Creato da: CHIARA975 il 26/06/2006
Perchè la mente è una brutta bestia...Si rivolta contro chi la usa.
|
Area personale- Login
Cerca in questo BlogMenuI miei Blog Amici -
Patate, riso e cozze - domanicapirai - sturm und drang - Io blog perchè si! - fosco - vecchiozappa - la rivadelmare - dolcevita - Sex&theCity - Raggi di luna - Sala Operatoria - Fotoraccontare - occhiodivolpe - on the road - casalingapercaso - TAM-TAM PEOPLE - Route SixtySix - PENNA CALAMAIO - enterprise - Prospektjiva Bimjxin - A VOLTE SANGUINO Citazioni nei Blog Amici: 32 Chi può scrivere sul blog
Solo l'autore può pubblicare messaggi in questo Blog e tutti gli utenti registrati possono pubblicare commenti.
I miei link preferiti |
................................................................. C'è un angolo nel cuore di ognuno in cui sentirsi sè stessi equivale a espandersi all'infinito. Questa è una finestra sul mio angolo.
Post n°45 pubblicato il 14 Agosto 2007 da CHIARA975
Otium cum dignitate E' la"dolce indolenza" degli antichi. Non so se sia il padre dei vizi, ma è davvero piacevole indulgervi in questa estate assolata e ventilata, cambiando i programmi di giorno in giorno (o di ora in ora). Per il momento mi godo i risvegli lenti, le passeggiate pomeridiane e gli attimi di frescura serale. E in giornate come queste, meglio il silenzio. E molta riflessione. Una musica dolce può aiutare. (clicca e ascolta) Aria Siciliana Duminica jurnata di sciroccu a stissa aria u suli ora trasi dintra o mari a stissa aria a stissa aria nto mo Jardineddu
Post n°44 pubblicato il 09 Agosto 2007 da CHIARA975
Quest’anno pare che più del 65 % degli italiani non andrà in ferie; nel nord dicono prevalentemente per motivi di lavoro, al sud per problemi economici. Comunque sia, è una buona scelta: chi l’ha detto che uno, d’estate, debba andarsene per forza in vacanza? Sta scritto da qualche parte? E’ un obbligo sociale? Durante le ferie non ci si distrae mai veramente: se uno ha grane di lavoro se le porta mentalmente dietro, così resta sempre col muso lungo o ancorato al cellulare per tentare di risolverle da lontano. Inoltre in vacanza esplodono più facilmente le crisi di coppia a causa di gelosie o semplicemente perché uno voleva andare al mare e l’altro sui monti; indubbiamente in una città deserta vi sono meno tentazioni e di certo è molto meglio litigare liberamente nel proprio salotto o eliminare i dilemmi locativi semplicemente standosene fermi. E sì vabbé, in città restano pochi negozi aperti; ma esistono i supermercati, basta fare un po’ di scorta. Ed è pure rilassante guardare e scegliere confortati dall’aria condizionata. E se non vuoi prendere l’auto, trovi gli autobus quasi sempre vuoti, puoi anche allungare le gambe e se hai un pacco, una busta, una bomba, puoi anche poggiarla sul sedile accanto. Nei luoghi di villeggiatura invece i negozi sono strapieni e perché uno magari appena tornato sudato, sporco, stravolto da spiaggia o scampagnate in collina sognando una doccia, deve farsi una coda di due ore solo per comprare un chilo di pane? Per una donna andare in vacanza nella “seconda casa” vuol dire non riposarsi affatto perché deve cucinare, lavare, stirare, pulire esattamente come fa in città: di solito le seconde case sono meno organizzate della prima, non c’è la lavastoviglie , la scopa non è…elettrica, e sai che bello fare la serva pure lì. Sicuramente negli alberghi si sta più comodi, però è anche più facile non trovarsi a proprio agio (stanze rumorose, troppo calde, armadi minuscoli, cibo mediocre) o sopportare convivenze semi obbligate con persone antipatiche o rompiballe. Inoltre ormai si sa che le ferie sono dannose alla salute. Tutti i dietologi vi parleranno per ore dell’alimentazione errata e squilibrata cui tutti i vacanzieri si sottopongono, tornando a casa più grassi e con il pancino in disordine. Anche starsene troppo al sole fa male; favorisce i melanomi, ci si scotta, ci si spella, la pelle s’inaridisce, vengono le rughe; guardatele bene le facce dei sempre ultra-abbronzati overquaranta: sembrano di cuoio come quella di un vecchio apache. Se i costumi da bagno in nylon uniti al sudore, all’acqua di mare e alla sabbia provocano eczemi da contatto, vivere immersi nella natura fra prati e erbe provoca spessissimo nei metropolitani abituati al cemento congiuntiviti e allergie respiratorie; e sorvolo su altri “problemi” determinati dall’iperattività sessuale favorita dall’incosciente clima vacanziero…. E in mare ci sono le meduse, tra le rocce le vipere, ovunque gli insetti: chi se ne va in ferie su favolose spiagge del centro-sud America è quasi certo che si becchi la migrans, una larva schifosa che entra nella pelle e vi cammina lasciando una lunga scia rossa. Anche gli insetti nostrani non scherzano, ma si sa che essere morsicati da una zanzara a Milano urta psicologicamente meno che essere punti in Costa Smeralda… Infine non è mica vero che in vacanza ci si rilassa e riposa, anzi; la smania del divertimento a tutti i costi costringe a spostamenti massacranti e orari incredibili per vedere tutto o sfruttare ogni luogo culturale/ludico a disposizione, col risultato che uno torna in città a lavorare più stanco e nevrotico di prima. E degli animatori dei villaggi vacanza, che ti dilaniano gli attributi rincorrendoti per tutto il giorno con improbabili e assurdi passatempi per idioti…ne vogliamo parlare? Quindi, fate benissimo a restarvene in città. E ora scusate, ma devo scappare sennò perdo il traghetto per Portofino. Comunque, tranquilli, idealmente siete tutti con me, sulla spiaggia, al tramonto, che sorseggiamo immaginifici cocktails e balliamo tutti questa canzone.......
Post n°43 pubblicato il 02 Agosto 2007 da CHIARA975
Nei certificati di nascita è scritto dove e quando un uomo è venuto al mondo, ma non vi è specificato il motivo e lo scopo. (George Bernard Shaw) Cominciano ad essere una valanga… No, io non voglio diventare grande. E perché poi? Per perdere la fantasia, i sogni, gli slanci e le pazzie? Il senso dell’umorismo, il saper vedere il lato buffo nelle tragedie e la tragedia nelle cose buffe? Sono grata alla vita per avermi insegnato a non prendere mai nulla troppo sul serio, a partire da me stessa per finire a quelli che troppo sul serio si prendono di natura. Io voglio continuare a fare scherzetti, a gustare il buon cibo e il buon vino, a rompere le scatole a chi voglio bene, a ridere di poco…. Ma credo sia una domanda comune a tutti: quando si diventa adulti? C’è un’età precisa? Un momento esatto? In termini pratici si tratta di autonomia. Si diventa grandi quando amando sé stessi ci si accorge di amare il resto del mondo. Si diventa grandi quando vedi per la prima volta i tuoi genitori piangere o “diventare figli”. Si diventa grandi quando tocca a noi sostenere qualcuno, quando hai delle responsabilità e senti di dovertele prendere, senza poterti più rifugiare nella leggerezza dell’incoscienza. C’è gente sfortunata che si ritrova ad assumersi responsabilità anche a quindici anni. E allora, senza scampo, sei grande. C’è chi diventa grande quando pensa di aver perso l’innocenza, chi guardandosi allo specchio e vedendoci gli occhi del padre, chi quando mastica amarezza un tempo sconosciuta. Altri credono che capiti quando la serenità è scomparsa. Ma poi alcuni non lo diventano mai, per scelta od incoscienza o entrambe le cose. Si diventa grandi quando non ti fa più paura diventare grandi. No, decisamente io non sono adatta a rispondere a questa domanda perché nei giorni in cui sono "grande" non tutto va per il meglio, per fortuna sono alternati... Ed io non so rispondere, se non così… Quando Che fretta di crescere, di scoprire,
Post n°42 pubblicato il 11 Luglio 2007 da CHIARA975
Nel post precedente un blogger (ciao Mariddu) mi chiedeva cos’era l’equilibrio affettivo. Domanda difficile per me che, per carattere, vivo tutto con il massimo dell’intensità, ma è un’ottima occasione per spiegarmi meglio. Spiegare a voi e a me stessa principalmente. Io credo che quando si ama in modo eccessivo, quando cioè si è morbosamente attaccati e protettivi verso qualcuno, si finisce irrimediabilmente col rovinare tutto. Si rovina la personalità di un figlio amandolo in modo da evitargli qualunque sbaglio, qualunque problema o sofferenza. Questo lo renderà debole e insicuro, incapace di affrontare la vita, perché un figlio che vede il genitore tremante all’idea di una difficoltà avrà lui stesso paura di ogni imprevisto. Tanti genitori continuano ad avvilire e far diventare sempre più delicati i figli crescendoli fra le loro inquietudini. Per poi ritrovarsi un giorno a chiedersi perché hanno figli timidi e disarmati…E’ uno sbaglio molto comune, ed io l’ho fatto…per “troppo” amore. Credo che lo stesso errore si commette quando concentriamo tutto il nostro interesse su una persona: che sia il coniuge, l’amico/a o “altro” fa lo stesso…. L’amore può e dev’essere altruismo e dedizione, ma non fino all’annullamento dei nostri desideri, del nostro “io”. Altrimenti diventa dipendenza e, come ogni dipendenza, non è mai una cosa positiva. Cessa di essere un amore proficuo per diventare invece un elemento distruttivo della nostra e dell’altrui vita. Anche questo è uno sbaglio che ho fatto in passato. Sentivo di non essere all’altezza di fare delle scelte, mi sentivo incompleta e insufficiente a me stessa e mi aggrappavo a una persona, a un’idea o a un sentimento. L’equilibro affettivo di cui parlavo quindi è raggiungere quella consapevolezza che ti (mi) fa dire: ti voglio bene, amarti mi fa sentire utile e felice, ma…amarti non deve togliere nulla all’amore per me stessa, non devo farti pesare la mia vita invadendo la tua. Solo se concepisco me stessa come “essere completo” a prescindere da ogni altra persona, solo allora credo che questo sentimento diventa dono disinteressato. Quando mi vedrò come persona “autosufficiente”, l’amore per gli altri diventerà un sentimento bellissimo ed appagante, perché concentrare cuore e bisogni in un solo punto è sempre controproducente: senza che ce ne rendiamo conto, porta ad essere egoisti e possessivi, e velenosi.... Spero di essere stata “chiara” e di non essere fraintesa. Perché siamo tutti convinti, ed io lo sono spesso, di conoscerci alla perfezione e quindi di essere sempre “comprensibili” per gli altri e a noi stessi, ma non sempre siamo così “decifrabili” come crediamo. Non so per voi, ma a me scrivere nel blog e fare quindi questo lavoro di introspezione mi sta aiutando a cogliere aspetti di me che mi erano sconosciuti e a modificarne altri che avevano bisogno di una correzione di rotta…. Mi sono accorta per caso che il mio blog qualche giorno fa ha compiuto un anno. Una piccola cosa, ma importante per me che non avrei scommesso un centesimo di arrivare a questo traguardo. Un anno di pensieri (pochi eh?...sono pigraaaaaaa ), un anno di dialoghi con amici virtualmente vicini e preziosi, un anno densissimo di novità e di guardarmi con sincerità. Ho pensato tante volte di chiuderlo, e tutte le volte è arrivato qualcuno che, a volte senza saperlo, mi ha fatto capire l’importanza di essere qui. Per quello che ricevo e per quel pochissimo che do. E così, prepotente, è arrivata la domanda a me stessa: ma perché desiderare di scrivere un blog? E cosa spinge così tante persone (siamo più di 10 milioni e ogni giorno nel mondo si creano 12 mila diari virtuali, lo sapevate?) a creare questa sorta di piccole società, a mettersi a nudo (alcuni anche in senso letterale…) conoscendosi poco a poco e, quindi, magari a fidarsi gli uni degli altri. Siamo tutti quanti un po’ esibizionisti o è la necessità di trovare qualcuno, anche dall’altra parte del globo, con cui condividere idee e valori? Io, di ragioni che mi hanno motivato a scrivere un blog, ne ho tante; di alcune ho già parlato, di altre ne sono gelosissima e le tengo tutte per me. ……Mi piacerebbe conoscere le vostre…. Dimenticavo, buon compleblog a meeeeeeeee…..
Post n°41 pubblicato il 23 Giugno 2007 da CHIARA975
Io ho tanti difetti...piccoli piccoli. Ed uno grande, molto grande...sono gelosa. Gelosa di tutti: famiglia, parenti, amici...tutte le persone a cui voglio bene hanno "sofferto" i danni della mia gelosia. Li ricopro di attenzioni e vorrei, se fosse possibile, racchiuderli in un grande abbraccio che li protegga da ogni cosa. Ma questo abbraccio, a volte diventa pesante...e me ne rendo conto benissimo. Non mi fa onore, lo capisco e, per questo, ne soffro. L'essere cresciuta quasi da sola, ha fatto sì che questa fame d'amore (nel senso più ampio del termine) mi facesse attaccare agli altri come una cozza allo scoglio. L'idea di non poter sempre condividere le gioie e i dolori delle persone amate, i loro affanni, non essere sempre lì a consigliarli, a non gioire delle loro conquiste e ascoltare le loro esperienze mi faceva soffrire, e il pensiero che qualcun altro fosse lì al mio posto a vincere le loro depressioni o conquistare la loro fiducia mi è sempre parso ingiusto e spaventoso.... E da lì sono nati tanti dei miei problemi, rapporti splendidi rovinati dall'esagerata e spesso assolutamente immotivata gelosia fatta di discussioni avvilenti, collere incontrollate, parole stupide ed inutili. Ma perchè si è gelosi di chi si vuole bene? Perchè gli vogliamo bene.....?....E siccome gli vogliamo bene, lo vediamo bellissimo/a, geniale, simpatico/a, unico/a e speciale...insomma, conteso dal mondo intero. Preferiamo essere infelici per i tormenti della gelosia ma orgogliosi della nostra scelta, piuttosto che vederlo com'è veramente, magari uguale a tanti altri, uguale a noi, con i nostri difetti e i nostri pregi.... Capisco che sono ancora ben lontana dall'equilibrio affettivo, ma sulla buona strada perchè finalmente ne sono cosciente. Ma mi chiedo, siamo tutti schiavi: delle mode, del traffico, delle convenzioni sociali, dei doveri del lavoro o della famiglia, è pur vero che l'amore "troppo esclusivo" rende schiavi, ma almeno...fra le tante seccature della vita....c'è l'amore. Ed essere schiavi di questo sentimento, non è poi il peggio che possa capitare....no?
Post n°40 pubblicato il 12 Giugno 2007 da CHIARA975
Il trattino Ho letto di un uomo che doveva tenere l’elogio funebre al funerale di un’amica. Riferendosi alle date riportate sulla sua tomba, dell’inizio e della fine della sua vita Fece notare, fra le lacrime, che prima veniva la data di nascita e poi quella della morte Ma, disse, ciò che più contava era il trattino posto fra quegli anni. Perché quel trattino rappresentava Tutto il tempo che lei aveva vissuto sulla terra E ora solo quelli che l’amavano Sapevano quanto contava quella piccola linea Perché non importa quanto noi possediamo Le auto …. La casa …. Il denaro …. Quello che conta è come viviamo, come amiamo E come usiamo il tempo del nostro trattino. Così riflettiamo profondamente e a lungo; Ci sono alcune cose che vorremmo cambiare? Perché non si può mai sapere quanto tempo ci sia rimasto Per poterle ancora cambiare. Se solo potessimo rallentare un po’ Per considerare cosa è vero e importante E cercare sempre di comprendere Come si sentono le altre persone Ed essere meno pronti ad arrabbiarci E mostrare più apprezzamento e gratitudine E amare le persone presenti nella nostra vita Come non le abbiamo mai amate prima. Se noi ci trattiamo l’un l’altro con rispetto E indossiamo più spesso un sorriso …. Ricordando che questo particolare trattino Potrebbe durare solo per un breve periodo. Così quando sarà il momento di leggere il vostro elogio Rifacendosi alle azioni della vostra vita Sareste orgogliosi delle cose che direbbero su come avete usato il vostro trattino? ho copiato questo filmato e la traduzione da casalingapercaso, che ne ha fatto un post molto bello. Mi è piaciuto particolarmente perchè tutti quelli che mi conoscono o leggono queste righe, sanno bene quanto mi sta a cuore la qualità della vita, la qualità del mio tempo vissuto e che mi resta da vivere. Ma chissà perchè queste parole mi hanno fatto pensare soprattutto a CHI riempie in qualche modo quel "trattino" che è la nostra vita. Da piccola, a scuola, mi hanno insegnato che una linea, un tratto, non è altro che un insieme di punti, vicinissimi...ecco, le persone che riempiono la nostra vita sono quei puntini. Certo, so bene che noi siamo gli artefici della nostra vita,...ma di quante situazioni, rapporti, sbagli, sofferenze, gioie sono stati "colpevoli" le persone che, per caso, abbiamo incrociato nel nostro cammino? Una delle cose più belle e sbalorditive della vita, secondo me, è che uno, ad un certo momento, incontra per caso una persona assolutamente estranea, sul treno, sotto un ombrellone, in chat o in ufficio, in palestra o nella sala d'aspetto d'un medico e...e poi magari la sposa. Si danno del lei, si stringono la mano, dicono quattro banalità e magari si finisce per passare insieme la vita. Siamo perfetti estranei, con vite ed esperienze diverse, ma ad un tratto ci guardiamo negli occhi e scopriamo che l'altro/a è quel pezzo che mancava nel puzzle delle nostre vite. E' pazzesco a pensarci. Eh è solo perchè succede così tanto di frequente che ci siamo abituati a considerarlo normale e naturale. Da un'ora all'altra...in un attimo, incontriamo persone, esistenze che sfioriamo e di cui, fino a quel momento, ignoriamo tutto. E poi, accade qualcosa...e dopo, diventiamo "diversi". E non saremo più quelli di prima, mai più.... Come tutti, ho incontrato persone con le quali ho litigato, che mi hanno fatto soffrire, che con somma soddisfazione e nessun rimorso avrei voluto impalare o semplicemente impagliare per poi giocarci a freccette....ma ho incontrato anche tante persone che mi hanno fatto sentire privilegiata per aver condiviso parte della loro vita, e che hanno cambiato la mia vita in meglio, evitandomi tanti sbagli e regalandomi gioie impagabili. Di quelle che, quando le hai accanto, ti sembra di poter riuscire in qualunque impresa. Vi siete mai fermati a pensare quanta parte del nostro destino dipenda dalle persone che abbiamo la sorte di incontrare?
Post n°39 pubblicato il 11 Maggio 2007 da CHIARA975
Qualche giorno fa leggevo una sorta di "riabilitazione" della bugia. Secondo alcuni psicologi e dai dati emersi dalle ricerche di un'università californiana, le sane bugie stuzzicherebbero l'intelligenza: i bugiardi patologici hanno fino al 26 per cento di materia bianca (i corpi dei neuroni, quindi la "materia pensante") in più rispetto a chi non dice bugie. Ma c'è di più: raccontare bugie implica l'abilità di capire gli altri, sapere come manipolarli, inventare pretesti o giustificazioni plausibili...in altri termini, di disporre di un'ottima capacità di ragionamento, magari associata a buone abilità linguistiche. E' indubbio, infatti, secondo i ricercatori, che mentire in modo efficace richieda al cervello un surplus di lavoro, un'ottima memoria a breve e lungo termine per "mantenere" la bugia, e grande fantasia per elaborarla. E citano una famosa frase di Samuel Butler: "C'è una sorta di rispetto e deferenza nel mentire. Ogni volta che mentiamo a qualcuno, gli facciamo il complimento di riconoscere la sua superiorità." Ora...a me questa cosa pare una grande stupidaggine. Che per mentire ci voglia memoria è assodato, che ci voglia fantasia e astrazione è fin troppo ovvio...ma da qui a pensare che chi mente sia da apprezzare, quasi da ringraziare...ce ne corre! Riconosco che la bugia sia utile e propedeutica alla conoscenza in un bambino; verso i due anni approda al "come se", apprende che potrebbe esserci una realtà diversa da quella che vive concretamente e quotidianamente, ed inizia la costruzione di un proprio spazio mentale e psicologico. Capisco e giustifico, in parte, le bugie dei medici, che possono avere una motivazione etica o umana, quelle dei genitori ai figli o quelle dette a fin di bene... Stop. Secondo me la "terapeuticità" della menzogna finisce qui. A me chi dice bugie, il bugiardo patologico, chi vive di menzogne fa paura. Anzi, mi terrorizza. Perchè da un'accusa, da una critica, da un rimprovero ti puoi sempre difendere, dalla menzogna no...Non sai dove va a parare, spesso non te ne spieghi la motivazione e ti ferisce sempre quando meno te l'aspetti. La bugia è come una palla di neve e chi la lancia non si rende conto che spesso diventa una valanga che miete vittime. Da ragazzina, avevo un metodo infallibile per rispondere a chi mi rifilava una menzogna: con un ceffone, che in un attimo ristabiliva daccapo e una volta per tutte quello che contava e quello che no, ridisegnava la gerarchia delle cose, definiva il rispetto e i sentimenti altrui e tutta l'importanza che hanno. Ma questo metodo non mi ha impedito di prendere un sacco di cantonate. E ne prendo a vagonate pure adesso...perchè ripongo la mia fiducia negli altri incondizionatamente, perchè mi dò senza riserve e senza protezioni senza vedere la malizia nelle intenzioni altrui, perchè chi mi conosce sa che basta un sorriso aperto e una stretta di mano per farmi sciogliere come neve al sole. Ma non cambio carattere solo perchè qualcuno ha sbagliato e, per un attimo, mi ha fatto pentire di essermi fidata. Non sarebbe giusto che il prossimo pagasse per lo sbaglio commesso da un altro. Ed anche se ho sofferto parecchio per le bugie di qualcuno che mi hanno fatto sentire spesso immatura, sprovveduta e senza esperienza...mi piaccio così. Quando, "da grande", non sarò più ingenua, credo che mi mancherà una parte di me: quella purezza interiore che ricerco in ogni sguardo che incontro. Ed ai ceffoni ho sostituito quella massima che dice che è peggio diffidare degli amici che esserne ingannati. Si vive meglio, credetemi. .................. BUGIE!
Post n°38 pubblicato il 24 Aprile 2007 da CHIARA975
Ci sono due brutti momenti che si rincorrono periodicamente nella mia vita: quando si avvicina il mio compleanno e la depressione premestruale. In entrambi i casi, ma soprattutto quando arriva la "sindrome", farei bene a girare con un cartello appeso al collo con su scritto "mantenersi a distanza di sicurezza, pericolo di morte" perchè sbrano chiunque e per i più futili motivi...Sono anche i periodi in cui a cicli e a sprazzi si sveglia una antipaticissima malinconia (quanto non la sopporto!! ) e comincio a realizzare che gli anni avanzano inesorabilmente e mi assalgono dubbi terribili, come un velo che avvolge le mie giornate rendendole opache...spente. Mi sento inutile e inadeguata e mi chiedo com'è che nessuno mi abbia ancora buttato a mare...(io non mi ci butto perchè è troppo faticoso e vorrei che mi ci buttasse qualcun altro...che la fatica la facesse lui...). Sento di aver perso le mie occasioni più preziose, di non aver saputo dire alle persone care le parole giuste al momento giusto, di essere stata troppo paurosa e incerta nel prendere decisioni importanti, capacità e talento che non ho saputo sfruttare, opportunità che non ho saputo afferrare, progetti abbandonati....sono causa di un'emozione che mi logora: il rimpianto. Rimpianto per ciò che non ho vissuto, per "la rosa che non colsi" per dirla come Guido Gozzano... Rimpianto per non aver saputo dare fuori quel che c'è dentro. E allora, specie quando sono sola, cominciano le fantasie compensatorie: immagino di aver avuto il coraggio di cambiare città, di aver preso quella laurea che tanto piaceva ai miei, altre amicizie, altre esperienze.... Una sottile e perversa forma di autoinganno, un'illusione stupida e puerile. Perchè, di fatto, non saprò mai se sarebbe andata davvero così bene. Se aggredire o ignorare tanti avvenimenti mi avrebbe cambiato la vita in meglio o in peggio. E' stupido e inutile desiderare un passato che non tornerà più, soprattutto se, con un pizzico di razionalità, mi rendo conto che ciascuno di noi spende la vita come la sua natura, le circostanze, l'esempio gli hanno imposto. Chi non è nato ladro, sfaticato, prostituta o truffatore, difficilmente riuscirà a diventarlo...ed è quindi superfluo che io mi arrovelli pensando e sospirando a ciò che poteva essere e non è stato. Che non è accettazione supina, nè fatalismo...io non sono certo il tipo da accettare la realtà passivamente...ma il riconoscimento di una certa situazione e la mia attitudine a lasciarla evolvere naturalmente, concedendomi la libertà dell'imprevisto. Si, decisamente più saggio lasciarsi andare al gioco, alla leggerezza, alle coincidenze. Ehm...c'è qualche anima buona che me lo ricorda il prossimo mese? (...che a buttarmi a mare di fatica ne farebbe molta ma molta di più...!)
Post n°37 pubblicato il 05 Aprile 2007 da CHIARA975
Post n°36 pubblicato il 28 Marzo 2007 da CHIARA975
Sono confusa.... Ma la seduzione non era un comportamento, un insieme di atteggiamenti, finalizzati alla conquista del partner? Non è un "gioco di coppia" in cui ciascuno è contemporaneamente seduttore e sedotto? In cui l'attore principale di questa grande messinscena è, spesso, proprio la donna, che guida l'incontro amoroso dopo averlo reso realizzabile? Ed invece no...o almeno non solo. Sarà che sto invecchiando, sarà l'arietta primaverile ma... mi rendo conto che a volte recitiamo la parte dei seduttori solo perchè abbiamo bisogno di ricevere amore e voler bene. Sarà che tutti abbiamo bisogno di "vitamine affettive"....che i John Wayne, i Rambo, gli uomini d'acciaio esistono solo al cinema...ma tutti, consciamente (ma non l'ammetteremo mai...) o inconsciamente, abbiamo bisogno di ricevere affetto....ed allora nasce la "necessità"(...la voglia) di affascinare. Vediamo se riesco a farti capire... Dunque: l'amore e l'affetto che riceviamo ci aiutano a crescere, nutrono la nostra identità. Anche da adulti ci accettiamo se siamo accettati, ci vogliamo bene se gli altri ci vogliono bene, abbiamo fiducia in noi se gli altri si fidano di noi. Ecco che la seduzione, cioè la capacità di suscitare l'attenzione altrui, investe ogni rapporto: famiglia, coppia, lavoro e società. Infatti non soltanto rinforza l'identità personale in quanto verifica e conferma dei propri valori, ma è fondamentale anche per coltivare e arricchire le relazioni affettive e professionali. Quindi, per esempio, un insegnante sarà seduttivo se oltre alla cultura, avrà autorevolezza e passione per coinvolgere i suoi studenti. Un medico dovrà sedurre anche con la personalità e il carisma per far sì che il paziente si fidi e si affidi a lui. Il manager sarà seduttivo per fare squadra, cooperare con il gruppo per un indirizzo operativo ed uno spirito comune..... ...Ed io che pensavo che la seduzione fosse tutta nel filo del telefono al posto della mutanda ascellare, nello stivale pitonato a mezzo coscia e nelle minigonne giropassera! Allora la seduzione non è finalizzata solo ad un gioco di lenzuola...ma a mire ben più alte...sedurre significa piacere e quindi essere amati. Per questo si desidera essere più seducenti che sedotti? E' per ricevere affetto e stima che si dedicano così tante energie per avere potere seduttivo? E non mi riferisco al trucco, all'acconciatura dei capelli, al modo di vestire, ma alla fatica che abbiamo fatto e facciamo per avere cultura, autorevolezza, fascino: caratteristiche che permettono di attrarre gli altri, di incuriosirli nei nostri confronti....di stimolarli a venirci a conoscere. Seduttori inconsapevoli, quindi, non solo per attrarre qualcuno, ma per un'equazione inconscia: più successo, più potere, più denaro uguale più affetto, stima, rispetto, amore... Io credo che parecchie persone non riescono a manifestare completamente il proprio potenziale di "voler bene" e d'amare. Condizionamenti esterni o interni ci impediscono di "liberare" l'amore e viviamo spesso una vita di relazione a mezzo servizio, affamati di gesti e parole d'affetto. Probabilmente se avessimo meno paura di mostrarci deboli o immaturi manifestando i nostri bisogni affettivi, saremmo tutti quanti meno aggressivi, meno cinici, più buoni e migliori. E' bello a volte affidarsi a braccia amiche.... Sometimes, a hug is all what we need....(clicca)
Post n°35 pubblicato il 25 Febbraio 2007 da CHIARA975
Mi sono chiesta tante volte quale sia, per un uomo, il segreto del successo in amore. La bellezza no di certo: noi donne, si sa, non le diamo tanta importanza nella valutazione di un uomo, e comunque sono troppo discordanti, tra loro, le opinioni sulla bellezza maschile. La ricchezza? Non direi...o non sempre...Ci sono donne, è vero, che badano molto ai quattrini di un uomo, ma ce ne sono altrettante che li considerano un elemento trascurabile. La cordialità? La simpatia? La gentilezza? Gran belle doti certo, ma non decisive perchè un uomo cordiale, simpatico o gentile può essere apprezzato come amico, non necessariamente amato. Ebbene, dopo lunghe meditazioni, esperienze..."non dirette" e amichevoli confidenze, ho scoperto che la grande dote di chi vuol essere amato è questa: essere rambo, sciupafemmine, egoista, narcisista e mascalzone...nel DNA. Si, perchè cosa c'è di meglio di un bravo ragazzo?....Un cattivo ragazzo! E' quello che, ahimè, pensano quasi tutte le donne....Sicuramente quelle che amano il brivido e che al mattino, al posto del cappuccino, bevono adrenalina! Checchè se ne dica, infatti, il mascalzone con i grilli per la testa, o il fuoco nei...pantaloni...attira come una calamita! Da sempre. Forse perchè, come recita il detto: "I bravi ragazzi vanno in paradiso, i cattivi vanno dappertutto"??? ....O magari perchè dietro ogni donna si nasconde una crocerossina? Cosa c'è di meglio, infatti, di un'anima (e un corpo) da salvare? Boh...fatto sta che è difficile trovare nei sogni e nelle aspirazioni del sesso femminile un uomo regolare, tutto casa e ufficio. Come mai? Perchè i cattivi ragazzi, nelle varie declinazioni, dal rambo allo sciupafemmine, dall'egoista al perdigiorno a quello col sorriso perenne da gatto sornione, si vendono molto bene, si presentano come dinamici, ricchi di intraprendenza e iniziativa. In più hanno quel fascino che li fa sembrare sempre sul filo del rasoio, intenti a vivere una vita esposta al pericolo....una vita perennemente border-line. Eppure li amiamo.... Salvo poi cercare sempre e irriducibilmente di redimerli. Io credo che le donne, noi donne, abbiamo stampato nel nostro inconscio due diversi tipi di uomo: ci sono quelle che hanno in testa solo il "marito" da sposare e quelle che sono sempre alla ricerca dell'amante perfetto (con tutti i suoi difetti). E per questo secondo tipo di donna, soffrire per amore diventa la prova che sono davvero innamorate. Diciamoci la verità: la donna s'intenerisce per i deboli, ma ama i forti. Molti uomini non lo capiscono e credono di conquistare l'amore mostrandosi condiscendenti e fragili. E' un grosso errore. Gentili e cavallereschi si, sempre...ma piagnucolosi e imploranti...MAI! Perchè le lacrime di un uomo qualche volta ravvivano un sentimento, ma molto spesso annacquano l'amore....La donna per amare un uomo ha bisogno di ammirarlo o di proteggerlo, come si fa con un bambino discolo...insomma, deve essere dominata o dominarlo....E non credo sia un ragionamento maschilista o sessista, perchè nel primo caso ubbidisce al quel bisogno di protezione, solidità e sicurezza che è innato nel nostro sesso, nel secondo, ricorre al sentimento più prepotente...l'istinto materno, quello che ci suggerisce di andare incontro con tenerezza alle sue...ca**ate! E li amiamo.....nonostante le loro debolezze, i loro tradimenti, la loro cocciutaggine... Perchè l'intuito delle donne è sbalorditivo....Diciamo: "Quell'uomo non ci piace, non mi fido di lui..." E indoviniamo sempre. Se la polizia fosse totalmente nelle nostre mani, nessun delinquente la passerebbe liscia. Il guaio sarebbe però che, prima o poi, avremmo compassione delle nostre vittime, ce ne innamoreremmo e apriremmo le galere per farli scappare. Perchè questo è, a mio parere, il destino delle donne: vedere l'uomo con implacabile lucidità...e subito dopo chiudere gli occhi, abbagliate dalla pietà e dall'amore. ....ma come diceva quel filosofo di Marco Ferradini nel suo bel Teorema: "Non esistono leggi in amore....." ....PER FORTUNA ! Ehi baby, SORPRENDIMI.....
Post n°34 pubblicato il 10 Febbraio 2007 da CHIARA975
Questo sarà sempre un blog altalenante...come la sua proprietaria. Grande voglia di scrivere, bisogno di leggersi dentro, di farsi tante domande, di sfogarsi e condividere...e il desiderio frequente di scomparire, di rendersi invisibile al mondo e guardare la vita che passa...e rimanere lì, nascosti, spettatori...un pò da vigliacchi. Tanti piccoli malesseri fisici e una malinconia galoppante mi hanno tenuta lontana, volontariamente, dal blog. Alcuni blogger amici mi hanno chiesto: "perchè?". Già...perchè? Perchè la depressione è una gran brutta bestia, perchè io predico bene e razzolo male, perchè sono bravissima a tirar su l'amico che vuol tagliarsi le vene e...mi deprimo per giorni per cavolate... E da brava e diligente pessimista guardo con immensa invidia agli ottimisti. Perchè sono loro i veri eroi della vita, che l'attraversano e non ne escono mai sconfitti...perchè non "vedranno " mai la sconfitta, loro si limitano ad andare oltre...sono eternamente proiettati verso il destino, che non può non sorridergli. "CUOR CONTENTO IL CIEL L'AIUTA"......E' vero? Credo fermamente di si. Perchè esaminata con attenzione, la vita presenta infinitamente più motivi di pessimismo che di positività. Basta guardarsi attorno per diventare pessimisti e deprimersi. Anche i bambini sanno che ci sono problemi dappertutto, che la pace e la serenità durano solo un momento, che l'egoismo degli altri ci opprime e che ogni mattina qualche nuova delusione ci aspetta nell'attimo in cui alziamo la testa dal cuscino. E chi vede solo attraverso gli occhiali rosa dell'ottimismo mi appare, inevitabilmente, stupido e leggero, incosciente e superficiale. Invece è proprio qui la loro forza, il loro essere "eroi": questa irrazionale fiducia nella vita, l'ostinazione di voler credere, disperatamente, che il mondo può sempre migliorare.....questo delirio di grazia perenne..... Che rabbia mi fanno! Ma proprio per questo li invidio. Invidio il coraggio e l'amore che sanno inventarsi per vivere a dispetto di tutto, positivamente. Li invidio perchè ci vuole un animo nobile per sopportare i debiti della vita e, nonostante tutto, continuano a guardarla negli occhi e a sorriderle. Li invidio perchè penso che l'ottimismo non è incoscienza, nè leggerezza: è forza! E chi lo possiede ha un dono di cui, forse, nemmeno lui ne ha consapevolezza. Ed allora ho deciso che proverò a copiarli...meno autocritica, meno paranoie, meno paura. Proverò a mangiare più spinaci, per poter sferrare pugni più forti ai problemi e...mi faranno compagnia i miei pensieri, sono sicura che insieme a loro non mi sentirò mai sola....Ed allora mi butto, con occhi nuovi..... GERONIMOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO ! P.S. Maperchècavolocomincioacrescerea42anni?
Siamo legati con invisibili vincoli ai nostri timori. Siamo il burattino e il burattinaio, vittime delle nostre aspettazioni. Fili serici fan muovere braccia e gambe che ricadono flosce e inerti. Balliamo seguendo la musica delle nostre paure, corpi rattrappiti in se stessi, bambini che si nascondono fingendo di credere che sotto quel masso, dietro quell'albero non importa dove, in ogni luogo qualcosa si sottragga al nostro dominio. Siate padroni di voi, penetrate nel vostro essere per cogliere il battito della vita. Spezzate i vincoli che v'inceppano, allungate la mano per afferrare l'ignoto, avventuratevi nel buio spalancate le braccia all'abbraccio dell'aria fatene un paio d'ali per librarvi in alto. G.S. RAWLINGS
Post n°33 pubblicato il 22 Dicembre 2006 da CHIARA975
Sappiamo tutti che il vero spirito del Natale non è la paccottiglia che ci si scambia perchè "dobbiamo ricambiare sennò sta male", non sono i cenoni interminabili nè le vetrine traboccanti di oggetti demenziali che spuntano in prossimità delle feste, non sono i soliti film che prendendo a pretesto le festività propongono trame insulse se non addirittura boccaccesche. Noto che per tanti il Natale è fatto solo di noia, finto buonismo e sorrisi ipocriti. Per me invece, è un momento magico, perchè è il giorno in cui, più che nel resto dell'anno, penso all'amore...a chi me ne ha regalato e a chi ho regalato "qualcosa"....Perchè è quello che dà valore e senso alla vita, in ogni suo aspetto. E quando tutto mi sembra falso, ed io mi sento inutile e al posto sbagliato, ricordo un vecchio film di Frank Capra "La vita è meravigliosa", con James Stewart sull'orlo del suicidio che viene salvato da un angelo. Nel film il protagonista capisce come sarebbe peggiorata la vita degli altri se lui non fosse vissuto. Ecco, fatelo un pò anche voi....con un piccolo sforzo pensate a quanto la vostra vita sia stata utile agli altri, non servono gesti grandiosi...sicuramente c'è qualcuno che ha gioito della vostra presenza, a cui magari avete dato una mano o una parola di conforto in un brutto momento. A me basta questo per farmi dimenticare la commercializzazione dell'evento e a farmi tornare l'emozione e il calore di questo giorno speciale, e a voi basta per farvi guardare al Natale con occhi nuovi? Tu che ne dici Signore se in questo Natale faccio un bell'albero dentro il mio cuore, e ci attacco, invece dei regali, i nomi di tutti i miei amici bloggers: di quelli lontani e di quelli vicini, quelli vecchi e i nuovi, quelli che leggo ogni giorno e quelli che leggo di rado , quelli che ricordo sempre e quelli, a volte, un pò dimenticati , quelli costanti e quelli alterni , quelli che, senza volerlo, ho fatto soffrire e quelli che senza volere, mi hanno fatto soffrire , quelli che conosco profondamente e quelli che conosco appena, quelli che mi devono poco e quelli a cui devo molto, i miei amici semplici ed i miei amici importanti i nomi di tutti quanti sono passati nella mia vita arricchendola. Un albero con radici molto profonde,perchè i loro nomi non escano mai dal mio cuore; un albero dai rami molto grandi, perchè i nuovi nomi venuti da tutto il mondo si uniscano ai già esistenti, un albero con un'ombra molto gradevole affinchè la nostra amicizia, sia un momento di riposo durante le lotte della vita. (dal web, liberamente modificata) ...e non posso non pensare a chi in questi mesi ha riempito le mie giornate con saggezza e ironia , a chi mi ha divertito, costretta a pensare, chi mi ha sorpresa con la sua grinta o con la sua dolcezza, a chi mi ha resa più consapevole con sottile intelligenza o con spirito polemico. Mi sono confrontata con tante persone, ed ora fanno un pò parte della mia vita, perchè in loro ho trovato pezzi della mia. Un denominatore comune di voglia di crescere, di cambiare, di capire meglio chi sei...di sperimentarsi in una nuova dimensione per proiettarsi in avanti...sempre. Grazie a....alonsogutierrez, BevetePocaColla, Bismas, cavalieresikano, comandantekil, Coulomb2003, dartagnan_5, Diamante_e_Carbone, ennegramma, EvelineH, fannyforever, Fool4poon, Fosco6, fotoraccontare, gtentoni, guerrierlumiere, Il_giocatore0, ilsognomio0, ilvecchiodelmare, IronicoDistacco, Kastania, Kiaretta09, ladyluke, lavorodanero, lupoulisse, MannajaLaMiseria, martinoSun, maschiosiculo1961, mike.mike1, nausychaa, occhiodivolpe, pastalaforno, pelle_di_pesca, pensieroinespresso, PiccolaMaIngombrante, Pornoromantica, propeller58, PUXXOLA, raggiodiluna0dgl, ranokkioblu, ropotone, rossosangue1966, rustyprof, Sembrava_Impossibile, sof2004, sosempreapifiga, SPECIALE404, starbucks.m, takagika, tenebrosodoc, trentaadaprile_M, trovatore101, 1ninni, vecchiozappa. A tutti quelli che ho dimenticato (ed ai quali chiedo scusa), o che sono passati di qui in silenzio, o nei cui blog sono passata io in silenzio ma uscendone sempre più ricca di prima.... A tutti...di cuore...BUON NATALE Un...Merry Christmas...diverso (ascolta).
Post n°32 pubblicato il 05 Dicembre 2006 da CHIARA975
Life is a prism Ciao Amici....Lo so che mi avevate data per dispersa, che pensavate che avessi abbandonato il blog...No, non è così...ammetto che varie vicende personali mi hanno costretta ad una sosta, ma io sono una che non si abbatte facilmente e se mi cade una tegola sulla testa...mi ammacco un pò, ma mi rialzo subito dopo. Ma questa pausa non mi ha impedito di fare spesso un giro per i blog, e la cosa che mi ha colpito particolarmente in questi giorni è l'affollamento di gente che non fa altro che piangere e lamentarsi per l'amore perduto, per la fine della loro storia d'amore...Come se ci fosse stata un'epidemia di innamorati scaricati, di benserviti dati a gogò, di innamorati appena mollati inconsolabilmente schiantati nell'animo e nel fisico, che si sentono in diritto di gridare al mondo intero la loro sofferenza... Ma fatemi il piacere.......!!!!!! Lo so....la fine di una storia ci fa sentire naufraghi, ci sentiamo soli...in caduta libera su tutte le nostre sicurezze, sui nostri progetti....ci sentiamo come l'acqua leggermente frizzante...sgasati! Ma cac**io ragazzi, che voglia di prendervi a sberle... Ma perchè non capiamo che nel corso della vita tutti cambiamo? Cambiano le circostanze, arrivano nuovi problemi e quindi succede che le qualità della persona amata che attraevano tanto, adesso non intrigano più, si sentono come un limite, un ostacolo, un disagio....Quell'uomo che prima ci sembrava innamorato e impetuoso ora ci appare egoista e litigioso. Quella donna sorridente, brillante e fantasiosa ora ci sembra sconsiderata, asfissiante e inconcludente...E rimproveriamo l'altro di non essere come lo avevamo immaginato, mentre in realtà gli rimproveriamo di essere proprio ciò che era.... Ecco, adesso vi sento sbraitare fin da qui...lo so cosa mi state rimproverando: che un guaio è grosso quando succede a noi, quando succede agli altri è sempre piccolo... che nell'arte di dare buoni consigli siamo tutti maestri, mentre in quella di non seguirli siamo professori...Beh, mi dispiace smentirvi ma non sono insensibile come sembro, ci sono passata anch'io e vi assicuro che ricordo ancora benissimo l'angoscia e la convinzione che la mia vita finisse lì... Qualcuno "speciale" qualche tempo fa mi ha detto che "la vita è come un prisma...ha tante sfaccettature". Può sembrare fin troppo ovvio e banale, ma è verissimo. Guardare alla fine di una storia come ad un fallimento, piangersi addosso immobili ...significa impedire a noi stessi di guardare a quel meraviglioso universo di colori, di emozioni e gioie sconosciute di cui potremmo godere solo se spostassimo appena la nostra prospettiva e visione rispetto a tanti avvenimenti della nostra vita. E se cambio prospettiva.... mi renderò conto che non posso obbligare qualcuno ad amarmi come vorrei, perchè mettere i miei sentimenti davanti è solo egoismo mascherato da amore....e, seppur con dolore, imparerò che ogni individuo deve necessariamente mantenere i propri confini e il proprio spazio mentale...Che l'amore vero è rispetto dei tempi e della vita dell'altro, della sua voglia di vivere che, a volte, può portare lontano...ma sarà sempre un processo di trasformazione che mi permetterà di crescere e di costruire la prossima storia su basi più forti e consapevoli, di gioire di cose nuove e diverse. "Dipendere da un altro psicologicamente, emotivamente, cosa comporta? Significa dipendere da un altro essere umano per raggiungere la felicità..." Se decido di non condividere la mia vita con qualcun altro, o se è l'altro che decide di dare un taglio,accetto la sconfitta...e basta. Ma finchè mi ostinerò a rifiutare il nuovo stato di fatto, finchè piangerò atteggiandomi a vittima innocente, cadrò sempre più in basso, nella mia inutile e sterile ribellione...Risultato? Che la vita va avanti senza di me, e non è che ne abbiamo 7 come i gatti... Sono convinta che siamo il prodotto di ciò che scegliamo di essere in ogni situazione della nostra vita. Tutti noi possediamo la capacità potenziale di cambiare radicalmente gli atteggiamenti passivi in atteggiamenti opposti, carichi di vitalità creativa e assai più proficui. Basta una..."botta di coraggio", un pizzico di irrazionale fiducia nella vita, voglia di credere e sperare q.b.... e guardare oltre... P.S.La mia Amica " Diamante e Carbone " nel suo post n.5 ha scritto un meraviglioso promemoria che consiglio a tutti i cuori infranti di leggere...e non solo a loro. Brava Sammy! P.P.S. ...e siccome non riesco a restare seria per tanto tempo e mi sento pure tanto grillo parlante, vorrei dare due piccolissimi consigli. Ai maschietti: se è vero, come dicono gli scienziati che per ogni uomo sulla terra ci sono 7 donne, alle quali si aggiungono quelle mollate dagli altri...beh, pensate che per una porta che si chiude...7...14...21...donne vi aspettano a braccia aperte. Alle femminucce: sapete bene che si rimorchia col...."retrobottega". Come? Facile...basta un jeans a vita bassa, un tanga che sbuca e...una passeggiata al supermercato più vicino. Lì c'è sempre qualcosa che cade...
Post n°31 pubblicato il 05 Novembre 2006 da CHIARA975
Sono mancata qualche giorno per un avvenimento molto doloroso che ha colpito la mia famiglia. Quello che è successo mi ha messo davanti, oltre al dolore lacerante che colpisce chi vede una persona cara andarsene all'improvviso, alla mia impossibilità a trovare parole che potessero confortare chi il dolore lo viveva in prima persona. Non è stato solo per il mio costituzionale pudore a mostrare il mio intimo, è stata anche la consapevolezza che le parole, molto spesso, non servono. Lo so, in un grande dolore, i discorsi, le frasi di circostanza non aiutano molto. In realtà, a voler essere sincera, io credo che tutti quanti, in ogni situazione, parliamo troppo....C'è un'inflazione di bla-bla-bla inutili.... Troppe chiacchiere: troppe chiacchiere sui blog, tanto che spesso non lo sono più per trasformarsi in piccole chat, troppe chiacchiere in politica e nel giornalismo dove si dice di tutto e il contrario di tutto, anzi, spesso si contraddicono e comunque esagerano, portati come sono dal loro mestiere a gonfiare le cose... parlano e straparlano gli insicuri, quelli che hanno bisogno di inondarti di parole, di sommergerti di banalità e stupidaggini senza senso per costringerti a non ragionare sulla loro ignoranza mista ad arroganza, e l'esempio potrebbe continuare all'infinito....... Quanto tempo sprecato in chiacchiere inutili e parole vuote! Gran parte della nostra giornata è impegnata a dire e ad ascoltare cose che non ci recano alcun beneficio, nè fisico nè spirituale. Perchè chi tace si sente perduto, perciò parla sempre, non importa di cosa, non importa con chi. Il silenzio è aborrito come un male contagioso. C'è chi accende radio e tv , apre le finestre al traffico cittadino "pur di non sentirsi soli". Col risultato di andare a letto la sera col cervello disturbato e le orecchie lessate... Mi hanno sempre attratto le persone con una mente folgorante e vivace, con un'intelligenza fulminea, chi riesce a racchiudere in un motto di spirito mille parole. Chi ha sempre preferito il fare al dire....l'essere piuttosto che all'apparire...chi è ricco dentro e non sente il bisogno di inventarsi un bell'abito fatto di parole. Perchè ho sempre visto le parole come un vestito, chi ne usa troppe ...inevitabilmente, lo fa per mascherarsi. Un pò come quelle donne che si sforzano di apparire sexy e si coprono esageratamente di monili e trucco...la maggior parte delle persone le trova molto attraenti, e certamente attraggono molto....all'inizio. Ma chi non cerca di abbellire la verità, chi non ha bisogno di fingere per essere interessante...alla fine è quella che lascia una traccia di sè nella tua anima...è quella che prendi sul serio. Ecco, se proprio qualcuno mi costringesse a comporre il mio epitaffio, mi piacerebbe che si scrivesse:"qui riposa una persona di poche parole". E se essere taciturni è per la maggior parte del mondo sinonimo corrente di stupidità...beh pazienza...Me ne farò una ragione!
Post n°30 pubblicato il 25 Ottobre 2006 da CHIARA975
Chissà perchè, quando penso alla vita, mi si affaccia alla mente l'immagine di un gigantesco sacco di noci.... Il sacco si rovescia sul mondo e le noci, cioè gli uomini, rotolano via. Alcune si rompono subito, altre rotolano tranquille....,c'è chi si scontra con qualcuna...rallentando un pò il suo cammino, alcune si superano e si accaniscono nella corsa, proseguono a spinte e urtoni....altre si fermano ma arriva subito una che le colpisce piano e la fa andare avanti ancora, correndo insieme...altre, infine, colpiscono qualche noce dal guscio più debole...che ne resta ammaccata.... Tutte, presto o tardi, si fermano. E' stupido, lo so, anche un pò infantile, ma mi piace pensarmi come una piccola noce che rotola a casaccio, senza sapere perchè...ne incontra altre e subito le lascia, pare sul punto di fermarsi quando un'altra noce si para davanti minacciosa....ma riceve una spinta improvvisa e va avanti....avanti.... Siamo piccole noci uscite da un sacco nero ed enorme, e illuse di poter correre chi sa fino a quando...Magari per sempre. Invece no. Qualche metro ancora, qualche piccolo scontro...e poi basta. ...vale la pena privarsi delle piccole gioie...l'angoscia di correre, correre inseguendo una felicità più grande che magari non esiste...farsi del male inutilmente...coltivare odio e rancore verso gli altri...meschini risentimenti, assurde antipatie, i rimpianti...i giudizi... Siamo uguali...tutti piccole noci.....
Post n°29 pubblicato il 18 Ottobre 2006 da CHIARA975
Riconoscere i propri errori è, a mio avviso, la miglior prova di maturità che una persona possa dare. Solo i bambini capricciosi e gli ignoranti credono d'avere sempre ragione. Ma basta uscire dall'infantilismo e affrontare con un minimo di senso critico, con onestà e guardandosi bene dentro qualsiasi problema, per capire che la verità è complessa e che ragione e torto difficilmente stanno da una parte sola... I nostri antenati, sottili conoscitori della natura umana molto più di quanto non lo siamo adesso, usavano due celebri frasi per esprimere questi concetti. Dicevano: "E' saggio l'uomo che sa cambiare opinione" e poi aggiungevano: "Sbagliare è umano, perseverare è diabolico". Volevano intendere che non è disonorevole ammettere di aver sbagliato, ma che è da idioti battere sugli stessi errori per testardaggine, per stupido orgoglio o per presunzione. Io non ho mai avuto nessuna reticenza ad ammettere i miei sbagli...ma tante volte ho sbattuto la testa contro il muro della mia ostinazione....Volevo che le cose andassero esattamente come desideravo, indipendentemente dalle idee e dai sentimenti degli altri. Non ero disposta a fare nessuna concessione, ero irremovibile e intransigente. Adesso comincio a capire che spesso è necessario essere più docili e malleabili. E' meglio adattarsi a certe circostanze che non si possono cambiare, invece di pretendere che esse si adattino a me a qualsiasi costo. E che essere flessibili significa essere realisti. Tutti quanti ci ostiniamo , spesso, a voler impostare il gioco della vita non in funzione delle carte che abbiamo...ma secondo quelle a cui pensiamo di aver diritto. E' un atteggiamento che ci rende perdenti fin dall'inizio....è con la flessibilità, con l'accettazione dei nostri sbagli e la volontà di non ripeterli...con l'accettazione della debolezza altrui, di chi si ama soprattutto....che è possibile aiutare gli altri a fare il primo passo che potrà portarli ad un cambiamento graduale. Ci vuole una grande umiltà per far questo, e troppo spesso ce ne dimentichiamo.
Post n°28 pubblicato il 17 Ottobre 2006 da CHIARA975
Dicono che noi donne affoghiamo le gioie e le paturnie nello shopping, dal parrucchiere o in palestra.... Io cucino. Cucino per farmi passare l'incazzatura...cucino quando l'umore precipita...cucino quando "ho le mie cose" e le sinapsi cerebrali sono in pieno caos e il cuore in burrasca...ma cucino anche e soprattutto quando sono felice e voglio rendere felice qualcuno e farlo sentire speciale.... Cucino quando sono innamorata...e cucino quando l'estasi dell'innamoramento svanisce. Perchè per me cucinare è come un toccasana...una terapia. Mi metto lì e mentre raschio con la paglietta il fondo delle pentole in cui ho appena fatto la marmellata o mentre pulisco i carciofi per la minestra, io penso...penso che quando finisce una storia, è un'esperienza solitaria, che nessuno può condividere, nemmeno l'amico più caro, che può solamente starti vicino e sorriderti...ma tu stai male, solo tu sai quant'è acuto il dolore che provi per la mancanza di una persona che solo allora capisci quanto fosse importante....ed allora, credetemi...in quei momenti lì...solo il budino mi capisce! Scherzi a parte...uno dei punti fermi della mia vita è la convinzione che amare la buona tavola significhi amare attraverso di essa....e che c'è una bella differenza fra preparare amorevolmente la cena per il proprio compagno (e aspettare con gioia le sue reazioni nel...dopocena) e per dei cari amici...o sbuffare ai fornelli mentre ci si accinge all'ennesimo dovere coniugale con risultati spesso indigesti(per lo stomaco e per il cuore). A tavola tutti diventano più espansivi, più generosi, predisposti a mediare benevolmente...non è un caso che i migliori affari si concludano seduti a una tavola ben imbandita. Perchè il gusto è tra i cinque sensi, l'unico di cui possiamo godere in compagnia: impariamo a mangiare in famiglia, festeggiamo le ricorrenze con torte e gelati, ci sposiamo offrendo un banchetto, a tavola si discute di affari e d'amore...Alla buona tavola sono legati affetti e ricordi indelebili, mai dimenticati. E dell'abbinamento cibo-sesso ne vogliamo parlare? Meglio mangiare sempre lo stesso piatto o variare? Perchè c'è chi ha appetiti erotici sempre diversi e chi preferisce sempre la stessa frittata? Siamo monogami o poligami nelle nostre abitudini alimentari? Che poi...a voler farci un pensierino...non sempre è necessario cambiare ristorante: basta cambiare creativamente il menù ogni tanto....e chi vuol capire... E se il fidanzato ci è infedele?...semplice...vi confido una ricetta facile facile:...il segreto per ridare un pò di magia a un dessert venuto male dicono sia dargli fuoco. Cospargerlo di cognac e incendiarlo. Potrebbe essere un'idea anche per i fidanzati. Quando si impirliscono, appiccargli fuoco e farli flambè. Io credo che anche la storia dell'uomo si nata come un bisogno incontenibile di cibo. Mi spiego: molte ere fa l'uomo primitivo viveva libero e indipendente, solo una foglia di fico a coprire i gioielli di famiglia...poi ad un certo punto gli successe qualcosa. Improvvisamente, tornando dalla caccia e messosi a sbranare una coscia di brontosauro , sentì una necessità impellente. Un'urgente voglia di donna. Di femmina. Ma mica per soddisfare un impulso sessuale (vi ho letto nel cervello, eh?...), no...tutt'altro...Era un desiderio che partiva da più in alto della foglia...dallo stomaco. L'uomo primitivo cercò una femmina perchè gli preparasse un contorno. Due patate alla brace, una palletta di erbette, qualche asparago alla piastra....Fu il tratto digerente a richiedere la presenza femminile! E una fisiologica mancanza di fibre e vitamine a decretare l'unione tra lui e l'altro sesso. Dall'esigenza del contorno nacque la convivenza. Certo i trattati di evoluzione non ne parlano...e a scuola avrete sentito altre versioni, ma io sono sicura che deve essere andata proprio così. Poi l'uomo non sazio chiese alla donna di procurarsi un pò di frutta. Lei staccò una mela dall'albero.......e il resto lo sapete. Adesso vi saluto, vado a cucinare il mio piatto preferito, il tacchino al whisky. Sono generosa e vi passo la ricetta....
TACCHINO AL WHISKY Acquistare un tacchino di circa 5 chili per 6 persone e una bottiglia di whisky; sale, pepe, olio d'oliva e lardo.
Post n°27 pubblicato il 06 Ottobre 2006 da CHIARA975
In questo momento potrebbe essermi accaduta la sventura più grande...ma io, non sapendolo, non soffro. Ecco la grande fortuna di essere ignoranti.... E il tormento, o la stupidità, di chi vorrebbe conoscere tutto.... E' meglio allora una verità dolorosa.... O una sana incoscienza......?
Post n°26 pubblicato il 29 Settembre 2006 da CHIARA975
Sono nata così..... Sono nata con una genetica predisposizione al NO. Il NO mi piace. Anche il gesto che l'accompagna. Scuotere la testa di qua e di là, soprattutto quando mi sono appena lavata i capelli, mi dà tanta soddisfazione. E poi mi piace pronunciarlo il NO. Perchè lì in mezzo, tra le pieghe di quella sillaba nasale, ci sta dentro un sacco di roba......il rifiuto per esempio. il nossignore. il levatelo dalla testa....Che non è mica roba da buttare via...! Perchè il rifiuto è sempre differenziato. C'è no e no. E la maggior parte dei NO è riciclabile. Da una paziente raccolta di rifiuti possono nascere nuove cose. Insoliti modi di pensare, per esempio. Strade diverse da percorrere. Persone nuove da amare. Il NO è anche dissenso. Pensiero difforme. Che spesso si fa conflitto....Ma anche dibattito costruttivo. Per esempio, mi fanno paura le coppie che non litigano mai. Bisticciare, credetemi, è sano. Sono convinta che alzando la voce e caricando i toni, si crei dell'energia propulsiva che fa andare avanti la coppia. La paura di litigare...ecco un brutto segno per l'amore. Ci sono coppie dove non si alza mai la voce, dove non c'è mai uno scatto di nervi, non si esce mai sbattendo la porta. In apparenza il loro amore è perfetto, in realtà lo sentono così insicuro che preferiscono non metterlo alla prova. Un tempo, quando l'amore era incandescente, i litigi erano aspri, esplodevano come temporali d'estate, ma poi finivano quasi subito e il desiderio di fare pace accresceva la tenerezza. Vuoi mettere, infatti, il piacere sublime di fare la pace? Chi non litiga non sa cosa si perde. E poi c'è il NO purissimo della disobbedienza. Quello bello, e snervante, dei bambini. Che dicono NO per puro spirito di contraddizione. E, magari, ci aggiungono pure un mich......, proprio quando i genitori vogliono far bella figura con gli amici. Poi ci sono i NO che ti vengono fuori perchè c'hai i nervi. Guarda, oggi ti dico no perchè c'è vento e sono isterica. Ma se me lo chiedi domani, può essere che ti dica di si. Soprattutto se c'è il sole. E poi ci sono anche i NO della sincerità. Quelli che si usano per dire le cose come stanno. Ti piaccio sempre?.........Mi ami ?............Torniamo insieme?. NO!....Perchè?.......Perchè NO....Perchè mi stai sulle balle, guarda. Non ti reggo più. Preferisco dirti le cose come stanno invece di fingere benevolenza. Vai a triturare gli zebedei a qualcun altro. Non i miei...grazie. Guarda che non ti ho detto ti amo,era solo...andiamo...ognuno per i c...suoi!...Non è che...tesorone mio, testa di zucchina, potresti trasferirti su Venere, dove piove acido solforico tutto il giorno?...... E questo è il NO che dà libertà. Perchè non si può morire dentro...aspettare di diventare tutti verdi come Hulk fino a farsi scoppiare i bottoni della camicia..... Con il NO, poi, iniziano tante parole importanti. Il nonostante, per esempio. Che ti fa tirare avanti e chiudere un occhio....Il noumeno, che è l'essenza delle cose....Il nocciolato, che toglie tutte le malinconie....Le novità, che danno gusto alla vita....Il no-profit, che dà senza pretendere....il non ti scordar di me della nostalgia.......e il non essere dell'essere. E con il NO comincia anche una frase di Pessoa, a me molto cara: NON SONO NIENTE. NON SARO' MAI NIENTE. NON POSSO VOLER ESSERE NIENTE. PERO' HO IN ME TUTTI I SOGNI DEL MONDO. Ecco. E' proprio così che la penso.....
|