GIORNI STRANI

Vita di comunità: mai come ora dobbiamo fare appello a ogni nostra singola cellula. E' giunto il momento di imprimere una violenta accelerazione all'intelligenza della nostra specie, come una frustata di tramontana: l'occhio non sarà occhio e la mano non sarà più mano, negli anni venturi.

Creato da sergioemmeuno il 22/04/2011
 

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Personaggi e fatti

Il nome e cognome dei personaggi appartenenti ai racconti e ai tag "frammenti di scrittori in erba" e "il mio romanzo", come pure i fatti narrati, sono frutto della mia fantasia.

 

Messaggi del 21/09/2011

Il sapore della gloria

Post n°232 pubblicato il 21 Settembre 2011 da sergioemmeuno
 

    

Questa sera siamo nei dintorni della felicità, se non addirittura dentro il paese della felicità. E un simile palpabile benessere lo rivedo riflesso sui volti dei miei compagni; non c’è alcuna traccia di rabbia, invidia, rancore, orgoglio, noia, odio, e il principe nero per eccellenza: il cattivo umore. Eppure, nelle settimane indietro, i dissapori e le ostilità nel ventre del gruppo erano all’ordine del giorno.  

È sorprendente come riesca a comunicare e ridacchiare perfino con Alessio e Felice. Non ho rimosso l’odio viscerale verso Alessio, e nemmeno la  rabbia e la sete di vendetta contro Felice o Raffaella. Tuttavia, amici miei, qui – il tempietto dell’armonia – gli angoli bui e i sentieri nebulosi non hanno ragione di esistere: le vibrazioni positive sono talmente forti che i citati demoni della natura umana non sono nient’altro che funghetti.

Vivaddio, Campi di Tarna per tutta la vita! Orbene, è cosa giusta e saggia approfittarsene. E, non sarà un caso, a braccetto con una tale fragranza di felicità nell’aria, c’è una promettente e languida volontà di lasciarsi andare, per farsi magari trascinare sulle sponde di lidi sconosciuti.

Ci siamo qualificati per entrambe le finali e culliamo sogni di gloria. Respiriamo, parliamo, dormiamo e mangiamo con centinaia di altri ragazzi; a pochi passi c’è il mare, le nostre spalle sono accarezzate dal respiro dei pini e dal canto delle cicale; il calore e l’affetto della gente rotolata sin qui sono immensi. C’è qualcosa di meglio sotto il cielo?

 

 
 
 

Siamo in finale alla Manifestazione di Sìagora!

Post n°231 pubblicato il 21 Settembre 2011 da sergioemmeuno
 

   Rinvio della nostra difesa e controffensiva sulla fascia dell’Ungherese; il rosso traccheggia per aspettare rinforzi, tra finte e controfinte, sino a ritrovarsi sul vertice sinistro dell’area del nemico. Gli vado incontro e un difensore mi segue; il rosso finta il passaggio verso di me, per poi servire Roland al limite dell’area. Il Greco ha il temibile centrale di fronte a lui, ma crede nella vittoria; con uno scatto si sposta sulla destra e s’incunea nell’area di rigore, spalla contro spalla fra i due giganti, al limite del regolamento.

   È dura guadagnarsi lo spazio per tirare contro quel mastino, ma proprio quando sembra che l’azione è finita, il Greco, scivolando in terra, arpiona la palla con la punta del piede, quanto basta per farla passare sotto il corpo del portiere in uscita. Due a uno! Ci ammucchiamo tutti sopra la sua carcassa, adagiata al suolo. Le ultime manciate di minuti passano fra un rinvio fuori del campo e l’ennesimo “buzz buzz”. Poi solo il fischio finale.

   Gli sconfitti vorrebbero buttarla in rissa, tuttavia sono troppo abbattuti per ogni reazione. Lacrime di sangue scolano a fiotti sull’erba di Campi di Tarna. Un radiocronista ricorda che, senza il dolore della sconfitta e il giubilo del trionfo, lo sport non avrebbe un tale fascino. Avrà ragione lui, ma non vorrei essere nei panni dei perdenti.   

   <<Stasera siete stati più forti dei più forti>>, si rivolge un perplesso giornalista verso Gabriel.

   E lui, incorreggibile: <<No, accorcia la frase. Siamo stati più forti e basta>>.  A domenica per la finale. Mentre usciamo assordati dalla musica dello stadio, mi accorgo che Gabriel festeggia e ride come un ragazzino. Ci incita ad uscire dal campo facendo il trenino.

   Da adesso in poi, il trenino sarà il rito portafortuna, e il pazzoide, davanti agli allievi, farà la locomotiva.           

 
 
 

Il pareggio di Pietro

Post n°230 pubblicato il 21 Settembre 2011 da sergioemmeuno
 

   Si riprende. L’Ungherese schiuma dalla rabbia e ci fornisce due invitanti assist in mezzo all’area, ma il portiere avversario neutralizza un colpo di testa di Roland e un tiro angolato di Vladimiro. Manca ormai poco e la stanchezza si fa sentire da ambo le parti; non abbiamo neanche più voglia di quel “buzz buzz”, col quale abbiamo martirizzato il fenomeno per l’intera partita, condizionandone in parte la  prestazione.    

   Tutto inutile. Manca poco, forse una decina di minuti, stiamo già pensando a quando spaccheremo lo spogliatoio. 

   Su un disperato calcio d’angolo dalla sinistra, un po’ tutti lisciamo la palla, forte e carica d’effetto. Ultimo rimbalzo per terra con Pietro che si ritrova da solo sul vertice destro dell’area grande: non ha un piede vellutato e ci si aspetta un suo passaggio. Invece no, l’audace stoppa di petto, si piega in avanti e colpisce nettamente con il collo del piede destro. Un siluro. La sfera radente si va a insaccare all’angolo basso alla destra del loro portiere. Incredulità generale e noi a rincorrere Pietro, che a sua volta si precipita verso la panchina ad abbracciare gli altri. Gabriel riprende colore sul viso, si accende un altro sigaro e ci impartisce nuove disposizioni.

   Ora siamo al settimo cielo, sicché riprendiamo a stuzzicare Aladino con quella parola magica. Non ci accontentiamo e vogliamo divorare quelle affannate lingue penzolanti.

 
 
 

Il baratro in semifinale

Post n°229 pubblicato il 21 Settembre 2011 da sergioemmeuno
 

   Si riparte. Stavolta le gambe non ci traballano più come nel primo tempo. A un certo punto, Eugenio commette la prima scemenza, scalciando da dietro il loro attaccante, girato di spalle verso la porta e quindi in una posizione non pericolosa. Calcio di punizione al limite dell’area. Chi tirerà? Non ci sono dubbi, Aladino prende la palla, la carezza come il volto di una dolce amante e la colloca con cura per terra. Ci guardiamo in faccia e vediamo la morte in faccia, il cecchino infallibile – così c’è stato descritto – è in grado di spedirci all’inferno. Ci stringiamo a formare la barriera; i miei occhi rimangono ipnotizzati da quei globi color ghiaccio e oso mormorargli “buzz buzz”, forse però in modo non molto convinto. Breve rincorsa, la palla raggira la barriera sul lato destro, è tremendamente carica d’effetto e va a perforare l’incrocio dei pali: la purga è servita. La sfera avvelenata è imprendibile anche per quel marcantonio di Flavio.

   Aladino libera un urlo disumano e fa il giro del campo, rincorso dagli altri  compagni. È insopportabile la cerimonia della sua esultanza, quel trotterellare a ginocchia alte sul lungo perimetro di gioco, a ostentare la bravura tecnica, a raccogliere gli applausi del pubblico; e mentre corre muove volutamente la testa avanti e indietro, dilatando al massimo la bocca e allargando le braccia, quasi a imitare il gesto di un pennuto.

   L’effetto shock è immediato, in panchina Tommy e Felice scoppiano a piangere come ragazzini. I miei compagni inveiscono contro il cielo e qualcuno se la prende con Eugenio. Cerco con le forze residue di non far sfaldare il gruppo e ripeto a gran voce che dobbiamo reagire. Siamo scoraggiati e per cinque minuti rimaniamo rintontiti, vagando senza meta sul campo.

   Manca una mezzora di gioco e, anche se giochiamo peggio del primo tempo, tutto è ancora possibile per la legge dei grandi numeri.

   <<Regà>>, mi rivolgo ai compagni in una pausa di gioco, <<se ci buttano fuori, le donne ci prendono per culo per giorni… e non mi va… se perdiamo faccio le valigie. Ve lo giuro.>>

 
 
 

Il piedino: chi l'ha visto?

Post n°228 pubblicato il 21 Settembre 2011 da sergioemmeuno
 

   C'era una volta una delicata quanto irriverente tecnica di approccio e seduzione: il piedino. Che fine ha fatto? ne siete mai stati coinvolti, sia attivamente che passivamente? Una volta, un professore d'inglese nella mia azienda mi disse che è molto impiegato in Inghilterra, lo chiamano play footsie.

   Ammesso che non si sia chiusi e refrattari a determinate sorprese, il piedino è indubbiamente assai eccitante, giacché se ci sentiamo toccare il piede, i centri nervosi di tutta la gamba vengono stimolati, sino ad arrivare al bacino. C'è poi una forte componente di equivoco e di incertezza, dato che ci chiediamo: la toccata è intenzionale o meno? se poi, aggiungo, il sospetto ricade su una persona che ci piace fisicamente o - ancor peggio - ci attrae a livello mentale, l'emozione può essere devastante... e allora potrebbe scattare il contrattacco: il contropiedino!

   p.s. modalità d'uso: non abusatene ovviamente! altrimenti correrete il rischio di divenire un libro aperto, nonché passerete il resto della giornata a pulire le vostre scarpe!

   p.s.2  chiunque voglia raccontare esperienze di "piedini passati", può farlo su questo post.

 
 
 
 
 

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