GIORNI STRANI
Vita di comunità: mai come ora dobbiamo fare appello a ogni nostra singola cellula. E' giunto il momento di imprimere una violenta accelerazione all'intelligenza della nostra specie, come una frustata di tramontana: l'occhio non sarà occhio e la mano non sarà più mano, negli anni venturi.
Creato da sergioemmeuno il 22/04/2011Poll: Esistono oggigiorno condizioni per una coppia solida e serena nel tempo?
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Il nome e cognome dei personaggi appartenenti ai racconti e ai tag "frammenti di scrittori in erba" e "il mio romanzo", come pure i fatti narrati, sono frutto della mia fantasia.
Post n°884 pubblicato il 14 Febbraio 2014 da sergioemmeuno
Sera a tutti. Non è che stia passando un momento florido, fra mille impegni e imprevisti che si accavallano: prima un TIR bulgaro - sì, avete capito bene - che ha pensato bene di grattugiarmi spigolo e fiancata dell'auto procedendo a passo di lumaca (io) e lumacone (lui). La tipologia di botto con veicolo estero mi avrebbe quindi portato su una strada inconsueta: scrivere all'ufficio competente: l'UCI... che a primo impatto mi aveva fatto pensare alle celeberrime dodici fatiche di Asterix. Poi il polso fratturato della piccola, che salterellava e ancheggiava sul letto al ritmo delle note di Chica Chica Va Chica Chica Vampiro - e dovreste vedere i suoi occhi e la sua arcata dentaria che si dilatava a mo' di vampiretta... per poi deflagrare in un pianto di dolore. Saltando alcuni passaggi, altrimenti passo per uno sfigatello senza speranza, ecco un'incrinatura sulla mia iperluminosa lente Zeiss: i miei occhiali banalmente sul pavimento. Ora, dovete sapere, che proprio ieri sulle foto del mio profilo ho condiviso un disegno della mia protettrice Laura, uno schizzo di qualche mese fa, il mio primo ritratto di Lei, già presente anche nel romance. Orbene, dato che siamo già al secondo indizio (ricordate i tre indizi di Agatha Christie che fanno una certezza?), questa sera provvederò a rimuovere la foto. Alla fine della fiera, ispirandomi a quell'uomo navigato di Sir Edward, voglio continuare a fare l'Ottimista a oltranza... pertanto v'invito alla mia seconda presentazione su Roma per il 22 febbraio: un modo per farsi due chiacchiere e perché no pure due risate, a patto che - me lo si consenta - non si parli in libreria delle complesse dinamiche della Community di Digiland! *** AGGIUNTA POSTUMA: MI SPIACE DOVERLO AGGIUNGERE, MA GLI EQUIVOCI QUA SONO FACILI, DANNATA TASTIERA, MA SUL FATTO DI NON PARLARE DELLA COMMUNITY STAVO CAZZEGGIANDO OVVIAMENTE! Buona sera a todos :)
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Le forti folate di vento frammisto al sale acceleravano il cerchio vorticoso dei loro pensieri, delle loro scelte. E proprio in quel momento comprese che anche un mare così agitato, anche un cielo così torbido, anche quell’atmosfera tutt’altro che rassicurante, potevano divenire un qualcosa di bello: anzi, paradossalmente erano più estasianti di un mare circondato dalla luce e dal sole. Quel mare-cielo sferzante e astioso e opprimente si era capovolto sotto i loro occhi. Bastava solo essere con l’anima giusta – come adesso. Tutto il resto sarebbe venuto da sé.
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Post n°882 pubblicato il 24 Gennaio 2014 da sergioemmeuno
Nei legami affettivi, dopo il Deserto, si erano ormai consolidate le coppie formate da Eugenio e Raffaella, e dal lungo Flavio e Valentina. Rientravano, a buon diritto, nella vasta categoria dei rapporti in cui ci si accontenta del minimo sindacale; dalle lusinghe, coccole e baci a quelle cosette più ardite; legami dove l’importante è possedere un salvagente di carne a cui aggrapparsi. Quel tipo di storie che farebbero sprofondare in depressione anche il più grande dei romanzieri, incatenando sul nascere ogni forma d’ispirazione, a causa della mancanza di una minima scossa emotiva. Per il resto, erano emerse variegate affinità, alcune delle quali tutt’altro che intelligibili. Era passionale il rapporto fra Roland e la cedevole Daniela, basato su una profonda attrazione fisica; e i due giocavano a fare gli stupidini e i civettuoli e i triviali alla luce del sole, assumendo atteggiamenti più da amanti occasionali e libertini che da fidanzati, fra una strusciata di lei e una mano sui fianchi o sulle chiappe da parte di lui. Ma c’era anche un non so che di sintonia cerebrale: la rossa apprezzava molto la duplicità dell’intelligenza di lui, ora pratica ora astratta; il Greco percepiva – non a torto – la buona cultura di vita di lei, che nonostante la giovane età era stata già foggiata dai frequenti viaggi da un continente all’altro. Incuteva tenerezza la fortissima simpatia fra Giulia e Tommaso. Erano partiti in sordina, però avevano avuto la possibilità di trascorrere molte ore in comune, essendo stati assegnati allo stesso gruppo di lavoro. Comunque, dopo insormontabili timori, avevano preso man mano coraggio ed era ormai prossima la loro dichiarazione pubblica di fidanzamento nella scuola, con tanto di benedizione del bislacco Zio, che, in situazioni del genere, si mostrava sempre sensibile e gioviale. C’era l’amicizia sincera fra me e quella mattacchiona di Patrizia. Lei nutriva nei miei confronti qualcosa che andava oltre a una semplice amicizia, e, quantunque non si fosse mai esplicitamente dichiarata, i suoi gesti e quegli occhioni sgranati valevano più di mille parole. Pur tuttavia, e non per un masochismo dell’animo, il mio sentimento non andava al di là di un’amicizia fraterna. E ciò, forse, la faceva soffrire. Del resto, il Deserto ne era stata una prova ulteriore, ormai guardavo in una sola direzione. L’intesa fiorita fra la raffinata Laura e quello scapigliato di Vladimiro, per la linguacciuta congrega dell’istituto, era stata un mero fulmine a ciel sereno. Non è che i due esibissero gesti affettuosi o compromettenti; nondimeno era evidente, a un occhio attento nella media, che era sorta una salda complicità, tutta fatta di sguardi di sottecchi, ammiccamenti, pudichi sorrisi, allusioni e immotivate esplosioni di riso. E una cosa che mʼirritava oltremodo era quel loro linguaggio di comunicazione del corpo, quel volgare e improprio costume di strumentalizzare il sacro corpo per lanciare messaggi in codice all’altro e irridere il prossimo. Non era più dignitoso mostrare le passioni e le proprie intenzioni in modo spontaneo e chiaro? Solo una volta mi capitò di vederli appiccicati, a loro insaputa: il pennellone, languido e operoso, si strofinava al suo straripante seno con la golosità di quei bimbi che fanno merenda con pane, burro e marmellata. Per completare la gamma dell’intero spettro emozionale, assai degno di nota era il potere psichico che Francesca esercitava nei confronti del povero Pietro. La scaltra sapeva benissimo che il ragazzo era in cerca di qualcuno con cui sfogarsi e confidarsi, sicché si era avvicinata a lui, garantendogli una certa protezione dal gruppo e una preziosa capacità di ascolto. In cambio, la sanguisuga se ne serviva per carpire ogni minimo cicaleccio riecheggiante fra le mura dell’Officina, se non addirittura per umiliarlo e poi gongolarne davanti alla sanguinaria platea. Una considerazione a parte meritava il rapporto fra l’enigmatica e irresistibile Monica e Alessio. La bionda serbava verso il Grifo un ambiguo sentimento di amore fraterno, sbocciato dalla convinzione di appartenere alla medesima aristocratica stirpe: la famiglia dei ribelli e degli Inquieti: in sostanza, una mistica fratellanza che valicava le molteplici diversità ed era uscita rafforzata dall’esperienza del Deserto. In presenza della bionda, lui si trasformava: socievole, mite, allegrone; e talvolta improvvisava pessime scenette da cabaret. Viceversa fra Monica e Roland c’era una sorta di odio-amore. Ambedue erano forti, nel fisico e nella mente, perciò si temevano e si mantenevano lontani, quasi fossero delle bestie rivali; ma ecco che a volte si cercavano, si avvicinavano, si misuravano, si studiavano, si odoravano, si sfioravano, per sentire scorrere l’adrenalina di un’acerrima lotta sul nascere, fra una battibecco senza senso e un’occhiataccia. Tutto ciò all’avvenente ragazza non bastava; tant’è che non era raro vederla gingillarsi e ridere da oca giuliva con quel fatuo di Vladimiro, mentre si tiravano addosso secchi d’acqua o si accapigliavano come nei sollazzi adolescenziali, suscitando l’invidia degli altri due e del resto della truppa. Rideva a trentasei denti col Principe. Si tacerà, infine, su quegli infelici amori – a cui va la terrena compassione – che sono destinati a non essere contraccambiati dall’altra sponda. In un futuro remoto, nel trattato sull’Homo sapiens, i nostri successori avrebbero avuto altro materiale su cui rimanere alquanto perplessi. ------------------------------------------------------------------------------------------------ Tratto dal cap. 7 di Generazione oltre la linea.
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Post n°881 pubblicato il 07 Gennaio 2014 da sergioemmeuno
A sinistra la mia cara nonnina Vera che, negli scorsi giorni natalizi, ha rivisto la sua sorellona... e da quel che si vede è tutt'altro che contenta! ma glielo possiamo perdonare, no? Quale indescrivibile tenerezza, queste donne di due generazioni fa, nate all'inizio del Novecento, che hanno conosciuto la grande guerra e sapevano bene il valore di parole come "famiglia" o "sacrificio". Ne approfitto per augurare a Voi tutti un radioso 2014. :) --------------------------------------------------------------------- P.s. per gentile concessione della cuginetta Anna Laura.
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Post n°880 pubblicato il 17 Dicembre 2013 da sergioemmeuno
Poi la Ducròs sembra distendersi, ammorbidendo la postura, quasi cercasse una sorprendente riconciliazione: «Dani, allora, chiariamo una volta per tutte». Congiunge le mani, quasi per trovare le parole adeguate. «Non capisco questo tuo rancore. Assurdo. Io non ho alcun problema personale con te, chiaro?» Ascolto fissando quel volto d’angelo, una t-shirt e un paio di pantaloncini, nemmeno un filo di trucco attorno a quegli occhioni; del resto a cosa servirebbero? Tuttavia così è ancora più bella; e solo Dio sa cosa farei per passarci una serata insieme.
A un certo punto, rizza il tronco, con quella spontanea maestosità, si sistema la coda a cipolla con estrema grazia, un accenno di sorriso, quasi volesse sedurmi: la furbacchiona sa benissimo quanto mi attragga. «Però ti devo fare un appunto. Non puoi continuare a fare il ragazzino così», mi bacchetta dall’alto del suo trono.
«“Ragazzino”?»
«Sì. Perché pensi che una forma di sensibilità da provetta ti permetta di avere ogni donna ai tuoi piedi. Noi donne non siamo società di beneficenza. Noi donne detestiamo gli artefatti! Riuscirete mai a liberarvi di questa “sindrome del Don Giovanni?” Caro, io ho perso la trebisonda per Vladimiro… Chiediti il perché. Chieditelo, caro “chimico del cuore”…»
«Perché…» uscì fuori dalla mia lingua prosciugata, un debole suono estraneo, una lingua sconnessa dal cervello.
«Perché lui non ha bisogno di conferme. Non ha bisogno di mostrare i muscoli. Lui sa entrare nel cuore di una donna con discrezione e gentilezza: dalla porta del garage. Caro il mio chimico egocentrico.» --------------------------------------------------------------------- Momento topico tratto da Generazione oltre la linea. |
Post n°879 pubblicato il 03 Dicembre 2013 da sergioemmeuno
Sera a tutti. Condivido l'intervista pubblicata sul Giornale letterario, in modo che, per chi lo desideri, ci si possa fare un'idea su questo romanzo distopico. A tal poposito, come è emerso nei confronti su altre piattaforme, una storia distopica in genere non vuol compiacersi per certe situazioni e atmosfere non propriamente "morbide", né tantomeno precipitare nell'esaltazione ideologica di valori negativi, ma vuole essere un fecondo stimolo di riflessione collettiva; talvolta può assumere anche le vesti di un aspro monito, si pensi a 1984 e alla Fattoria degli animali di Orwell.
Link all'edizione completa del Giornale letterario: http://ilgiornaleletterario.files.wordpress.com/2013/11/giornale-letterario18.pdf
Have gold dreams :)
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Ѐ solo, il padre, gonfio di speranza, mentre l'acqua ondeggia senza riflessi. La lampada tascabile si spegne di colpo, le batterie scariche, un clic secco. Il buio si addensa nella stanza, e la donna che batte contro il muro non si vede più. Il padre stringe il bicchiere di plastica fra le mani, un po' d'acqua gli si rovescia sulle scarpe e lui può già sapere, un po', della Elena cresciuta, di armadi troppo pieni e musica alta, di sorrisi prima di uscire e di mani adesso più grandi, meno insicure, a carezzare la sua barba. Conosce, Dino, l'asimmetria della felicità: e nel buio della sala d'aspetto, gli sembra di sentire l'odore degli abbracci di sua figlia e il frastuono delle lontananze inevitabili, che andranno a sommarsi al sussurro di giorni sereni. Ѐ un padre, Dino, ed Elena è appena venuta al mondo. Lei che saprà di felpa e borotalco, poi di sudore e attese su gradini con libri in mano e di quell'unica sigaretta rubata, che avrà passi veloci, cene saltate, sere insieme davanti alla televisione. La donna ha una mano sotto la maglietta, Dino riesce a vederla attraverso l'oscurità. Gli rimane sua figlia, appesa a una notte di Milano, a dell'acqua caduta sul pavimento. Lei, lei che se ne andrà ovunque.
Tu che te ne andrai ovunque è il primo romanzo di Ilaria Rossetti (2008), già vincitrice del premio Campiello nel 2007 con un racconto. L'ho appena finito di leggere e devo dire che è un'ottima lettura, che ti tiene sempre emotivamente sul filo del rasoio anche se non è un thriller. Sullo sfondo di una Milano tesa e irrespirabile, fra le cui fibre le famiglie si disgregano, si snodano tre esistenze: Eva, violinista, che scrive una lettera a un uomo sospeso fra anima occidentale e musulmana, ed è incapace di amare; il fratello Nicola, laureato in lettere e col ricordo ingombrante di un padre che, partito come medico missionario per l'Africa, non è più tornato; Argo, anche lui dilaniato da ferite passate, un prete fasullo che sbarca il lunario vendendo DVD. E alla fine l'amara constatazione che tutti i figli, prima o poi, lasceranno i padri. Sembra un'idea scontata, ok, ma è il percorso e il come ci si arriva che dà spessore a un pensiero. Se penso a una certa "letteratura" di consumo che si trova dappertutto, per quanto ti faccia volare, ehe, mi vien da sorridere… ma come dissero del celeberrimo pittore Ottone Rosai, uno che pennellava fagotti invece di persone, le vie del successo battono sentieri misteriosi! Sera a todos!
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Quel signore con l'aria strafottente e la "mascella volitiva" andava davvero forte in quegli anni... ed era la colonna sonora di molte comitive giovanili, e non solo. Ecco Giulia, annata 1978, dell'album Sotto il segno dei pesci. Musica che faceva sognare. E mi auguro che anche le mie figlie, i nostri figli, un domani possano dire la stessa cosa.
Giulia gli occhiali sul naso Il brano è bellissimo, anche se ci racconta di una donna molto particolare, una figura di donna che incarna l'esasperazione del femminismo in voga all'epoca, all'opposto della famosa Sara. E nei brani di Nello, spesso ispirati da personaggi reali, saranno molti i nomi femminili. Donne madri; ragazze stritolate dalla droga; operaie e studentesse, con madre e figlia a confronto nel Treno delle sette. E altre storie ancora.
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Rieccoci... Auguri per gli Ognissanti a todos, innanzitutto!
Per chi è nato come me nel 1970 e dintorni, ci si sente ancora di essere attaccati al cordoncino di quel periodo magico, ingenuo sotto molti punti di vista – mi viene da pensare alle "scimmiette di mare" o ai celebri occhialetti ai raggi X delle riviste –, nonché prolifico dal punto di vista musicale e culturale, e segnato dall'impegno di partecipare alla politica o dalla voglia di sdraiarsi su un prato e vivere in comunità. C'era comunque in quel periodo un certo fermento sociale, l'entusiasmo della partecipazione, processo in realtà iniziato nel decennio precedente, e che avrebbe portato a non poche conquiste in ogni dove. Chiamatela nostalgia... forse è una prerogativa di tutte le generazioni di ogni tempo... sarà stato perchè eravamo bambini e poi ragazzi... chissà. Oggi posterò una poesiola liscia liscia del "filone semplice", a spasso per due decenni. Il 1980 ne è lo spartiacque.
1980
O giovinezza… nostra onda inesauribile spuma di libertà e di purezza, mani glabre nella creta, braccio proteso verso il cielo più terso! Mi guati mi rimembri m’indichi crudamente le pietre disseminate del buon cammino…
… Cento lire per una brioche, i chinotti e i balocchi del caro nonno al mercato, pane burro e marmellata dalla finestra. Biciclette da cross e fanciulli che si appallottolavano dopo la scuola. Le “scartarelle” le biglie i minifresbee delle patatine e i tappi delle bottiglie. Quella maledetta estate dell’Ottantuno dilaniata dai nervi di una madre.
… I tempi dell’adolescenza alla scuola media: alla vista di seni acerbi in espansione per una risata o per un saltello; e le battaglie a “pallaguerra” nel cortile grigio tra occhi obliqui e figure flessuose.
… Poi le route e i campeggi, i canti e i fuochi nell’oscurità con gli scout. Il primo pianto per un amore incompiuto. La prima lacrima vischiosa, schegge senza senso di estasi e turbamento! E il profilo squadrato del Politecnico, palestra di vetro e pannelli per soli apprendisti uomini.
C’era una volta l’antemurale. Un oratorio. Un laboratorio: dentro giovani operosi per una maturità di carta… Giovani felici ma ignari.
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Post n°874 pubblicato il 16 Ottobre 2013 da sergioemmeuno
Grande emozione tornare nella mia città natale nella veste di scrivente... CIVITAVECCHIA - Scalda i motori il festival del libro "Un mare di lettere". La manifestazione si svolgerà dal 18 al 20 ottobre presso i locali della Cittadella della Musica. Tantissimi gli ospiti che prenderanno parte all'evento. Si parte venerdì 18 ottobre con il taglio del nastro alle 16.30 alla presenza del delegato alla Cittadella della Musica Franco Ciambella, della delegata alla Cultura Annalisa Tomassini, del delegato alla biblioteca comunale Mario Michele Pascale, del tenente colonello Simone Franchetti, direttore della Biblioteca del CeSiVa, di Enrico Ciancarini. E proprio come gli ospiti, sono tante anche le opere letterarie che saranno presentate durante la tre giorni dedicata alla cultura. A cominciare da "Giochi ...a Burraco", romanzo di Luigina Bianchi. Alle 18 sempre di venerdì toccherà invece a "L'anello della Repubblica" di Stefania Limiti, alle 19 "La magia della mente", incontro con l'autrice del saggio Loredana Ciafani. Alle 20 Mariantonietta Ellebori presenterà "I profumi semplici della vita" e a chiudere il primo giorno del festival sarà alle 20.30 Alessandro Bisozzi con "Vittorio Tamagnini. L'uragano di Amsterdam" con Silvia Tamagnini, nipote del protagonista del libro. Gli appuntamenti letterari riprenderanno alle 17 di sabato 19 con il difficile mestiere dello scrittore, incontro con gli autori Stefano Carnicelli, Gennaro Lo Iacono, Sergio Messere, Fabrizio Cugia. Alle 18 il giornalista e voce della Rai, Alberto Lori presenterà il suo ultimo libro "Effetto Quantum", mentre alle 19 toccherà ad Enrico Ciancarini, presidente della Società storica civitavecchiese, con "La scuola di guerra di Torino. La formazione degli ufficiali del Regio Esercito, 1867-1915". Alle 20 appuntamento con "Il Bibliomane" mentre alle 21 i partecipanti potranno approfittare della degustazione offerta da Slow Food Garfagnana Valle del Serchio. Bisognerebbe liberare anche centinaia di piccioni! mi vien da pensare ehe.
Buenas tardes a todos! :) |
Inviato da: gloria19652014
il 21/06/2022 alle 21:24
Inviato da: bettedaviseyes1
il 21/06/2022 alle 21:09
Inviato da: Ventodoriente
il 21/06/2022 alle 20:32
Inviato da: sergioemmeuno
il 20/06/2022 alle 18:58
Inviato da: Ventodoriente
il 17/04/2022 alle 03:52