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DE ANDRE' E GUCCINI


Il cuore mio non dorme mai
Sa che di un altro adesso sei
Tua madre va dicendo che
A maggio un uomo sposerai
Ma se in fondo al cuore tuo
C'è un ragazzo sono io
Ma chi l'ha detto ma perché
Non devo più pensare a te
Nessuno sa chi sono io
Ma il primo bacio è stato mio
Impazzisco senza te
E ogno notte ti rivedo accanto a me
Se bruciasse la città
Da te da te da te io correrei
Anche il fuoco vincerei per rivedere te
Se bruciasse la città
Lo so lo so tu cercheresti me
Anche dopo il nostro addio l'amore sono io per te
Il cuore mio non dorme mai per inventarti accanto a me
Non brucia mai questa città
C'è ancora un uomo insieme a te
Ma se in fondo al cuore tuo
C'è un ragazzo sono io
Quel prato di periferia ti ha visto tante volte mia
E' troppo tempo che non sa dov'è la mia felicità
Impazzisco senza te
E ogni notte ti rivedo accanto a me
Se bruciasse la città
Da teda te da te io correrei
Anche il fuoco vincerei per rivedere te
Se bruciasse la città
lo so lo so tu chercheresti me
Anche dopo il nostro addio l'amore sono io per te per te
 

2 domande

domanda 1 Se conoscessi una donna incinta che avesse già 8 figli, di cui tre sordi, due ciechi, uno ritardato mentale, e lei avesse la sifilide... Le consiglieresti di abortire?

domanda 2  E' il momento di eleggere il Nuovo Leader del Mondo e….. il tuo voto conta molto.

Candidato A: è in combutta con politici corrotti,consulta gli astrologi.Ha due amanti. Fuma come un turco e si beve dagli 8 ai 10 martini al giorno.

Candidato B: è stato rimosso dal suo incarico due volte, dorme fino a mezzogiorno, all'università si faceva di oppio e ogni sera beve un litro di whisky.

Candidato C: è un eroe di guerra decorato.E‘ vegetariano, non fuma, beve una birra una volta ogni tanto e non ha mai avuto relazioni extraconiugali.

Quale di questi tre candidati sceglieresti?

Prima decidi, senza barare,poi vai a vedere…


Il candidato A è :
Franklin Delano Roosevelt

.
il candidato B è :
Winston Churchill


il candidato C è :
Adolf Hitler

 

E a proposito... risposta alla domanda sull'aborto...
Se hai risposto Si


hai appena ucciso Ludwig van Beethoven.

Interessante vero? Fa riflettere...
E ricorda sempre che i dilettanti hanno costruito l'Arca……
i professionisti il Titanic….

 
 

 

Adolf Hitler potrebbe non essersi suicidato nel bunker di Berlino

Post n°573 pubblicato il 29 Settembre 2009 da milionidieuro
 

Attorno a nessun personaggio storico danzano tante leggende nere come attorno alla figura di Adolf Hitler. Soprattutto sulla sua fine: si è suicidato? Fu ucciso? Sopravvisse e scappò in Argentina? Il suo corpo sostituito? Hitlerbunker.jpgO nascosto dai suoi "adepti"?


Così come la sua vita ha riempito e continua a riempire centinaia di studi, biografie, saggi, romanzi, opere teatrali e cinematografiche, così la sua morte scatena periodicamente una ridda di ipotesi e dicerie. L'ultima "indiscrezione" arriva dal quotidiano britannico «Sun»: Adolf Hitler potrebbe non essersi suicidato nel bunker di Berlino mentre sulla capitale del Riech in rotta avanzava l'Armata Rossa, o almeno non sarebbero suoi i resti del dittatore nazista conservati a Mosca. Lo afferma un archeologo statunitense a cui è stata data la possibilità di analizzare e realizzare test del Dna sul (presunto) teschio del dittaore. Il test avrebbero dato dei risultati destinati a far discutere gli storici: il teschio infatti non sarebbe appartenuto a un uomo di 56 anni - l'età che aveva il Führer quando prese la pillola di cianuro insieme ad Eva Braun prima di spararsi un colpo alla tempia, secondo quanto riferisce da oltre 60 anni la storia ufficiale, ma a una donna tra i 20 e i 40 anni, secondo quanto ha spiegato l'archeologo Nick Bellantoni: «Il teschio sembra molto sottile, le ossa dei maschi tendono ad essere molto più robusti. Questi resti corrispondono ad un teschio di una donna di poco più o poco meno di 30 anni». La Braun aveva 33 anni, il teschio potrebbe essere quindi stato il suo ma, ricorda lo studioso, «non vi sono prove del fatto che anche lei si sia sparata un colpo alla nuca». «Potrebbe essere chiunque», conclude.
Secondo quanto ricostruito dagli storici, i collaboratori di Hitler rimasti con lui fino alla fine bruciarono parzialmente il corpo del Führer, insieme a quello della sua amante, e poi lo seppellirono all'esterno del bunker. I russi poi riesumarono il corpo, mezzo carbonizzato e con un foro di proiettile nel teschio, e dichiararono che si trattava dei resti di Hitler. Negli anni Settanta poi il Kgb decise di cremare quei resti, conservando solo pochi frammenti del teschio. Credendo così di chiudere una volta per tute la scomoda faccenda, e invece alimentando mille straordinarie leggende.

fonte:ilgiornale.it

 
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lampione antistupro

Post n°572 pubblicato il 25 Settembre 2009 da milionidieuro
 

lampione antistupro.jpgUn lampione antistupro che si accende grazie ad un pannello fotovoltaico e che può catturare immagini e voci con la sua telecamera a infrarossi. Uno strumento capace quindi di 'sorvegliare' zone isolate, parchi, parcheggi, tutti quei luoghi dove può essere in agguato la violenza sulle donne. A inventare il lampione antistupro è stata una studentessa romana, Claudia Vitale, 19 anni, dell'istituto tecnico Galileo Galilei e oggi appena iscritta a ingegneria.

''Ero ancora a scuola, troppi stupri a Roma nell'inverno scorso, seguivo la cronaca. Poi è arrivata anche la tragedia della Caffarella. Mi sono sentita umiliata come donna ma ho pensato che dovevo fare qualcosa. Studio materie tecniche. Così mi è venuta l'idea di progettare un lampione antistupro che illuminasse le zone isolate di Roma e che potesse raccogliere le immagini e le voci per dare alle forze dell'ordine la possibilità di intervenire in caso di aggressione ad una ragazza'', spiega  Claudia Vitale, che ha presentato oggi, nella sede del Cnr il lampione antistupro, durante l'evento 'light' organizzato dall'Irpps-Cnr, nell'ambito della conferenza di presentazione della 'Notte dei ricercatori' che si terrà domani nella capitale al Planetario e al Museo Astronomico. Il lampione antistupro è frutto del lavoro di Vitale ma anche di un team di studenti del Galileo Galilei.

Dotato di un sistema di videosorveglianza a infrarossi e di un sistema di illuminazione senza collegamento alla rete elettrica, il lampione antistupro è alimentato da un impianto fotovoltaico stand-alone e può essere quindi installato in zone remote come parcheggi o parchi dove non ci sono collegamenti alla rete elettrica.

''Il problema che veniva denunciato riguardo gli eventi di violenza su queste ragazze romane era sempre la mancanza di sorveglianza, la mancanza di soldi per poterla realizzare. Così ho pensato ad un sistema efficiente ed economico. E ho voluto mettere a disposizione delle ragazze come me tutte le mie competenze tecniche'', sottolinea ancora Claudia Vitale che, una volta avuta l'idea, l'ha concretizzata insieme ai suoi colleghi del corso di telecomunicazioni ed elettronica dell'istituto Galileo Galilei, guidato dal professore Giuseppe Sciscione.

Con Vitale, infatti, a realizzare il lampione antistupro sono stati anche Edoardo Gatta, Davide Di Bello e Jakus Kubisztal, tutti studenti che, terminati i corsi di formazione al Galileo Galilei, oggi sono pronti a entrare all'università di ingegneria a Roma.

Il lampione antistupro, realizzato nell'ambito del progetto 'Alternanza scuola-lavoro' del ministero dell'Istruzione e Ricerca scientifica, ha anche la possibilità di un sistema di collegamento con le stazioni delle forze dell'ordine e un software che, attraverso i sistemi di navigazione satellitare, consente la rapida localizzazione dell'evento registrato. ''Spero che questo sistema venga applicato a favore di tutte le ragazze'', conclude Claudia Vitale. E il lampione antistupro presto sarà brevettato.

''Contiamo di brevettare questo sistema e siamo a disposizione delle autorità e di chiunque ritenga di volerlo realmente installare su strada per la sicurezza dei cittadini'', afferma il professore del team di studenti dell'istituto Galileo Galilei, Giuseppe Sciscione, responsabile del progetto 'Energie alternative' della scuola romana che è stato già contattato dalla Provincia di Roma che ha messo in contatto i suoi studenti con il Consiglio nazionale delle ricerche.

''Il Cnr ci ha voluto incontrare e oggi ci ha consentito di presentare questa tecnologia che è solo una delle tante ideate da studenti impegnati nella formazione tecnico-scientifica. Speriamo di incontrare il sindaco Gianni Alemanno e di fargli vedere direttamente in che cosa consiste e anche quanto è economico questo lampione antistupro'', conclude il professore Sciscione''.

 
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una DONNA SU otto A RISCHIO DI MORTE PER GRAVIDANZA In Sierra Leone

Post n°571 pubblicato il 25 Settembre 2009 da milionidieuro
 

In Sierra Leone una donna su otto rischia di morire durante gravidanza o parto, uno dei piu' alti tassi di mortalita' materna al mondo. Lo rivela un rapporto presentato da Amnesty International, dal quale risulta che in Sierra Leone meno della meta' dei parti e' assistita da personale medico competente e neanche uno su cinque avviene in strutture sanitarie. Molte donne non sono in grado di accedere a cure vitali perche' troppo povere e migliaia hanno emorragie mortali dopo il parto.

In Sierra Leone una donna su otto rischia di morire durante la gravidanza o il parto, uno dei piu' alti tassi di mortalita' materna del mondo. E' l'allrme lanciato oggi da Amnesty International che, alla vigilia del summit dei leader mondiali di New York, in cui si discutera' sull'aumento dei finanziamenti delle cure mediche nei Paesi in via di sviluppo, ha presentato oggi a Freetown, la capitale della Sierra Leone, una campagna per ridurre la mortalita' materna nel paese africano. Il rapporto presentato oggi, dal titolo 'Fuori dalla portata: il costo della mortalita' materna in Sierra Leone', contiene dati e testimonianze personali che mostrano come le donne adulte e le ragazze spesso non siano in grado di accedere a cure mediche vitali perche' sono troppo povere per pagarle. Migliaia di donne hanno emorragie mortali dopo il parto: la maggior parte di esse muore in casa, altre mentre cercano di raggiungere un ospedale in taxi, in motocicletta o a piedi. In Sierra Leone meno della meta' dei parti sono assistiti da personale medico competente e neanche uno su cinque viene eseguito in strutture sanitarie. 'Questi dati raccapriccianti testimoniano che la mortalita' materna e' un'emergenza dei diritti umani in Sierra Leone' - ha commentato Irene Khan, Segretario generale di Amnesty - . Migliaia di donne adulte e ragazze muoiono perche' viene negato loro il diritto alla vita e alla salute, nonostante il governo abbia promesso di fornire cure mediche gratuite a tutte le donne in gravidanza''. L'accesso alle cure nei Paesi in via di sviluppo sara' al centro dell'incontro che si terra' domani, mercoledi' 23 settembre, all'Assemblea generale delle Nazioni Unite. Il primo ministro britannico Gordon Brown dovrebbe annunciare una serie di nuove misure finanziarie destinate a migliorare le cure mediche nei Paesi in via di sviluppo, in particolare quelle relative alla salute infantile e materna. La Sierra Leone dovrebbe essere tra i paesi destinatari dei finanziamenti. ''Questi ulteriori fondi, di cui in Sierra Leone c'e' un disperato bisogno, non arriveranno alle donne e alle bambine che si trovano nelle zone piu' interne del paese e che rischiano la morte piu' di tutte. Le loro vite saranno salvate solo se il sistema sanitario sara' guidato in modo adeguato e se il governo sara' chiamato a rispondere del proprio operato' - ha sottolineato Khan -. I finanziamenti, da soli, non risolveranno il problema. La profonda discriminazione e il basso status sociale delle donne sono alla base della terribile tragedia della mortalita' materna. La Sierra Leone e' un paese in cui le bambine sono costrette ad accettare matrimoni precoci, vengono escluse dalla scuola e sono esposte alla violenza sessuale. I bisogni delle donne in termini di salute, ricevono scarsa considerazione da parte delle famiglie, dei leader delle comunita' locali e del governo' - ha aggiunto.

 
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Clampi: virus trojan in grado di rubare dati bancari online dai pc infettati

Post n°570 pubblicato il 21 Settembre 2009 da milionidieuro
 

dati conti.jpgCriminali cybernetici hanno creato un nuovo e sofisticato virus trojan, un tipo di virus in grado di provocare danni a un computer, in grado di rubare dati bancari online dai pc infettati. Calmpi - questo il nome del «cavallo di Troia» - ha già colpito centinaia di migliaia di computer in Gran Bretagna e Stati Uniti. Agisce quando un utente si collega a siti web che contengono codici dannosi.

UNA NUOVA minaccia si aggira per il cyberspazio, andando a colpire quanto di più riservato e prezioso gli utenti trattano in rete: il loro denaro. Si tratta di un trojan (un tipo di malware, software maligno) chiamato Clampi, in grado di impossessarsi dei dati (password, codici e informazioni di vario genere) che gli utenti inseriscono compiendo operazioni finanziarie online. Il software, che viene scaricato inconsapevolmente nel pc, giace latente finché l'utente accede alla sua banca online, alla sua carta di credito o ad altri siti finanziari. Così il trojan riesce a catturare login e password inseriti dai clienti per eseguire le loro operazioni e li reinvia ad un server controllato da hacker e cyber-criminali che possono usare le informazioni estorte illegalmente per accedere ai conti degli utenti o per effettuare acquisti con le carte di credito. L'allarme è stato lanciato da Symantec, azienda che produce programmi di protezione per i computer. La minaccia - va detto - riguarda gli utenti Windows, il sistema operativo della Microsoft. Ovvero, la maggioranza.

virus.gifLe vittime - Clampi, conosciuto anche come Ligats o Ilomo, ha infettato finora circa un migliaio di computer nel Regno Unito mentre negli Stati Uniti ha colpito quelli di diverse scuole e aziende, molte delle quali sono state riluttanti a rivelare le esatte modalità di aggressione. Fra le varie malefatte compiute, anche il furto di più di 700 mila dollari ai danni del distretto scolastico americano di Western Beaver, eseguito attraverso 74 diversi trasferimenti elettronici.

I pericoli - Secondo gli esperti della Symantec, Clampi sarebbe in grado di controllare circa 4.500 siti web del mondo finanziario, compresi quelli di alcune grandi banche del Regno Unito, casinò online, servizi di bonifico bancario, siti di vendita al dettaglio, erogatori di mutui ipotecari e siti della pubblica amministrazione. Inoltre gli esperti avvertono che il codice maligno necessario per eseguire il trojan non si trova soltanto nei siti web pornografici e in quelli di gioco d'azzardo, come avviene di solito, ma anche su decine di siti apparentemente innocui. Anche se il virus esiste dal 2005, il nuovo ceppo sembra essere più aggressivo e avere una diffusione più veloce dei suoi predecessori.

"Clampi è una minaccia complessa. Si comincia a capire solo adesso come funziona" dice Orla Cox, responsabile delle operazioni di sicurezza Symantec. "La prima grande ondata - continua - ha riguardato gli Stati Uniti nel mese di luglio, ma si sta diffondendo in tutto il mondo, in particolare nei paesi di lingua inglese. C'è la possibilità che si verifichi un'altra ondata di attacchi in futuro".

I trojan - Secondo un rapporto della IBM, i software trojan come Clampi rappresentano il 55% di tutti i nuovi programmi maligni comparsi nella prima metà del 2009, mentre nello stesso periodo dello scorso anno erano il 46%. I trojan sono malware (software dannosi per i computer) le cui funzionalità sono nascoste all'interno di un programma apparentemente utile. I "cavalli di Troia" sono composti generalmente da 2 file: il file server, che viene installato nella macchina-vittima, ed un file client, usato per inviare istruzioni al server controllato dai criminali. Sempre secondo il rapporto della IBM c'é un aumento del numero di link a pagine web "maligno", pari ad oltre il 500% nel primo semestre di quest'anno. La scorsa settimana anche il sito web del New York Times è stato colpito: i criminali avevano inserito la minaccia in uno degli annunci che comparivano nel sito.

 
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Basta, Cavaliere !

Foto di milionidieuro

Articolo di Personaggi d'Italia, pubblicato sabato 12 settembre 2009 in Francia.
[Le Monde]


Decidendo di querelare per “diffamazione” due quotidiani di centro sinistra – La Repubblica e l’Unità -, Silvio Berlusconi si rivela il peggior difensore della propria causa. Coinvolto da più di quattro mesi in una serie di rivelazioni scabrose sulla sua vita privata che non sono senza effetti sulla sua attività pubblica, il presidente del consiglio italiano, invece di spiegare e fare chiarezza, ha scelto di screditare e di intimidire i giornali che non controlla.

Proprietario di tre reti televisive private, di un gruppo editoriale e di stampa, l’imprenditore Berlusconi dispone di una gamma di media pronti a cantare le sue lodi quotidianamente; controllando gran parte dell’audiovisivo pubblico, il presidente del consiglio Berlusconi ha anche i mezzi per far passare sotto silenzio la telenovela delle sue turpitudini – e ci riesce. Ma per il Cavaliere, questo non è abbastanza. Come se fosse sufficiente che qualche giornale esponga le sue contraddizioni, gli chieda spiegazioni o lo ridicolizzi per scuotere la realtà del potere.

Così facendo, il capo del governo italiano commette un duplice errore. In quanto uomo dei media, è nella giusta posizione per sapere che l’informazione non si controlla più. Il progetto di erigere una palizzata tra l’informazione ed i suoi concittadini è un’illusione, anche se fosse dettata, come egli dice, dalla preoccupazione di “proteggere la sua vita privata”. In quanto uomo politico – anche se fuori dagli schemi -, corre il rischio, in questa avventura giudiziaria, di ridurre ancora di più [il livello, N.d.T.] della sua funzione e di nuocere all’immagine del paese che dirige.

Il principio della libertà di stampa, anche se quest’ultima non è esente da errori o approssimazioni, non si discute e non può essere messo in discussione. Salvo per fare del suo paese una singolare anomalia in Europa. Il semplice fatto che una manifestazione sia prevista, sabato 19 settembre a Roma, per difendere questa libertà fondamentale la dice lunga sulla situazione che regna in Italia e l’inquietudine che questa suscita.

Se, per fortuna, Berlusconi – che è, da parte sua, immune da ogni procedimento giudiziario durante il suo mandato – rinunciasse alla sua offensiva giudiziaria e scegliesse di mantenere un basso profilo, eviterebbe il ridicolo di doverporre l’Italia in concorrenza con la Corea del Nord o con la Russia sul tema della libertà d’informazione. E lui che si definisce “il miglior presidente del Consiglio (italiano)” da cento cinquant’anni – cosa di cui la Storia sarà giudice – eviterebbe già da ora di passare agli occhi di una buona parte dell’opinione pubblica internazionale come il peggiore.

[Articolo originale " Basta, Cavaliere ! " di Le Monde (editoriale)]

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CACCIA ALLE BALENE in GIAPPONE: già al debutto uccisi 100 delfini e una cinquantina di balene pilota

Strade interrotte e transennate con tanto di filo spinato. Sbarramenti di polizia. Divieto assoluto di scattare fotografie. Insulti e minacce. Tutto pur di nascondere il segreto della baia di Taiji, la città costiera a sud di Osaka, protagonista del film di Louie Psihovos e Richard O'Barry, «The Cove», premiato all'edizione 2009 del Sundace Film Festival. La pellicola racconta della mattanza di balene e soprattutto delfini che avviene ogni anno in questo angolo di Giappone. Un film documentario che da alcuni giorni è tornato ad essere drammatica realtà.

IL PRIMO «BOTTINO» - La prima battuta di pesca della stagione, iniziata ufficialmente il primo di settembre, si è conclusa con un bottino di un centinaio di delfini dal naso a bottiglia e di una cinquantina di balene pilota. La prefettura di Wakayama, in cui si trova la città, ha dichiarato che dei cento delfini catturati, i 40 o 50 esemplari più belli saranno venduti agli acquari, mentre gli altri saranno nuovamente rilasciati in mare. La carne di balena, invece, sarà venduta ai mercati del pesce per essere consumata. La quota assegnata ai pescatori giapponesi dalla International Whaling Commission per quest'anno è di 240 pezzi, tra delfini e balene. 

IMMAGINI RUBATE - L'avvio della stagione è stato contrassegnato dalle proteste e dagli scontri verbali tra animalisti e i pescatori della città, che a quanto riferiscono le cronache non hanno affatto gradito l'essere diventati protagonisti di un film. La pellicola era stata realizzata di nascosto, con telecamere radiocomandate nascoste tra gli alberi e registrazioni subacquee, dopo che invano i due registi avevano tentato di ottenere l'autorizzazione delle autorità ad effettuare le riprese. E questo aveva consentito loro di raccogliere immagini agghiaccianti, come quella tristemente famosa del mare completamente colorato di rosso dal sangue degli animali arpionati. Immagini in grado di sconvolgere gli stessi giapponesi spesso ignari di cosa ci sia dietro i pezzi di pesce già ripulito e confezionato che trovano sugli scaffali dei supermercati, come ben si vede in una scena del documentario, accolto con grande interesse in tutto il mondo ma che con tutta probabilità avrà difficoltà a fare breccia in Giappone. BUSINESS E TRADIZIONE - Il Paese asiatico ha sempre difeso la propria pesca tradizionale e non a caso è uno di quelli che non ha sottoscritto la moratoria internazionale contro la caccia alle balene, che le sue navi continuano regolarmente a praticare, con la scusante della caccia a scopi scientifici. Quanto ai delfini, le autorità hanno spesso fatto notare che il consumo di carne di delfino o di balena non può essere contestato dalle popolazioni occidentali, che consumano altri tipi di carne trovando che questo sia del tutto normale. «E' esattamente la stessa cosa» dicono alcuni abitanti della zona di Taiji, nelle corrispondenze delle agenzie di stampa. Non solo: molti ricordano come la caccia ai mammiferi marini non sia soltanto un business, ma una tradizione culturale, tanto che ogni anno vengono organizzate cerimonie rituali per rendere omaggio agli spiriti dei delfini e delle balene morte.

DELFINI PER BALENE - Gli animalisti però non ci stanno e ricordano come i delfini finiscano "per sbaglio" nelle reti gettate per catturare le balene e come spesso, nei ristoranti, la carne di delfino sia spacciata come carne di balena, particolarmente ricercata e per questo più costosa. Non solo: denunciano livelli di inquinamento da mercurio particolarmente elevati per i mammiferi che vivono in queste acque e che si trasferiscono poi, di conseguenza, nei piatti degli ignari consumatori.
Fonte:corriere.it

 
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EFFETTO SERRA: ORA I VINCITORI DOMANI I PERDENTI. IN Groenlandia RILANCIO ECONOMICO MA IL CLIMA è AL COLLASSO

All’inizio del secolo scorso, quando Otto Frederiksen provava e riprovava a piantare semi nella terra brinosa di Qassiarsuk, un piccolo villaggio nel sud della Groenlandia, gli abitanti lo guardavano come un povero pazzo. Oggi, tra le casette rosse, azzurre e verdi con il tetto spiovente dove vivono una settantina di persone, sono spuntati broccoli, carote e zucchine. «Ci stiamo avvicinando alle condizioni climatiche dell'Europa settentrionale», ripete il figlio ultraottantenne Erik Rode Frederiksen, chiamato così in onore del leggendario Erik il Rosso, il Cristoforo Colombo vichingo che nel 986 approdò tra questi fiordi ancora vergini e li trovò verdissimi. I suoi discendenti scomparvero 300 anni dopo, vittime della glaciazione che avrebbe inghiottito l'84 per cento della Groenlandia ibernandolo fino ai nostri giorni. Il cerchio della storia si chiude: il surriscaldamento del pianeta, che avrà effetti catastrofici sull’umanità, regala ora agli uomini dei ghiacci il beneficio mai conosciuto della primavera. 

«Alterazioni relativamente ridotte della temperatura possono in una prima fase risultare positive, soprattutto nelle zone estremamente fredde», spiega Bob Ward del Grantham Research Insitute on Climate Change della London School of Economics. Ieri mattina due navi commerciali del gruppo tedesco Beluga hanno annunciato d’aver attraversato con successo il mare Artico, il leggendario passaggio a Nord-ovest vagheggiato dagli inglesi sin da 1553, quando il condottiero di Sua Maestà Richard Chancellor si arenò tra gli iceberg e fu costretto a marciare a piedi nella tundra fino alla corte moscovita di Ivan il Terribile. Con la distesa di ghiaccio che fino a una decina d’anni fa bloccava la strada ai naviganti, l’impresa sarebbe stata impossibile.

«I cambiamenti climatici non sono un male per tutti, ci sono sempre vincitori e perdenti«, osserva Alessandro Farruggia coautore con Vincenzo Ferrara del volume «Clima: istruzioni per l’uso» (Edizioni ambiente). Nella cittadina di Ilulissat, 4500 persone e 5000 cani da slitta all’ombra del Srmeq Kujalleq, il più grande ghiacciaio del mondo al di fuori dell’Antartide, sulla costa nordoccidentale della Groenlandia, i fiordi sgombri come mai prima d’ora si sono riempiti di turisti. «Li portiamo in barca con noi tra gli iceberg«, racconta il pescatore Karl Thumassen. Nel porto, incorniciato dalle abitazioni rosse e dal cimitero bianco affacciato sulla baia di Disko, ristorantini con i tavoli di legno servono prosciutto di foca e carne di tricheco. E pazienza se non durerà in eterno. Anche gli Inca, concordano i paleo-ecologi, non si sarebbero imposti come la più grandiosa civiltà precolombiana senza l’impennata della temperatura che nel 1100 alterò l’ecosistema andino per oltre 400 anni. Dopo secoli d’astinenza i groenlandesi si godono il loro posto al sole.

«I raccolti sono migliori, è vero, il sud del paese sembra rinato», dice al telefono il trentaseienne Mininnguaq Kleist, ex responsabile dell’ufficio d’autogoverno della Groenlandia annullatosi quest’estate dopo l’approvazione danese del referendum per l’autonomia. Oggi Mininnguaq, che gli amici chiamano Minik, si occupa di rapporti con l’Europa al dipartimento affari esteri, a pochi passi dal suo appartamento nel cuore trendy della capitale Nuuk. Anche qui, dove vivono un quarto dei 57 mila abitanti del paese, la terra ha cominciato a fruttare. «Coltiviamo patate, roba che 15 anni fa sarebbe sembrata una barzelletta», ammette lo scienziato Minik Rosign. Certo, parecchi sono tagliati fuori: difficile immaginare la primavera del remoto paesino di Kullorsuaq, 400 anime al centro di un’isoletta nel profondo nord, dove i medici fanno visita una volta al mese. «Il surriscaldamento penalizza l’entroterra dove le lastre di ghiaccio si assottigliano e i cacciatori non riesco a guidare le slitte come un tempo», continua Mininnguaq. Le aree polari sono coperte da permafrost, terreno ghiacciato con dentro carbonio, muschio, torba, metano, che, liquefatto, è impraticabile. Quelli che possono hanno cominciato a spostarsi nei villaggi di Narsarsuaq, Qaqortoq, Kangersuatsiaq, per dedicarsi alla pastorizia e offrire bed&breakfast ai turisti meno sofisticati.

La Groenlandia ha i suoi tempi. Il ghiaccio che sfrangia i fiordi si scioglie meno rapidamente rispetto al mare artico, dove ha uno spessore massimo di 15 metri. Secondo l’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change), il comitato scientifico delle Nazioni Unite incaricato dell’effetto serra, ci vorrebbero diverse centinaia di anni, forse un migliaio, prima di scongelarla completamente. Magari non succederà mai. Intanto però il presente è strategico, anche perché anticipa l’accesso ai ricchissimi giacimenti di gas e petrolio finora assolutamente blindati.

«Stiamo lavorando molto bene, l’estrazione dello zinco è stata notevolmente agevolata dall’innalzamento della temperatura», ci spiega Nick Hall, amministratore delegato della Angus&Ross, la società britannica proprietaria della miniera di zinco Black Angel, una tra le più promettenti risorse nazionali insieme all’alluminio e al greggio della costa orientale su cui sventolano già le insegne della Chevron, della Exxon, della canadese Husky Energy. Scoperta negli anni trenta e scavata tra il 1973 e il 1990, la Black Angel, uno dei maggiori giacimenti del pianeta, è stata finora protetta da una parete invalicabile di ghiaccio. La Angus&Ross l’ha acquistata nel 2003, mentre i prezzi dello zinco schizzavano alle stelle, e nel 2006 due geologi hanno trovato un varco attraverso il South Lakes Glacier che si ritirava a vista d'occhio. Se il termometro cresce di un grado vicino all’equatore, qui ne guadagna almeno quattro. «Tutto merito del cambiamento climatico - concede Nick Hall -, ma in fondo è un ritorno all’epoca verde dei vichinghi». Nel villaggio di pescatori a ridosso della miniera, uomini e donne macellano le foche sulle rocce, ignari del passato lussureggiante dell’isola e incerti sul futuro. 

«L’effetto peggiore dello scioglimento dei ghiacci della Groenlandia è sulla corrente del Golfo», continua Alessandro Farruggia. Il vecchio continente, distante tremila chilometri, farebbe bene a ricordarsene: «Il meccanismo funziona come un’orologio, quando la corrente calda arriva all’altezza dell’Europa del nord si raffredda, il sale precipita, la corrente fredda e salata torna indietro. Se s’immettesse un flusso rilevante d’acqua fredda e dolce, il ciclo si arresterebbe compromettendo l’equilibrio climatico». È già successo a dire il vero, milioni e milioni d’anni fa. Allora, in piena epoca glaciale, c’era un grande lago tra il Canada e il Nord Dakota. Quando la lingua di ghiaccio che lo conteneva si sciolse e una valanga d’acqua fredda e dolce confluì nell’Atlantico la corrente del golfo s’inceppò per 1100 anni. Come stavolta, ci furono vincitori e perdenti. Sostiene l’archeologo americano Brian Fagan che quel raffreddamento costrinse le genti del Mediterraneo a coltivare la terra, non potendo più raccoglierne i frutti, e gettò le fondamenta dello sviluppo mesopotamico. Corsi e ricorsi. Stavolta potrebbe essere l’umanità intera a soccombere. Intanto sulle tavole tra i fiordi della Groenlandia, si serve cotoletta di tricheco e insalata indigena. Alla salute di Erik il Rosso.
FONTE:lastampa.it

 
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PER CERTi settori NON C'è LA CRISI: Italia seconda AL MONDO per la vendita di armi

Post n°566 pubblicato il 12 Settembre 2009 da milionidieuro
 
Foto di milionidieuro

Gli Stati Uniti si confermano infatti ancora una volta il maggiore venditore di armi al mondo, seguiti, se pur a grande distanza dall’Italia. Il governo italiano ha venduto 3,7 miliardi di dollari di armi nel 2008, superando così gli affari fatti dai russi che nello stesso periodo dell’anno hanno venduto «appena» 3,3 miliardi di dollari di armamenti. Un terzo rispetto ai 10,8 miliardi di dollari incassati da Mosca l’anno precedente.

A fare notizia è in particolare l’impennata dei contratti siglati dagli Stati Uniti con i Paesi in via di sviluppo che ammontano a oltre il 70% del totale delle armi vendute dagli americani l’anno scorso. I Paesi «poveri» hanno comprato armamenti americani per un valore complessivo di 29,6 miliardi di dollari. Lo rivela un rapporto del Congresso di Washington che mostra come il 70,1% delle armi vendute dagli Stati Uniti siano andate ai Paesi «poveri», per un valore di 29,6 miliardi di dollari nel solo 2008. L’anno scorso il 68,4% di tutte le armi vendute nel mondo erano di provenienza americana.

Complessivamente le vendite globali sono però calate del 7,6% rispetto al 2007, attestandosi a 55,2 miliardi di dollari in tutto. I più grandi acquirenti al mondo restano invece Arabia Saudita e Emirati Arabi Uniti. Questi ultimi hanno commissionato anche il più grande ordine del 2008 comprando dagli Usa 6,5 miliardi di dollari in sistemi di difesa per l’aeronautica.

 
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elettrosmog: classifica delle emissioni dei cellulari

Post n°565 pubblicato il 12 Settembre 2009 da milionidieuro
 

Sino a qualche anno fa, il problema del cosiddetto "elettrosmog" causato dai telefoni cellulari e dai dispositivi cellulari.jpgwireless in genere, occupava intere paginate di giornali. Il dibattito tra apocalittici e integrati era accesissimo: fa male! non fa male! e comunque non è stato ancora dimostrato nulla! In tempi più recenti, gli animi si sono placati, molti hanno scelto la strada della razionalizzazione e dell'«aspettiamo che le ricerche medico-scientifiche ci diano qualche certezza in più». Il fatto è che anche queste arrivano a conclusioni diverse, a seconda delle varie metodologie seguite. Certo è che sinora un collegamento diretto tra emissioni e malattie conseguenti (tumori al cervello, innanzitutto) è ben lungi dall'essere dimostrato.

Nel frattempo, molti studiosi e ricercatori consigliano prudenza (non si sa mai..) e l'adozione di accorgimenti che non costano niente: usare di più l'sms e l'auricolare, quando possibile comunicare attraverso una linea di rete fissa, spegnere il cellulare tutte le volte che non è necessario sia in funzione (per esempio, nelle aree con copertura scarsa o nulla), e via elencando. Le raccomandazioni vengono anche da Ewg (Environmental Working Group), una associazione non profit americana che da tempo si occupa del problema, arrivando alla conclusione che, sì, il problema dell'elettrosmog esiste ed è piuttosto grave.

Ewg si è spinta anche a stilare periodicamente una lista di cellulari "buoni e cattivi", quelli cioè che producono meno o più emissioni. L'ultimo studio ha riguardato una nutrita lista di 1268 modelli di cellulari, da cui risulterebbe che Kyocera Jax s1300, Motorola Moto VU204 e T-Mobile myTouch 3G sono i telefonini più "elettrosmogganti", con 1,55 Watt per chilogrammo. Segue il Blackberry Curve al quarto posto con 1,54 Watt/Kg, mentre l'iPhone naviga a metà classifica con 1,19 W/kg. Tra i più virtuosi, il Samsung Impression, con 0,35 W/kg, e il Motorola RAZR V8, con 0,36W/Kg, altri modelli della Samsung e della Motorola, oltre al T-Mobile Sidekick (0,50W/Kg) e al nuovo Blackberry Storm 9530 (0,57W/Kg).

La classifica riflette una posizione, quella della cautela a tutti i costi, del "vediamo come va a finire", opposta ad altre opinioni circostanziate e documentate. Come quella dell'associazione internazionale per il wireless Ctia, che ricorda come i dispositivi wireless abbiano sempre ottenuto il parere positivo da parte dell'Organizzazione mondiale della Sanità e dell'American Cancer Society.

 

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Winston : il piccione piu' veloce dell'Adsl

Post n°564 pubblicato il 11 Settembre 2009 da milionidieuro
 

piccioneadsl.jpgA Durban, in Sudafrica, un piccione ha vinto una gara di velocita' contro l'Adsl, portando i dati a destinazione prima delle linee internet. La sfida e' stata organizzata da un'azienda tecnologica. Il piccione Winston ha portato una schedina di 4 gigabyte di memoria a 60 miglia di distanza in un'ora e 8 minuti; quando i dipendenti hanno terminato di scaricare tutti i dati, due ore dopo, l'Adsl era ancora ferma al 4%. La gara e' stata seguita da centinaia di sudafricani su Facebook e Twitter.

Dai piccioni viaggiatori alla banda larga, la comunicazione ha fatto passi da gigante. Nel villaggio globale, tutto è digitalizzato, compresso, informatizzato. Ma c'è chi ha giudicato più conveniente tornare a servirsi dei piccioni. È successo in Sudafrica, e non si tratta (solo) di una trovata originale: Winston - questo il nome del volatile - si è dimostrato realmente più veloce dalla linea adsl nel trasmettere grandi quantità di dati.

Volo da record. È nato tutto da una battuta, spiegano dalla Unlimited, la compagnia di Durban che ha iniziato a servirsi del lavoro di Winston, un piccione di 11 mesi. In ufficio ci si lamentava della lentezza della linea per trasferire i dati a un computer di un'altra sede, a circa 70 chilometri di distanza. Allora uno degli impiegati ha commentato, scherzando: "Ci metteremmo di meno con un piccione viaggiatore". Detto, fatto. Winston è stato "assunto", dimostrandosi molto più efficiente della banda larga fornita dalla Telkom, la locale compagnia di telecomunicazioni. Per portare da una sede all'all'altra una memory stick con 4 gigabyte di dati ha impiegato un'ora e 8 minuti. Dopodiché c'è voluta un'altra ora per scaricare i contenuti nel computer di destinazione. Due ore, 6 minuti e 57 secondi in tutto. Nello stesso lasso di tempo la linea adsl aveva trasmesso solo il 4% della stessa quantità di dati.

I fan su internet. Il volo di Winston, annunciato da un sito internet dedicato, è stato seguito il 9 settembre da centinaia di internauti su Facebook (dove il piccione conta quasi duemila fan) e Twitter. Tutti a fare il tifo per lui, perché in Sudafrica la lentezza della Telkom non è una novità. Tanto che proprio su Facebook si leggono commenti entusiasti, e c'è chi gli ha dedicato una preghiera improvvisata: "Per favore caro Winston, conduci la tua gente fuori dalla cyber età della pietra. Liberaci dalla tirannia della Telkom. Portaci nella terra promessa dove i dati circolano senza problemi". E mentre molti lo propongono come mascotte per i mondiali di calcio, che saranno ospitati dal Sudafrica l'anno prossimo, qualcuno lo vorrebbe addirittura "amministratore delegato della Telkom". Mentre in tanti si sono lamentati della connessione scadente della Telkom, che gli ha impedito di seguire in diretta su internet l'impresa di Winston.

La risposta della Telkom. E alla fine è arrivata anche la reazione della compagnia di telecomunicazioni chiamata in causa, che si è sentita messa in ridicolo dalla trovata del piccione viaggiatore. Dalla Telkom, dopo essersi rifiutati in un primo momento di rilasciare dichiarazioni, hanno fatto sapere di non essere responsabili della lentezza della connessione della Unlimited. Mentre dalla società spiegano che la Telkom li ha chiamati qualche giorno fa, dicendo che se stavano riscontrando problemi avrebbero dovuto inoltrare un reclamo alla compagnia. "Ma - spiegano dalla Unlimited - è una tecnica che si può usare quando di problema ce n'è uno, non quando è una costante". E infatti hanno dichiarato che continueranno molto probabilmente a usare Winston: "Questi uccelli sono addestrati e pronti per volare. E lui non è nemmeno il più veloce, da quanto ci ha detto il suo allevatore. Ma lo abbiamo scelto perché ha un piumaggio diverso, particolare, rispetto agli altri piccioni".

Anche se l'impresa di Winston è stata accolta con tanto entusiasmo, non è detto che in Sudafrica si torni ai colombi viaggiatori. Una notizia rassicurante per gli internauti arriva infatti in queste settimane dal Consorzio Seacom, che a luglio ha completato l'allaccio sottomarino ai 17.000 chilometri in fibra ottica che collegheranno l'africa orientale e meridionale alle reti globali internet attraverso l'India e l'Europa. I provider attualmente stanno negoziando i costi per fornire i servizi internet, le nuove linee dovrebbero essere operative in tempo per i Mondiali di calcio dei 2010.

 
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