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Attaccato al muro insieme all'ombra IV
Post n°234 pubblicato il 18 Giugno 2016 da deteriora_sequor
Ma prima di affermarmi nella mia mediocrità dovevo ancora conoscere sua maestà: lo psicofarmaco. Infatti, sconcertata dal profluvio di informazioni e finte confidenze con cui la stavo inondando, la mia psicoterapeuta decise di mettermi sotto sedazione con quello che all'epoca era ancora conosciuto sotto il nome di tavor, prima di diventare lorazepam. Una deliziosa pastiglietta bianca da 2.5 mg che, posso affermarlo, all'epoca mi salvò la vita, costruendo fra me e gli altri una barriera ipnotica che mi cancellava ansia da prestazione scolastica, dialogo con gli imbecilli e crisi di panico improvvise. Dentro di me detestavo quel materiale da drogati. Così come odiavo il whisky che ingerivo in sempre maggiori e clandestine quantità. Ma era una forma di autodifesa. Mi fu utile per scavalcare gli ultimi anni di scuole superiori e dirigermi con maggiore serenità al lavoro. Poi mi liberai di tavor e alcolici con il semplice schiocco di due dita. Non ebbi ricadute, né sentì il bisogno di tornare sui miei passi. Ve l'ho detto: sono privo di fantasia e la mia sensibilità è quanto di più basico esista al mondo. L'aiuto artificiale mi serviva per sgattaiolare dalla scuola e dal suo immobilismo da lavaggio del cervello; poi mi sarei mosso in totale autonomia per cercare un lavoro e vivere del mio guadagno senza gente che mi rompesse le scatole. Cercavo un'occupazione che mi ponesse il meno possibile a contatto con colleghi e chiacchieroni in vena di sfoghi. Detestavo i deboli, anche se, forse, ripensandoci ero uno di loro. I miei erano d'accordo. Mio padre con la sua grinta da vecchio alpino e la scontrosità di un grizzly, mia madre passiva e succube e con tutte le sue fruste manie religiose. Appena incamerato il diploma con il minimo dei voti riuscì a sistemarmi come guardiano notturno in una fabbrica. Passavo il tempo a gironzolare per lo stabilimento, leggere fumetti e sonnecchiare. Era un ottimo lavoro, ma come tutte le cose belle non riesce a durare. Un giorno i capoccioni miei responsabili capirono che non v'era proprio bisogno di una presenza stabile all'interno del gabbiotto di portineria. Molto più conveniente affidarsi alle ronde. Così passai da agenzia interinale in agenzia interinale, cumulando esperienza in tutti i campi dello scibile pratico. Da apprendista muratore a mulettista, da scaricatore manuale e commesso in un negozio di ferramenta. Mi comportavo bene, non fallivo un colpo ed ero affidabile ma erano tempi duri e non v'era spazio per i contratti a tempo indeterminato. (Continua) |
Inviato da: Word_User
il 07/05/2021 alle 00:00
Inviato da: cassetta2
il 02/09/2020 alle 09:18
Inviato da: angi2010
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Inviato da: deteriora_sequor
il 14/02/2017 alle 09:28
Inviato da: angi2010
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