GIORNI STRANI
Vita di comunità: mai come ora dobbiamo fare appello a ogni nostra singola cellula. E' giunto il momento di imprimere una violenta accelerazione all'intelligenza della nostra specie, come una frustata di tramontana: l'occhio non sarà occhio e la mano non sarà più mano, negli anni venturi.
Creato da sergioemmeuno il 22/04/2011Poll: Esistono oggigiorno condizioni per una coppia solida e serena nel tempo?
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Il nome e cognome dei personaggi appartenenti ai racconti e ai tag "frammenti di scrittori in erba" e "il mio romanzo", come pure i fatti narrati, sono frutto della mia fantasia.
Messaggi del 18/09/2011
Attraversiamo un secondo ponte su un fiume più piccolo del precedente. D’un tratto, Silvano rallenta, in guisa tutt’altro che morbida. Il baffuto, distratto nella conversazione, inchioda con veemenza il Volkswagen, rischiando seriamente di tamponare lo Zio; dopodiché, fra le nubi di polvere, si proietta fuori e gli sbraita contro: <<’A zi’, forse è il caso di mollare il volante a qualcun altro, eh?>>. Subito dopo si blocca. Adesso è un mimo di quelli che s’incontrano nelle piazze, fisso con lo sguardo parallelo alla strada, con le mani ai fianchi come qualcuno di gloriosa memoria. <<Cosa sta succedendo?>> chiedo a Pat che ha cacciato la testa fuori dal finestrino. Il baffuto, dopo aver parcheggiato il furgone su uno spiazzo, fa presente che dobbiamo proseguire a piedi e che ci raggiungerà più tardi. La scena che ci si presenta davanti è inverosimile. Una miriade di veicoli incolonnati sull’angusta strada col motore fermo; con sorpresa vediamo che negli abitacoli non c’è nessuno. Infatti, una moltitudine di persone di qualsiasi età si è riversata sui campi circostanti: ettari ed ettari di carne umana sui campi di cocomero, ormai ricoperti da erbacce; sulle nude piane rivoltate che elargiranno grano; sui tappeti incolti ma molto comodi, tant’è che c’è bagarre per colonizzare un fazzoletto di terra coi poncho. C’è chi è in marcia, zaini sulle spalle, canticchiando in gruppo; molti altri sono con le chiappe per terra, dita sui djembé, strimpellano la chitarra, bevono per l’arsura e aspettano chissà quale evento. La maggioranza indossa una maglietta e un pantaloncino oppure un jeans. Qualcun altro è a torso nudo. Spopolano le fasce e i cerchietti all’altezza della fronte. La stagione dell’estate, anche senza scettro, è sempre viva e vegeta. Silvano si rivolge a un vigile urbano, visibilmente in impasse, che si sta adoperando per bloccare il passaggio a qualche furbacchione motorizzato. Il pizzardone gli chiede il tesserino e, subito dopo, gli indica la direzione da seguire per raggiungere la manifestazione sportiva. <<Orsù, gioventù!>>, strilla lo Zio, <<Armiamoci e partiamo.>> <<Te pareva che filava tutto liscio…>> si lamenta Daniela, a cui fa eco il resto della ciurma. <<Immagino ci sia il concerto di qualche fenomeno, e non lo sapevamo>>, osserva a voce alta Patrizia. Veniamo inghiottiti e trascinati da un vero e proprio fiume in piena. È emozionante pensare che anche noi, in quanto una delle venti comunità partecipanti, abbiamo contribuito a questa babilonia. <<Va be’… saranno sì o no qualche centinaia di persone. Molto meno di un partita di calcio o di un concerto>>, bofonchia Tommy. Lo Zio lo canzona, fra l’ilarità generale: <<Un’anima pia c’ha due paia di occhiali per ‘sto becalino?>> In effetti, il ragazzo non si è ben reso conto della portata dell’evento: dai commenti della gente, si parla di almeno centomila anime affluite fin qui. |
Questa mattina sento scendere dal cielo una forza invisibile: è la giornata dell’euforia. L’impressione e che sia così anche per i miei compagni. Ma è un’euforia dolce, frizzantina, non smisurata e devastante; e proprio per questo è ancora più bella. È destinata a prolungarsi, spero. Reggetevi miei signori, i carri variopinti e fulgenti e lustrati a festa sono or ora partiti… Un ringraziamento speciale a chi ha messo su il circo. Per la prima volta, dopo svariate settimane, mi sono infilato un matita – non la penna, sarebbe troppo impegnativa e tiranna –, una piccola matita nei jeans e la minuscola agendina di un anno passato, ma ancora vergine da ogni impronta. Appunterò i momenti di questo fine settimana; lo farò quando ne avrò voglia, d’impulso e senza fronzoli, perché so già che sono giorni indimenticabili: e se un malefico pensiero – l’idea che tutto ciò fra tre giorni finirà – accennerà a presentarsi al mio cospetto, sfoggiando la veste maliarda e romantica di “Mamma nostalgia”, non cadrò nel tranello e la scaccerò con villaneria: solo il presente corrente, solo l’istante. Colazione rapidissima e ipercalorica. A guardia del casale ci saranno quattro professionisti di fiducia, ragionevolmente reclutati dallo Specialista. Si parte verso la storia: la Manifestazione sportiva e sociale ci attende. Due gruppetti promiscui sul solito pulmino della Volkswagen e a bordo di un Ducato; al volante, il prudente precettore e quello spericolato di Silvano. La sera precedente, i due capigruppo hanno provveduto a caricare a bordo tutto il necessario, dalle tende ai fornelli da campeggio, dalle vivande agli utensili di vario genere. Seguiamo la solita litoranea sud per Lido di Tarna. Ognuno di noi, attorno al collo, ha il fazzolettone verde. Ogni comunità ne ha scelto uno come segno di distinzione dalle altre. Arrivati all’incrocio, che fa svoltare verso il Lido o per Tarna, la strada prosegue ancora imperterrita e cambia nome, divenendo la litoranea nord. Il tempo di lasciarsi sulla sinistra un paese ed ecco che riveniamo inghiottiti dai campi spogli: qui, in altra stagione, imperano distese di girasole, rape, pomodori e grano. La storia bussava alle nostre porte. E lo faceva, ora con la grazia di una vergine, ora con la foga di un'amante indemoniata. |
Salve a tutti. Proverò a fare qualche considerazione sparsa sulla morte della ventiquattrenne, avvenuta in un garage romano lo scorso 10 settembre. Perché troppe, troppe cose si dovrebbero e potrebbero dire, col rischio di sparare qualche sciocchezza. Una notizia di cronaca nera provoca sempre sconcerto, e una persona con un minimo di umanità non dovrebbe mai provarne una certa assuefazione. Ma quando a tutto ciò, si aggiunge anche la componente erotica, una materia che può essere tabù per qualcheduno quanto prateria selvaggia per altri - un mondo sommerso che alligna nella nostra coscienza primordiale e istintiva-, è difficile ricostruire un pensiero condiviso da tutti. Ognuno è libero di vivere il sesso alla propria maniera, pur di non fare del male all'altro... ma in certi casi il limite è molto labile, come nel caso delle pratiche sadomaso. Dirò una banalità, ma bisogna avere la lucidità di vivere il sesso con fantasia e forte passione senza correre rischi assurdi. Mi soffermo su due punti focali: 1. Pensiero sul fatto. Non sono un bacchettone, e non condanno del tutto il sesso estremo o bizzarro. Però il Master – chi conduce il gioco – deve sempre ricordarsi che l’altro (Slave) gli ha consegnato la propria fiducia, la propria vita. E questo non vale solo per l’aspetto fisico, ma anche per l’aspetto mentale. 2. Pensiero da padre. Ho due bimbe piccolissime. Direte: e che centra? Centra nel senso che, se un domani dovesse succedermi una cosa del genere (o simile), non riuscirei a farmene una ragione; nessun genitore se ne farebbe una ragione. Ecco, il mondo è sicuramente cambiato e si è globalizzato. C’è più libertà ma, a mio avviso, ci sono molte più insidie: mass media che martellano senza tregua, proponendo spesso modelli errati, basati sul denaro facile, sull’apparenza e sull’assenza di valori come il sacrificio e la cooperazione sociale. Sull’altra sponda, la famiglia e la scuola hanno perso il “controllo istituzionale” sui ragazzi, non riuscendo a dare precisi riferimenti. Perché dei punti fermi ci vogliono, altroché! Poi, a livello sociale, credo che negli ultimi anni si è verificata una frantumazione dei gruppi; e, molto spesso, non conosci chi è accanto a te, su un autobus o sul pianerottolo di casa… "Non conosci" nel senso che lui è un alieno per te, ha un proprio linguaggio e stile di vita, viene da un altro mondo di cui non sai nulla. Nulla. Negli anni Sessanta e Settanta, invece, c'era più uniformità e coesione socioculturale sul territorio; e ovviamente meno diffidenza. Ecco, quello che vorrei inculcare a una figlia, nei tempi e nei modi giusti, è di usare sempre la testa, mantenendo un proprio senso critico: non consegnare mai la propria vita nelle mani di altre persone, sia a livello strettamente fisico, che a livello mentale. Perché anche quest’ultima insidia, meno evidente ma più subdola, può farti deragliare, soprattutto se si frequentano persone con pochi scrupoli. Anche se all’apparenza sono donne o uomini rispettabili, piacenti e affermati su tutti i fronti. |
Inviato da: gloria19652014
il 21/06/2022 alle 21:24
Inviato da: bettedaviseyes1
il 21/06/2022 alle 21:09
Inviato da: Ventodoriente
il 21/06/2022 alle 20:32
Inviato da: sergioemmeuno
il 20/06/2022 alle 18:58
Inviato da: Ventodoriente
il 17/04/2022 alle 03:52