"Ah, ero venuto solo a dare un'occhiata. Non ho molto appetito." Rispose Bobby afferrando il bicchiere di sherry e vuotandolo d'un sorso. Il drink gli fece l'effetto di un cazzotto nello stomaco e lo piegò in due mentre il padre rideva di gusto e lo indicava all'amata. "Ah, il caro Bobby. Non è mai riuscito a reggere decentemente l'alcol! Figliolo non puoi pretendere di bere quella roba senza mangiare nulla al mattino. Non siamo russi!" Il figlio si ricompose rapidamente dopo un'altra scarica di tosse, maledicendo in cuor suo il gioco del gatto con il topo che il padre stava esplicitando. Si sollevò in piedi facendo rovesciare la sedia. Aveva gli occhi lucidi e le labbra gli tremavano per l'emozione. "Hai intenzione di incontrare la mamma?" "Beh, certo che no. Se posso evitarlo. Poi lei sarà così tanto impegnata con quel suo Anthony Montague. Non intendo certo disturbarli." "Tu conosci perfettamente la ragione per cui la mamma è venuta alla clinica, vero?" Il padre si fece improvvisamente serio e crollò il capoccione, fingendo egregiamente di non saperne nulla. "Allora te lo spiegherò Io, papà: la ragione per cui Louise Jordan è arrivata è la stessa per la quale sei arrivato tu, e lo sai benissimo." Poi girò la schiena senza salutare e si allontanò verso il terrazzo su cui stavano già picchiettando i primi fiocchi di neve. Prima di uscire si fermò davanti all'immensa vetrata e da lì poteva vedere il riflesso di Mark Everard Fawcett ed Elizabeth impegnati in un fitto conciliabolo. Chiuse gli occhi istintivamente e sentì una mano sfiorargli il gomito. si voltò bruscamente e si trovò di fronte, riaprendoli, il viso bizzarramente affascinante della ragazza. "Mi dispiace" disse ella "Mark ha un concetto tutto personale del divertimento e dello scherzo...è un personaggio così...sopra le righe, ma le assicuro che non è malvagio né beffeggiatore. Penso sia un modo per celare una forma di insicurezza e dubbio. Lui ha bisogno di inquadrare le persone in un certo modo prima di aprirsi totalmente." Bobby la fissò sospettoso :"Anche con suo figlio?" "Soprattutto. Mi ha raccontato di non essere stato un buon padre." "Beh, Lui e mia madre fanno una bella gara. Non saprei davvero dire chi vincerebbe nella competizione dell'insicurezza e dell'assenza." Elizabeth afferrò uno dei suoi lunghi capelli rossi e lo stirò dolcemente sino alla punta :"Non lo prenda come giustificazione. Da quel poco che so anche lei non ha fatto nulla per riscattare la crapula dei suoi genitori carnali. La sua vita, Robert, è stata un susseguirsi di fallimenti e vizi malvagi. Non siamo fatti con lo stampino: abbiamo la possibilità e il dovere di imparare dagli sbagli dei nostri prossimi e riscattarli attraverso una condotta morale sufficientemente dignitosa." Il giovane uomo si sentì avvampare dalla rabbia e dall'indignazione; l'amante ventenne di suo padre veniva a dargli lezioni di morale? Veniva a rimproverarlo della sua condotta viziosa senza prima darsi una rapida occhiata? La misura era colma anche per Lui. "Signorina Elizabeth..." "Powell" Chiosò lei con una voce che non avrebbe sfigurato dentro un bicchiere di cristallo. "Signorina Elizabeth Powell, nemmeno ci conosciamo e lei viene a suggerirmi il comportamento che dovrei seguire nella mia già lugubre vita? Non le sembra un po' troppo? Ha mai considerato quello che viene comunemente definito esame di coscienza? è in grado di portarne a termine uno scrupolosamente?" Bobby era sfigurato dalla rabbia, il viso paonazzo e una grossa vena che gli pulsava in mezzo alla fronte. La signorina Powell tornò a stirarsi con tranquillità la sua larga profusione di capelli fiamma e iniziò a parlare mentre sollevava le sopracciglia con morbida indolenza.
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il 07/05/2021 alle 00:00
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