GIORNI STRANI

Vita di comunità: mai come ora dobbiamo fare appello a ogni nostra singola cellula. E' giunto il momento di imprimere una violenta accelerazione all'intelligenza della nostra specie, come una frustata di tramontana: l'occhio non sarà occhio e la mano non sarà più mano, negli anni venturi.

Creato da sergioemmeuno il 22/04/2011
 

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Il nome e cognome dei personaggi appartenenti ai racconti e ai tag "frammenti di scrittori in erba" e "il mio romanzo", come pure i fatti narrati, sono frutto della mia fantasia.

 

 

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La semifinale di pallavolo 2

Post n°258 pubblicato il 29 Settembre 2011 da sergioemmeuno
 

Inizia la prima battaglia. La squadra avversaria fa quadrato attorno a quella valchiria di Sara; delle altre due campionesse, una si è infortunata e l’altra verrà sacrificata in cabina di regia.

Sin dall’inizio si prospetta una gara barbosa e lenta. I due allenatori si consumano il fegato, si sbracciano, danno indicazioni precise, ma le atlete in campo, per l’emozione o chissà cos’altro, sembrano svogliate come non mai. L’alzatrice  nemica è un vero disastro, è fuori dal proprio ruolo e non fa molto per sostituire al meglio la compagna.

 Solo Giulia, dalla nostra sponda, e Sara sull’altra, digrignano i denti,  sbraitano e martellano come ossesse; dimodoché la gara diventa una loro questione privata. Le nostre ragazze, fra sbadigli e moltissimi errori sotto la rete, vanno subito avanti di un paio di punti e, col minimo sforzo, conservano il gruzzoletto sino alla fine. Idem il secondo set. Due set a zero, troppo bello per essere vero. L’espressione sul volto dei due signori in panchina si è ormai cristallizzata: distrutta e depressa la faccia dell’altro; distrutta ma serena quella del precettore.

Sul terzo set, le lombarde prendono un consistente vantaggio e se lo aggiudicano, grazie anche a svariate papere nella nostra fase ricettiva. Nel quarto, Monica e Daniela, oggi belle e così irritantemente apatiche, si ricordano che sono da quasi un’ora sul campo, sicché iniziano a fare sul serio e non ce n’è più nessuno. Tre a uno e in finale!

Sugli spalti, le facce degli addetti ai lavori sono visibilmente tediate.  L’esercito dei giornalisti stuzzica Gabriel: <<Mi scusi, ma non si può sputtanare un torneo così: ci vuole più serietà>>. <<Un prestigio frutto di anni e anni…Avete giocato con una squadra senza alzatrice.>> E ancora: <<La sera, mi consenta, le mandi a nanna le pupette>>.

E lui, impareggiabile, osservandolo con una spruzzata di disgusto: <<Beh, certo, seguro che stanotte le pu-pet-te non stavano con lei>>.

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