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« Bobby XXIVBobby XXVI »

Bobby XXV

Post n°218 pubblicato il 11 Aprile 2016 da deteriora_sequor





Bobby fu spogliato e messo a letto. E immediatamente la febbre
gli crebbe fino a sfiorare temperature preoccupanti mentre nella
clinica era scoppiato il finimondo: ben presto si era sparsa la voce
che Fawcett, l'ereditiere si fosse gettato nei laghetti di Flossen
tentando di suicidarsi. Il delicatissimo equilibrio su cui si reggeva
quella eterogenea comunità di malati ne fu sconvolto. Nei corridoi,
nelle stanze e nelle sale non si parlava d'altro e i medici si trovarono
di fronte casi improvvisi di depressione e turbamento cerebrale. Si
temettero per un lungo periodo gesti imitativi e la sorveglianza sui
degenti venne resa più severa. Bobby, nel frattempo, boccheggiava
nella sua stanza circondato dalle stesse persone che se l'erano
conteso nella manciata di ore precedenti. V'erano tutti: Da Louise
Jordan ad Anthony Montague, da Mark Everard Fawcett a Elizabeth
Powell, fino ad Alice Muir. Tutti costituivano un muro umano per cui
era difficile passare, anche solo per recare assistenza medica al
giovane uomo. Alla fine, sotto la pressione del direttore generale,
furono tutti sbattuti nel corridoio e costretti a visionare il loro capitale
umano ed economico in tempi contingentati e ristretti. Mark Everard
Fawcett e Louise Jordan si ritrovarono a parlare di nuovo per
discutere del testamento di Bobby e sulla sua validità. "Certo"
sosteneva il padre "Sarebbe meglio una carta scritta di suo pugno
durante un momento di lucidità. Per quanto ne so non ha lasciato
nulla riguardo le ultime volontà e questo complicherebbe le cose sul
lascito." Louise Jordan annuiva pesantemente e, nel frattempo,
pensava quanto non fosse male il decisionismo di quell'individuo
solido e quadrato, la prorompente vitalità che emanava da ogni suo
gesto :"Perché mai l'avrò abbandonato?" Rifletteva. "Per quel
zerbinotto di Tony, poi? Cosa ho acquistato in questi anni lontano
da lui se non noia, stordimento, indecisione, miseria e scarsa
soddisfazione sessuale. Decisamente, ho fatto la mossa sbagliata.
Ma non è detto che non si possa rimediare." Questo pensava
la madre di Bobby, che giaceva con un inizio di polmonite nella
sua grande stanza e già cominciava a sproloquiare. Sir Anthony
Montague stava rabbrividendo quasi come il malato, e sentiva
il terreno franargli sotto i piedi. Con l'intuito acutissimo del mantenuto
di professione si rendeva perfettamente conto che i suoi giorni
sbandati e felici stavano giungendo al capolinea e un malessere
diffuso gli prendeva gli arti e il cervello annebbiato :"Dove finirò
adesso?" Si ripeteva meccanicamente "Il mio destino sembra
segnato." Elizabeth Powell e Alice Muir, nel frattempo, avevano
stretto amicizia e passeggiavano tenendosi per mano lungo
l'ampio corridoio, discutendo su Bobby, i suoi difetti e i suoi pregi,
le sue indecisioni, il suo splendore e i suoi abusi. "Una persona
fragile, tanto fragile." Ripeteva scotendo la testa Alice. "Ma un
individuo sensibile e capace di preoccuparsi veramente per te."
rispondeva Elizabeth mentre con il ricordo andava alle parole
profonde e disinteressate che lui le aveva rivolto per metterla in
guardia verso Mark Everard Fawcett. E, in questa maniera, con
rapporti vecchi e nuovi che si facevano e disfacevano, trascorrevano
i giorni, e le condizioni di Bobby viravano al peggio. Ormai stava
sfiorando il completo deliquio.





(Continua)







 
 

 
 
 
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Un blog di: deteriora_sequor
Data di creazione: 13/05/2013
 
 

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