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Attaccato al muro insieme all'ombra XVI

Post n°246 pubblicato il 08 Agosto 2016 da deteriora_sequor




Uscì dalla porta di casa non prima di avere dato una rapida occhiata
a mia madre, che era lunga distesa nel suo letto. Teneva gli occhi
aperti e fissava il soffitto, vacuamente. Mi preoccupai, ma ormai ero
avviato verso le scale e nessuna forza al mondo avrebbe più potuto
farmi tornare sui miei passi. Chiusi la porta e presi l'ascensore mentre
un turbinio di pensieri confusi mi sbatteva contro le pareti craniche,
cercando di uscire all'aperto e di infettare tutta la città con le colpe di
mio padre. Arrivai lentamente al pianoterra e in pochi passi fui al portone.
Lo spalancai e uscì in strada incolonnandomi educatamente alla fila
del semaforo. Dall'altra parte delle corsie potevo vedere Danilo seduto
al tavolino con davanti un bicchiere e in mano una sigaretta accesa.
Finalmente giunse il verde e in pochi minuti fui davanti al mio fratellastro,
il cui volto era seminascosto dal cappello di feltro. Restai immoto davanti
a lui attendendo che notasse la mia presenza. Quando finalmente lo fece
trovai nelle sue fattezze mio padre con parecchi (ma non troppi) anni in
meno. "Sei Danilo?" Mugugnai. Lui annuì, invitandomi a sedere al suo
tavolino. Avrei potuto rifiutare, avrei potuto mandare all'aria tutto, avrei
potuto strangolarlo con le mie mani. Invece mi accomodai e ordinai un
analcolico. Tirava una brezza mattiniera abbastanza sostenuta, ma nulla
che potesse giustificare la sua bardatura e il suo terrore degli spifferi.
E in quel momento pensai che era davvero mio padre riesumato da
anni di umiliazioni, silenzi e frustrazioni. E compresi il significato delle
parole di quei tali che vedono nella progenie la sconfitta della Morte;
la possibilità di eternarsi e di avere una seconda chance quando
l'esistenza grama non gliene aveva offerto nemmeno metà della prima.
Mi accorsi di non essere mai stato, veramente, suo figlio e di avere
compreso un granello delle torture e delle sconfitte che Luigi aveva
subito in vita. Realizzai che quell'uomo, mio padre, aveva perpetrato
la vendetta più sottile che poteva alle mie spalle: farmi conoscere il
significato della parola altruismo applicato a un perfetto estraneo,
il senso dell'amicizia quando l'unico riferimento che avevo avuto dai
miei eventi personali non aveva fatto altro che consolidare l'ego
smisurato che nutrivo tutti i giorni. Quel signore di fronte a me,
silenzioso e assorto, diventava la sfida per abbandonare la superficie
delle cose e tuffarsi dentro l'ignoto, con tutti gli annessi e i connessi
che questo comportava. "Fa caldo..." Mormorai asciugandomi in modo
meccanico la fronte. Danilo mi fissò e sorrise offrendomi una sigaretta.
La rifiutai e non smisi di scrutarlo: il naso affilato pareva tagliare l'aria,
le labbra erano esangui e smorte, da sotto il cappello gli spuntava un
ciuffo di capelli color castano chiaro mentre il mento, appena sotto le
labbra era sfuggente e ben poco volitivo. Mi agitai sulla seggiola e
sorbì l'analcolico che mi era stato appena portato. "Stai morendo?"
gli chiesi improvvisamente e senza emozione.








(Continua)









 

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Commenti al Post:
EMMEGRACE
EMMEGRACE il 08/08/16 alle 17:54 via WEB
Chissà perchè Simone fa quella domanda... Ps: la traccia mi ha fatto venire il mal d' cap °______° :)))))))))))
 
 
deteriora_sequor
deteriora_sequor il 09/08/16 alle 09:37 via WEB
Forse è solo un sasso gettato nell'acqua... P.S. Truss è uno dei miei produttori preferiti al momento :-)
 
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INFO


Un blog di: deteriora_sequor
Data di creazione: 13/05/2013
 
 

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