GIORNI STRANI

Vita di comunità: mai come ora dobbiamo fare appello a ogni nostra singola cellula. E' giunto il momento di imprimere una violenta accelerazione all'intelligenza della nostra specie, come una frustata di tramontana: l'occhio non sarà occhio e la mano non sarà più mano, negli anni venturi.

Creato da sergioemmeuno il 22/04/2011
 

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Il nome e cognome dei personaggi appartenenti ai racconti e ai tag "frammenti di scrittori in erba" e "il mio romanzo", come pure i fatti narrati, sono frutto della mia fantasia.

 

 

« Il pareggio di PietroIl sapore della gloria »

Siamo in finale alla Manifestazione di Sìagora!

Post n°231 pubblicato il 21 Settembre 2011 da sergioemmeuno
 

   Rinvio della nostra difesa e controffensiva sulla fascia dell’Ungherese; il rosso traccheggia per aspettare rinforzi, tra finte e controfinte, sino a ritrovarsi sul vertice sinistro dell’area del nemico. Gli vado incontro e un difensore mi segue; il rosso finta il passaggio verso di me, per poi servire Roland al limite dell’area. Il Greco ha il temibile centrale di fronte a lui, ma crede nella vittoria; con uno scatto si sposta sulla destra e s’incunea nell’area di rigore, spalla contro spalla fra i due giganti, al limite del regolamento.

   È dura guadagnarsi lo spazio per tirare contro quel mastino, ma proprio quando sembra che l’azione è finita, il Greco, scivolando in terra, arpiona la palla con la punta del piede, quanto basta per farla passare sotto il corpo del portiere in uscita. Due a uno! Ci ammucchiamo tutti sopra la sua carcassa, adagiata al suolo. Le ultime manciate di minuti passano fra un rinvio fuori del campo e l’ennesimo “buzz buzz”. Poi solo il fischio finale.

   Gli sconfitti vorrebbero buttarla in rissa, tuttavia sono troppo abbattuti per ogni reazione. Lacrime di sangue scolano a fiotti sull’erba di Campi di Tarna. Un radiocronista ricorda che, senza il dolore della sconfitta e il giubilo del trionfo, lo sport non avrebbe un tale fascino. Avrà ragione lui, ma non vorrei essere nei panni dei perdenti.   

   <<Stasera siete stati più forti dei più forti>>, si rivolge un perplesso giornalista verso Gabriel.

   E lui, incorreggibile: <<No, accorcia la frase. Siamo stati più forti e basta>>.  A domenica per la finale. Mentre usciamo assordati dalla musica dello stadio, mi accorgo che Gabriel festeggia e ride come un ragazzino. Ci incita ad uscire dal campo facendo il trenino.

   Da adesso in poi, il trenino sarà il rito portafortuna, e il pazzoide, davanti agli allievi, farà la locomotiva.           

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