GIORNI STRANI

Vita di comunità: mai come ora dobbiamo fare appello a ogni nostra singola cellula. E' giunto il momento di imprimere una violenta accelerazione all'intelligenza della nostra specie, come una frustata di tramontana: l'occhio non sarà occhio e la mano non sarà più mano, negli anni venturi.

Creato da sergioemmeuno il 22/04/2011
 

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Meglio un brutto carattere che l'invidia dei mediocri

Post n°67 pubblicato il 07 Luglio 2011 da sergioemmeuno
 

   Quanto più passano gli anni, tanto più si conoscono nuove persone, e si modifica la nostra idea complessiva su quelle che conosciamo da lustri e decenni. Nelle parentele, nel lavoro, nel tempo libero e altrove.

   Ora, mi sento di rivalutare (e manco poco) persone rudi e magari polemiche, che però non hanno comportamenti ambigui, ma tendono comunque ad essere trasparenti e ad esprimersi chiaramente. E gli atteggiamenti e le parole - badate bene - si amplificano oltremodo quando ci si vede quasi tutti i giorni.

   Esempio pratico: otteniamo una gratifica importante nel nostro lavoro, e la comunichiamo nell'ambito di un nostro gruppo di amici. Da quel momento in poi, ogni giorno, ci tocca sorbire ripetuti sorrisini, battutine e quant'altro sulla nostra gratifica. Per me il cazzeggio e la "battutina" può durare pochi giorni... altrimenti poi è un sintomo di qualcos'altro: invidia molto sottile, invidia terribilmente sottile, invidia che può anche essere "leggerina"... però è un prurito in chi la prova.

   Allora, a questo punto, preferisco chi mi dice: <<Non te lo meritavi>>. Oppure: <<Lo meritavano anche gli altri>>. 

   L'invidia è dei mediocri. La malvagità mirata è dei cattivi. I primi li prenderei a calci in culo da mattina a sera. Frustrati che si sfogano contro gli altri.

   Poi ci sono anche i frustrati-inquieti, i quali meritano tutta la mia comprensione e simpatia, perché invece di guardare gli altri, si sfogano su loro stessi. Non gioiscono delle sventure altrui, né rosicano per le gioie altrui; mantengono una loro dignità, anche se rischiano di rimanere perdenti cronici.

 

    

 

 
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