GIORNI STRANI

Vita di comunità: mai come ora dobbiamo fare appello a ogni nostra singola cellula. E' giunto il momento di imprimere una violenta accelerazione all'intelligenza della nostra specie, come una frustata di tramontana: l'occhio non sarà occhio e la mano non sarà più mano, negli anni venturi.

Creato da sergioemmeuno il 22/04/2011
 

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Personaggi e fatti

Il nome e cognome dei personaggi appartenenti ai racconti e ai tag "frammenti di scrittori in erba" e "il mio romanzo", come pure i fatti narrati, sono frutto della mia fantasia.

 

Messaggi del 29/09/2011

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Post n°259 pubblicato il 29 Settembre 2011 da JoyMusette

FANTASTIC VOYAGE

Cosa pensa un uomo quando desidera una donna, quando sa di essere ad un passo dalla conquista? 
Quando sente che la sua anima sta per congiungersi al suo corpo, senza limiti, senza paure, senza troppe parole di circostanza?
Per un attimo sono entrata nella testa di un uomo. 
Solo per un attimo mi è stato permesso,  con generosità, con fiducia, lasciandomi libera di provare le sue stesse sensazioni senza pudore.
Sono entrata nel sul bellissimo cranio, nei punti esatti in cui nascono le emozioni.
Ha permesso che si aprissero quelle porte segrete che mai nessuno aveva potuto varcare, rendendosi vulnerabile nel profondo e lasciando che qualcuno potesse ascoltare la vera essenza del suo desiderio, così carnale ma al tempo stesso così pura.
Come nel film “Fantastic voyage” di Richard Fleischer,  il percorso nella sua mente è stato fantascientifico:
nella zona parietale ho attraversato i centri delle sensazioni tattili: un fascio di nervi come infinite mani intrecciate, nell’attesa di un unico singolo impulso che attiva a catena tutti gli altri e accende il desiderio di toccare, accarezzare, scivolare tra le parti più intime di una donna. La pelle, i capelli, i fianchi prorompenti e generosi diventano unica fonte di possesso immediato, istintivo, materiale.
Nella zona occipitale ho potuto vedere con i suoi occhi. Ho visto dal suo interno come le curve morbide di una donna rendano tutto così armonioso e caldo; come la rotondità di un seno possa trasformarsi in un frutto succoso e maturo, pronto da cogliere e mangiare con avida passione.
Nella zona frontale, centro delle sensazioni olfattive, ho trovato i mille colori di un luna park: vortici di luce velocissimi che si concentrano nel suo respiro più profondo. Ogni respiro è come un giro sull’otto volante, senza fiato, tra odori intensi e delicati da annusare per poi inebriarsene ad occhi chiusi. 
Nel cervelletto ho visto il potere del movimento. Come il movimento degli alberi in tempesta che sbattono le fronde impazzite al ritmo del vento, in una danza ipnotica senza fine. Movimento ora morbido ora violento, a seconda delle dinamiche terrestri, della luna e delle maree.
Ed infine il passaggio dal talamo. Il talamo, che decide cosa piace e cosa no. 
Desiderare o rinnegare. A lui la scelta. 
Ho visto l’insieme di suoni, di luci e di colori raggruppati in un unico nucleo, centro del piacere totale, unione dei cinque sensi, sintesi del tutto.

Finito il mio viaggio, sono uscita dalla sua mente  arricchita di un’esperienza unica e irripetibile ma... nell’area temporale, centro del linguaggio, attraverso le corde vocali l’uomo traduce questo magico viaggio in un'unica, profonda ed entusiasmante esclamazione: “Grandioso! Mò se scopa!”

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La semifinale di pallavolo 2

Post n°258 pubblicato il 29 Settembre 2011 da sergioemmeuno
 

Inizia la prima battaglia. La squadra avversaria fa quadrato attorno a quella valchiria di Sara; delle altre due campionesse, una si è infortunata e l’altra verrà sacrificata in cabina di regia.

Sin dall’inizio si prospetta una gara barbosa e lenta. I due allenatori si consumano il fegato, si sbracciano, danno indicazioni precise, ma le atlete in campo, per l’emozione o chissà cos’altro, sembrano svogliate come non mai. L’alzatrice  nemica è un vero disastro, è fuori dal proprio ruolo e non fa molto per sostituire al meglio la compagna.

 Solo Giulia, dalla nostra sponda, e Sara sull’altra, digrignano i denti,  sbraitano e martellano come ossesse; dimodoché la gara diventa una loro questione privata. Le nostre ragazze, fra sbadigli e moltissimi errori sotto la rete, vanno subito avanti di un paio di punti e, col minimo sforzo, conservano il gruzzoletto sino alla fine. Idem il secondo set. Due set a zero, troppo bello per essere vero. L’espressione sul volto dei due signori in panchina si è ormai cristallizzata: distrutta e depressa la faccia dell’altro; distrutta ma serena quella del precettore.

Sul terzo set, le lombarde prendono un consistente vantaggio e se lo aggiudicano, grazie anche a svariate papere nella nostra fase ricettiva. Nel quarto, Monica e Daniela, oggi belle e così irritantemente apatiche, si ricordano che sono da quasi un’ora sul campo, sicché iniziano a fare sul serio e non ce n’è più nessuno. Tre a uno e in finale!

Sugli spalti, le facce degli addetti ai lavori sono visibilmente tediate.  L’esercito dei giornalisti stuzzica Gabriel: <<Mi scusi, ma non si può sputtanare un torneo così: ci vuole più serietà>>. <<Un prestigio frutto di anni e anni…Avete giocato con una squadra senza alzatrice.>> E ancora: <<La sera, mi consenta, le mandi a nanna le pupette>>.

E lui, impareggiabile, osservandolo con una spruzzata di disgusto: <<Beh, certo, seguro che stanotte le pu-pet-te non stavano con lei>>.

 
 
 

La semifinale di pallavolo 1

Post n°257 pubblicato il 29 Settembre 2011 da sergioemmeuno
 

     Dopo le finali di tennis e le semifinali di basket, che hanno occupato l’intera mattinata, è il turno della pallavolo femminile e maschile. Le ragazze avranno di fronte un’ottima formazione lombarda.

     Il tuttologo dimostra di avere le idee chiare anche in questo sport. Sa benissimo che la pallavolo femminile è molto dissimile da quella maschile: c’è meno potenza e si attacca in genere dalla prima linea, pertanto per essere imprevedibili bisogna variare l’attacco sotto la rete. Perciò ha cambiato idea in corsa e l’alzatore del gruppo – il fulcro della squadra – non sarà più Giulia, ma l’esperta Daniela. Infatti la riccioluta, pur avendo raggiunto un buon livello in poco tempo, non ha l’occhio di chi calpesta il parquet sin dalla tenera età. Comunque, avendo dimostrato grande dimestichezza in attacco, sarà destinata a giocare come opposto, figura che più di ogni altra schiaccia i palloni sul campo avversario. E all’occorrenza potrà attaccare anche dalla seconda linea.

     Le due ali saranno ovviamente la talentuosa Monica e Pat; quest’ultima, in fase ricettiva, non se la cava affatto male. I due ruoli di centrale verranno ricoperti da Laura e Francesca. Da tempo il Baffuto aveva capito che una loro crescita avrebbe reso la squadra molto competitiva. Pertanto, nei giorni addietro, ha sviluppato con loro un lavoro a parte, con allenamenti più lunghi rispetto alle altre compagne. Pochi ma ripetuti esercizi, talvolta in maniera eccessiva: primo, il muro sotto la rete, il pane quotidiano dei centrali; secondo, il micidiale attacco “fast”, con lo stacco a un piede, sia in primo che in secondo tempo.  

     Infine, e non potrebbe essere altrimenti, Raffaella sarà relegata al ruolo di libero. All’ora di pranzo, Eugenio con orgoglio solleva un pentolone gigantesco; dentro sfrigolano appetitosi bucatini, impregnati di sugo al ragù. A causa della prima gara alle porte, le fanciulle dovranno mangiare con moderazione. D’un tratto, Monica chiede a Gabriel se è vera la voce che si è diffusa in mattinata nel camping. L’uomo tradisce un sorriso di compiacimento e conferma la voce di corridoio: le rivali non potranno giocare con la fortissima alzatrice cubana. Infatti la ragazza si è distorta una caviglia, mentre faceva la civettuola e correva come una pazza per la pineta. Vi sono situazioni in cui la buona sorte ci spiana il cammino dinnanzi, sicché bisogna essere abili nel cogliere al volo l’occasione.         

 

 
 
 

Il silenzio della mente evoluta

Post n°256 pubblicato il 29 Settembre 2011 da sergioemmeuno
 

Il silenzio prolungato di una mente evoluta mi fa sempre pensare... ovviamente quando non è nella sua consuetudine... anche questa è una possibilità di comunicazione...

 
 
 

IL PIUMINO ROSA

Post n°255 pubblicato il 29 Settembre 2011 da Lossotto

 

Ho ritrovato in un portasapone di porcellana bianco, decorato con tralci di lillà che faceva parte di un set da toilette risalente agli anni ’20, appartenuto al mio nonno materno, un piumino color rosa sbiadito e ormai indurito al tatto. L’insigne piumino ha un’età avanzata e sono certa che non si offenderà se la dichiaro: esso ha compiuto quarant’anni.

Alla sua vista inaspettata, subito sono riaffiorati alla mente gioiosi ricordi della mia infanzia, perché, con quel piumino, mia madre mi ricopriva il corpo di borotalco ovviamente Roberts, dopo il bagno del sabato sera.

Rammento che la mamma verso le 18. 30 di ogni sabato pomeriggio, preparava l’acqua nella vasca e, inumidendosi il dorso della mano, si accertava  che la sua temperatura fosse equilibrata; poneva il mio accappatoio sul termosifone affinchè fosse caldo nel momento in cui sarei uscita dalla vasca e infine mi chiamava per l’atteso bagno.

Io, accorrevo subito al suo invito felice all’idea di sguazzare nell’acqua.

Durante il bagno, avevo in mano una spugna di color verde pastello e la mamma mi insegnava come detergermi il corpo, in modo da acquisire maggiore autonomia, come sovente accade durante i primi pranzetti di un bimbo: la mamma imbocca il piccolo che tiene nella sua manina un cucchiaio di medie dimensioni  che, immerge, su esempio materno, nella minestrina  di brodo vegetale e prova a portare da solo alla minuscola bocca, versandone qua e là piccole quantità.

Una volta lavata e risciacquata, chiedevo sempre alla mamma se potevo rimanere a giocare un po’ in acqua e lei acconsentiva sempre.

Appena mamma usciva dal bagno e andava a ricomporsi, mio fratello giungeva ed entrava in vasca con me: che divertimento! Schizzi fino al soffitto, giochi nell’acqua! Ricordo che ci piaceva giocare ai “telefonisti” fingendo che la doccia sul gruppo vasca, a quei tempi cromata ma molto meno sofisticata di quelle in uso corrente, fosse il ricevitore del telefono.

Dopo un po’ di tempo, ricompariva in bagno la mamma con sguardo di rimprovero, osservando il pavimento ben bagnato dai nostri giochi acquatici. Ricordo che diceva sempre:” Coraggio, fuori dall’acqua! Ho fretta devo preparare la cena !” che il sabato sera consisteva sempre in filetto e patatine fritte.

Una volta fuori dall’acqua, la mamma porgeva a me e a mio fratello, due accappatoi di spugna bianca ,orlati da una fettuccia bianca e celeste a quadrettini; li aveva confezionati mia nonna, poiché negli anni ’50 c’erano ancora pochi negozi di abbigliamento per bambini.

Dopo averci asciugati, la mamma prendeva il borotalco e ce lo distribuiva sul corpo  con “quel piumino” all’epoca color rosa, morbidissimo e soffice.

Ora, ho messo il piumino nella mia scatola dei ricordi e tutt’ora profuma vagamente di borotalco e abbondantemente di materna ed amorevole premura.

Cris

 

 
 
 

Ne-Yo & Pitbull: give me everithing.

Post n°254 pubblicato il 29 Settembre 2011 da sergioemmeuno
 
Tag: Musica

Per non farci mancare nulla, popolo di Digiland, tutti in piedi sui tavoli, su! Musica commerciale ma per chi è ancora tamarro dentro...

 

 

           

 Give me everything tonight!

 
 
 

Scrivere a mano o col PC?

Post n°253 pubblicato il 29 Settembre 2011 da sergioemmeuno
 

   Da moltissimi anni, ormai, se devo scrivere qualsiasi cosa mi servo del caro computer. E la vecchia e romantica scrittura a mano? Strano a dirsi, ma ogni volta che ci riprovo, dopo poche righe il foglietto è già un campo di battaglia: cancellature, frecce, parentesi e righine fra una riga e l’altro… Insomma, la scrittura tradizionale non fa più per me. Inoltre, quando impugno la penna - mia forte impressione - la fluidità e la forte ispirazione di venti anni fa sembrano svanire sulla distesa bianca…

  

   Anche a voi capita tutto ciò?

 
 
 

Stanchezza fisica e stanchezza mentale

Post n°252 pubblicato il 29 Settembre 2011 da sergioemmeuno
 

    Sussiste una differenza evidente fra stanchezza fisica e stanchezza mentale? Credo proprio di sì.

   La prima, a mio parere, può essere un qualcosa di veramente gradevole. Or ora mi riaffiorano meravigliosi ricordi, all’epoca della fresca gioventù, quando andavo a lavorare per i campi di Tarquinia, tagliando i grappoli d’uva dai filari, o peggio ancora raccogliendo da terra i pomodori – una mano santa per le ginocchia - per  deporli nella cassetta. Sveglia alle sei, zainetto sulle spalle, e andavo col mio amico Claudio a partecipare al massacrante rito dei pomodori. Durante la pausa di pranzo, puntualmente tutti i giorni fagocitavo una squisita insalata di riso dentro un cubo 3 x 3 della frigoverre… Essendo estate, a volte, quando terminavamo verso le cinque, ci catapultavamo sulla spiaggia lì vicino, sudati e sporchi di pomodoro… e ci tuffavamo accaldati nel mare. Mi ricordo che mi presi addirittura una brutta tosse, ma ciò non mi scoraggiò dal perseverare nel tuffarmi in acqua.  Alla fine della giornata ero distrutto, ginocchia, gomiti e schiena dolevamo; tuttavia nell’animo ero lucido e felice, perché avevo dato tutto me stesso all’aria aperta nei campi, e in compagnia di un caro amico.

  

   Stanchezza mentale. Questa è un brutto malanno… giacché non ha origine dal fisico. E quanto più passano gli anni tanto più capitano periodi del genere. L’accumularsi di giornate in cui al lavoro si sommano svariate faccende da sbrigare; orari diversi di lavoro; il cambio delle consegne fra le stagioni, qualche nottata in cui non si è dormito in modo profondo… tant’è che quando sei stanco dentro, ti senti come se fossi un’apparecchiatura con batteria quasi scarica… Fatto emblematico: ti senti svuotato e svogliato già la mattina, quando levi le chiappe dal letto, e la sveglia la odi più del tuo peggior nemico… vai al bagno, faccia sotto l’acqua gelida, fai colazione, pensi cosa devi fare nella giornata, accendi la TV, ti lavi i denti, fai i bisognini, la tua coscienza ecologista  sussurra che forse è meglio spegnere la TV se non la guardi, riprovi a rimettere il bel faccione sotto l’acqua gelida, e pensi che stavolta funzionerà, pensi pensi pensi. A cosa pensi? Non lo sai, perché i pensieri non decollano, sono come ingombranti volatili che corrono ma non potranno mai spiccare il volo. Quale diabolico paradosso: sei stanco anche se i pensieri girano a vuoto e stai immobile...

   E allora è bene dotarsi di un accumulatore di energia: naturale o artificiale non importa… purché funzioni e ti trasmetti la volontà di vivere in modo dignitoso. Hola!

 

p.s. Mi sento in dovere di dire che il brevetto dell'accumulatore di energia è di JoyMusette!

                     ecco il link:       http://blog.libero.it/imperfezioni/10649256.html

 
 
 

Professionisti della politica

Post n°251 pubblicato il 29 Settembre 2011 da sergioemmeuno
 

 

  

   C'è stato un tempo in cui  nel governo e nell'amministrazione agivano  uomini che erano professionisti della politica.  Se si riguardano certi filmati d'epoca, ci si rende conto di quanto questi uomini fossero appassionati alla politica, attenti alla risoluzione di certe problematiche sociali, coerenti alla loro ideologia - anche se estremista - e del tutto estranei agli interessi economici delle lobby.

   Gramsci, Togliatti, De Gasperi, Segni, Saragat, e, per ultimo, Berlinguer. Il confronto con i politici odierni è a dir poco ingeneroso... Sarà un caso che negli anni Cinquanta e Sessanta  l'Italia  spiccò il volo e si affermò in alcuni settori industriali?

   n.d.a. Nella foto, a mio avviso, questi signori sono due monumenti: Antonio Segni e Giuseppe Saragat. Per tutta la vita non faranno altro che avvicinarsi per poi riallontanarsi come amanti libertini, nell'arduo tentativo di dare corpo a un progetto comune di socialismo. Romantici e al tempo stesso sostanziosi

 
 
 

Il valore di un fatto legato all'appartenenza a un dato tempo ATTO 2 - Il Cartellone spiritico

Post n°250 pubblicato il 29 Settembre 2011 da sergioemmeuno
 

   Beata incoscienza. Probabilmente un qualcosa che non rifarei è il famigerato gioco spiritico del cartellone. Quando avevo 19 anni, ci riunivamo spesso a casa della nonna di un’amica, eravamo in cinque o più amici, sia ragazzi che ragazze. Prendevano un grosso cartellone bianco, e ci scrivevamo sopra ad arco le lettere dell’alfabeto, i dieci numeri, e le tre risposte (Sì, No e Non so). Poi a un angolo segnavamo una croce.

 

   Quindi posizionavamo una moneta sul cartellone, vi ci mettevamo sopra il nostro indice e cercavamo il contatto con uno spirito presunto. A un certo punto, la moneta iniziava a vagare sul tabellone, a volte in maniera decisa, altre volte esitante. E dopo aver chiesto all’Ospite il suo nome, iniziavamo a fargli le domande più disperate; cosicché lui rispondeva in modo preciso tramite lettere o numeri, oppure dava una risposta secca (Sì, No o Non so).

 

   Talvolta, lo spirito si presentava col nome di un nostro defunto; talaltra, si presentava come un improbabile personaggio famoso della storia… e qui, la possibilità di aver a che fare con uno spirito burlone era pressoché scontata… Nel tempo, alcuni esperti mi dissero che, in questi casi, lo spirito interpellato è propriamente una sorta di larva astrale, ossia un conglomerato di energie. Un esempio è rappresentato dall’energia che sopravvive, per un certo tempo, alla morte del nostro corpo fisico. Queste “entità” non sono né buone né cattive, cercherebbero semplicemente di sopravvivere, succhiando energia a chi compie viaggi astrali o da altre fonti.

 

   Esperienze comunque da evitare… soprattutto per i più impressionabili! e da evitare in modalità seriale. All'epoca, non potevamo farne a meno.

 
 
 
 
 

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