GIORNI STRANI
Vita di comunità: mai come ora dobbiamo fare appello a ogni nostra singola cellula. E' giunto il momento di imprimere una violenta accelerazione all'intelligenza della nostra specie, come una frustata di tramontana: l'occhio non sarà occhio e la mano non sarà più mano, negli anni venturi.
Creato da sergioemmeuno il 22/04/2011Poll: Esistono oggigiorno condizioni per una coppia solida e serena nel tempo?
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Il nome e cognome dei personaggi appartenenti ai racconti e ai tag "frammenti di scrittori in erba" e "il mio romanzo", come pure i fatti narrati, sono frutto della mia fantasia.
Messaggi di Settembre 2011
Il calo di zuccheri ormai incalza... domandina delle 12.13: può fiorire un vago e fastidioso senso di impotenza allorquando parliamo con una natura in difficoltà, qui sulla Blogosfera di Libero, e, mancando una vicinanza carnale e continua, non riusciamo a carpire qualcosa in più dei suoi problemi, le parole sullo schermo rimangono tiepidine, in definitiva non riusciamo a consolarla? Una carezza virtuale a chi ne avesse bisogno per scavalcare il muro... Hola!
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Quante volte abbiamo sentito dire in giro: - Questa non è una persona normale. Oppure: - Vabbe', la sua non è situazione normale... Considerando che ogni individuo ha ricevuto una determinata educazione, ha una propria storia di percorsi con errori e azioni giuste, e, soprattutto, una propria natura nello zainetto di dotazione... Cosa diamine significa la parola "normale"? chi è che decide cosa è "normale" è cosa no? E in base a quale criterio? Sarò breve, ma da sempre sposo il concetto di una sorta di "normalità largamente condivisa", nel rispetto della plurità, della propria natura e, in primis, verso il prossimo. Quindi, senza perdermi in definizioni e fuorvianti etichette, farò alcuni esempi concreti. Beninteso, è una mia prospettiva, eh! E' normale (secondo me): Amare una persona dello stesso sesso; Decidere di non diventare un genitore, se non se ne sente un forte desiderio; Essere competitivi e agguerriti negli incontri sportivi; Fare l'amore o sesso (fate voi!) in luoghi diversi ma appartati; fare sesso orale e anale (con riserva) se voluto da ambo le parti. Non è normale (secondo me): Fare sesso estremo impiegando corde al collo o buste sul volto; Fare sesso con persone non sane e autonome mentalmente; Essere fratelli o sorelle e sentirsi solo 1 volta all'anno al telefono; Essere un amico e poi criticare alle spalle; preoccuparsi in modo continuo dei gesti e dei gusti degli altri (questa è un'intolleranza). -------------------------------------------------------------------------------------------- >>>>>>>Avanti con altri esempi... su!>>>>>>> |
Sono convinto che la vera intelligenza non è quella di chi eccelle in uno specifico ambito. Troppo comodo, quello si chiama talento, un dono della natura... La vera intelligenza è quella di chi riesce in un qualcosa verso cui non è incline. Ovviamente, è necessaria una completa dedizione, per compiere piccoli passi avanti giorno dopo giorno. Una persona che è portata per le materie teoriche, e, pian pianino, impara ad aver a che fare anche con le attività manuali... un bimbo sveglio in matematica, ma negato per le materie letterarie... una donna imbranata in faccende idrauliche o un uomo imbranato tra i fornelli. Certo, ci deve essere lo stimolo e la curiosità di imparare sempre cose nuove. Ecco, quando l'incapacità si trasforma nella sfida con se stessi, nel rifliuto di arrendersi a priori verso un qualcosa in cui siamo negati, orbene, questo è sintomo di una mente aperta, pronta a mettersi in gioco, mai doma. Sempre in movimento.
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Post n°259 pubblicato il 29 Settembre 2011 da JoyMusette
FANTASTIC VOYAGE Cosa pensa un uomo quando desidera una donna, quando sa di essere ad un passo dalla conquista? Finito il mio viaggio, sono uscita dalla sua mente arricchita di un’esperienza unica e irripetibile ma... nell’area temporale, centro del linguaggio, attraverso le corde vocali l’uomo traduce questo magico viaggio in un'unica, profonda ed entusiasmante esclamazione: “Grandioso! Mò se scopa!” - |
Inizia la prima battaglia. La squadra avversaria fa quadrato attorno a quella valchiria di Sara; delle altre due campionesse, una si è infortunata e l’altra verrà sacrificata in cabina di regia. Sin dall’inizio si prospetta una gara barbosa e lenta. I due allenatori si consumano il fegato, si sbracciano, danno indicazioni precise, ma le atlete in campo, per l’emozione o chissà cos’altro, sembrano svogliate come non mai. L’alzatrice nemica è un vero disastro, è fuori dal proprio ruolo e non fa molto per sostituire al meglio la compagna. Solo Giulia, dalla nostra sponda, e Sara sull’altra, digrignano i denti, sbraitano e martellano come ossesse; dimodoché la gara diventa una loro questione privata. Le nostre ragazze, fra sbadigli e moltissimi errori sotto la rete, vanno subito avanti di un paio di punti e, col minimo sforzo, conservano il gruzzoletto sino alla fine. Idem il secondo set. Due set a zero, troppo bello per essere vero. L’espressione sul volto dei due signori in panchina si è ormai cristallizzata: distrutta e depressa la faccia dell’altro; distrutta ma serena quella del precettore. Sul terzo set, le lombarde prendono un consistente vantaggio e se lo aggiudicano, grazie anche a svariate papere nella nostra fase ricettiva. Nel quarto, Monica e Daniela, oggi belle e così irritantemente apatiche, si ricordano che sono da quasi un’ora sul campo, sicché iniziano a fare sul serio e non ce n’è più nessuno. Tre a uno e in finale! Sugli spalti, le facce degli addetti ai lavori sono visibilmente tediate. L’esercito dei giornalisti stuzzica Gabriel: <<Mi scusi, ma non si può sputtanare un torneo così: ci vuole più serietà>>. <<Un prestigio frutto di anni e anni…Avete giocato con una squadra senza alzatrice.>> E ancora: <<La sera, mi consenta, le mandi a nanna le pupette>>. E lui, impareggiabile, osservandolo con una spruzzata di disgusto: <<Beh, certo, seguro che stanotte le pu-pet-te non stavano con lei>>. |
Dopo le finali di tennis e le semifinali di basket, che hanno occupato l’intera mattinata, è il turno della pallavolo femminile e maschile. Le ragazze avranno di fronte un’ottima formazione lombarda. Il tuttologo dimostra di avere le idee chiare anche in questo sport. Sa benissimo che la pallavolo femminile è molto dissimile da quella maschile: c’è meno potenza e si attacca in genere dalla prima linea, pertanto per essere imprevedibili bisogna variare l’attacco sotto la rete. Perciò ha cambiato idea in corsa e l’alzatore del gruppo – il fulcro della squadra – non sarà più Giulia, ma l’esperta Daniela. Infatti la riccioluta, pur avendo raggiunto un buon livello in poco tempo, non ha l’occhio di chi calpesta il parquet sin dalla tenera età. Comunque, avendo dimostrato grande dimestichezza in attacco, sarà destinata a giocare come opposto, figura che più di ogni altra schiaccia i palloni sul campo avversario. E all’occorrenza potrà attaccare anche dalla seconda linea. Le due ali saranno ovviamente la talentuosa Monica e Pat; quest’ultima, in fase ricettiva, non se la cava affatto male. I due ruoli di centrale verranno ricoperti da Laura e Francesca. Da tempo il Baffuto aveva capito che una loro crescita avrebbe reso la squadra molto competitiva. Pertanto, nei giorni addietro, ha sviluppato con loro un lavoro a parte, con allenamenti più lunghi rispetto alle altre compagne. Pochi ma ripetuti esercizi, talvolta in maniera eccessiva: primo, il muro sotto la rete, il pane quotidiano dei centrali; secondo, il micidiale attacco “fast”, con lo stacco a un piede, sia in primo che in secondo tempo. Infine, e non potrebbe essere altrimenti, Raffaella sarà relegata al ruolo di libero. All’ora di pranzo, Eugenio con orgoglio solleva un pentolone gigantesco; dentro sfrigolano appetitosi bucatini, impregnati di sugo al ragù. A causa della prima gara alle porte, le fanciulle dovranno mangiare con moderazione. D’un tratto, Monica chiede a Gabriel se è vera la voce che si è diffusa in mattinata nel camping. L’uomo tradisce un sorriso di compiacimento e conferma la voce di corridoio: le rivali non potranno giocare con la fortissima alzatrice cubana. Infatti la ragazza si è distorta una caviglia, mentre faceva la civettuola e correva come una pazza per la pineta. Vi sono situazioni in cui la buona sorte ci spiana il cammino dinnanzi, sicché bisogna essere abili nel cogliere al volo l’occasione.
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Post n°255 pubblicato il 29 Settembre 2011 da Lossotto
Ho ritrovato in un portasapone di porcellana bianco, decorato con tralci di lillà che faceva parte di un set da toilette risalente agli anni ’20, appartenuto al mio nonno materno, un piumino color rosa sbiadito e ormai indurito al tatto. L’insigne piumino ha un’età avanzata e sono certa che non si offenderà se la dichiaro: esso ha compiuto quarant’anni. Alla sua vista inaspettata, subito sono riaffiorati alla mente gioiosi ricordi della mia infanzia, perché, con quel piumino, mia madre mi ricopriva il corpo di borotalco ovviamente Roberts, dopo il bagno del sabato sera. Rammento che la mamma verso le 18. 30 di ogni sabato pomeriggio, preparava l’acqua nella vasca e, inumidendosi il dorso della mano, si accertava che la sua temperatura fosse equilibrata; poneva il mio accappatoio sul termosifone affinchè fosse caldo nel momento in cui sarei uscita dalla vasca e infine mi chiamava per l’atteso bagno. Io, accorrevo subito al suo invito felice all’idea di sguazzare nell’acqua. Durante il bagno, avevo in mano una spugna di color verde pastello e la mamma mi insegnava come detergermi il corpo, in modo da acquisire maggiore autonomia, come sovente accade durante i primi pranzetti di un bimbo: la mamma imbocca il piccolo che tiene nella sua manina un cucchiaio di medie dimensioni che, immerge, su esempio materno, nella minestrina di brodo vegetale e prova a portare da solo alla minuscola bocca, versandone qua e là piccole quantità. Una volta lavata e risciacquata, chiedevo sempre alla mamma se potevo rimanere a giocare un po’ in acqua e lei acconsentiva sempre. Appena mamma usciva dal bagno e andava a ricomporsi, mio fratello giungeva ed entrava in vasca con me: che divertimento! Schizzi fino al soffitto, giochi nell’acqua! Ricordo che ci piaceva giocare ai “telefonisti” fingendo che la doccia sul gruppo vasca, a quei tempi cromata ma molto meno sofisticata di quelle in uso corrente, fosse il ricevitore del telefono. Dopo un po’ di tempo, ricompariva in bagno la mamma con sguardo di rimprovero, osservando il pavimento ben bagnato dai nostri giochi acquatici. Ricordo che diceva sempre:” Coraggio, fuori dall’acqua! Ho fretta devo preparare la cena !” che il sabato sera consisteva sempre in filetto e patatine fritte. Una volta fuori dall’acqua, la mamma porgeva a me e a mio fratello, due accappatoi di spugna bianca ,orlati da una fettuccia bianca e celeste a quadrettini; li aveva confezionati mia nonna, poiché negli anni ’50 c’erano ancora pochi negozi di abbigliamento per bambini. Dopo averci asciugati, la mamma prendeva il borotalco e ce lo distribuiva sul corpo con “quel piumino” all’epoca color rosa, morbidissimo e soffice. Ora, ho messo il piumino nella mia scatola dei ricordi e tutt’ora profuma vagamente di borotalco e abbondantemente di materna ed amorevole premura. Cris
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Da moltissimi anni, ormai, se devo scrivere qualsiasi cosa mi servo del caro computer. E la vecchia e romantica scrittura a mano? Strano a dirsi, ma ogni volta che ci riprovo, dopo poche righe il foglietto è già un campo di battaglia: cancellature, frecce, parentesi e righine fra una riga e l’altro… Insomma, la scrittura tradizionale non fa più per me. Inoltre, quando impugno la penna - mia forte impressione - la fluidità e la forte ispirazione di venti anni fa sembrano svanire sulla distesa bianca…
Anche a voi capita tutto ciò?
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il 21/06/2022 alle 21:24
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il 21/06/2022 alle 21:09
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il 21/06/2022 alle 20:32
Inviato da: sergioemmeuno
il 20/06/2022 alle 18:58
Inviato da: Ventodoriente
il 17/04/2022 alle 03:52