GIORNI STRANI

Vita di comunità: mai come ora dobbiamo fare appello a ogni nostra singola cellula. E' giunto il momento di imprimere una violenta accelerazione all'intelligenza della nostra specie, come una frustata di tramontana: l'occhio non sarà occhio e la mano non sarà più mano, negli anni venturi.

Creato da sergioemmeuno il 22/04/2011
 

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Il nome e cognome dei personaggi appartenenti ai racconti e ai tag "frammenti di scrittori in erba" e "il mio romanzo", come pure i fatti narrati, sono frutto della mia fantasia.

 

 

« Si può solo giocare sul Web...Dani e le donne 2 »

Dani e le donne 1

Post n°235 pubblicato il 22 Settembre 2011 da sergioemmeuno
 

     Finalmente consumiamo la cena davanti al fuoco, a base di carne alla brace e verdure, come le altre comunità dell’accampamento. Ogni gruppo, in questo momento sacro, è raccolto e chiuso sacramente nel proprio cerchio.  

Fra tante bocche impegnate a masticare, l’Ungherese, Flavio e Giulia tengono banco con le loro barzellette e amenità.

Rivengo risucchiato dalla comunità, dopo aver sbrigato i bisognini dietro un cespuglio, e un intuizione mi assale: non si prospetta una serata anonima: sono solo soletto con le altre sette ragazze della brigata.

<<Dove sono gli altri boys?>>, domando alle donzelle. Mi sento alquanto stanco per la partita del pomeriggio.

<<Hai paura di rimanere solo con noi? Mica ti mangiamo>>, replica Francesca. Faccio spallucce.

<<Di sicuro saranno andati a rimorchiare. Sai, l’erba del vicino…>> commenta il Cigno, e, subito, mi siedo per terra affianco a lei.

Curiosamente, le altre sei ci sono di fronte, disposte ad arco alla distanza di un paio di metri. Va da sé che sono il Centro di osservazione di dodici occhi muliebri. Mi offrono gustosi melograni, posti in abbondanza su una cesta ai loro piedi. Attorno se ne contano a decina.

<<Tranquillo, sarò io il tuo avvocato difensore>>, mi sussurra frizzante la Cortez, appoggiandomisi sulla spalla, e, al tempo stesso, ammicca alle altre ragazze.

A causa delle risate, qualche chicco granata schizza dalla bocca di due ragazze.

<<Ridi ridi… un consiglio: ti conviene affilarti subito le unghia.>> Uno sguardo alle altre. <<Sai, abbiamo molte questioni in sospeso col genere maschile>>, minaccia sorridente Daniela.

<<Santo Dio, e devo fare l’agnello?>> Battuta apprezzata e fragore collettivo.

Il mio avvocato prende la parola: <<Dunque, mettiamola così. Alla fine della  chiacchierata, dovrai scegliere tre donne fra noi. E motivare il tutto>>.

<<In poche parole, devi eleggere la moglie, l’amica e l’amante ideali>>, entra nel dettaglio Pat. Forse è un po’ scontato come gioco: sette femmine che sfilano e si danno battaglia per divenire reginette; ma potrebbe anche essere il pretesto per un fine più sottile. Per esempio, sondare il terreno e verificare se potrei essere il loro complice maschio – l’infiltrato – all’interno dell’Officina. Comunque decido di fare il finto tonto e mi presto con spontaneità al gioco.

<<Come mai non andate pure voi a pascolare in giro? Sapesse quanti principi azzurri ho visto. Per i gusti più diversi. Macho Man, intellettuali, dannati, “bravi ragazzi”…>>

<<Ma è il vantaggio delle donne, mio caro. Possiamo essere sia cacciatrici che prede>>, mi brucia Laura. <<Lo stesso non vale per voi.>>

<<Non sempre. Ci sono uomini che possono fare anche la preda. Tipi cazzuti>>, ribatto prontamente.

<<E ti reputi uno “cazzuto”? Cos’hai dimostrato finora qua dentro?>> La mora ha intenzioni non pacifiche. Le altre ragazze mostrano vivo interesse al confronto, sino ad arrivare a fomentarci. Evidentemente, sanno che ci sono tutte le potenzialità per darsene di santa ragione; sia per le nostre acrobazie mentali, sia per il difficile rapporto nella scuola. Certo è che l’esito finale – il presunto vincitore e il perdente – risulta tutt’altro che scontato.

Le altre sei donzelle si aspettano un coupe de théâtre, un qualcosa che zittisca o addirittura affondi quell’invincibile corazzata della Ducròs; magari un mio autocompiacimento per i successi con le ragazze, oppure il mio goal che ci ha traghettato sino a qui.

 
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