GIORNI STRANI

Vita di comunità: mai come ora dobbiamo fare appello a ogni nostra singola cellula. E' giunto il momento di imprimere una violenta accelerazione all'intelligenza della nostra specie, come una frustata di tramontana: l'occhio non sarà occhio e la mano non sarà più mano, negli anni venturi.

Creato da sergioemmeuno il 22/04/2011
 

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Il nome e cognome dei personaggi appartenenti ai racconti e ai tag "frammenti di scrittori in erba" e "il mio romanzo", come pure i fatti narrati, sono frutto della mia fantasia.

 

 

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Destino, quel Librone della nostra vita, la mia imbranataggine con le donne...

Post n°676 pubblicato il 27 Luglio 2012 da sergioemmeuno
 

 

 

   Spesso e volentieri, non a torto, nel corso della nostra meravigliosa esistenza tiriamo in ballo il Destino… sicché ci diciamo che doveva andare così o additiamo qualcun altro per la spiegazione di ciò che è successo. Nell’amore, nei rapporti d’amicizia, nel lavoro, nell’arco lungo di questo dono, a volte inconsapevole, che si chiama Vita.

   Destino deriva dal greco ìstemi (sto), che a sua volta discende dalla radice indoeuropea sta che indica lo stare fermo, la posizione fissa. Curioso come questa antichissima radice sia comune a moltissime parole: statica, stabilità, stelo, ostinazione.

 

   Ma possiamo veramente cambiare e addirittura invertire il corso degli eventi? O ci possiamo sbattere fin quanto vogliamo, ma tutto è già scritto su quel Librone sacro che sfogliamo giorno dopo giorno?

  

   Ecco, volgendomi indietro, mi viene da pensare al mio rapporto con le donne. A causa di condizioni non ottimali – la mia timidezza/insicurezza, un ambiente probabilmente provinciale e una scuola prettamente maschile –, nella mia prima gioventù ero davvero un disastro… Finché, un bel giorno, nel culmine della depressione più acuta, presi il toro per le corna e mi rivolsi a uno fattucchiere, il Dottor V, che mi annullò la presunta negatività in cinque o sei sedute. Soluzione pittoresca che, per ovvie ragioni, sconsiglierei a chiunque… tant’è mi è servita a liberarmi di ogni blocco e, da lì a breve, avrei fatto numerose conoscenze. Complice anche il nuovo ambiente metropolitano.

 

   E questa nuova mentalità toccò l’apice nell’estate del 1994, quando conobbi la mia attuale compagna di vita. In un’agenzia di assicurazioni, captai le onde sonore che veicolavano le risposte di una fresca donzella, a un paio di metri da me, al fortunato agente di fronte: era il suo numero di telefono, e non me lo sarei mai più dimenticato. Non me lo scrissi affatto su carta, ma ciò non mi impedii di ricordare quelle cifre e telefonarle la sera stessa: la sorella mi disse che non era in casa. Riprovai il giorno dopo e riuscii a parlarle, spiegandole che l’avevo notata in agenzia e desideravo incontrarla. Al secondo appuntamento, scattò il primo bacio e poi tutto il resto.

 

Molti pensatori hanno scritto del Destino, ma il pensiero del maestro indiano Osho Rajneesh lo trovo il più calzante:

“Accettare l'esistenza del fato comporta un suicidio, in quanto toglie ogni responsabilità all'essere.”

 

Insomma, la mia idea è che quando sentiamo il bisogno di forzare certi eventi lo dobbiamo fare, con determinazione feroce.

Con i denti, con le unghie, con la bava alla bocca, con la presenza di noi stessi…

 

Beninteso, non sempre le cose potranno andare come desidereremmo, no? Ma il “nostro” dobbiamo comunque farlo, oserei dire con "spirito olimpico"… male che vada lo zainetto sulle nostre spalle sarà più ricco...

  

 

E voi, avete qualche esempio da rispolverare in cui avete impugnato con fermezza il vostro Destino, intraprendendo quindi una Nuova strada?

 
 
 
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