a Palermo. La ragazza sembra possedere un talento fuori dal comune: inizia a lavorare nelle fiction per la RAI e fa pure qualche apparizione in alcuni film d’autore. Da lì in poi la strada è una folle e incredibile discesa: inizia a lavorare negli USA, strappando con le unghia ruoli di caratterista, sino a farsi benvolere da registi di calibro come Redford ed Eastwood. Nel giro di cinque anni, arriva la prima nomination all’Oscar come attrice protagonista, interpretando con passione e delirio una meravigliosa Giovanna D’Arco. Non vince, ma ormai il futuro bussa alla sua porta… Madre Teresa la attende…

 

   Eccoci qui, nella gabbia elettrostatica della sala H-Dubai, l’ultimo piano della gigantesca torre che sovrasta con supponenza la Terra. La sala è completamente chiusa da vetrate che dominano l’imponente panoramica sulla città. Un ambiente per pochi privilegiati, dove ci sono i giornalisti, gli organizzatori e gli stilisti che contano, coloro che suggeriscono le mode e le tendenze. Là fuori c’è uno schermo gigantesco, lungo 60 metri e appeso nel vuoto da fili invisibili; riproduce in modalità live cosa succede nella sala. Fuochi d’artificio e centinaia di zampilli d’acqua e di fuoco sono pronti per fare la loro comparsa sulla scena, nel momento in cui si pronunceranno quei due nomi.

   Quel camaleonte di De Niro cela il proprio nervosismo scherzando con Nicholson, più stralunato del solito. Hoffmann sembra mantenere il consueto aplomb frammisto a timidezza. Fra le dive, la Streep e la Fonda – con un sorriso odiosamente plastico –, schizzate oltremodo, fanno a gara a chi è più stronza con la terza, la Frida, evidentemente malvista per essere arrivata così giovane in quel tempio. La tartassano con complimenti di circostanza e osservazioni sul suo look poco originale. Indossa un abito lungo con una stuola color fucsia;  l’acconciatura è il suo solito caschetto nero asimmetrico. Forse le vogliono far perdere le staffe: una figuraccia sotto miliardi di occhi frenetici.

   La temono e Frida lo sa; ma è stata messa in guardia dai propri consulenti e se n’è fatta una ragione. D’altronde, lei non ha rubato nulla. Se è lì ad appena trent’anni è perché ha trionfato in due Oscar con altrettante interpretazioni superbe: prima personificando Madre Teresa di Calcutta; poi, l’anno successivo, vestendo i panni di Evita Peron, ricevendo persino i complimenti dal Governo argentino.

   Per i due vincitori, uno per sesso, non ci saranno solo in ballo diversi contratti da capogiro, c’è in palio qualcosa di incalcolabile: l’aspetto simbolico dell’evento. E’ presumibile che i due eletti diverranno icone del nostro tempo – un arco che allungherà i tentacoli lungo il secolo in corso –, e verranno coinvolti in diverse iniziative in giro per il globo, nel ruolo atipico di “sommi rappresentanti di pace, di interscambio fra i popoli e di salvaguardia del pianeta”. Così è citato in un documento segreto (?). Insomma, un ruolo a dir poco pesante: la Hepburn si starà strappando i capelli: se fosse stata in vita, forte dei suoi quattro Oscar da protagonista, sarebbe stata inarrivabile… Tant'è che viene spontaneo ritornare al mito di Rodolfo Valentino e a quell'aura sopra la sua testa, ma attorno a Frida si avverte qualcosa di diverso.

   Impossibile dare una spiegazione plausibile all'espansione di questo avvenimento. Potrebbe essere successo che l’evento, all’origine chic e concepito dalla boria dell'alta società modaiola, si sia poi fatto un percorso proprio, sfociando in infiniti rigagnoli sì da divenire un fenomeno smisurato, una rete fuori controllo, aldilà della logica del pensiero umano. Similmente a ciò che successe – con un impatto, a onor del vero, non così mastodontico – col maxiraduno musicale di Woodstock del ’68. E paradossalmente, tutti, dall’opinione pubblica al vasto mondo della comunicazione, dagli intellettuali agli artisti, già si fanno la stessa domanda: dopo il 25 Dicembre 2011, cosa diamine succederà? Cosa cambierà nel mondo? L'ambasciatrice si mostrerà all'altezza delle ingenti aspettative? 

 

Momento di silenzio. Vuoto cosmico. L’annuncio planetario:

Ladies and gentlemen, the best actress is…

 

 

 

 

 

**********  F  R  I  D  A      L  A  N  G   *********

  

  

 

 

   E’ incredula, Frida. Sullo schermo gigante compare il suo nome d’arte, a caratteri fluorescenti… Un gioco spettacolare di traiettorie di luci e fuoco e acqua che s'innalzano nel cielo, per poi intresecarsi fra loro. Gli organizzatori non hanno badato a spese. Il nome di Frida continua a lampeggiare incessantemente sullo schermo gigante, su quella sorta di porta multimediale aperta verso il mondo. Per la nuova regina, il tempo è seduto su una panchina, ora; mentre la sua vita le scorre davanti come un ologramma, fra un continuo susseguirsi di fischi e boati che imperversano sulla baia di Dubai.

   Le due rivali sono decisamente abbattute, ripiegate su loro stesse. Gli occhi di Frida Lang sono rossi, sul punto di esplodere; tuttavia, forse grazie a un orgoglio titanico, a una pelle e ad un cuore che si sono fatti più duri delle pietre di Burgio, riesce a trattenere l’eruzione di lacrime, quel vulcano che cova sotto la superficie. Chissà, forse adesso sta pensando a quando camminava su quei labirinti sassosi del paese con il nonno. Oppure a quando aiutava sua nonna, durante le feste di Natale, a preparare i cuddureddi cu i ficu…

  

  Tant’è… c’è da giurarci, ha tutte le carte in regole per fare epoca. Per lasciare impresso quel marchio di donna antica e moderna, donna di cuore e di mente, un felice trait d'union fra lo stile e la sostanza: quel marchio che pare indicare una nuova direzione: la rapsodia della speranza di un mondo migliore.                                         

   E ogni essere umano, uomo o donna, farebbe carte false per ingabbiarsi da solo con lei in un tempo quieto, ignaro. Al di fuori di tutto.

 

 

 

 

 
 
 
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