GIORNI STRANI

Vita di comunità: mai come ora dobbiamo fare appello a ogni nostra singola cellula. E' giunto il momento di imprimere una violenta accelerazione all'intelligenza della nostra specie, come una frustata di tramontana: l'occhio non sarà occhio e la mano non sarà più mano, negli anni venturi.

Creato da sergioemmeuno il 22/04/2011
 

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Personaggi e fatti

Il nome e cognome dei personaggi appartenenti ai racconti e ai tag "frammenti di scrittori in erba" e "il mio romanzo", come pure i fatti narrati, sono frutto della mia fantasia.

 

Messaggi del 20/07/2011

Anni 80: Simple Minds

Post n°99 pubblicato il 20 Luglio 2011 da sergioemmeuno
 

   E' stata una delle più forti band del passato. In questo video del 1985, si esibiscono nella potente e visionaria Waterfront. Ci dovevo essere anche io, quella sera, a Rotterdam... ma, all'ultimo momento, il più grande della spedizione ebbe un contrattempo e così rimanemmo tutti a casa!

                      

   Il gruppo fu molto attivo nelle battaglie politiche, sostenendo Amnesty International e organizzando grossi eventi contro il regime dell'apartheid sudafricano. La band ha continuato a produrre album, seppure non più ai livelli degli anni Ottanta. Anni veramente di grazia, in cui furono l'icona del decennio del disimpegno e dell'ottimismo consumistico... e il cantante, Jim Kerr, era divenuto un vero e proprio sex simbol. Quasi alla pari di Simon le Bon dei Duran Duran.

 
 
 

Pensiero anomalo

Post n°98 pubblicato il 20 Luglio 2011 da sergioemmeuno
 

   Ciao a tutti, vi dovrete sobillare ancora un pensiero fosco, forse l'ultimo della serata! ma poi si risalirà la china, lo prometto... almeno spero (ehehehe).

   Non sono i litigi, le incomprensioni, i timori materiali o meno a deprimermi e a indignarmi... la situazione anomala è il non essere felici quando si "ha" tutto per esserlo. Salute, lavoro, famiglia e quant'altro. Alla base della felicità di una persona - e non scopro certo l'acqua calda - c'è soprattutto la serenità del rapporto col proprio partner. Se siamo benedetti da questa grazia, con difficoltà o facilità si supera tutto.

                                                      Adelante!

 
 
 

C'è stato un tempo >>ATTO 3

Post n°97 pubblicato il 20 Luglio 2011 da sergioemmeuno
 

... Forse nient'altro che vivere la nostra vita con passione e con mille

passioni.

          

 
 
 

C'è stato un tempo >> ATTO 2

Post n°96 pubblicato il 20 Luglio 2011 da sergioemmeuno
 

... E c'è stato un tempo in cui sapevamo cosa faceva o pensava il nostro vicino di pianerottolo; in cui era facile socializzare per strada e fare quattro chiacchiere con chiunque, o sorridere a un bambino senza scatenare timori di pedofilia; in cui ci radunavamo fra parenti o amici davanti alla TV, oppure indaffarati con bucce di mandarino e ceci per riempire le caselle della santa tombola; in cui, soprattutto, sapevi spesso con chi avevi a che fare. Ed eri profondamente legato ai fratelli e ai cugini. E qualche straccio di lavoro lo si trovava sempre. Chiamatela Condivisione. Io l'ho conosciuta negli anni Settanta.

   Sono un nostalgico e depresso decadente? Può darsi, perché bisogna sempre guardare avanti. Ma se l'<<avanti>> ha più luci che ombre? Cosa ci rimane da fare?

 
 
 

C'è stato un tempo.

Post n°95 pubblicato il 20 Luglio 2011 da sergioemmeuno
 

                   

   C’è stato un tempo in cui davanti a me avevo una prateria sconfinata, dove i puledri dei sogni e delle mie speranze galoppavano liberi e felici. E non sapevo che cosa avrei fatto da grande.

   C’è stato un tempo dove tutto era una novità; e ogni minimo cambiamento del mio corpo era come uno tsunami. Su tutti la mia prima goccia bianca, anzi, incolore direi, su un divano del salotto, nel lontano 1983. E un brivido che ti fa bussare alla porta della Casa degli adulti.

   C’è stato un tempo in cui il sorriso di una ragazza mi faceva innamorare. E una prolungata risata e il ballonzolare di quelle sfere acerbe mi scuotevano come un ramo sotto il caldo vento d’Oriente.

   C’è stato il tempo di partite a pallaguerra nel cortile, fra i compagnetti del palazzo; giocare a cowboy con mio padre; sciroppi all’amarena durante le sere d’estate, davanti la TV per godersi Giochi senza Frontiere. E uno non vedeva l’ora che arrivasse quel giovedì sera, per sentire il trillo dei fischietti:   

                                   UN          DEUX           TROIS!

 
 
 

L'ottavo invito: io e Laura

Post n°94 pubblicato il 20 Luglio 2011 da sergioemmeuno
 

I giochi erano quasi fatti, mancava solo il quarto e ultimo invito, e sentii che poteva essere il mio turno, il tempo giusto – molto atteso – per propormi a Laura. Il timore di ricevere un rifiuto e vederla dissolversi era colossale, ma in fin dei conti, perché mai il fine del “gioco” doveva essere esclusivamente la nascita di un legame amoroso? Ci poteva anche stare la nascita di una semplice – magari stupenda – amicizia… O mescolando ancor più le carte, si poteva battere pure un sentiero più tortuoso, né solo amore né solo amicizia, bensì ciò che io e Roland chiamavamo un’amicizia amorosa: ossia un genuino affetto verso l’altro, miscelato a una promettente e spumeggiante complicità da cui non si sa bene cosa possa scaturire; un fiume che scorre sotterraneo e da un momento all’altro può affiorare in superficie, sotto i nostri occhi increduli.

A un certo punto, scattò la molla propizia per la prima importante decisione all’interno dell’Officina. La prima. Laura sbuffò simpaticamente alla sua maniera, inarcò la schiena e poi andò in dietro col busto, accavallando infine le gambe e dilatando ancor più quegli occhioni: lo sguardo andò a cozzare contro il mio, sicché mi sentii una sorta di stupido ma felice pasticcino ammollito in una tazza di tè caldo. Quindi, presi a volo l’occasione e le chiesi se le sarebbe piaciuto condividere il Deserto con me. Con mia notevole sorpresa, rimase un pochino spiazzata; lo percepii dalla sua inusitata espressione in viso, asimmetrica e col sopracciglio arcuato.

   Il mio cuore batteva alla  maniera di  un treno   che  passa  ad  alta velocità su rotaie di ferro vecchio.

Tra tra tra... Nella mia testa. Tra tra tra.

Il mondo mi scivolò addosso.

La raffinata matrona mi irradiò un tenero sorriso e accettò.

Per quella sera era già abbastanza. Sul teatro diafano e prismatico di Gabriel calava il pesante tendone.

E sul drappo invisibile, marchiato a fuoco, l’occhio compiaciuto dell’artefice.

 
 
 
 
 

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