GIORNI STRANI

Vita di comunità: mai come ora dobbiamo fare appello a ogni nostra singola cellula. E' giunto il momento di imprimere una violenta accelerazione all'intelligenza della nostra specie, come una frustata di tramontana: l'occhio non sarà occhio e la mano non sarà più mano, negli anni venturi.

Creato da sergioemmeuno il 22/04/2011
 

In classifica

 
 

Ultime visite al Blog

captain_harlock_7Prelude2012sergioemmeunoMAGNETHIKACrossPurposesLajla665althea_19631gloria19652014bettedaviseyes1lucilla_800Ventodorienteurlodifarfallavenere674cuoretenero75
 

Ultimi commenti

 

Foto

Molte foto sono state scaricate dal Web. Se sono protette dal copyright, l'autore può contattarmi e ne provvederò alla rimozione.

 

Archivio messaggi

 
 << Giugno 2024 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
          1 2
3 4 5 6 7 8 9
10 11 12 13 14 15 16
17 18 19 20 21 22 23
24 25 26 27 28 29 30
 
 

Area personale

 

FACEBOOK

 
 

Cerca in questo Blog

  Trova
 
Citazioni nei Blog Amici: 84
 

Chi può scrivere sul blog

Solo i membri di questo Blog possono pubblicare messaggi e tutti possono pubblicare commenti.
I messaggi sono moderati dall'autore del blog, verranno verificati e pubblicati a sua discrezione.
 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 

Tag

 

modificare foto

 
Aggregatore notizie RSS
 

Aggregatore _nline

 

Personaggi e fatti

Il nome e cognome dei personaggi appartenenti ai racconti e ai tag "frammenti di scrittori in erba" e "il mio romanzo", come pure i fatti narrati, sono frutto della mia fantasia.

 

 

>>>> 22 febbraio presentazione su Roma: un modo per andare oltre questa tastiera logorante!

 

 

   Sera a tutti. Non è che stia passando un momento florido, fra mille impegni e  imprevisti che si accavallano: prima un TIR bulgaro - sì, avete capito bene - che ha pensato bene di grattugiarmi spigolo e fiancata dell'auto procedendo a passo di lumaca (io) e lumacone (lui). La tipologia di botto con veicolo estero  mi avrebbe quindi portato su una strada inconsueta: scrivere all'ufficio competente: l'UCI... che a primo impatto mi aveva fatto pensare alle celeberrime dodici fatiche di Asterix.

   Poi il polso fratturato della piccola, che salterellava e ancheggiava sul letto al ritmo delle note di Chica Chica Va Chica Chica Vampiro - e dovreste vedere i suoi occhi e la sua  arcata dentaria  che si dilatava a mo' di vampiretta... per poi deflagrare in un pianto di dolore.

   Saltando alcuni passaggi, altrimenti passo per uno sfigatello senza speranza, ecco un'incrinatura sulla mia  iperluminosa lente Zeiss:  i miei occhiali banalmente sul pavimento. Ora, dovete sapere, che proprio ieri sulle foto del mio profilo ho condiviso un disegno della mia protettrice Laura, uno schizzo di qualche mese fa, il mio primo ritratto di Lei, già presente anche nel romance. Orbene, dato che siamo già al secondo indizio (ricordate i tre indizi di Agatha Christie che fanno una certezza?), questa sera provvederò a rimuovere la foto.

   Alla fine della fiera, ispirandomi a quell'uomo navigato di Sir Edward, voglio continuare a fare l'Ottimista a oltranza... pertanto v'invito alla mia seconda presentazione su Roma per il 22 febbraio: un modo per farsi due chiacchiere e perché no pure due risate, a patto che - me lo si consenta - non si parli in libreria delle complesse dinamiche della Community di Digiland!

 *** AGGIUNTA POSTUMA: MI SPIACE DOVERLO AGGIUNGERE, MA GLI EQUIVOCI QUA SONO FACILI, DANNATA TASTIERA, MA SUL FATTO DI NON PARLARE DELLA COMMUNITY STAVO CAZZEGGIANDO OVVIAMENTE!

                                    Buona sera a todos :)

 
 
 

Il mare-cielo si capovolge.

Post n°883 pubblicato il 29 Gennaio 2014 da sergioemmeuno
 

 

    

 

     Le forti folate di vento frammisto al sale acceleravano il cerchio vorticoso dei loro pensieri, delle loro scelte.

     E proprio in quel momento comprese che anche un mare così agitato, anche un cielo così torbido, anche quell’atmosfera tutt’altro che rassicurante, potevano divenire un qualcosa di bello: anzi, paradossalmente erano più estasianti di un mare circondato dalla luce e dal sole. Quel mare-cielo sferzante e astioso e opprimente si era capovolto sotto i loro occhi.

     Bastava solo essere con l’anima giusta – come adesso. Tutto il resto sarebbe venuto da sé.

 

 
 
 

>>>> Gli innumerevoli amori sintetici dell'Officina.

Post n°882 pubblicato il 24 Gennaio 2014 da sergioemmeuno
 

 

Nei legami affettivi, dopo il Deserto, si erano ormai consolidate le coppie formate da Eugenio e Raffaella, e dal lungo Flavio e Valentina. Rientravano, a buon diritto, nella vasta categoria dei rapporti in cui ci si accontenta del minimo sindacale; dalle lusinghe, coccole e baci a quelle cosette più ardite; legami dove l’importante è possedere un salvagente di carne a cui aggrapparsi. Quel tipo di storie che farebbero sprofondare in depressione anche il più grande dei romanzieri, incatenando sul nascere ogni forma d’ispirazione, a causa della mancanza di una minima scossa emotiva.

Per il resto, erano emerse variegate affinità, alcune delle quali tutt’altro che intelligibili. Era passionale il rapporto fra Roland e la cedevole Daniela, basato su una profonda attrazione fisica; e i due giocavano a fare gli stupidini e i civettuoli e i triviali alla luce del sole, assumendo atteggiamenti più da amanti occasionali e libertini che da fidanzati, fra una strusciata di lei e una mano sui fianchi o sulle chiappe da parte di lui. Ma c’era anche un non so che di sintonia cerebrale: la rossa apprezzava molto la duplicità dell’intelligenza di lui, ora pratica ora astratta; il Greco percepiva – non a torto – la buona cultura di vita di lei, che nonostante la giovane età era stata già foggiata dai frequenti viaggi da un continente all’altro.

Incuteva tenerezza la fortissima simpatia fra Giulia e Tommaso. Erano partiti in sordina, però avevano avuto la possibilità di trascorrere molte ore in comune, essendo stati assegnati allo stesso gruppo di lavoro. Comunque, dopo insormontabili timori, avevano preso man mano coraggio ed era ormai prossima la loro dichiarazione pubblica di fidanzamento nella scuola, con tanto di benedizione del bislacco Zio, che, in situazioni del genere, si mostrava sempre sensibile e gioviale.

C’era l’amicizia sincera fra me e quella mattacchiona di Patrizia. Lei nutriva nei miei confronti qualcosa che andava oltre a una semplice amicizia, e, quantunque non si fosse mai esplicitamente dichiarata, i suoi gesti e quegli occhioni sgranati valevano più di mille parole. Pur tuttavia, e non per un masochismo dell’animo, il mio sentimento non andava al di là di un’amicizia fraterna. E ciò, forse, la faceva soffrire. Del resto, il Deserto ne era stata una prova ulteriore, ormai guardavo in una sola direzione.

L’intesa fiorita fra la raffinata Laura e quello scapigliato di Vladimiro, per la linguacciuta congrega dell’istituto, era stata un mero fulmine a ciel sereno. Non è che i due esibissero gesti affettuosi o compromettenti; nondimeno era evidente, a un occhio attento nella media, che era sorta una salda complicità, tutta fatta di sguardi di sottecchi, ammiccamenti, pudichi sorrisi, allusioni e immotivate esplosioni di riso. E una cosa che mʼirritava oltremodo era quel loro linguaggio di comunicazione del corpo, quel volgare e improprio costume di strumentalizzare il sacro corpo per lanciare messaggi in codice all’altro e irridere il prossimo. Non era più dignitoso mostrare le passioni e le proprie intenzioni in modo spontaneo e chiaro? Solo una volta mi capitò di vederli appiccicati, a loro insaputa: il pennellone, languido e operoso, si strofinava al suo straripante seno con la golosità di quei bimbi che fanno merenda con pane, burro e marmellata.

Per completare la gamma dell’intero spettro emozionale, assai degno di nota era il potere psichico che Francesca esercitava nei confronti del povero Pietro. La scaltra sapeva benissimo che il ragazzo era in cerca di qualcuno con cui sfogarsi e confidarsi, sicché si era avvicinata a lui, garantendogli una certa protezione dal gruppo e una preziosa capacità di ascolto. In cambio, la sanguisuga se ne serviva per carpire ogni minimo cicaleccio riecheggiante fra le mura dell’Officina, se non addirittura per umiliarlo e poi gongolarne davanti alla sanguinaria platea.

Una considerazione a parte meritava il rapporto fra l’enigmatica e irresistibile Monica e Alessio. La bionda serbava verso il Grifo un ambiguo sentimento di amore fraterno, sbocciato dalla convinzione di appartenere alla medesima aristocratica stirpe: la famiglia dei ribelli e degli Inquieti: in sostanza, una mistica fratellanza che valicava le molteplici diversità ed era uscita rafforzata dall’esperienza del Deserto. In presenza della bionda, lui si trasformava: socievole, mite, allegrone; e talvolta improvvisava pessime scenette da cabaret.

Viceversa fra Monica e Roland c’era una sorta di odio-amore. Ambedue erano forti, nel fisico e nella mente, perciò si temevano e si mantenevano lontani, quasi fossero delle bestie rivali; ma ecco che a volte si cercavano, si avvicinavano, si misuravano, si studiavano, si odoravano, si sfioravano, per sentire scorrere l’adrenalina di un’acerrima lotta sul nascere, fra una battibecco senza senso e un’occhiataccia.

Tutto ciò all’avvenente ragazza non bastava; tant’è che non era raro vederla gingillarsi e ridere da oca giuliva con quel fatuo di Vladimiro, mentre si tiravano addosso secchi d’acqua o si accapigliavano come nei sollazzi adolescenziali, suscitando l’invidia degli altri due e del resto della truppa. Rideva a trentasei denti col Principe.

Si tacerà, infine, su quegli infelici amori – a cui va la terrena com­passione – che sono destinati a non essere contraccambiati dall’altra sponda. In un futuro remoto, nel trattato sull’Homo sapiens, i nostri successori avrebbero avuto altro materiale su cui rimanere alquanto perplessi.

------------------------------------------------------------------------------------------------

Tratto dal cap. 7 di Generazione oltre la linea.

 

 

 
 
 

Donne del Novecento: nonna Vera che incontra la sorella...

Post n°881 pubblicato il 07 Gennaio 2014 da sergioemmeuno
 

 

A sinistra la mia cara nonnina Vera che, negli scorsi giorni natalizi, ha rivisto la sua sorellona... e da quel che si vede è tutt'altro che contenta! ma glielo possiamo perdonare, no?

Quale indescrivibile tenerezza, queste donne di due generazioni fa, nate all'inizio del Novecento, che hanno conosciuto la grande guerra e sapevano bene il valore di parole come "famiglia" o "sacrificio".

Ne approfitto per augurare a Voi tutti un radioso 2014. :)

---------------------------------------------------------------------

P.s. per gentile concessione della cuginetta Anna Laura.

 

 

 
 
 

L'esecuzione pubblica di Laura verso Dani.

Post n°880 pubblicato il 17 Dicembre 2013 da sergioemmeuno
 

 

 

Poi la Ducròs sembra distendersi, ammorbidendo la postura, quasi cercasse una sorprendente riconciliazione: «Dani, allora, chiariamo una volta per tutte». Congiunge le mani, quasi per trovare le parole adeguate. «Non capisco questo tuo rancore. Assurdo. Io non ho alcun problema personale con te, chiaro?» Ascolto fissando quel volto d’angelo, una t-shirt e un paio di pantaloncini, nemmeno un filo di trucco attorno a quegli occhioni; del resto a cosa servirebbero? Tuttavia così è ancora più bella; e solo Dio sa cosa farei per passarci una serata insieme.

A un certo punto, rizza il tronco, con quella spontanea maestosità, si sistema la coda a cipolla con estrema grazia, un accenno di sorriso, quasi volesse sedurmi: la furbacchiona sa benissimo quanto mi attragga. «Però ti devo fare un appunto. Non puoi continuare a fare il ragazzino così», mi bacchetta dall’alto del suo trono.

 

«“Ragazzino”?»

«Sì. Perché pensi che una forma di sensibilità da provetta ti permetta di avere ogni donna ai tuoi piedi. Noi donne non siamo società di beneficenza. Noi donne detestiamo gli artefatti! Riuscirete mai a liberarvi di questa sindrome del Don Giovanni?” Caro, io ho perso la trebisonda per Vladimiro… Chiediti il perché. Chieditelo,  caro “chimico del cuore”…»

«Perché…» uscì fuori dalla mia lingua prosciugata, un debole suono estraneo, una lingua sconnessa dal cervello.

«Perché lui non ha bisogno di conferme. Non ha bisogno di mostrare i muscoli. Lui sa entrare nel cuore di una donna con discrezione e gentilezza: dalla porta del garage. Caro il mio chimico egocentrico.»


---------------------------------------------------------------------

Momento topico tratto da Generazione oltre la linea.

 
 
 

>>> Intervista per Generazione oltre la linea sul num. 18 del Giornale letterario.

 

 

 

    Sera a tutti. Condivido l'intervista pubblicata sul Giornale letterario, in modo che, per chi lo desideri, ci si possa fare un'idea su questo romanzo distopico.


    A tal poposito, come è emerso nei confronti su altre piattaforme, una storia distopica in genere non vuol compiacersi  per certe situazioni e atmosfere non propriamente "morbide", né tantomeno precipitare nell'esaltazione ideologica di valori negativi, ma vuole essere un fecondo stimolo di riflessione collettiva; talvolta può assumere anche le vesti di un aspro monito, si pensi a 1984 e alla Fattoria degli animali di Orwell. 

 

Link all'edizione completa del Giornale letterario:

http://ilgiornaleletterario.files.wordpress.com/2013/11/giornale-letterario18.pdf

 

 

Have gold dreams :)

 

 

 
 
 

Un libro di qualità: Tu che te ne andrai ovunque di Ilaria Rossetti

Post n°878 pubblicato il 28 Novembre 2013 da sergioemmeuno
 

 

 

 

 


Ѐ solo, il padre, gonfio di speranza, mentre l'acqua ondeggia senza riflessi.

La lampada tascabile si spegne di colpo, le batterie scariche, un clic secco.

Il buio si addensa nella stanza, e la donna che batte contro il muro non si vede più.

Il padre stringe il bicchiere di plastica fra le mani, un po' d'acqua gli si rovescia sulle scarpe e lui può già sapere, un po', della Elena cresciuta, di armadi troppo pieni e musica alta, di sorrisi prima di uscire e di mani adesso più grandi, meno insicure, a carezzare la sua barba.

Conosce, Dino, l'asimmetria della felicità: e nel buio della sala d'aspetto, gli sembra di sentire l'odore degli abbracci di sua figlia e il frastuono delle lontananze inevitabili, che andranno a sommarsi al sussurro di giorni sereni.

Ѐ un padre, Dino, ed Elena è appena venuta al mondo.

Lei che saprà di felpa e borotalco, poi di sudore e attese su gradini con libri in mano e di quell'unica sigaretta rubata, che avrà passi veloci, cene saltate, sere insieme davanti alla televisione.

La donna ha una mano sotto la maglietta, Dino riesce a vederla attraverso l'oscurità.


Gli rimane sua figlia, appesa a una notte di Milano, a dell'acqua caduta sul pavimento.

Lei, lei che se ne andrà ovunque.


 

Tu che te ne andrai ovunque è il primo romanzo di Ilaria Rossetti (2008), già vincitrice del premio Campiello nel 2007 con un racconto.

L'ho appena finito di leggere e devo dire che è un'ottima lettura, che ti tiene sempre emotivamente sul filo del rasoio anche se non è un thriller.

Sullo sfondo di una Milano tesa e irrespirabile, fra le cui fibre le famiglie si disgregano, si snodano tre esistenze: Eva, violinista, che scrive una lettera a un uomo sospeso fra anima occidentale e musulmana, ed è incapace di amare; il fratello Nicola, laureato in lettere e col ricordo ingombrante di un padre che, partito come medico missionario per l'Africa, non è più tornato; Argo,  anche  lui  dilaniato  da  ferite passate,  un  prete  fasullo che  sbarca il lunario vendendo DVD.

E alla fine l'amara constatazione che tutti i figli, prima o poi, lasceranno i padri. Sembra un'idea scontata, ok, ma è il percorso e il come ci si arriva che dà spessore a un pensiero.

Se penso a una certa "letteratura" di consumo che si trova dappertutto, per quanto ti faccia volare, ehe, mi vien da sorridere… ma come dissero del celeberrimo pittore Ottone Rosai, uno che pennellava fagotti invece di persone, le vie del successo battono sentieri misteriosi!


 Sera a todos!

 

 
 
 

Giulia di Antonello Venditti

Post n°877 pubblicato il 13 Novembre 2013 da sergioemmeuno
 

 

 

 

   Quel signore con l'aria strafottente e la "mascella volitiva" andava davvero forte in quegli anni... ed era la colonna sonora di molte comitive giovanili, e non solo. Ecco Giulia, annata 1978, dell'album Sotto il segno dei pesci.

   Musica che faceva sognare. E mi auguro che anche le mie figlie, i nostri figli, un domani possano dire la stessa cosa.

 

Giulia gli occhiali sul naso
che sfiora la mente
parla di uomini e donne
come solo lei sa
e la camera è bassa
e la mano piano piano che scende
trova la tua tenerezza e la sua verità
Giulia ci sa fare
Giulia è intelligente
Giulia è qualcosa di più
Giulia ti accarezza
Giulia lotta insieme
Giulia parla anche per te... ohh
è Giulia che ti tocca
è Giulia che ti porta
via da me...
dove il cammino è deserto
e il deserto è confine
calda la luce degli occhi ti guiderà
mentre io dovrei essere
il tuo, o il suo giustiziere
scopro la dolce vittoria della sua crudeltà
Giulia ci sa fare
Giulia è intelligente
Giulia e' qualcosa di piu'
Giulia ti accarezza
accarezza la tua mente
Giulia lotta anche per te
è Giulia che ti tocca
è Giulia che ti porta
via da me...
Perché lei è solo la mia vita
lei è solo tutto il mondo
lei è solo una gran parte di me
lei è solo una bambina
lei è solo troppo bella
lei è solo troppo anche per te
lei è solo un po' confusa
e ti prego non portarla
via da me...
Giulia oh Giulia.... 


  

   Il brano è bellissimo, anche se ci racconta di una donna molto particolare, una figura di donna che incarna l'esasperazione del femminismo in voga all'epoca, all'opposto della famosa Sara. E nei brani di Nello, spesso ispirati da personaggi reali, saranno molti i nomi femminili. Donne madri; ragazze stritolate dalla droga; operaie e studentesse, con madre e figlia a confronto nel Treno delle sette. E altre storie ancora. 

  

 
 
 

1980

Post n°876 pubblicato il 01 Novembre 2013 da sergioemmeuno
 

 

 

    Rieccoci... Auguri per gli Ognissanti a todos, innanzitutto!

 

   Per chi è nato come me nel 1970 e dintorni, ci si sente ancora di essere attaccati al cordoncino di quel periodo magico, ingenuo sotto molti punti di vista  mi viene da pensare alle "scimmiette di mare" o ai celebri occhialetti ai raggi X delle riviste –, nonché prolifico dal punto di vista musicale e culturale, e segnato dall'impegno di partecipare alla politica o dalla voglia di sdraiarsi su un prato e vivere in comunità. C'era comunque in quel periodo un certo fermento sociale, l'entusiasmo della partecipazione, processo in realtà iniziato nel decennio precedente, e che avrebbe portato a non poche conquiste in ogni dove.

   Chiamatela nostalgia... forse è una prerogativa di tutte le generazioni di ogni tempo... sarà stato perchè eravamo bambini e poi ragazzi... chissà. Oggi posterò una poesiola liscia liscia del "filone semplice", a spasso per due decenni. Il 1980 ne è lo spartiacque.

 

      

                                1980

 

 

                                         O giovinezza…

nostra

onda inesauribile

spuma di libertà

e di purezza,

mani glabre

nella creta,

braccio proteso

verso

il cielo più terso!

Mi guati

mi rimembri

m’indichi

crudamente

le pietre disseminate

del buon cammino…

 

Cento lire

per una brioche,

i chinotti e i balocchi

del caro nonno

al mercato,

pane burro e marmellata

dalla finestra.

Biciclette da cross

e fanciulli

che si appallottolavano

dopo la scuola.

Le “scartarelle” le biglie

i minifresbee delle patatine

e i tappi delle bottiglie.

Quella maledetta estate

dell’Ottantuno

dilaniata

dai nervi di una madre.

 

… I tempi

dell’adolescenza

alla scuola media:
i primi brividi soffusi

alla vista

di seni acerbi

in espansione

per una risata

o per un saltello;

e le battaglie

a “pallaguerra”

nel cortile grigio

tra occhi obliqui

e figure flessuose.

 

… Poi

le route e i campeggi,

i canti e i fuochi

nell’oscurità

con gli scout.

Il primo pianto

per un amore

incompiuto.

La prima lacrima

vischiosa,

schegge senza senso

di estasi

e turbamento!

E il profilo squadrato

del Politecnico,

palestra

di vetro e pannelli

per soli

apprendisti uomini.

 

C’era una volta

l’antemurale.

Un oratorio.

Un laboratorio:

dentro

giovani operosi

per una maturità di carta…

Giovani felici

ma ignari.

 

 

 

 
 
 

>>>> 18-19-20 ottobre 2013: Civitavecchia, Festival letterario "Un mare di lettere".

Post n°874 pubblicato il 16 Ottobre 2013 da sergioemmeuno
 

 

   Grande emozione tornare nella mia città natale nella veste di    scrivente...

   CIVITAVECCHIA - Scalda i motori il festival del libro "Un mare di lettere". La manifestazione si svolgerà dal 18 al 20 ottobre presso i locali della Cittadella della Musica. Tantissimi gli ospiti che prenderanno parte all'evento. Si parte venerdì 18 ottobre con il taglio del nastro alle 16.30 alla presenza del delegato alla Cittadella della Musica Franco Ciambella, della delegata alla Cultura Annalisa Tomassini, del delegato alla biblioteca comunale Mario Michele Pascale, del tenente colonello Simone Franchetti, direttore della Biblioteca del CeSiVa, di Enrico Ciancarini. E proprio come gli ospiti, sono tante anche le opere letterarie che saranno presentate durante la tre giorni dedicata alla cultura. A cominciare da "Giochi ...a Burraco", romanzo di Luigina Bianchi. Alle 18 sempre di venerdì toccherà invece a "L'anello della Repubblica" di Stefania Limiti, alle 19 "La magia della mente", incontro con l'autrice del saggio Loredana Ciafani. Alle 20 Mariantonietta Ellebori presenterà "I profumi semplici della vita" e a chiudere il primo giorno del festival sarà alle 20.30 Alessandro Bisozzi con "Vittorio Tamagnini. L'uragano di Amsterdam" con Silvia Tamagnini, nipote del protagonista del libro.

   Gli appuntamenti letterari riprenderanno alle 17 di sabato 19 con il difficile mestiere dello scrittore, incontro con gli autori Stefano Carnicelli, Gennaro Lo Iacono, Sergio Messere, Fabrizio Cugia. Alle 18 il giornalista e voce della Rai, Alberto Lori presenterà il suo ultimo libro "Effetto Quantum", mentre alle 19 toccherà ad Enrico Ciancarini, presidente della Società storica civitavecchiese, con "La scuola di guerra di Torino. La formazione degli ufficiali del Regio Esercito, 1867-1915". Alle 20 appuntamento con "Il Bibliomane" mentre alle 21 i partecipanti potranno approfittare della degustazione offerta da Slow Food Garfagnana Valle del Serchio.


   Tanti gli appuntamenti anche per l'ultimo giorno dedicato all'evento. Si comincia domenica alle 17 con il Premio Carver 2013. A presenziare alla premiazione saranno il presidente della giuria Andrea Giannasi. Spazio alle 18.30 con "La vita senza limiti", incontro e riflessione sullo stato di diritto: dopo Eluana Englaro? All'incontro parteciperà Beppino Englaro. Alle 19.30 al via con le "Storie inverosimili di un aviatore" di Elena Braccini Scano. Tra spettacolo e letture. Voce recitante di Enrico Maria Falconi, direttore artistico del Teatro Nuovo Sala Gassman e musiche a cura dell'associazione "Amici della musica" di Allumiere. A chiudere, alle 20.30 "La tigre e l'ermellino: protagonisti, simboli e misteri" presentato da Laura Malinverni.


   Nei tre giorni che precedono il festival, si svolgerà in città, nei locali pubblici, sui treni, sui tram, sulle panchine dei parchi, un grande Bookcrossing con la "liberazione" di 800 libri. Ogni volume avrà un'etichetta che riporta al festival del libro di Civitavecchia e che ricorda che il libro appartiene a tutti i lettori che lo troveranno e che dopo averlo letto dovranno lasciarlo nuovamente libero, per permettere ad altri di poterlo rileggere.

   Bisognerebbe liberare anche centinaia di piccioni! mi vien da pensare ehe.

 

Buenas tardes a todos!

:)

 
 
 
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963