Diario di bordo

05 maggio 2020 il mio 1° giorno di "libertą"

Mentre tutti gli altri hanno ripreso a lavorare da ieri mattina, io sono ancora qui a casa ma per "grazia ricevuta" ho potuto fare qualcosa di produttivo per me stessa.

Questa mattina ho lavorato ma essendo ancora in cassa integrazione ho deciso che 4 ore erano "abbastanza" e così nel pomeriggio ho deciso di accettare l'invito di Paola per andare insieme a camminare un po'  mantenendo le distanze sociali necessarie. 

Abbiamo scelto di andare in pineta ma mentre arrivavo al luogo del nostro appuntamento ho notato una serie di cose che mi hanno lasciata sconcertata. 

Fino a domenica scorsa, soltanto due giorni fa, c'era il divieto assoluto di camminare per strada senza un valido motivo e vigeva l'obbligo di essere muniti di mascherina e guanti.
Oggi mi è sembrato che, tutto ciò che il mondo intero ha vissuto fino a poche ore fa, sia stato immediatamente dimenticato da buona parte delle persone che viaggiava a piedi o in bicicletta senza nessuna protezione al viso o alle mani...

Non giudico nessuno ma ammetto di aver avuto molta preoccupazione pur trovandomi in un luogo aperto e mantenendo la distanza superiore ad un metro sia dalla mia amica che da tutti i passanti nel parco. 
Lo ammetto, mi ha fatto molto riflettere vedere con quanta indifferenza molte persone erano lì sedute nel parco o giocavano a pallone come se non ci fosse mai stato un momento di panico e terrore che ci ha visti tutti "uniti" nello stesso sconforto e con la stessa paura di non sopravvivere al peggio.

Ci pensavo proprio ieri, questa lunga quarantena che per me ha rappresentato anche un lungo isolamento "forzato" mi ha dato l'occasione per riflettere su molti aspetti della Vita. 
Ho riconfermato ancora una volta a me stessa che gli affetti sono la parte più importante della mia esistenza e che senza la mia famiglia io mi sento handicappata.
Ho capito cosa vuol dire davvero la parola Amicizia.

Molti tra amici e amiche mi sono stati vicini, c'è chi addirittura mi ha chiamata anche due volte al giorno per sapere come stavo. 

Ho capito il vero valore che devo dare ai miei affetti rivolti verso persone che non mi hanno quasi mai cercata e che si sono disinteressati nel chiedermi come stesse mio padre.

Ho capito che ogni minuto è prezioso e che il tempo non è nelle nostre mani ma possiamo fare in modo che quello che ci viene donato ogni giorno possa essere utilizzato al meglio.

Oggi, quando sono uscita dall'auto ed ho iniziato a fare i miei primi passi all'aria aperta, ho avvertito una forte emozione. Non era gioia, era più profonda commozione, una considerazione di quanto mi fosse mancato poter respirare a pieni polmoni (seppure con la mascherina e i guanti) l'aria che non fosse solo quella che per due lunghi mesi ho respirato in quel piccolo spazio di balconcino di casa mia. 

Non riuscivo a crederci nel fatto che potessi compiere più passi di quanti ne ho fatti per passare dalla cucina al salotto al bagno o alla camera da letto e via così ogni giorno per un tempo interminabile. 
No, non mi lamento, io a casa ci sono stata benissimo, ho cucinato, ho scritto, ho letto, ho chiacchierato molto al telefono, ho lavorato quando me lo hanno permesso, sono uscita a fare la spesa ogni due settimane ed ho fatto lunghissime code in attesa per entrare al supermercato, ho avuto molti momenti di smarrimento totale, pianti improvvisi dovuti alla tristezza ed allo sconforto del periodo, ho pregato con il Papa ed ho ringraziato per ogni giorno che mi è stato donato per me ed i miei cari in salute durante la quarantena...

Ho sofferto solo una grande mancanza: riabbracciare i miei familiari e ancora oggi non posso farlo! 
Questa per me rappresenta ancora la mia prigione!!!