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Attaccato al muro insieme all'ombra XL

Post n°271 pubblicato il 28 Novembre 2016 da deteriora_sequor







Di nuovo montammo sulla mia utilitaria, ma appena installati un
brivido fortissimo mi percorse tutto lasciandomi con la bocca
spalancata ad arrancare per un po' d'aria. Danilo era immobile
al mio fianco e sembrava ibernato in una posizione di attesa.
La mano destra mi tremava talmente che non riuscivo ad
inserire la chiave nel sistema di accensione. Eravamo come
due statue di ghiaccio incapaci di un qualsiasi gesto che fosse
conseguente a un pensiero. "Danilo..." mormorai battendo i
denti "Fai qualcosa." Tremando vistosamente lui mi disse:
"Forse potrei provare a guidare Io." "Se te la senti..." Aprii la
portiera e scesi portandomi all'altro capo della macchina
mentre il mio fratellastro si spostava al posto del guidatore.
Compresi immediatamente che avevamo mutato posizione
ma il risultato era lo stesso. Anche Danilo tentava di beccare
lo spinotto di accensione ma non vi riusciva per l'eccessivo
tremolio. Eravamo bloccati. "Che ci sta pigliando? non possiamo
restare congelati su questo catorcio vita natural durante." "Forse
è meglio prendere il bus." Suggerì lui. "Prima dobbiamo riacquistare
la funzionalità delle nostre membra." Fu in quel momento che squillò
il mio cellulare con la notizia che papà era appena spirato. Lo dissi
a Danilo e lui in quel momento fece girare la chiave e accese il
motore in tutta tranquillità. Lo shock, invece di sconvolgerci
definitivamente, era riuscito a rompere la diga entro cui ci eravamo
arenati. Gli diedi tutte le indicazioni per raggiungere l'ospedale
tanto più che erano sei anni che non guidava. Evitammo di striscio
alcune fiancate e altrettanti marciapiedi, saltammo due stop ed
evitammo all'ultimo momento un senso unico. Finché giungemmo
alla meta e parcheggiammo in modo improbabile nello spicchio
orientale del posto. Scendemmo e ci guardammo. Mi vidi riflesso
con un pallore mortale nella faccia del mio fratellastro e la secchezza
dell'aria era anche la nostra. L'aridità di chi sta perdendo i pezzi ma
non riesce ad arrendersi. "Chiudi l'auto." Dissi, e la frigidità del mio
tono riuscì ancora a meravigliarmi. "E adesso? Non riesco a tornare
in quella dannata morgue." "Abbiamo smarrito tutto, cerchiamo di
mantenere almeno la dignità. Hai ancora intenzione di andartene?"
Mormorai sommessamente. "Non credo. Dove potrei andare? In
Comunità non mi vogliono più, per loro sono guarito e debbo cercare
il mio posto nella vita, e poi..." "E poi cosa? Non te la senti di lasciarmi
solo. Ti senti in debito? Guarda che non è questo il problema. Non
devi avere sensi di colpa nei miei confronti." "Non è questione...Ma
avevo immaginato le cose diversamente." "Pensavi di essere accettato
tranquillamente in famiglia? Così purtroppo non è stato. Il giocattolo si
è rotto. Adesso tentiamo di riconoscere nostro padre e di portare via
i suoi ricordi. è un ultimo sforzo che ti chiedo, Danilo." "Lasciami andare
in bagno a rimettermi in sesto, poi ti raggiungo all'obitorio, ok?" Annuii
poco convinto e gli sussurrai di non perdere troppo tempo, che nemmeno Io
ero una macchina e avevo bisogno di un sostegno. Lo guardai ciondolare
verso l'ingresso del nosocomio, poi, dopo un tempo che mi parve eterno
mi decisi a seguirlo per prendere, una volta, trascorse le porte scorrevoli,
un'altra direzione.






(Continua)









 
 
 
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Un blog di: deteriora_sequor
Data di creazione: 13/05/2013
 
 

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