GIORNI STRANI

Vita di comunità: mai come ora dobbiamo fare appello a ogni nostra singola cellula. E' giunto il momento di imprimere una violenta accelerazione all'intelligenza della nostra specie, come una frustata di tramontana: l'occhio non sarà occhio e la mano non sarà più mano, negli anni venturi.

Creato da sergioemmeuno il 22/04/2011
 

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Il nome e cognome dei personaggi appartenenti ai racconti e ai tag "frammenti di scrittori in erba" e "il mio romanzo", come pure i fatti narrati, sono frutto della mia fantasia.

 

 

« Il rischio dei cervelli ...Il rimorso e il rimpianto »

Il mio primo grande amore.

Post n°168 pubblicato il 27 Agosto 2011 da sergioemmeuno
 

   Svariati anni or sono, ai tempi in cui frequentavo un gruppo di matrice cattolica, ci fornivamo di zaini, sacchi a pelo e quant’altro e ci mettevamo in marcia, per sentieri o strade sterrate; erano i tempi delle uscite del fine settimana o dei campeggi di fine anno. Val di Susa,  Garfagnana, Dolomiti e confine fra Toscana e Umbria: le quattro destinazioni nei miei quattro meravigliosi anni.

   Campeggio 1988, vicino Camaldoli. Già conoscevo Emma R., ma la mia timidezza cronica mi aveva impedito di parlare meglio con lei. Poi ci fu un sorteggio, per stabilire le coppie che si sarebbero appartate per un po’, col fine di conoscersi meglio: era uno strumento scoutistico assai in voga. Non pensate a male, eh? Sorteggio: Sergio ed Emma. Ci appartammo nel bosco e parlammo di tutto. Probabilmente, fu subissata dalla mia eccessiva sensibilità, forse un po’ ruffiana.

   La sera successiva, in circolo attorno a un fuoco. Ogni tanto, specie quando intervenivo, una sagoma si alzava volgendosi nella mia direzione, per poi ricoricarsi all’indietro. Riconobbi la sagoma di Emma R.

   La notte stessa: compiemmo la route notturna, marciando fra le tenebre, sino a veder affiorare, fra i profili dei monti,  il potente, emergente, luminoso chiarore dell’alba. Piantammo le tende nel giardino di una sorta di piccolo monastero. La notte successiva: udii il pianto a dirotto di una donzella, e sentii che la compagna di tenda cercava di consolarla… Emma, Emma, su… non c’erano dubbi: era lei.

   Il giorno successivo le chiesi perché avesse pianto. Negò, senza alcuna esitazione. Però non mi guardava negli occhi. Solo due o tre no. Sapevo che era già impegnata da qualche anno.

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Commenti al Post:
sergioemmeuno
sergioemmeuno il 28/08/11 alle 00:01 via WEB
Una sconfitta può trasformarsi in una vittoria, nel futuro.
 
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