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Un blog creato da pigilli il 06/10/2006

PIERLUIGI LUPO

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Beh, naturalmente le lezioni sono indirizzate a coloro che...
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PREMIO CHIARA

Post n°56 pubblicato il 19 Luglio 2011 da pigilli
Foto di pigilli

Vincitore dell'edizione 2011 del PREMIO CHIARA
per una Raccolta di Racconti Inediti è Riccardo Ielmini.

La Giuria ha inoltre deciso di segnalare con una menzione speciale altre due raccolte: quella di Mario Greco e di Pierluigi Lupo.

Menzione speciale a

PIERLUIGI LUPO di Roma

per la capacità di tratteggiare emozioni profonde in maniera concisa e originale, con piglio deciso e a tratti brioso.

 
 
 

Lampada Osram

Post n°55 pubblicato il 17 Dicembre 2008 da pigilli

Giorni fa ascoltavo una vecchia canzone di Claudio Baglioni. Il ritornello ripeteva continuamente “lampada Osram” e non capivo perché. Così ho fatto delle ricerche scoprendo quanto segue.

 

Nel 1960, in occasione delle Olimpiadi di Roma, la società Osram fece installare a sue spese, sul piazzale antistante alla stazione Termini, un enorme lampione. Un palo molto alto, con sopra una serie di lampade a vapori di mercurio. All'epoca una novità. Oltre a illuminare la piazza divenne punto di incontro per molti romani. Ci si beccava con gli amici: “a Termini, sotto la lampada Osram”.
E quello fu anche il luogo d’appuntamento della ragazza della canzone. Sognava che lui fosse soltanto un poco in ritardo. Nell’attesa si lasciava trasportare dalle emozioni. Quando arriverà gli metterà un po’ il muso, pensava. Poi lui, per farsi perdonare, mi porterà davanti a un tramonto per dirmi: “Mi piaci tanto tanto”.
Ma lui non era più venuto. Lei, a testa bassa, riprendeva il tram per tornare a casa. “Biglietto, signorina” era la voce del bigliettaio, vedendola smarrita.


La lampada non c’è più. Qualcuno sa che fine ha fatto?

 
 
 

Intimità

Post n°54 pubblicato il 10 Dicembre 2008 da pigilli

“No, non spegnere” disse Marina, fermandogli la mano.

“Non c’è troppa luce?”

“Non importa”

Avevano sempre spento la luce. Dopo qualche bacio l’uomo allungava una mano e premeva l’interruttore dell’abat-jour.

“Che ti prende stasera?” chiese invece, quasi smarrito.

Marina non rispose.

Era distesa sul letto, gli occhi fissi al soffitto. La camicia da notte sollevata. L’uomo rimase incerto, poi si occupò di sfilare le mutandine di Marina, facendole scorrere lentamente lungo le gambe. Era la prima volta che la vedeva nuda alla luce della lampada.

“Non essere così lento” sbuffò.

“Aspetta un momento” sospirò lui, fermandosi ancora.

“Dai, spicciati”

“Mi piace guardarti”

“E adesso?” miagolò Marina allargando improvvisamente le gambe.

“Che bella che sei, impazzisco” fece lui, riallungando le mani.

“Prendimi, scemo”

 
 
 

Ieri notte

Post n°53 pubblicato il 22 Novembre 2008 da pigilli

Solo ieri notte lei piangeva, si disperava. La voce stridula. Gridava all’uomo, rabbiosa, insistente, di andare via! Che non sopportava di vederlo un minuto di più, che doveva sparire, per sempre! Non si facesse più vedere. Mentre lui sbraitava, dava i pugni al muro, bestemmiava, con voce grossa, da caverna. Ma ora sono lì, sulla porta, è mattina, lei domanda quando tornerà, e si contorce nella sua maglietta lunga, bianca, che arriva alle ginocchia, e aderisce al seno. Lo guarda, addolorata, vinta, gli manda baci… e lui, grosso come una montagna l’abbraccia. Poi le lancia baci dall’ascensore, tenero come un cagnolino da salotto. 
“Quando torni?” fa lei, con quel tono ansioso e come a dire: mi stai lasciando sola, brutto stronzo!
“Beh, lo sai”
“Tra quanto?”
“Stasera, verso le sei, sei e mezzo…” risponde con voce dimessa, quasi colpevole.
“Così tardi?” fa lei.
E lui intenerito torna indietro, il tempo risicato di un altro bacio, e via di corsa, con forza sovrumana a staccarsi da lei, che intanto non lo molla e si riallacciano furiosamente, tra le porte dell’ascensore. Qualcuno sta battendo dal piano di sotto e grida: “Ascensore! Ascensore!!”
E ancora un bacio, stavolta l’ultimo, dolce, appassionato, focoso, sull’orlo del desiderio irrefrenabile e la tentazione di mandare tutto al diavolo, gettarsi sul pavimento del pianerottolo… lasciare l’ascensore a quello del piano di sotto, ma non c’è tempo.
Lui la spinge fuori, come farebbe con un nemico in battaglia, preme il pulsante T e fugge via… al lavoro, tristemente.
Lei rientra in casa, strascicando i piedi, senza quasi più forze, disfa il letto, le mani nelle lenzuola, l’odore del sesso nell’aria, si mette a piangere come una bambina. In una dolce stanchezza si getta di traverso nel letto e non si muove più. Sembra dormire, ma pensa a lui. Alle cose loro. Alle sei tutto potrà ricominciare, e anche se bisticceranno sarà meglio che stare da sola, ad aspettare.

 
 
 

elettrico fuoco

Post n°52 pubblicato il 21 Novembre 2008 da pigilli

 

Tu cui spesso e silenziosamente mi avvicino, 

    per poter stare con te, 

Quando ti cammino a fianco, o ti siedo accanto,
   o rimango nella stanza con te.
Tu poco sai del sottile elettrico fuoco, 

   che per causa tua mi prende. 

                                         (mia traduzione dall’inglese)


Con questa poesia di Walt Whitman inauguro una nuova fase di questo blog che, dopo un avvio spumeggiante, si è perso nell’anonimato degli infiniti blog che popolano la rete.
A breve troverete miei racconti. Aspetto i commenti!

 
 
 
 
 
 
 

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