GIORNI STRANI

Vita di comunità: mai come ora dobbiamo fare appello a ogni nostra singola cellula. E' giunto il momento di imprimere una violenta accelerazione all'intelligenza della nostra specie, come una frustata di tramontana: l'occhio non sarà occhio e la mano non sarà più mano, negli anni venturi.

Creato da sergioemmeuno il 22/04/2011
 

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Il nome e cognome dei personaggi appartenenti ai racconti e ai tag "frammenti di scrittori in erba" e "il mio romanzo", come pure i fatti narrati, sono frutto della mia fantasia.

 

 

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Madre Adelina Oderisi D'Arnia - 1

Post n°890 pubblicato il 22 Marzo 2014 da sergioemmeuno
 

 

 

    Sono sempre io, l’impiegato medio, un single che più single non si può: Fabrizio Berni. Sono l’Uomo della qualità media, così mi hanno etichettato con tanto di pedigree.

    A volte certe cose capitano a chi non ci pensa. E quanto più sono singolari tanto più capitano a chi pensa a tutt'altro. Il fatto narrato è relativo a una decina di anni fa.

    Il carissimo Don Luigi, parroco del nostro paese di origine, mi chiese se mi potevo recare al Convento sul lago, dove avrei dovuto sistemare l’obsoleto impianto elettrico. E così passai molte giornate di quel mese di Ottobre fra cavi, prese, scatole di derivazione e quadri. Fu veramente un lavoro ostico che mi portò via moltissimo tempo.

    Scambiare due chiacchiere con le Sorelle – manco a dirlo – era stato impossibile. Avevo solo interloquito con la Badessa, una certa Adelina Oderisi D’Arnia, che si faceva chiamare Madre Ade. Nel mondo esterno ci erano pervenuti alcuni spifferi non rassicuranti sul suo conto: era rinomata per la sua asprezza, esigeva che le sue Sorelle non interagissero con nessun membro esterno, eccetto per le questioni di pura necessità. Si vociferava altresì che, in alcuni casi, impartisse persino punizioni corporali alle inferiori. Pur tuttavia, in quelle poche occasioni che la vidi, si era mostrata dolce e finanche impacciata nei mie confronti.

    L’ultimo giorno mi ritrovai nel suo ufficio per spiegarle il quadro elettrico principale con i vari interruttori. Prese degli appunti. E iniziammo a parlare della società di oggi, della politica e del futuro della gioventù. La Madre sosteneva che il nostro tempo era corroso da innumerevoli mali, dalla superficialità al protagonismo, dalla mancanza di sobrietà alla dipendenza dei beni futili; perciò occorreva una trasfusione di santità, un ritorno al silenzio e alla preghiera.

    <<Chiaro, Madre, voi siete proprio su un altro mondo… nel senso buono, eh?>>

    <<Guardi, noi ci informiamo su ciò che succede là fuori.>>

    <<Senza Tv e Internet?>>, le replicai sorpreso.

    <<Leggiamo comunque certi quotidiani, così possiamo assumere le necessità di tutti, gioia e dolori.>>

    Ora avevo la piena percezione della sua figura. Sarà stata sulla sessantina, corporatura massiccia, altezza modesta, occhi molto grandi e neri che erano capaci di leggerti dentro. La sua storia, pesante e lucida come il marmo più pregiato, parlava attraverso quegli occhi segnati ma non stanchi, sormontati da decise ciglia nere, tutt’altro che disdicevoli.

    A un certo punto, mi domandò se fossi sposato e il mio rapporto con la fede. Poi ritornò sul discorso della difficoltà delle Novizie: <<Il momento più arduo è all’inizio. Ma noi donne lo sappiamo affrontare meglio>>.

    <<Come mai?>> sussurrai interessato.

    <<Perché la natura ci ha dato un dono: quello di saperci sacrificare e donarci a un’idea, a uno spirito. Un dedizione assoluta che voi uomini ignorate.>> Si sfiorò con lieve civetteria il velo.

    <<Madre, non so come spiegarglielo… ma lei emana una luce immensa. Le sue allieve hanno un forte riferimento.>> Una pausa. <<Sono fortunate, lo sa.>>

    <<Sicuro. Ma non credere sia stato così facile, soprattutto quando ero ragazza.>> Un mio sguardo interrogativo. <<Anche noi abbiamo avuto a che fare con demoni…>> Si alzò di scatto e mi mostrò un album della storia del Convento.

    Poi, con un minimo cenno, mi disse perentoria di seguirla. Accedemmo a una porta interna dell’ufficio; folate di incenso misto a vaniglia mi stordirono: il sangue mi si raggelò: ero dentro l’intimità della Badessa. E non una qualunque, ma di Adelina Oderisi D’Arnia.

 

----TO BE CONTINUED----

 

 

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Commenti al Post:
licciardi.annam2011
licciardi.annam2011 il 22/03/14 alle 08:58 via WEB
Questo TESTO è OTTIMO. Potrebbe essere l'inizio del tuo prossimo romanzo. Elisa Mirabella
 
 
sergioemmeuno
sergioemmeuno il 25/03/14 alle 08:15 via WEB
Grazie ELisa. In realtà appartiene a una raccolta di racconti. :))
 
elisa.r79
elisa.r79 il 22/03/14 alle 11:49 via WEB
Grazie per le ottime letture che offri ;) Buon weekend
 
 
sergioemmeuno
sergioemmeuno il 25/03/14 alle 08:15 via WEB
Grazie a chi legge! buon inizio week ELisa. :))
 
NoRiKo564
NoRiKo564 il 25/03/14 alle 09:55 via WEB
Una monaca di Monza rivisitata... ^__^ sempre detto che i conventi nascondono un sacco di segreti...
 
 
sergioemmeuno
sergioemmeuno il 29/03/14 alle 00:23 via WEB
Direi proprio di sì... :)
 
jessissima
jessissima il 25/03/14 alle 21:09 via WEB
che suspense alla fine... sî voglio proprio sapere perchê il sangue gli si raggelò alla vista di quello che vide. ... ho un presentimento che non lo dico qviii ;-)) ciao Serrrgì ^_^
 
 
sergioemmeuno
sergioemmeuno il 29/03/14 alle 00:24 via WEB
Presentimento?... acqua in bocca, eh! :))
 
an520
an520 il 26/03/14 alle 10:40 via WEB
bel racconto,SERGIO,ma anche le suore di clausura hanno accesso a internet, se hai bisogno chiama anna
 
 
sergioemmeuno
sergioemmeuno il 29/03/14 alle 00:25 via WEB
Ignoravo! ciao Anna :))
 
laurabi17
laurabi17 il 27/03/14 alle 12:32 via WEB
ciao ciao,buona giornata :) Laura
 
 
sergioemmeuno
sergioemmeuno il 29/03/14 alle 00:25 via WEB
Buon weekend a te :))
 
Fenice_A_ngela
Fenice_A_ngela il 28/03/14 alle 11:27 via WEB
Commento collettivo:
Sono qui per sensibilizzare, spero di non disturbarti con questa richiesta.
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sergioemmeuno
sergioemmeuno il 29/03/14 alle 00:24 via WEB
Grazie della segnalazione, Angela. :)
 
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