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Matrix 1

Post n°451 pubblicato il 16 Aprile 2018 da boezio62
 

 

 

 

Nelle ultime settimane si va' facendo forte l'esigenza di capire quanto sta' accadendo intorno a noi e alle nostre vite,la politica si occupa di noi anche se non ci occupiano di Lei,come ammoniva JFK.E cosi' per cercare di capire l'origine di una sensazione, di un'alienazione crescente rispetto alla comunicazione dei nostri maggiori quotidiani e delle televisioni orientate in modo prevalente ed ossessionante alla propaganda governativa,alla stigmatizzazione continua di Grexit-Brexit-Trump e tutto quanto i media consigliano che non dovrebbe essere accettato dal 'buon cittadino europeo' .Viene scaricata ogni genere di colpa (il piu' potente generatore di vergogna dell'inconscio) e persino di avere pensieri "gretti-xenofobi-localisti-ignoranti" per la sola volonta' di esprimere un dissenso rispetto alla narrazione dominante.Mi sono cosi' imbattuto in alcuni blog assolutamente notevoli per lucidita' di analisi politica e anticonformista,trovando tra i tanti testi illuminanti del momento che stiamo vivendo,anche questo testo dalle linee profetiche anche se non si tratta di un 'profeta' ma di un rivoluzionario marxista.Il testo completo si trova in rete bilingue ed è stato scritto nel 1997.La mia formazione culturale e politica non è marxista,ma è impressionante vedere la nitida descrizione,come a volo d'uccello,della scacchiera su cui noi siamo semplice pedine,inconsapevoli e anestetizzate da un sistema che lascia pochi spazi di anomalia.'Matrix' esiste,non è cosi' angosciante come nella finzione cinematografica ma ha perfettamente chiari gli obbiettivi da raggiungere e i mezzi per ottenerli...Noi esistiamo e possiamo prenderne coscienza se lo vogliamo,modificando il corso degli eventi.O per lo meno provarci..

AT16 

 

 

 

 

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"Verso la fine della Guerra Fredda, il capitalismo aveva creato un nuovo orrore bellico: la bomba a neutroni. La ‘virtù’ di quest’arma è che distrugge solo la vita e risparmia gli edifici e le cose. Già si potevano distruggere intere città (ovvero, i loro abitanti) senza doverle ricostruire (e pagare per questo).

L’industria delle armi si era felicitata con se stessa, l’’ir­ra­zio­nalità’ delle bombe nucleari veniva soppiantata dalla nuova ‘razionalità’ della bomba a neutroni. Però, una nuova ‘meraviglia’ bellica sarebbe stata scoperta, all’inizio della IV Guerra Mondiale: la bomba finanziaria.

La nuova bomba neoliberista, infatti, a differenza della sua antenata atomica sganciata su Hiroshima e Nagasaki, non solo distrugge la polis (la Nazione, in questo caso) e impone la morte, il terrore e la miseria a chi la abita; o, a differenza della bomba a neutroni, non solo distrugge ‘selettivamente’. La bomba neoliberista, in più, riorganizza e riordina ciò che attacca e lo ricompone come una tessera all’interno del puzzle della globalizzazione economica. Dopo il suo effetto di distruzione, il risultato non è un mucchio di rovine fumanti, o decine di migliaia di vite spente, ma una periferia che si aggiunge a qualcuna delle megalopoli commerciali del nuovo ipermercato mondiale, e una forza lavoro risistemata nel nuovo mercato del lavoro mondiale.

L’Unione europea, una delle megalopoli prodotte dal neoliberismo, è un risultato dell’attuale IV Guerra Mondiale. Qui, la globalizzazione economica ha ottenuto di cancellare le frontiere tra Stati rivali, nemici tra loro da molto tempo, e li ha obbligati a convergere e a pianificare l’unione politica. Dagli Stati nazionali alla Federazione europea, il cammino economicista della guerra neoliberista nel cosiddetto ‘Vecchio Continente’ sarà disseminato di distruzione e di rovine, e una di esse sarà la civiltà europea.

Le megalopoli si riproducono in tutto il pianeta. Le zone commerciali integrate sono il terreno su cui si erigono. Così avviene nell’America del Nord, dove il Trattato di libero commercio del Nord America (Nafta, secondo la sua sigla in inglese) tra Canada, Stati Uniti e Messico non è altro che il preludio del compimento di una vecchia aspirazione di conquista statunitense: «L’America agli americani». In America del Sud si segue lo stesso cammino con il Mercosur tra Argentina, Brasile, Paraguay e Uruguay. In Africa del Nord, con l’Unione del Maghreb arabo (Uma) tra Marocco, Algeria, Tunisia, Libia e Mauritania; in Africa del Sud, nel Vicino Oriente, nel Mar Nero, in Asia, nel Pacifico… in tutto il pianeta esplodono le bombe finanziarie e riconquistano territori.

Le megalopoli sostituiscono le nazioni? No, o non solo. Le includono, anche, e riassegnano loro funzioni, limiti e possibilità. Paesi interi si trasformano in dipartimenti della megaimpresa neoliberista. Il neoliberismo produce così distruzione/spopolamento, da un lato, e ricostruzione/rior­dina­men­to dall’altro, di regioni e nazioni, per aprire nuovi mercati o modernizzare quelli esistenti.

Se nella III Guerra Mondiale le bombe nucleari avevano un carattere dissuasivo, intimidatorio e coercitivo, nella IV deflagrazione mondiale non accade lo stesso con le super-bombe finanziarie. Queste armi servono ad attaccare territori (Stati nazionali),distruggendo le basi materiali della sovranità nazionale (ostacolo etico, giuridico, politico, culturale e storico nei confronti della globalizzazione economica) e producendo uno spopolamento qualitativo nei loro territori. Questo spopolamento consiste nel prescindere da tutti coloro che sono inutili alla nuova economia di mercato (per esempio gli indigeni). Ma oltre a questo, i centri finanziari operano, simultaneamente, una ricostruzione degli Stati nazionali e li riordinano secondo la nuova logica del mercato mondiale (i modelli economici sviluppati si impongono su relazioni sociali deboli o inesistenti).

In questa nuova guerra mondiale, la politica moderna come organizzatrice dello Stato nazionale non esiste più. Adesso la politica è solo un’organizzatrice economica, e i politici sono moderni amministratori di impresa. I nuovi padroni del mondo non sono ‘governo’, non hanno bisogno di esserlo. I governi ‘nazionali’ si incaricano di amministrare gli affari nelle diverse regioni del mondo.

Questo è il ‘nuovo ordine mondiale’, l’unificazione del mondo intero in un unico mercato. Le nazioni sono botteghe di dipartimenti con gestori sotto forma di governi, e le nuove alleanze regionali, economiche e politiche si avvicinano più al modello di un moderno centro commerciale che a una federazione politica. L’unificazione prodotta dal neoliberismo è economica, è l’unificazione dei mercati che facilita la circolazione del denaro e delle merci. Nel gigantesco ipermercato mondiale circolano liberamente le merci, non le persone.

Come tutte le iniziative imprenditoriali (e di guerra), questa globalizzazione economica si associa ad un modello generale di pensiero. Senza dubbio, tra tante novità, il modello ideologico che accompagna il neoliberismo nella sua conquista del pianeta ha molto di vecchio e di ammuffito.

L’american way of life che accompagnò le truppe nordamericane in Europa nella II Guerra Mondiale, in Vietnam negli anni sessanta e, più recentemente, nella Guerra del Golfo, ora procede di pari passo con i mercati finanziari.

Non si tratta solo di una distruzione fisica delle basi materiali degli Stati nazionali, ma anche (e in modo tanto imponente quanto poco studiato) di una distruzione storica e culturale. Il dignitoso passato indigeno dei paesi del continente americano, la brillante civiltà europea e la poderosa e ricca antichità di Africa e Oceania, tutte le culture e le storie che hanno forgiato nazioni sono attaccate dallo stile di vita nordamericano. Il neoliberismo impone così una guerra totale: la distruzione di nazioni e di gruppi di nazioni per omologarle al modello capitalista nordamericano.

Però, come in tutte le guerre, ci sono combattimenti, ci sono vincitori e vinti, ci sono pezzi rotti di questa realtà distrutta. Per cercare di comporre l’assurdo rompicapo del mondo neoliberista mancano molte tessere. Alcune si possono trovare tra le rovine che questa guerra mondiale ha già lasciato sulla superficie del pianeta. Almeno sette di queste tessere si possono ricostruire, alimentando la speranza che questo conflitto mondiale non finisca con l’uc­ci­dere il contendente più debole: l’umanità."

 

Estratto da Le Sette tessere ribelli del rompicapo globale.1997

Subcomandante Marcos


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Rispondi al commento:
EMMEGRACE
EMMEGRACE il 19/04/18 alle 15:22 via WEB
Anche il tuo scritto è giusto e lo condivido in pieno..(senza follia) :))
 
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