GIORNI STRANI

Vita di comunità: mai come ora dobbiamo fare appello a ogni nostra singola cellula. E' giunto il momento di imprimere una violenta accelerazione all'intelligenza della nostra specie, come una frustata di tramontana: l'occhio non sarà occhio e la mano non sarà più mano, negli anni venturi.

Creato da sergioemmeuno il 22/04/2011
 

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Personaggi e fatti

Il nome e cognome dei personaggi appartenenti ai racconti e ai tag "frammenti di scrittori in erba" e "il mio romanzo", come pure i fatti narrati, sono frutto della mia fantasia.

 

Messaggi del 26/09/2011

Il titanico orgoglio dell'Animo Nero...

Post n°244 pubblicato il 26 Settembre 2011 da sergioemmeuno
 

  

   Gironzolando qua e là per la Blogosfera di Libero, mi è capitato, talvolta, di leggere alcuni commenti in cui si considera la malinconia (e sorellastre) come un qualcosa di puramente negativo, un qualcosa che scaturisce dall'assenza di energie o da un odioso piangersi addosso. Ora, ancora una volta, vorrei sussurrare che le parole dello spirito umano sono una dimensione, un meraviglioso mondo a se stante, quindi non possono essere liquidate in modo semplicisticamente manicheo. Bello oppure brutto... Forte o fragile... nossignore. Ci deve essere un percorso, giacché siamo multipli, e non possiamo affibbiarci tre aggettivi risolutivi. Se così facessimo saremmo nient'altro che degli struzzi, che mettono la testa sotto la sabbia...

   La malinconia, la stanchezza dell'animo, la cupezza e il pessimo umore sono condizioni non luminose né tantomeno auspicabili... e allora? Se persistono sono il sintomo di qualcosa che si muove dentro di noi... Probabilmente, quanto più le avvertiamo tanto più abbiamo un'esistenza/natura incasinata: ok, e allora? Perdonatemi, questo ormai è il post dell' "e allora?" D'altronde, già 30.000 anni fa, tracciavamo sulle grotte di Altamira o Lascaux le nostre fobie, angosce, inquietudini. Il buongiorno si vede dal mattino, diremmo oggi.

   E allora dobbiamo scavarci dentro con la trivella, per capire, per conoscere, laddove ci è possibile, quali sono le cause e lo spessore del nostro "animo cupo". Consci che innumerevoli possibilità, giorno dopo giorno, possono essere fecondate, sicché la tela della nostra vita assume a poco  a poco un disegno; disegno comunque meraviglioso, in quanto unico, semplice e complesso. Consci che c'è e ci sarà sempre una ricerca, una sperimentazione, un "cantiere a cielo aperto" in una mente che lavora, in una mente vigile, padrona della carrozza. Certo, chi si trastulla smodatamente con videogiochi, status symbol e muscoli scolpiti, se permettete, ha la mente indubbiamente sgombra e leggera... ma è una mente seduta con i piedi sotto il tavolo... 

   Io spesso percepisco il mio Animo Nero, non è una "passeggiata di salute", ma ne sono orgoglioso, non accetterei mai un cervello che venga rimorchiato da cose effimere, che  esegua sempre lo stesso compitino. Secondo punto: c'è cupezza e cupezza. E quando non ci si sente avvinti, quando c'è un tumulto di forze contrastanti dentro - uno scontro titanico -, quando c'è rabbia e tensione e disprezzo indifferenziati, ossia non diretti verso il prossimo, quando c'è un forte movimento sommerso... Non siamo perdenti (brutta parola ma rende l'idea), non siamo piccoli...

...Anzi, siamo come piccoli Déi con un ventaglio di infinite possibilità.

 
 
 

Difendiamo il Virtuale D.O.P.

Post n°243 pubblicato il 26 Settembre 2011 da sergioemmeuno
 

   Una persona a me molto vicina sostiene che conversare nel mondo virtuale è un qualcosa di veramente effimero. In soldoni - impugniamo sciabole e scudi su! - sostiene che buttiamo nel cesso il nostro tempo! sono crudo, scusatemi, ma la sostanza del suo pensiero è questa.

   Non è bastato farle presente che i blog sono una sorta di Virtuale DOP, un mondo di comunicazione di alta qualità, dove si può interagire e confrontarsi su questioni quotidiane, sulla politica, sull'arte e sui libri, sui sentimenti, finache sull'eros... Tra l'altro, entriamo in  una comunicazione  a doppio senso con persone che probabilmente non avremmo mai conosciuto (?), in quanto, spesso, vivono in un'area geografica assai lontana dalla nostra. Non è come una banale chat: qui commenti e messaggi rimangono scritti e incisi per sempre come in un grosso archivio.

   <<Sì, ma non c'è il contatto fisico con l'interlocutore, non vi guardate in faccia, non sai nemmeno se ti sta mentendo... magari ti dice che è una donna, invece è un uomo... ti dice che è un medico, ma è un povero frustrato...>>

   Mia replica: <<Punto primo: il virtuale non deve essere una sostituzione o un simulacro del mondo reale, no. Secondo: dopo molto tempo che si conosce virtualmente un "utente" o un "amico" o un "naufrago del web" che dir si voglia... in genere, si capisce con chi si ha a che fare, cioè se è una persona dignitosa o meno.>>

   <<Sai quanto gliene frega della tua vita a chi sta dall'altra parte del PC?>>

   <<A sì, perché nella vita reale ce ne sono molte di persone sincere, che sanno ascoltare ed eventualmente darti una mano disinteressata! Ambeh!>>

   Della serie: il Virtuale Dop non è per tutti!

 
 
 

La mia allergia più grande

Post n°242 pubblicato il 26 Settembre 2011 da sergioemmeuno
 

   Cosa ci è rimasto di questa settimana? si chiede una mia amica - interessante mente - sul suo blog. In effetti, a pensarci bene, la settimana è divenuto il capro espiatorio, il clock malefico che scandisce le nostre giornate che se ne vanno via. Lunedì, martedì... domenica e... si ricomincia. A volte con entusiasmo ed energia, altre volte con spossatezza e apatia.

   Mi è rimasto ben poco, o meglio, mi è rimasto quel tanto che basta per ricordarmi - ce ne fosse stato il bisogno - che detesto i rapporti non chiari, laddove regna l'equivoco, la lontananza di mentalità e di linguaggio, ergo l'incomunicabilità. Ho cercato di chiarire con un parente stretto, un tempo mio migliore amico, un diverbio che mi ha coinvolto assieme alla mia consorte. L'aspetto grottesco è che, durante il diverbio telefonico, pur essendo stato al centro del fatto incriminato, ero in un altro luogo. A quel punto, dopo qualche giorno ho cercato di ritornare sull'argomento con lui, il quale, a sua volta, non mi aveva ancora accennato nulla sull'accaduto, e non l'avrebbe sicuramente fatto nemmeno in futuro.

   Ho sbattuto contro un muro. L'orgoglio e la supponenza di chi si considera perfetto; veleno sulla soglia dell'odio verso mia moglie, accusata di essere aggressiva e becera al telefono... quando era stata la sua consorte ad aggredire subito al telefono  sua sorella (mia moglie)... il tutto perché avevo tolto un dentino da latte pericolante al figlio, verso le nove di sera, senza il loro consenso. Nei rapporti umani ci vuole chiarezza e saper domare i cavalli dell'orgoglio. Il passo avanti l'ho fatto: mi sono scusato di aver urtato la loro sensibilità. Dall'altra parte, un muro di sei metri. Nella storia ci sono altri episodi passati, sfociati addirittura sul personale. <<Guardateveli i figli>>, una frase emblematica che mi sono dovuto sentire in passato.  

   Dicono che il Tempo è gentiluomo... In questi casi, e ormai lo scomodo spesso, devo evocare la meravigliosa figura dell'Ottimista che ognuno di noi serba nell'animo... C'è chi ha buona stella di avere la sua compagnia tutti i giorni... Per il resto della ciurma, che ognuno svegli l'Ottimista sommerso! 

   C'è incomunicabilità e incomunicabilità. Lo sforzo del "passo avanti", lo sforzo di provare a capire il pensiero altrui ci deve essere sempre. Anche se gli altri per noi sono alieni.

Per la convivenza con l'altro, prosit! prosit! prosit!

 
 
 
 
 

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