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CRITICA  CRITICO

Post n°203 pubblicato il 25 Novembre 2008 da releardgl
 


Introdursi nel "bosco sacro" e`una delle piu`meravigliose esperienze che i nostri sensi possono fare...i nostri sensi guidati dall`intelligenza...Eliot nei suoi primi scritti di critica, tra il 1917 e il 1920 ripubblicati poi nel 1928, ha tracciato in maniera indelebile alcuni criteri di riflessione...questi scritti sono ancora "moderni" e mi hanno dato spunto per alcune considerazioni...Eliot considera fondamentale la distinzione tra opera e autore..e soltanto una forte personalita`puo`fare cio` ovvero autoannullarsi per riversare sull`oggetto la potenza creativa...e in effetti il poeta e`strumento della lingua e della cultura e non demiurgo....personalmente credo che la poesia sia scritta sempre in forma discendente da un ipertesto e che la psicoanalisi potrebbe fornirci delle chiavi di lettura magari inaspettate ma questo ,ripeto, e`un`idea molto personale....l`io del poeta e`particolare...e`divertente ad esempio guardare alla vanita`...fate un giro tra gli scrittori esordienti o semisconosciuti e vi verra`da sorridere a leggere come loro stessi si propongono...la vanita`purtroppo e`la leva su cui si muove molta editoria attuale...l`egotismo tocca livelli mostruosi....ma c`e` poco da fare...citando Eliot credo che esista soltanto o buona poesia o cattiva poesia....un altro mito da sfatare e`l`idealizzazione dello scrittore...immagini "maledette", personalita`contorte, ispirazione che proviene dalle muse....scrivere e`lavorare, avere metodo e continuita`,scrivere e riscrivere,  sposarsi con le parole che hanno, ognuna, un significato ben preciso nel contesto scritto....non significato immutabile ma significato preciso.....di un testo il lettore apprezza, di norma, l`impatto, le sensazioni....talvolta, piu`raramente, il metro...credo che la poesia stia almeno nel ritmo....ritmo che esiste anche fuori dalle gabbie metriche.....quindi, tornando alla critica e all`impersonalita`, per scrivere di "qualcosa" possiamo sia apprezzare che no....in realta`si tende a distinguere "apprezzare" da "criticare"...Eliot coglie nel segno quando definisce il fare critica un`elaborazione delle sensazioni....e il povero novello poeta che pensa?..accetta gli apprezzamenti ma la sua scrittura e`sempre perfetta...guai a far notare, astrattamente, difetti, imperfezioni o quantomeno esprimere le proprie "impressioni"...meglio snocciolare allora una quantita`assurda di "premi letterari" vinti,titoli, targhe e gratta e vinci e darsi in pasto ad editori senza scrupoli...del resto le case editrici "serie" nemmeno ti considerano se non sei gia`famoso (giochino del labirinto senza uscita)...quindi si continua con tanti scrittori, pochi lettori...e tra un Io assoluto di Whitman e un Io frazionato e impersonale di Borges, lascio l`Io poeta di Majakovskji pieno di forza vitale e di consapevolezza della potenza poetica....
Gli uomini hanno paura perchè dalla mia bocca
penzola sgambettando un grido non masticato.
Ma, senza biasimarmi nè insultarmi,
spargeranno di fiori la mia strada, come davanti a un profeta.
Tutti costoro dai nasi sprofondati lo sanno:
io sono il vostro poeta.
Come una taverna mi spaura il vostro tremendo giudizio!
Solo, attraverso gli edifici in fiamme,
le prostitute mi porteranno sulle braccia come una reliquia
mostrandomi a Dio per loro discolpa.
E Dio romperà in pianto sopra il mio libriccino!
Non parole, ma spasmi appallottolati;
e correrà per il cielo coi miei versi sotto l' ascella
per leggerli, ansando, ai suoi conoscenti.

 
Rispondi al commento:
emma01
emma01 il 26/11/08 alle 08:31 via WEB
sire, confido nel tempo e nella storia. e confido nella capacità di noi lettori. di fronte ad una pila di libri mi chiedo perchè usare del mio tempo, della mia vita per... la spinta difficilmente trova origine dalla pubblicità o dalla copertina. ma hai ragione di dirlo. di dire della vanità. vanitas vanitatis...omnia est...
 
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