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« Il taglio del bosco | We could be Hiro » |
Il taglio del bosco. II ed ultima parte.
Post n°185 pubblicato il 29 Ottobre 2015 da deteriora_sequor
Ne scese, con un balzo, complicato e pesante, un giovane uomo. Almeno questo parve all'ex ferroviere, che riusciva a malapena a decifrarne i tratti sotto la zazzera nera e unta che ne mascherava buona parte delle fattezze. A occhio e croce doveva avere intorno ai trentacinque anni e, a vederlo d'improvviso, Leo si spaventò non poco e fece, istintivamente, un passo indietro. Era forse più brutto e più imbolsito di Lui stesso, con i chiari segni dell'alcolismo avanzato che ne devastavano il corpo e un herpes al lato della bocca che pareva pronto a divorarlo tutto. Tremava visibilmente, e non era per il freddo. "Molto piacere, Enrico Bertelli" Disse smozzicando le parole e pulendosi le mani sulle ginocchia prima di allungarle al Girardi. Questi la strinse e non poté fare a meno di notare le macchie nere sopra la pelle bianchissima e le dita rovinate dal troppo lavoro manuale. Ma soprattutto inquadrò metà del volto precocemente invecchiato: le rughe dell'abuso di grappa e gli occhi, pesantemente bistrati di nero. "Mi hanno mandato per portarle a valle la legna. Tanto vale sbrigarsi, allora. Qui fa buio presto." Il Girardi non replicò nulla e tolse la motosega dallo zaino con cui l'aveva portata in quota. Poi, si sbrigarono alla svelta, e quel Bertelli, malgrado i suoi difetti, era un discreto lavoratore. In tre ore avevano già finito tutto e stipato il trattore di legna, ma prima di lasciarlo andare, l'ex ferroviere cavò la fiaschetta Dalla tasca e la porse ad Enrico strizzandogli l'occhio, come solo tra etilisti si riesce a fare. Il giovane uomo prese la fiaschetta e la scagliò lontano, oltre il salto di una rupe a cinquanta metri di distanza. Leo era stupefatto. "Non l'ha già rovinata abbastanza quella roba? Non riesce a vedere come mi ha ridotto e ancora me ne propone? Ah, Leo, Leo, ne hai fatte di cose che non ricordi quando eri sotto l'effetto di quella roba. E ancora non ci pensi abbastanza." Poi tolse una Beretta 7.65 dalla cintura e sparò in un piede al Girardi. Questi cadde al suolo e cominciò a divincolarsi come un serpente colpito a morte. Poi Enrico rimise la pistola al suo posto e si chinò sull'altra persona facendosi vedere chiaramente sollevando la zazzera nera e unta che gli copriva l'occhio sinistro semichiuso. Qualcosa scattò, allora, nella testa dell'ex ferroviere. Ricordi di un ragazzo approcciato nei corridoi di una casa immensa, ricordi di mani che andavano dappertutto e di baci schifiltosi e rubati. Aveva quarant'anni, allor. Ed era ubriaco, come sempre. L'altro si sollevò nuovamente e gli sparò in un braccio. Un colpo secco come il latrare di un cane. E Leo Girardi non poté fare a meno di pensare quanto era bello allora il piccolo Enrico nel grande palazzo asburgico presso la ferrovia, e quanto si era sentito bene nel corteggiarlo. Aprì di nuovo gli occhi e l'altro stava puntando alla sua gamba destra. Poi ci fu di nuovo schiocco che rimbombò brevemente per le valli. Era periodo di caccia. "Come hai fatto a ridurti in questa maniera?" Prima di andarsene voleva ferirlo, perché lo seccava che lo stesse smontando pezzo a pezzo: con voluttà. "Ho seguito le tue impronte: sono anni che ti pedino, che conosco i tuoi bar e le tue mescite, i tuoi liquori e le tue puttane. Sono anni che studio duramente per diventare come te. Alla fine, quando ho realizzato d'avere completato il tirocinio, sono venuto a cercarti, Leo, per saldare definitivamente il conto. Caso ha voluto che chiedessi proprio alla mia ditta di aiutarti nel trasporto del materiale. E mi sono fatto in quattro per essere scelto a darti a una mano." Il Girardi si guardò la mano piena di sangue e la passò sullo scarpone di Bertelli. "Cos'è? Mi vuoi segnare? Guarda che all'Inferno ci riconosceremo comunque." Poi si andò avanti. Almeno fino alle tre del pomeriggio, e a ogni colpo l'ex ferroviere non poteva trattenersi dal pensare com'era bello il ragazzino e di quanto sarebbe stata bella la vita con Lui. Poi, quando tutto fu finito il cadavere fu caricato sul trattore, sopra la catasta di legna e portato a valle. Ogni tanto sballottava a destra e a sinistra, ma, agli autisti che superavano il mezzo, Leo Girardi pareva solo uno che si fosse addormentato profondamente, lì, sul pianale. (fine) |
Inviato da: Word_User
il 07/05/2021 alle 00:00
Inviato da: cassetta2
il 02/09/2020 alle 09:18
Inviato da: angi2010
il 18/04/2017 alle 23:29
Inviato da: deteriora_sequor
il 14/02/2017 alle 09:28
Inviato da: angi2010
il 13/02/2017 alle 23:30