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Il taglio del bosco

Post n°184 pubblicato il 26 Ottobre 2015 da deteriora_sequor








Prese fuori la fiaschetta dalla sacca e se ne somministrò un buon sorso. Poi guardò
la valle da millecinquecento metri di quota e si rimise in cammino. Arrivò alla sua
parte di bosco e aspettò che arrivasse il trattore per cominciare a tagliare gli alberi
e a portarli via con il mezzo. Prima di vedere spuntare i pennacchi dal motore
e sentire avvicinarsi il ronzio in movimento stappò ancora la fiaschetta e se ne
versò in gola ancora un po' di quella buona. Era grappa artigianale all'asperula,
e la sentì impreziosirgli le pareti della gola fino a scivolare, bollente, sino allo
stomaco. Leo Girardi era un uomo bruttissimo, e peggiorato, se era possibile,
dal continuo assaggio di liquori della sua Valle. Un occhio, il sinistro, gli si
stava chiudendo, le guance gli penzolavano, rosse e cascanti fino al mento,
il suo corpo era sformato da una pancia smisurata davanti a una complessione,
tutto sommato normale. Aveva braccia più magre dell'usuale e gambe sottili
come un giunco, sedere stretto e fronte normale, impreziosita dall'essere
coronata ancora da tutti i suoi capelli, benché ingrigiti. Era un pensionato
delle Ferrovie e curava quel pezzo di bosco, senza passione ma con
caparbietà, visto che gli era stata tramandata per generazioni. Era sposato
da trentacinque anni con Elsa e aveva una figlia, Deborah, che,dopo avere
studiato all'università di Venezia, si era laureato in architettura e aveva, ora,
un suo proprio studio a Borgo. Il trattore si stava avvicinando con la sua
abituale lentezza e avrebbe lasciato il tempo a Leo per un altro sorso
corroborante. A quelle altezze non faceva male. Era d'estate che lo uccideva,
quando il calore si faceva insopportabile e in città si boccheggiava per il caldo.
Aveva lasciato l'automobile due chilometri più in basso ed era salito da solo
fino a quel posto, per libera scelta e liberare le tossine in eccesso, smaltendo
la sbronza del giorno precedente. Si rammentò con amarezza di quando era
un giovane, pur sempre brutto ma sano. Era stato proprio allora che le radici
del suo alcolismo avevano cominciato a ramificarsi, senza accorgersene,
senza realizzarlo pienamente. All'epoca si prendeva la sbornia e dopo una
notte agitata era già pronto a saltare sul carrello e svolgere il suo lavoro
come niente fosse. In quell'età aveva installato la sua posizione nel dormitorio
delle FFSS. Aveva trovato degni compagni di emerite ciucche (al tempo
tutti i Ferrovieri bevevano, era una sorta di tara genetica) e si lasciava andare
senza però mai provocare un richiamo o un incidente. Reggeva bene il vino
e, comunque, si chiudeva da parte dei superiori più di un occhio. Rammentò
vividamente, Leo Girardi, e non si accorse che il trattore si era arrestato a
due metri dai suoi piedi gonfi.





(Continua)






 
 
 
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Un blog di: deteriora_sequor
Data di creazione: 13/05/2013
 
 

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