Creato da laprigione il 14/03/2010

Il bacio della vita

romanzo a puntate

 

 

La prigione 98

Post n°100 pubblicato il 27 Settembre 2010 da laprigione

Dorotea seguiva una determinazione lucida ed agghiacciante nel raggiungere i suoi scopi, piegando ad essi, anche sentimenti e rapporti umani.L'unico che l'aveva sempre frenata e governata era stato il padre e adesso che anche lui era venuto a mancare, nessuno avrebbe potuto fermarla o condizionarla. La macchina filò veloce sulla strada, come compagna di viaggio, la radio trasmetteva un vecchio successo di Giorgia. <<Come si intitola..., uff, ecco, sì, "Come saprei", che bella questa canzone, Michele porta pazienza ancora un tantino e poi vedrai cosa saprò farti io>>. Mezz'ora dopo, suonò il clacson ,arrivando alle porte del penitenziario allegra come una bambina poco prima di ricevere il regalo di compleanno. Lo scorrere del cancello gli indicò di avercela fatta. Salutò le guardie con la solita dolce freddezza e infilò la macchina dentro il granaio. La cosa sembrò subito strana a Raul che si chiese come mai la donna facesse una cosa così insolita e senza farsi notare, fingendo di dirigersi al bagno, si precipitò ad osservare dalla finestra sul retro. La vide scendere dalla macchina, chiuderla con il telecomando e andarsene dopo aver accarezzato con la mano il bagagliaio. <<Che diavolo combina questa...>> pensò, senza però riuscire a trovare una spiegazione logica del perché avesse messo la macchina proprio in quel posto anziché al parcheggio. <<Tu! Che stai facendo?>> Una guardia dal torrione lo notò e lo costrinse ad allontanarsi subito. <<Tranquillo, mi pareva di aver visto un topo...>> <<Quelle bestiacce, dappertutto sono!>> <<Vado in mensa è quasi ora vero?>> <<Esatto>> concluse la guardia, tenendolo sott'occhio fino a vederlo entrare nella sala pranzo. Dorotea non stava più nella pelle, proseguì la sua corsa, muovendo veloci i suoi piedini sul terreno, fino a raggiungere il corridoio dei detenuti. <<Aprite, ho bisogno del detenuto 88>> <<Buona sera direttrice, ma è ora di cena...>> <<Francesco, chi comanda qui?>> <<Lei, direttrice, lei>> <<Non discutere allora, c'è un imprevisto e ho bisogni che quel uomo raggiunga il granaio e mi sistemi la macchina>> I sistemi di sicurezza si aprirono uno dopo l'altro permettendo alla donna in ansia di raggiungere il suo compagno. <<L'accompagno, non si sa mai>> <<Francesco, sei davvero un bravo ragazzo, tua moglie è una donna fortunata>> Il rumore dei tacchi risuonò nel corridoio, avvertendo tutti i detenuti della presenza della donna, occhi si affacciarono alle feritoie per guardare. Anche Michele rimase a bocca aperta vedendo la bellezza splendente di Dorotea. Nelle donne innamorate succede qualcosa che va oltre le cure estetiche, il cuore le trasforma per la meraviglia che concede loro di provare. <<Sei tu, stavo per andare a cena, ormai non ti aspettavo più a quest'ora>> <<Vada pure, io voglio parlare due minuti prima con lui>> <<Ok, ma se serve sono qui fuori>> Come la porta si richiuse, Dorotea si buttò nell'abbraccio forte e passionale del suo amante, i due corpi quas si sollevarono da terra, presi dall'impeto di quel attimo rubato. <<Sei la mia donna>> quasi gridò Michele, baciandola ripetutamente e mordicchiandole il labbro inferiore <<E tu sei la mia vita, il senso di ogni cosa>> rispose lei. L'eccitazione nel suo corpo di donna si moltiplicava assorbendo la tensione del delitto, impastandola con la voglia erotica nell'attesa dell'azione teatrale della morte di MIchele.

 
 
 

La prigione 97

Post n°99 pubblicato il 26 Settembre 2010 da laprigione

Ormai non rimaneva che aspettare il 29 gennaio, il giorno della cena con Victor. Da quel momento in avanti il destino avrebbe mutato il suo corso. Michele provava dentro il suo cuore una depressione crescente in quanto ogni cosa sembrava girargli intorno nel modo sbagliato. Era tutto così lontano dalla sue idee da ragazzino, a quei tempi infatti aveva immaginato per sé stesso una vita normale, una famiglia e la semplice gioia della compagnia. Era come se il fato ci godesse a fargli andare tutto storto e giocasse con lui come il gatto con il topo. Egli stava cambiando, mutando in qualcosa di diverso e peggiore. Se ne accorsero tutti all'interno del carcere. Il suo sguardo, da solare e curioso, cominciò a diventare cupo ed arcigno, qualcosa di inquietante. Era come se andasse in giro con una bomba in corpo; mancava solo il detonatore giusto per farla esplodere. Sentiva di non aver nulla da perdere ormai. Dorotea nel frattempo organizzò nei dettagli i particolari della fuga, procurando i documenti falsi per il suo amante e ordinando i biglietti dell'aereo. Ebbe cura di prenotare il suo sia per l'andata che per il ritorno come se si trattasse di una normale vacanza di qualche giorno, per non insospettire Victor o uno dei suoi scagnozzi. Non tralasciò nemmeno la cura del suo corpo perché voleva essere stupenda come una sposa il giorno delle nozze. Si recò prima in un studio estetico per un paio di giorni sottoponendosi a tutti i moderni trattamenti di bellezza e successivamente in un centro abbronzatura, colorando il suo corpo con una serie di lampade integrali. Concluse il giro il ventotto gennaio alla mattina andando dal parrucchiere facendosi la tinta di un rosso castano attraversato da dei delicatissimi colpi di sole. In quel giorno avrebbe dovuto concretizzare la messinscena teatrale della morte di Michele. Tornando dal parrucchiere, dunque, Dorotea si fermò dal suo amico Antonio per recuperare il corpo dell'uomo sprofondato nel coma. Suonò al portone, facendosi aprire il cancello, passò dal cortile ed infilò la macchina nel box. <<Ciao Antonio, allora ci siamo>> <<Stavo andando adesso a staccare il respiratore, vieni, amica mia>> Quando entrò nella stanza di quel poveraccio, Dorotea ebbe un sussulto al cuore in quanto il chirurgo estetico aveva fatto davvero un gran bel lavoro. Il corpo steso davanti ai suoi occhi sembrava proprio quello di Michele. <<Non ho parole, è perfetto>>. Antonio le sorrise e i due staccarono il supporto vitale come se quella fosse una cosa normale, una prassi di routine e attesero una decina di minuti finchè ogni segno vitale si trasformò in una linea piatta sul monitor. <<Ho portato un paio di sacchi neri della spazzatura, dici che andranno bene per portarlo fino in prigione?>> <<Non è certo l'ideale, però può andare visto che il morto è fresco>> <<Dai Antonio, carichiamolo, prima che ci veda qualcuno>> <<Stai tranquilla, non c'è nessuno in casa, siamo soli come mi avevi chiesto al telefono>> Gli infilarono un sacco dalla testa e l'altro dai piedi facendo poi la giuntura nel mezzo con del nastro adesivo e lo adagiarono nel cofano della macchina. <<Ma perde sangue?>> disse Dorotea facendogli segno col dito di abbassarsi per vedere meglio all'interno del bagagliaio. Antonio si avvicinò con la testa verso il cadavere. <<Vediamo, non mi sembra...>> In quel momento inaspettamente Dorotea piegò di colpo e con violenza il portellone del bagagliaio dandogli una botta terribile sulla testa, facendolo cadere per terra svenuto. Lo trascinò poi fino al vano scale di collegamento con l'abitazione al piano superiore e da lì all'interno della cucina. <<Mi dispiace vecchio, non posso correre rischi, tanto tu hai già vissuto la tua vita>> disse ad alta voce. Decise di aprire tutte le valvole del gas, ma subito dopo ci ripensò, molto meglio staccare il tubo di gomma del gas vicino alla valvola posta sotto il lavello. Una bella esplosione avrebbe cancellato ogni traccia. Accese tre candele profumate che si era portata dietro posizionandole una in cucina, l'altra in sala e l'ultima nel tinello adiacente. Gli effetti del gas però cominciavano a farsi sentire e Dorotea raggiunse rapidamente il seminterrato, salì in macchina diede gas portandosi proprio davanti al cancello di uscita. <<Che stupida che sono, ho dimenticato di aprire il cancello>> Dorotea lasciò la macchina accesa e in folle, scese e correndo, rientrò nel box. <<Dove cavolo è l'interruttore?>> Fece scorrere lo sguardo lungo le pareti, era agitata e preoccupata, il tempo era fondamentale, aveva pochi minuti per filarsela. <<Eccolo>> lo schiacciò più volte, correndo poi verso la macchina così velocemente come non faceva più da quando era ragazzina. Infilò la prima e uscì svoltando a destra raggiungendo la statale adiacente, dopo di che si fermò attendendo che accadesse ciò che aveva programmato. Passarono altri quattro o cinque minuti ma infine il boato sordo dell'esplosione arrivò con un urlo, per lei, liberatorio.

 
 
 

La prigione 96

Post n°98 pubblicato il 23 Settembre 2010 da laprigione

<<Sono l'uomo perfetto, insomma, peccato sia pure un assassino e abbia un matrimonio finito nella merda alle spalle>> Nel suo volto si vedeva chiaramente la delusione per come era andata la sua vita fino a quel momento. A Michele non sembrava vero aver trovato una donna disposta a consacrarlo come un dio in terra, una persona capace ed autonoma per cui essere qualcosa di speciale. <<Devi smetterla di pensare al passato, frantumandoti nel tuo lato morale, non esistono solo il bianco ed il nero, non ci sono vincitori sempre e perdenti in ogni caso>> <<Già, finchè c'è vita c'è speranza...>> Dorotea lo abbracciò con tutte le sue forze in un impeto materno più che erotico <<Tu sei il mio incastro perfetto ma non posso in nessun modo fare le scelte che devi fare tu >> <<Che intendi dire?>> <<Sono assolutamente sincera..., credimi, non voglio che tu venga con me come se fossi una foglia portata dal vento dove capita, io ti porterò fuori da qui ma non ti chiedo nessuna promessa in cambio>> Michele si alzò, andando a raggiungere il mobile dei liquori, sentiva assolutamente il bisogno di farsi un goccio di grappa. <<Spiegati meglio>> <<Io sono donna ma anche molto razionale, ti amo davvero, ma ho imparato che l'amore deve essere vissuto da entrambi; ti lascerò andare se lo vorrai, non ti voglio a qualunque costo, ho bisogno di essere amata, di sentirmi amata davvero, se no che senso ha la vita?>> <<Cazzo, cazzo, cazzo, non riesco a dire niente, sei davvero una persona fuori dal comune, posso solo volerti bene dopo queste parole>> disse MIchele, attraversato da una scarica di pura adrenalina. Quella donna non era solo bella; aveva un fascino mistico ed esercitava una attrazione più forte di una calamita con il ferro.

Sembrava così sincera, non chiedeva nulla in cambio, nella mente di Michele fu luce verde ad oltranza, il cammino sembrava portarlo verso un futuro meraviglioso. Fecero l'amore il carcerato e la carceriera non come semplice sesso ma attraverso l'intesa di cuore e mente, liberi da ogni preconcetto ed ogni pregiudizio, violando così i limiti del normale pudore. Dentro l'alambicco magico delle loro sensazioni, ogni attenzione perdeva la parte animale e volgare diventando percezione di piacere. Erano ormai le due di notte dentro quell'ufficio, diventato una alcova e Dorotea colse il timido risveglio del suo amante per comunicargli le tappe del programma di vendetta e di fuga. <<Amore mio ti devo dire una cosa, non riesco a tenermela dentro>> <<Mi ami alla follia?>> rispose Michele accennando un sorriso dolce come un leccalecca. <<E' un cosa che ti farà molto male...>> <<Che cavolo intendi dire?>> <<Devo fare una cosa terribile, che mi ripugna>> L'espressione del detenuto 88 si fece di colpo seria <<Spiegami>> <<Ci ho pensato a lungo se dirtelo o no, mi vergogno, non so come mi giudicherai dopo...>> <<Insomma, che cazzo succede? Sputa quello che ti stai tenendo dentro>> A Dorotea vennero gli occhi rossi, la dolcezza e la seratonina ricevuta dalla scarica di sesso, stavano lasciando il posto alla voglia di piangere. <<Victor ha ucciso mio padre...>> <<Quello è nato marcio e finirà all'inferno>> <<Ci penserò io a mandarcelo, devo fargliela pagare>> <<Vuoi farlo fuori?>> <<Sì>> <<Se ti preoccupi di quello che posso pensare di te, sinceramente di quel pezzo di merda non me ne frega nulla>> Dorotea scoppiò a piangere a dirotto stringendo le mani intorno al petto del suo uomo. Michele continuava a non capire il suo atteggiamento. <<Per ucciderlo..., perchè lui non sospetti di nulla, dovrò invitarlo a cena a casa mia...>> <<Porca merda..., non vorrai dire che...>> <<Sarà l'unico modo per convincerlo>> <<Ti farai sco...>> <<Non dirlo! Non dirlo ti prego, è una cosa orribile ma io non posso andarmene da qui senza fargliela pagare>> <<Fanculo>> Michele si alzò di scatto allontanandosi dal divano. <<Fanculo a questa vita di merda!>> gridò, infilandosi i pantaloni e rivestendosi. <<Cerca di capirmi Michele>> <<Ho le palle per terra adesso, vado, scusami>> A Dorotea non rimase che sentire lo sbattere violento della porta dell'ufficio.

 

 
 
 

La prigione 95

Post n°97 pubblicato il 20 Settembre 2010 da laprigione

Giorni vuoti in cui l'unica variante era riempire la pancia ma la determinazione di Michele divenne quella di cercare di ragionare con la sua testa. Avrebbe anche potuto sbagliare ma lo avrebbe fatto consapevolmente. Decise di riprendere a leggere la "bibbia blu", gli mancavano ormai solo tre capitoli. Forse in quelle righe avrebbe potuto comprendere meglio il carattere della sua amata. L'ottavo capitolo parlava del tema "l'orgoglio e l'arroganza". Difficile pensare ad una persona senza un minimo di orgoglio. Michele ragionò che una persona del genere poteva avere solo un carattere di poco spessore ma la curiosità lo spinse a leggerne di corsa il contenuto: " Un cancro moderno è l'orgoglio che, in fondo implica di pensare di essere migliori in qualcosa su qualcun'altro, ma la realtà è che si è tutti uguali, con il rispetto dovuto vanno in bagno ad espletare i loro bisogni anche il presidente della Repubblica, il Papa o la bellssima modella. La vita è fatta di esperienze e ognuno di noi potrebbe trovarsi, all'improvviso nei panni di qualcun altro...>> Michele si mise a sorridere grattandosi l'orecchio << Cavolo, cagano anche il Papa e la Bellucci>> La cosa lo divertiva. Non aveva mai pensato di immaginare il Papa nel suo abito talare a correre per andare a fare la cacca, magari sotto un attacco di diarrea e d'altronde Dorotea non aveva scritto niente di sbagliato. "Chi si innalza sarà abbassato da Dio" era scritto sul finire della spiegazione dell'arroganza. <<Dovrei essere più umile>> pensò Michele. <<Chi è arrogante è cattivo, si alimenta di superbia, io non voglio essere così>> Era sorprendente la capacità di espressione di valori morali che Dorotea aveva nello scrivere tanto quanto la sua determinazione criminale. Quando lei tornò dal suo viaggio, la prima cosa che le passò per la testa fu quella di vedere il suo amore in quanto lo aveva pensato spesso nelle notti passate in Canada. Lo fece dunque prelevare dalle guardie e se lo fece portare in ufficio. Quando lui entrò, Dorotea non gli disse una parola, semplicemente si alzò dalla sedia e sinuosa come una pantera nera, gli andò incontro. Non era importante parlare, bastavano i loro occhi, così accesi dalla passione da sembrare perle di cristallo. Michele la prese in braccio e l'adagiò dolcemente sul divano poi la baciò prima sulla fronte, subito dopo sulle labbra e nella parte bassa del collo. <<Mi sei mancata>> <<Anche tu, sai ti ho pensato spesso in Canada, sei un uomo così diverso da quelli che ho conosciuto prima di te>> <<Davvero?>> <<Sì>> <<Perchè? Cosa fa la differenza?>> <<La sensibilità e la dolcezza, vedi tu sei un uomo completo...>> <<Non faccio nessuno sforzo Dorotea ad esserlo, è nella mia natura>> <<Sei maschio quando serve, sei pronto a batterti per un ideale con la determinazione di un toro ma riesci a cogliere le sfumature del mio essere con la leggerezza di una farfalla, insomma, sei tutto quello che desidero dall'altra metà del cielo>>.

 
 
 

La prigione 94

Post n°96 pubblicato il 17 Settembre 2010 da laprigione

Il freddo intenso sferzava il viso e il dolore per l'asportazione della pelle cominciava a farsi sentire, le dita pulsavano, ma la cosa che faceva più male era il contorcersi delle budella dentro il suo corpo. <<Potrebbe risvegliarsi, è un poveraccio come me>> L'idea che un altro disgraziato venisse trattato come merce, come un semplice oggetto proprio non andava giù a Michele. Si era lasciato convincere da Dorotea ma dentro si sentiva una merda, la feccia dell'umanità, da innocente era diventato assassino e complice consapevole dei piani della sua donna. Aveva superato il confine del bene e del male, non esistevano più il bianco ed il nero ma soltanto un grigio appiccicoso in grado di cambiare colore a seconda della luce da cui veniva illuminato. Alla fine si buttò sulla solita branda cercando di chiudere gli occhi e di lasciarsi andare al sonno, ma dolore fisico e conflitto morale non gli davano tregua. Quella fu una delle notti peggiori della sua vita. Concluse di non avere e di non avere mai avuto il controllo sulla sua vita; i fatti dimostravano il suo essere un uomo fragile e bisognoso di un sostegno morale, senza Dorotea probabilmente sarebbe già morto. La cosa lo infastidiva, lo disturbava nell'indole ed in lui cresceva il convincimento che era solo giusto, arrivati a quel punto, che pagasse il suo debito. Ma poi mille altri ragionamenti sul senso della vita, sulla precarietà dell'esistenza, sul futuro e sul passato lo riportavano ad accettare passivamente il piano. <<Che cazzo me ne frega...,non sappiamo nemmeno perché siamo a questo mondo>> La giustificazione finale era che, in fondo, se tutto ciò stava accadendo davvero era solo perché Dio lo permetteva. Michele ragionò che la morte era drammatica se la si considerava una fine, un punto senza ritorno, ma vedendola come una porta, da cui ogni essere vivente avrebbe dovuto passare, per entrare in un altro mondo o in un'altra vita la cosa cambiava radicalmente. Allora la fine di una esistenza era solo il volere stabilito dall'Eterno per una nuova ripartenza e vittime e assassini erano solo attori di un palcoscenico infinito senza colpevoli.Tutti inconsciamente adempivano il destino predeterminato da Dio e vivevano esperienze diverse a seconda dell'imperscrutabile volere dell'Onnipotente. <<Mi sto bevendo il cervello, c'è sempre una scelta, una cavolo di possibilità>> Presa da tutt'altri pensieri, nei giorni successivi, Dorotea cominciò a fare delle ricerche su internet per trovare un veleno adatto per portare a termine la vendetta nei confronti di Victor; non doveva essere solo mortale ma avrebbe dovuto agire lentamente e inesorabilmente per almeno ventiquattro ore causando dolori il più possibile atroci. Per lei non era importante solo ucciderlo ma saperlo sofferente. <<Vediamo...>> Trovò infine quello che cercava. Un fungo, l'amanita phalloides, dal vago odore di rosa appassita, risultava essere mortale per l'uomo distruggendo il fegato nell'arco di 24/48 ore. Sarebbe stato perfetto ma avrebbe dovuto andare dall'altra parte del mondo per trovarlo visto che in Italia era inverno inoltrato. Proprio per quello decise di prendersi una vacanza raggiungendo il Canada nella zona di Toronto. Pensò comunque di non avvisare Michele nei dettagli per non gravarlo di un ulteriore carico e poi non era una faccenda che lo riguardasse. In ogni caso lui era sempre più dubbioso sulla riuscita di un piano così assurdo. Il colpo di grazia glielo diede Raul, un paio di giorni dopo la partenza di Dorotea, in mensa. <<Allora hai pensato a quello che ti ho detto l'altra volta?>> <<Lasciami perdere, io credo in Dorotea, tu sei solo uno dei tanti stronzi qua dentro>> L'espressione di lui si fece corrucciata. <<D'accordo, sono un pezzo di merda come tanti, ok, ma qua dentro sono morti mio padre e i miei due fratelli minori>> <<Che intendi dire?>> rispose Michele, infilandosi il pane in bocca e strappandolo coi denti. <<C'è un limite anche per i criminali e se la legge non riesce a farci nulla, bisogna usare altri mezzi, mio fratello più piccolo aveva appena diciotto anni, te ne rendi conto?>> <<come è morto?>> <<Lo sai, l'hanno usato come pezzi di ricambio, un occhio per un sacerdote, i reni al maresciallo...e chissà dove il resto>> <<Non mi metterò contro Dorotea, lei mi ama>> <<Quella donna non ama nessuno se non sé stessa, deve avere altri progetti per te>> <<Ma non dire cazzate>> Raul gli mise la mano destra sulla spalla. <<Promettimi che starai molto attento e se le cose andranno come ti ho detto io raggiungerai il vecchio vicino al mare>> Michele con un colpo robusto si scrollò di dosso la mano dell'altro carcerato. <<Vattene se no ti spacco la faccia>> <<Ok, non t'agitare, vado>>.

 
 
 

La prigione 93

Post n°95 pubblicato il 15 Settembre 2010 da laprigione

Era giunto il momento, Michele cominciò a spogliarsi, rimanendo in mutande. Il suo corpo lasciava trasparire una pancetta, accumulata grazie ai dolci consolatori consumati in carcere alla fine dei pasti. Dorotea non perse l'occasione per guardarlo da ogni angolazione possibile che la stanza gli consentiva di raggiungere, l'attrazione per quell'uomo era troppo forte, in lui c'era un mix di mascolinità e di dolcezza particolari, esaltati dallo sguardo magnetico dei suoi profondissimi occhi neri mediterranei. Inoltre lo vedeva conciliante e disponibile ad ascoltarla anche in situazioni al limite morale come quella che stavano vivendo. In un certo senso, si considerava più esperta di lui della vita, più avanti nel saper nuotare nelle acque profonde del ventesimo secolo. Probabilmente, inoltre, lui esaltava in lei anche l'istinto protettivo materno che non aveva potuto riversare su di un figlio. <<Stenditi Michele>> lo invitò Antonio, dopo avergli fatto infilare il camice operatorio. <<Mettiti la mascherina anche tu>> disse poi a Dorotea. <<Adesso girati su di un fianco in contrapposizione alla tua mano sinistra, non guardare, farò in fretta>> Gliela prese dunque, infilando velocemente l'ago con l'anestetico, subito dopo Michele sentì freddo nell'arto e la sensazione di non avere più quel pezzo del suo corpo. Pochi minuti e il dottore fece l'asportazione. <<Ecco fatto>> <<Già fatto?>> <<Certo>> <<Complimenti, non ho sentito nulla>> <<Adesso puoi guardare>> Michele girandosi vide le dita della mano fasciate dentro le bende bianche. Dorotea gli sorrise compiaciuta, come un direttore d'orchestra vedeva il suo piano andare nella giusta direzione, il sogno diventare realtà. Ormai non restava che tornare in carcere ed aspettare che arrivasse il ventotto del mese per inscenare la prematura dipartita di Michele. <<Grazie di cuore, Antonio, sei davvero una persona sincera e un amico su cui contare>> <<Per te Dorotea io ci sarò sempre, volevo bene a tuo padre e per me sei come una figlia>> Michele li vide abbracciarsi e lei baciarlo sulla guancia; in quell'istante pensò a quanto fosse bello provare e ricevere affetto da qualcuno paragonandolo al vuoto della sua vita. Non potè far altro che rattristarsi e Dorotea lo notò subito. <<Che succede? Stai bene?>> <<Sì, tutto ok, solo un attimo di malinconia, in questi anni ho perso tutti i legami>> <<Ma adesso hai me! Non sarai più solo>> <<La vita è strana, stupenda e terribile assieme..., scusami, sto diventando filosofo...>> <<Non devi scusarti>> gli rispose lei girando lo sguardo e aprendo il vano portaoggetti davanti alle sue gambe <<E' solo un bene riflettere sul senso della vita, anche se, personalmente, credo sia difficile trovare una risposta completa sul perché siamo qui. Fammi una cortesia, prendi quel paio di guanti ed infilateli, non voglio che, quando rientreremo, le guardie si accorgano che hai subito un intervento>> <<Cavolo, hai proprio pensato a tutto vedo...>> <<C'è in ballo il nostro futuro, non posso permettermi errori>> <<Tornando al discorso di prima>> continuò Michele, infilandosi lentamente i guanti <<Spesso mi chiedo perché Dio non ci metta una pezza allo schifo di questo mondo, mi sembra assurdo lavorare per i soldi, sprecare il tempo a pagare tasse, ti rendi conto, dover pagare per avere del cibo, per avere un tetto?>> Dorotea gesticolò con la mano destra nell'aria per dare forza alla sua risposta <<Non troveremo mai le risposte Michele in questa vita, però converrai con me che se hai i soldi, visto che le cose stanno così, si vive meglio...>> <<Questo è poco ma sicuro>>. Infine rientrarono nel carcere sotto un accenno di neve, l'aria della feste appena passate era ancora consistente ma dentro Michele il caos emotivo cominciava ad espandersi. Diede un bacio a Dorotea, come al solito, al riparo da sguardi indiscreti, stringendole le chiappe con le mani, avrebbe voluto amarla, possederla, quasi a consolarsi per quello che lo disturbava dentro. <<Caro, non possiamo, non oggi anche se mi spiace infinitamente, quando mi tocchi si muove tutto dentro me, se tu infilassi la tua mano... te ne accorgeresti>> Nell'incrocio di lingue immediatamente successivo era evidente la calda passione che animava i due alla ricerca di un compenso fisico e morale dello stress che avevano dovuto patire. In Dorotea però prevalse, anche se a malincuore, la ragione. <<Abbi pazianza, vai adesso, avremo tutta la vita per noi, ricorda, tutta la vita, io e te>> MIchele non rispose ma con gli occhi manifestò di essere d'accordo, le gettò un bacio con la mano e se ne uscì raggiungendo i secondini che erano fuori ad attenderlo.

 

 
 
 

La prigione 92

Post n°94 pubblicato il 10 Settembre 2010 da laprigione

<<Antonio, se non ci fossero le donne noi uomini che faremmo? Io marcirei in carcere per i prossimi 50 anni...>> <<Certo, seguitemi, non abbiamo molto tempo>> I tre si mossero in direzione dell'ambulatorio medico situato dall'altra parte del seminterrato. Il benessere economico era ben evidente nei quadri appesi alle pareti, tutti originali e probabilmente di firme importanti. Michele li osservava, pur non essendo un esperto, rimanendone affascinato. Quando entrarono l'uomo era steso su di un lettino operatorio, sotto delle lenzuola verdi, collegato nel corpo e dalla bocca, con un miriade di tubicini, a dei macchinari. <<Ma quest'uomo... non mi sembra morto...>> Esclamò, dilatando le pupille degli occhi Michele. Il dottore che nel frattempo era andato a lavarsi le mani gli diede la spiegazione <<E' in coma, stato vegetativo irreversibile, i parenti hanno dato ieri l'autorizzazione a staccare la spina, clinicamente non ha più alcuna possibilità di reversione>> <<Ma io credevo...>> <<Non posso operare chirurgicamente su di un cadavere, le cellule devono essere vive per accettare il trapianto>> Michele si girò verso Dorotea per scrutarne l'espressione del viso <<E' tutto a posto, in ogni caso gli avrebbero espiantato tutti gli organi, non gli creiamo alcun maggior danno>> Certo, le rassicurazioni di Dorotea non cancellavano il pensiero di stare commentendo l'ennesimo omicidio, tutti gli eventi confluivano in una unica via del male. Potevano davvero avere un futuro felice e scamparla al destino? Il prezzo da pagare stava diventando forse troppo alto.. Dorotea comprese istintivamente dallo sguardo di Michele le sue perplessità e utilizzò tutta la psicologia di cui era dotata naturalmente per convincerlo di ciò che stavano per fare <<Io sono stata in coma per dei mesi..., lo sai>> <<Mi ricordo certo, ma poi ti sei ripresa, sei tornata alla vita>> Antonio si inserì nella discussione <<Quello era un coma vigile, il cervello continuava ad avere un minimo di attività, questo caso è diverso, in ogni caso non tornerà mai più nelle sue facoltà mentali,è solo carne tenuta in vita dai macchinari>> <<Sai cosa pensavo in quei lunghissimi giorni Michele?>> <<Alla tua vita, ai ricordi credo...>> <<No, pensavo che per vivere in quelle condizioni era meglio morire>> << Comprendo, senta dottore, lei è proprio sicuro che per questo poveraccio non vi sia alcuna speranza?>> <<E' mantenuto in vita in queste condizioni da cinque anni, i parenti hanno provato di tutto ma alla fine si sono arresi anche loro e hanno dato il consenso a porre fine alla sua esistenza e ad espiantare organi per salvare la vita di altre persone>> Dorotea prese le mani al suo uomo <<E' come se donasse la sua vita a te, vedilo come un sacrificio d'altruismo>> Michele si sentì disorientato, incapace di abbozzare un contraddittorio altrettanto efficace. <<Se le cose stanno così..., procediamo allora>> <<La prima cosa da fare sarà quella di asportare col bisturi, da un paio delle tue dita, la pelle del pollice e dell'indice che poi applicheremo sulla sua mano, sai per l'evenutale riconoscimento>> <<Farà male Antonio?>> <<L'asportazione no, la facciamo sotto anestesia locale, ma sicuramente per tutta la prossima settimana soffrirai>> <<E poi?>> <<Subito dopo faremo una scansione con il computer del tuo volto, certi interventi ormai li eseguono le macchine al fine di essere il più precisi possibile, diciamo però che non faremo ritocchi troppo invasivi, abbiamo poco tempo per la guarigione delle ferite, solo il minimo necessario per farlo assomigliare a te>> Michele si mise seduto, iniziando a togliersi la camicia per prepararsi all'intervento e Dorotea gli appese il cappotto. <<Antonio quando potrò venire a prendere il corpo?>> chiese lei. <<Non prima di tre settimane, sperando che il suo corpo reagisca velocemente, in ogni caso ti consiglio di bruciarlo, almeno parzialmente, sarà più credibile la somiglianza e meno visibili i miei ritocchi>>

 
 
 

La prigione 91

Post n°93 pubblicato il 08 Settembre 2010 da laprigione

Il giorno dell'epifania, arrivò la telefonata del suo amico dottore <<Lui è qui, si può fare>> <<Procedi, hai le foto e il video, oggi ti porto Michele in persona per le impronte>> Il piano cominciava a diventare concreto, di fretta e furia Dorotea compilò un permesso speciale per portare fuori il detenuto 88, poi mise il foglio in mano alle guardie. <<Portatemelo>> Loro si guardarono uno con l'altro, stupiti di ricevere un ordine simile, proprio all'epifania. <<Andate e fate presto>> <<Ma direttrice...>> <<Evitatemi la paternale, sono perfettamente capace di badare a me stessa>> rispose Dorotea, tirando fuor dalla borsa la sua beretta d'ordinanza e spiattellandogliela sotto il naso. La cosa avrebbe suscitato ovviamente un certo scalpore all'interno del carcere ma quello era un fattore secondario, rispetto all'esigenza primaria del suo progetto di fuga. Anche Michele rimase stupito ed allibito di venir prelevato dalla cella proprio quel giorno. Raccolse le sue cose e si infilò il vecchio cappotto grigio che gli era stato consentito di tenere nella sua cella, poi si affacciò nel cortile, seguto con lo sguardo da tutte le persone che potevano buttargli gli occhi addosso. La vide, dentro un bellissimo cappotto nero in pelle, più lungo del solito, al di sotto del quale sfilavano le gambe avvolte nella pregiata seta nera fino alle scarpe. <<Certo che è sempre un bel vedere...>> disse Michele cercando la condivisione delle guardie che lo tenevano stretto. <<Stai zitto>> rispose uno dei due, tirando fuori le manette e legandogli i polsi. <<Ciao Michele>> lei gli sorrise in modo tenero. <<Come mai le manette? Qua dentro non le ho mai portate...>> <<Servono perché usciamo, devi venire con me>> <<Cosa? Ma che succede...>> <<Vieni, entra che ti spiego. Grazie ragazzi andate pure, da adesso in avanti me ne occupo io>> Dopo di che chiuse la porta alle sue spalle. Michele infastidito dal non capire si girò verso di lei, ancora appoggiata alla porta <<Mi vuoi spiega...>> ma non fece tempo a finire la frase che lei, velocissima gli tappò la bocca con un lungo bacio passionale. <<Andiamo dal mio amico medico, ha recuperato il cadavere giusto>> <<Intendi dire quello a cui hai intenzione di affibiare la mia faccia?>> <<Esattamente, servono le tue impronte, ma ti spiegherà lui tutto nel dettaglio>> <<Vedo che ti fidi di me, cazzo le manette...>> <<Senti, io non mi fido di nessuno e poi non potevo farti uscire senza neanche un minimo di precauzione, ho già fatto miracoli per non avere dietro la scorta>> Erano mesi che Michele non metteva il muso fuori da quelle quattro mura e quindi annuì. Avrebbe fatto qualunque cosa pur di respirare l'aria al di là dei cancelli. Salire in macchina quel giorno gli parve come quando da piccolo andava alle giostre, un emozione che gli accese una luce intensa nello sguardo e non potendo resistere, tirò giù il finestrino con tutte e due le mani. La macchina infatti era un modello un pò vecchio non ancora dotato di vetri elettrici, ma poter sentire l'aria fredda che gli si stampava sulla faccia, sfidando la temperatura intorno allo zero, non aveva prezzo. Anche a costo di un raffreddore ne sarebbe valsa comunque la pena. <<E' la prima volta che ci facciamo un giro assieme, sono felice>> commentò Michele ricevendo in cambio un sorriso aggraziato da parte di Dorotea. <<Non è che tenterai di scappare vero?>> <<Scappare? Per andare dove, non ho più un posto a cui tornare, nessuno si aspetta di vedermi>> La macchina camminava spedita lungo la strada, tutt'intorno la neve aveva reso pacato il paesaggio dove spiccavano ancora, qua e là, alcuni alberi di natale ancora vestiti con addobbi colorati e luci ad intermittenza. Dopo circa un'ora, arrivarono davanti al passo carraio di una sontuosa villa, circondata da un parco dove si ergevano molti pini argentati. Il cancello automatico cominciò ad aprirsi. <<Certo che non se la passa male il tuo amico...>> <<E' uno dei migliori nel suo campo, molti personaggi importanti hanno avuto qualche "aggiustatina" da lui>>.La serranda del box era automatizzata e cominciò a sollevarsi non appena loro gli arrivarono davanti, lasciando intravedere, all'interno, dimensioni fuori dal comune. <<Qui dentro ci stanno comode almeno sei macchine>> commentò Michele, curioso di vedere la faccia di quel genio della chirurgia estetica. Dopo qualche istante lui venne loro incontro <<Dorotea, sei sempre un fiore>> <<Antonio, mi sa che fra qualche anno avrò bisogno del tuo intervento>> gli rispose lei, baciandolo su entrambe le guance. A Michele venne da ridere vedendolo. Si trattava di un ometto paffutello, pelato e con un paio di bitorzoli sulla faccia. <<Cavolo, questo è come il ciabattino che ripara le scarpe agli altri e va in giro con le sue bucate>> Si capiva chiaramente che a dispetto della attività che svolgeva, non gliene fregava niente di apparire. <<Lui è Michele>> disse Dorotea presentandolo. <<Piacere..., devi essere molto importante per questa donna, visto i rischi che sta correndo per te>>

 

 

 

 

 

 
 
 

La prigione 90

Post n°92 pubblicato il 05 Settembre 2010 da laprigione

Certo che era tutto così assurdo, irreale, una partita in cui Michele non riusciva più a distinguere i giocatori e nemmeno gli arbitri; concluse, dunque, che la prima cosa da fare sarebbe stata quella di uscire da lì e una volta fuori osservare con attenzione gli accadimenti. Certo gli si aprirono gli occhi, quando, tornando dalla mensa, vide rientrare Dorotea con quel suo sorriso languido e la mano a muoversi nell'aria a salutarlo. Una donna può fare molto per un uomo, diventando il motivo stesso per cui vivere, la forza con cui combattere,la voglia di andare avanti e il porto dove tornare alla sera, il riparo dalla tempesta e dal malumore. Michele, una volta rinetrato in cella, ragionava seduto sulla sua branda di queste cose e si chiedeva se Sara avesse mai interpretato quel ruolo. A mente fredda, non era amore quello che li aveva legati per anni, ma soltanto apparente normalità, l'interpretazione di un ruolo. Ripensò a come lei, durante tutti quegli anni di matrimonio, non gli avesse mai chiesto nulla del suo lavoro, di come distorceva la bocca davanti ai problemi di cui cercava di parlarle, in senso di diniego. <<Cazzo, non c'era dialogo tra di noi, nessun gioco di squadra...>> Il fallimento era il risultato ovvio, l'unico possibile. Anche il romanticismo dell'inizio era andato a farsi fottere, la passione tra di loro era diventata solo un blocco di ghiaccio. Dorotea invece sembrava l'incastro perfetto, solare, libera, indipendente, passionale ed intuitiva ma conteneva nell'ombra del suo passato un lato oscuro profondo capace di spaziare in ogni direzione ed imprevedibile. Michele non era in grado di comprendere quanto fosse estesa la parte nascosta della direttrice e sarebbe inorridito se avesse potuto assistere alla telefonata che lei, quella notte stessa, fece a Victor dal suo ufficio. <<Ciao caro come stai?>> <<Dorotea! Cavolo è bello sentirti, anche se non me lo aspettavo così presto>> <<Ti ho pensato tanto, ho ragionato su quello che mi hai detto, sai..., di fare una cena assieme>> Victor si sorprese tantissimo, rimanendo appeso come un cretino alla cornetta. <<Wow..., hai capito che a letto sono uno stallone?>> <<Quello non lo so, ma mi piaci come uomo e ho pensato "perchè no"? <<Wè, non ti sarai mica innamorata, io amo solo scopare...>> <<Che mi importa dell'amore?>> rispose Dorotea. <<Allora il detenuto 88 te lo chiavi e basta?>> <<Victor, non essere invadente, mi piace e ci vediamo ogni tanto>> <<E brava la mia ragazza! Mi piaci! Cazzo se mi piaci, quando vuoi che ci vediamo?>> <<Ecco, per te ho un programmino davvero interessante>> <<Sono tutt'orecchi>> <<Il 29 gennaio compirò gli anni, vorrei averti a casa mia e cucinare per te con tanto di candeline accese e prosecco a fiumi>> <<Porca merda, ma oggi è solo il 5 gennaio>> <<Lo so, lo so ma a noi donne piace pregustare una cosa con calma preparando tutti i dettagli, voglio sia una cosa speciale>> <<Vuoi che sia il tuo regalo tesoro?>> <<Ecco bravo e quella notte ti farò felice come non hai mai provato>> <<Mi eccita la donna con le idee chiare, ci sarò>> <<Lavati mi raccomando...>> Victor mise giù la cornetta del telefono e si mise a ridere con gusto accendendosi la sigaretta. Il suo ego era a mille, un'altra donna e che donna, lo voleva nel sul letto. <<Sono troppo figo>>. In realtà Dorotea stava programmando il suo piano di vendetta e di fuga. Sapeva che quello era l'unico modo per incontrarsi da sola con Victor, la cosa la disgustava ma la voglia di vendicarsi del mandante dell'omicidio di suo padre era più forte, le ribolliva nel sangue.

 
 
 

La prigione 89

Post n°91 pubblicato il 01 Settembre 2010 da laprigione

Nei giorni seguenti Dorotea fu poco presente all'interno del carcere e Michele cercò di distrarsi mettendo un impegno maggiore nello svolgere gli incarichi che gli venivano affidati, sferzato dal freddo pungente dei primi di gennaio. Era ormai il cinque gennaio, la vigilia dell'epifania e mentre lui era intento a pulire, all'esterno, i vetri della mensa, sotto un pallido sole notò di essere osservato insistentemente da un paio di guardie posizionate vicino all'ingresso del carcere e da un detenuto intento a trafficare al deposito degli attrezzi. Essere osservati dagli altri era abbastanza normale ma Michele, istintivamente, ebbe la percezione che ci fosse sotto qualcosa. Ormai era più di mezz'ora che continuavano a fissarlo. Forse il chiodo glielo aveva mandato uno di quei tipi? Per le guardie poteva fare poco o nulla mentre aveva il potere di agire nei confronti del compagno di detenzione. Decise, pertanto, di affrontarlo all'ora di pranzo per chiedergli che cosa avesse da guardarlo. Una volta entrato in mensa, attese che arrivasse anche il tipo e gli si mise attaccato al culo nella fila, con i vassoi in mano, per ricevere il pasto, andando, subito dopo, a sedersi proprio di fronte a lui. <<Ciao, abbiamo preso tutti e due pasta coi broccoli>> <<Già>> <<Sai chi sono io?>> <<Lo sanno tutti qua dentro, hai fatto fuori il vecchio e tre stronzi che non meritavano di vivere>> gli rispose lui con uno sguardo di ammirazione. <<Mi chiamo Michele e tu?>> <<Raul>> <<Bene, buon appetito Raul>> I due presero ad inforchettare le orecchiette con gusto. <<Senti, anche se non ci siamo mai parlati prima, so che tu sei dentro da un sacco, giusto?>> <<E' dieci anni che ho il piacere di essere ospitato in questa "casa di riposo">> Michele si versò del peperoncino in polvere nel piatto, adorava il piccante. <<Quando uscirai, allora?>> <<Mai o almeno non da vivo>> <<Che cazzo hai combinato?>> <<Sono cazzi miei, mangia e non rompere>> <<Però stamattina i cazzi tuoi non te li sei fatti...>> Raul lasciò cadere la forchetta dentro il piatto attirando per un breve istante, con quel rumore, l'attenzione dei detenuti seduti ai tavoli vicini. <<Temiamo per te>> gli rispose. <<Come? Ho capito bene? "Temete" per me?>> <<Senti, in questo carcere e tu lo sai, è successo di tutto, un gruppo di persone qui dentro ti stima, sei uno con le palle ed inoltre hai una relazione con la direttrice>> <<Che bello! Ho le guardie del corpo, è questo che mi vuoi dire vero?>> <<Se vuoi metterla in questi temini...>> <<Ma vorrete pure qualcosa da me...>> <<Devi uscire da qui, devi uscirne vivo e andare in Sicilia>>. Michele era perplesso, sull'uscire era d'accordo ma non capiva perchè avrebbe dovuto raggiungere l'isola. <<Mi volete mandare in vacanza?>> disse ironico. << Questo penitenziario è sotto il controllo di lobby di potere politico ed economico troppo forte, l'unico che ci può aiutare è il vecchio che sta nella casa vicino al mare>> <<Ma chi sarebbe questo anziano..., Matusalemme?>> <<Il capo di tutto, quello che decide lui, accade>> <<Intendi dire il "capo dei capi", il boss della mafia>> <<Proprio lui>> <<A me sembra tutta una stronzata>> <<Diffida dalla direttrice>> <<Dovrei diffidare di lei? Ma se è l'unica su cui posso contare>> <<Lo credi veramente? Credi di essere il primo di cui lei si innamora? Il primo a cui dice di volerlo tirare fuori per rifarsi una vita?>> Michele indurì lo sguardo. <<E tu come le sai tutte queste cose?>> <<Io sono dalla tua parte, ricordati delle mie parole, quando e se uscirai cerca di raggiungere chi ti ho detto>> <<Dimmi almeno come si chiama...>> <<E chi lo sa come si chiama, nemmeno di Dio sappiamo il nome, eppure se lo cerchi, lo trovi>> concluse Raul, alzandosi. <<Vado, comunque ci risentiremo>>.

 
 
 

La prigione 88

Post n°90 pubblicato il 31 Agosto 2010 da laprigione

<< E' bello tenerti le mani calde Michele, raggiungiamo il vecchio olivo >> << Sfidi la neve con quelle scarpine da fata? >> <<Baciami e non sentirò più freddo, nè oggi e nemmeno nel futuro >> Lui lo fece con passione e candore al tempo stesso. Sapeva baciare bene, senza sbavature, raggiungeva il limite della perdizione con la grazia di un cigno e questo faceva impazzire Dorotea. Per lei, MIchele rappresentava l'amante perfetto. <<Ho trovato la soluzione per tirarti fuori di qui, dovrai morire...>> <<Che bella soluzione..., uscire qui steso su di una bella asse di legno dentro un sacco di plastica era proprio quello che mi aspettavo, fine di ogni problema!>> <<Che stupido che sei... lasciami finire, ho un amico dottore, specializzato in chirurgia estetica...>> <<Ho capito, vuoi cambiarmi la faccia?>> <<Non mi permetterei mai di toccare quel faccino che mi piace da morire!>> <<Ma allora che vuoi combinare?>> <<Semplice voglio mettere la tua faccia sul cadavere di qualcuno trapassato da poco e dichiarare che il "de cuius" sei tu. Una volta morto, non avrai più alcuna condanna da scontare per la società>> <<Ma si può fare un intervento chirurgico così complicato su di un defunto? Non sarà così semplice...>> <<Bè non deve essere un capolavoro, basta che sia credibile>> Michele non sapeva dove volgere lo sguardo alla ricerca di uno spunto, la cosa gli sembrava una follia completa, ma la convinzione di Dorotea nel successo sembrava incrollabile. <<E per uscire fuori? Come mi porterai all'esterno del carcere?>> Lei sorrise portandosi la mano davanti alla bocca e piegando dolcemente la testa verso il basso. <<Lo saprai a tempo opportuno, sarà difficile da sopportare ma ti aprirà le porte verso una nuova vita>> Il buio intorno, attraversato dalla pioggia di cristalli bianchi e dall'armonioso silenzio, sembrava per un attimo aver reso quel luogo un posto incantato e quando le loro labbra calde si baciarono di nuovo, non sentirono più il freddo circostante. Le perplessità però rimasero nelle sinapsi di Michele, ormai in balia delle iniziative della sua donna; Da un lato gli faceva comodo che la situazione la sgranasse lei, ma dall'altro si sentiva sminuito nel suo ruolo di "uomo", d'altronde non aveva scelta. Ogni speranza per una vita diversa da quella in cui era immerso fino al collo, era riposta in Dorotea. Dormì poco quella notte nella sua cella tutta pitturata e floreale e per passare il tempo cominciò a contare quanti fiori avesse disegnato sulle pareti partendo dai boccioli di rosa fino alle infiorescenze del glicine. <<Centotrentasette..., cavolo, sembra un giardino botanico, in un'altra vita probabilmente sarò stato un pittore>>. Proprio mentre dovette fare un ruttino, figlio del prosecco consumato, notò che sul pavimento, appena dietro alla porta, in un angolo, vi era un piccolo pacchetto legato con dello spago di corda. <<Qualcuno mi ha fatto un regalo...>> pensò, incuriosito, Michele, alzandosi per andarlo a raccogliere. Cosa ci poteva stare in un pacchetto lungo e stretto? <<Questa è una penna>>. Tornò a sedersi sulla branda e prese a scartarlo con foga, non aveva mai avuto fin da giovane la pazienza di aprire con calma i regali. La sua curiosità era al massimo mischiata con l'aspettativa per i discorsi fatti con Dorotea. All'interno, vi era soltanto un chiodo d'acciaio temperato, lungo una decina di centimetri con arrotolata sopra la sua circonferenza un biglietto di carta. Michele fece una smorfia ironica e sorpresa <<Un chiodo?>> Srotolò il biglietto per leggerne il contenuto che si rivelò enigmatico: <<Non separartene mai...>> << Chi Diavolo combina queste puttanate? Che me ne faccio di questo pezzo di ferro?>> Ma la domanda che gli arrovellava il cervello era il perché uno si fosse preso la briga e i rischi per consegnargli un semplice chiodo. In ogni caso poteva diventare un'arma da difesa, seppur impropria, molto efficace come un coltello. Decise di tenerlo infilato nella calza sinistra e di seguire il consiglio. Giravano delle facce strane tra gli ultimi arrivati e qualunque cosa, anche un chiodo, sarebbe stato meglio di niente.

 
 
 

La prigione 87

Post n°89 pubblicato il 26 Agosto 2010 da laprigione

Per quello che aveva in mente serviva l'aiuto di un suo vecchio amico e quindi lo chiamò, usando una vecchia cabina telefonica in paese, per non venire intercettata: <<Senti per gennaio, ho bisogno che tu mi faccia un favore grosso, amico mio>> <<Lo sai che con te ho un debito grosso come una casa e poi ti voglio bene come ad un figlia>> <<Ecco, adesso ti spiego, ma non dovrai dire a nessuno niente di questa cosa>> <<Tranquilla Dorotea, deve essere davvero importante, non mi hai mai chiesto di farlo di nascosto dai "nostri amici">> <<Questa è una questione personale>> <<Lo comprendo, dai, spiegami ogni cosa>> Dorotea cominciò a raccontare nel dettaglio quello che aveva in mente, avendo cura di non tralasciare niente. Quando mise giù la cornetta, sapendo di aver intrapreso la fase "uno"del suo piano, iniziò a ragionare su Victor, sarebbe stato molto difficile fargliela pagare, quello era un farabutto ma anche uno molto sveglio ed in più doveva far combaciare i tempi per potersela svignare con Michele. Sarebbe stata la fase "due" quella della vendetta. Decise che avrebbe dovuto trovare un veleno a lento rilascio affinchè quel verme non schiattasse subito ma nelle successive 48 ore, il tempo necessario per sparire dall'Italia. Non era esperta della materia e cominciò a scrutare su internet alla ricerca delle informazioni necessarie. Stabilì anche la data esatta della partenza. Il 31/01/2011 tutto sarebbe cambiato, la realtà vissuta in tutti quegli anni sarebbe morta per rinascere in un sogno. Anche per lei sembrava giunto il momento di spiegare le ali, di aprirsi al mondo per viverlo anzichè sopravvivere, tirando avanti, come fa la maggior parte delle persone. Avrebbe anche trasferito i soldi in sud america, attraverso una serie di passaggi del denaro in vari stati europei e asiatici fino a far sparire le tracce della provenienza. Non gli rimaneva che spiegare a Michele cosa aveva in mente e quale occasione migliore se non quella del brindisi di fine anno? Lo invitò quella sera, quindi, ad alzare il calice con le guardie di turno, nel suo ufficio. Era una abitudine che aveva consolidato negli anni. Per dare il buon esempio faceva la conta degli ultimi secondi con loro. Certo, nel passato lo faceva anche per stare vicino a suo padre ed era malinconico pensare che lui non ci sarebbe stato mai più. La vita continuava e adesso il futuro era Michele con quei suoi capelli brizzolati, ribelle, scontroso, sconfitto dalla eventi. Ai suoi occhi l'immagine del guerriero stanco dopo la battaglia con la vita era terribilmente romantica. Lo vide arrivare con le mani in tasca e la testa bassa. Gli andò incontro, accogliendolo con uno sguardo allegro e seducente: <<Non vedevo l'ora di vederti...>> gli sussurrò all'orecchio. <<Dio,come sei bella stanotte...>> Michele ne rimase estasiato in quegli ultimi cinque minuti prima della conclusione del 2010. Continuava ad osservarla nel suo approcciarsi con le guardie, lei esprimeva, non solo con le parole, ma anche col corpo i suoi auguri di di buon auspicio. Ormai mancavano pochi secondi <<Meno otto, meno sette, meno sei...>> Dorotea gli volse lo sgaurdo e lo invitò ad andargli accanto mostrandogli la coppa dove accogliere lo spumante. In modo inusuale rispetto alle regole che vorrebberro fosse un uomo a farlo, infatti, stappò la bottiglia e la portò in alto mentre tutti gli altri intorno con il calice in mano erano intenti a gridare: <<Viva il 2011! Felicità! Gioia! Il vecchio anno è morto!>> <<Meno tre, due, uno!>> e il tappo si andò a stampare sul soffitto mentre Dorotea prese a versare il bianco frizzante nettare ai partecipanti. <<Buon anno, amore>> <<Grazie Michele, ricambio e sono sicura che la vita per noi cambierà nel 2011 e in meglio>> <<Lo vorrei tanto ma siamo in mano alla sorte>> <<No, qui ti sbagli, vieni andiamo nel cortile, ti spiego>> Una delle guardie vedendo i due indossare i cappotti si avvicinò alla direttrice: <<Non vada da sola, l'accompagno io, non si fidi>> Ma lei gli mise la mano sulla spalla e lo rassicurò invitandolo a continuare ad affondare mascella e mandibola nella fetta di panettone che teneva in mano.

 
 
 

La prigione 86

Post n°88 pubblicato il 25 Agosto 2010 da laprigione

Che strano svegliarsi in quel 31/12/2010, finiva un altro anno. Dorotea, come ogni mattina, si fece la doccia, ricevendone il getto da prima bollente e poi freddo. <<Questa doccia! Non riesco mai a trovare subito la temperatura giusta>> si raccontò mentre la pelle d'oca cominciava a sparire sotto il balsamo profumato. Che piacere però, dopo, stare con la schiena appoggiata al muro e la testa all'insù a ricevere gocce di tepore sul viso, sulle labbra e sul seno rigonfio. <<Vorrei avere Michele qui, saprei cosa fargli...>> Sorrise da sola la direttrice, le piaceva immaginarsi, immergerdosi nella follia di quel sogno, che lui fosse lì. Pensare ai suoi baci, mischiati con il sapore del bagnoschiuma, la eccitava. <<Questo sarà un buongiorno>> cantò agli asciugamani con cui prese ad asciugarsi il corpo. La sua femminilità era così evidente che nel suo camminare nel cortile del carcere, pur abbottonata dentro una pelliccia di visone, le guardie non potevano far altro che zittirsi e guardarla estasiati. Una donna può essere bellissima, ma le movenze di una donna innamorata sono qualcosa di unico, come se il corpo parlasse. I sogni di un uomo sono immersi nel mondo all'esterno, quelli delle donne vivono e si alimentano all'interno dello spazio tra cuore e mente di cui sono dotate. <<Buongiorno ragazzi!>> disse con entusiasmo, aprendo la porta del suo ufficio. Appese la pelliccia, schiacciò l'interruttore della macchinetta del caffè per portarla in temperatura e si accomodò alla sua scrivania. Tutto come al solito, tranne una busta di quella che si usano per fare gli auguri di buone feste. Dorotea pensò ai soliti auguri sotto le feste. Non la aprì subito, la prese in mano girandola più volte. Sulla parte dell'intestazione vi era una scritta strana quasi incomprensibile: << V, V,V,Z e questi chi sono? Auguri dagli alieni? >>Pensò alla sigla di qualche sindacato nuovo di polizia o dei vigili urbani, voleva quasi cestinarla senza aprirla, con tutti gli auguri pubblicitari che riceveva, spesso ne era scocciata. Ma decise di farlo lo sforzo, un piccolo gesto di magnanimità. Si irrigidì, dopo averlo tirato fuori e letto.. C'era scritta la spiegazione della sigla: "Virgilio, Victor,Vendetta,Zecca". Dorotea lo buttò lontano come se fosse appestato quel biglietto. Il messaggio era chiaro, nell'assassinio di suo padre, Victor c'entrava, ne era coinvolto dalla testa ai piedi, probabilmente era stato lui ad ordinarlo.Qualcun altro voleva vendetta, la gridava con la V maiuscola. Ma chi mai poteva essere lo sconosciuto messaggero che confermava i sospetti di Dorotea? <<Come in un film di spionaggio...>> Pensò la direttrice. Evidentemente nel carcere vi erano delle spie o comunque dei detenuti che si muovevano a loro piacimento. Qualcuno al servizio di Victor come "idraulico liquido" o Rosario ma anche qualcun'altro che mal aveva tollerato gli ultimi avvenimenti accaduti. Il carcere non era più un posto sicuro e quindi Lei avrebbe dovuto affrettare il suo programma se voleva uscirne viva e rifarsi una vita con Michele.

 

 
 
 

La prigione 85

Post n°87 pubblicato il 25 Agosto 2010 da laprigione

<<Quella donna non finisce mai di stupirmi>> Nella mente, lei interpretava il suo modello ideale di donna, era indipendente, autonoma, sicura, in parte santa e moralista, in parte puttana a letto,al tempo stesso dolce e affidabile, la considerava intelligente e non noiosa. Sapeva sorridere, emozionarsi, non gli portava tristezza e sensi di colpa. Ci sono donne che fanno leva sulla bellezza, altre sul vittimismo, altre ancora che usano il sesso per trattare le cose di ogni giorno. Donne che è meglio non incontrare nella propria vita altrimenti il fallimento è quasi obbligatorio. Michele si ricordò di un detto popolare sentito molte volte "Dietro un grande uomo c'è una grande donna" Considerò quanto fosse vero. Come sarebbe stata la sua vita con al fianco una donna frizzante, una compagna in grado di sostenerlo? Sara era una brava donna ma ripensarla adesso, confrontata con Dorotea, mostrava quanto poco in realtà avesse fatto per far andare bene il matrimonio. Sempre quella melassa di pessimismo su ogni cosa. Michele si era talmente abituato a sentirsi in colpa e uomo sbagliato, da continuare a pensarlo fino ad un minuto prima. <<Avrebbe dovuto finire parecchi anni fa, per me, per lei, chissà com'è a letto con Andrea...>> Quando un coppia si spacca, scattano queste paranoie, come una mania inconscia, entrambi vorrebbero scrutare di nascosto nella vita dell'altro, ma tutto sommato è molto meglio che ciò non accada, si scoprirebbe quanto poco in realtà si conosce di chi ci ha accompagnato per anni. <<Cambiata la situazione, cambia il ruolo...>> Prima di quel casino, aveva sempre ritenuto Sara, incapace di cose del genere, assolutamente leale e dotata di sani principi. Pensarla ora, immaginarla a trombare con suo fratello e con un prete, contrastava come un pugno nello stomaco, con le immagini di lei a pregare in Chiesa, al disagio nella loro vita sessuale e allo sguardo da brava ragazza che Michele vedeva ancora dentro il suo cuore. <<Fanculo, devo piantarla di pensare al passato, la vita continua>> In fondo adesso, benchè chiuso dentro una cella, muoveva i suoi primi passi con libertà interiore. Non aveva più impegni con la famiglia, era stato espulso dalla società, doveva pensare solo a sé stesso. Cos'erano, a quel punto, quattro mura intorno? La vita di prima, pensandoci bene era sempre stata solo un mucchio di merda. Quelli che aveva davanti erano gli anni da vivere intensamente, al diavolo la morale comune e gli schemi preconfezionati dalla società, perché dopo c'erano solo la vecchiaia e gli acciacchi. Se Dorotea aveva davvero trovato il modo di tirarlo fuori di lì, lui non si sarebbe fatto pregare. Un certo scetticismo però era quasi fisiologico nel suo cervello. Preferiva attendere, senza lasciarsi andare a facili entusiasmi per evitare di rimanerne deluso dopo.

 
 
 

La prigione 84

Post n°86 pubblicato il 24 Agosto 2010 da laprigione

Era ormai la vigilia di Natale, quando arrivò la telefonata di Victor: <<Buon Natale, tesoro!>> <<Grazie, te lo portano il panettone in cella quest'anno?>> <<Ma certo e mi servono anche due pollastrelle, una bionda e una bruna, il tutto condito da champagne a fiumi... e poi dicono che i soldi non fanno la felicità, la gente comune ha in testa solo cazzate>> <<Io porterò dei fiori sulla tomba di mio padre invece...>> <<Ancora con questa storia? Lo sai che non sono stato io...>> <<Me lo hai già detto, ma chi è stato la pagherà>> <<Allora pigliatela con quello scemo di Michele, il coltello lo teneva in mano lui>> <<Può darsi, te l'ho detto, ho dei progetti per lui>> <<Senti, a proposito di progetti, ho una serie di ordini che non finisce più, da gennaio dobbiamo riprendere le forniture dei "pezzi di ricambio", ordini per un milione di euro>> <<E' troppo presto>> Victor si innervosì preso anche da un impeto di strana gelosia: <<Troppo presto un cazzo! Piantala di sbaciucchiarti come una scema con Michele nel cortile del penitenziario, i detenuti iniziano a considerarti meno, voglia che ti dia da fare!>> <<Vedo che sei fuori giri, dai ne riparliamo dopo il trentuno, ti saluto>> concluse bruscamente la telefonata Dorotea, picchiandogli letteralmente in faccia la cornetta. I tempi stringevano e adesso si sentiva certa che la cosa più importante per lei non fossero i soldi, avendo già messo via qualche milione di euro ma Michele e la storia con lui. Doveva escogitare un piano al più presto. Il giorno dopo, decise di non passare il Natale con Michele, per non dare troppo nell'occhio, ma si preoccupò di fargli pervenire in cella una cenetta raffinata, innaffiata con un buon vinello. Lui era comprensivo e non pretendeva nulla. Lo dimostrò anche quella volta accettando la cosa senza fare discussioni. Dorotea consumò invece un pasto frugale, non era più una bambina e il giorno di Natale aveva perso tutta la sua magia, mostrandosi per quello che era: una festa del consumismo, la maggior operazione commerciale dell'anno. Si chiuse nel suo studio personale e cominciò a valutare svariate ipotesi su come agire. Michele, dopo la prima bottiglia si mise a piangere, in fondo sentiva una certa solitudine, calzata addosso come un vestito, anche se ormai iniziava a tollerarla meglio. Fuori cominciò a nevicare, prima delicatamente poi più intensamente coprendo sotto il bianco tutti i misfatti ed il sangue che era stato versato in quel posto. <<Un nuovo anno...>> pensò Michele <<Un nuovo anno, altri 365 giorni, in gabbia, poi ancora un altro, un altro ancora>> Certo, la vita fuori era un'altra cosa e lo tormentava il pensiero che non avrebbe mai più messo i piedi nel mare. <<Buon Natale Michele>> Le guardie della ronda prima di mezzanotte, come da istruzioni della"Bibbia blu", stavano passando per augurare serenità a quegli uomini abbandonati a loro destino. <<Buon natale anche a te e alla tua famiglia, Edoardo, portali fuori i tuoi figli stanotte, falli giocare con la neve, almeno tu che puoi>> <<Lo farò, grazie Michele>> Quella guardia era più gentile delle altre nei modi, mostrando una umanità fuori dal comune. La calma apparente calata in quei giorni venne interrotta dall'irruzione, quasi di corsa di Dorotea nella cella di Michele: <<Amore ho trovato!>> Basito da quell'ingresso in grande spolvero, lui la fece accomodare sulla branda di fianco a lui seza mai staccare lo sguardo dal suo. <<Non capisco, cosa hai trovato?>> <<La soluzione!>> disse lei strizzando gli occhi di contentezza e applaudendosi da sola. <<Dai, spiegami>> <<Ho trovato il modo per farti uscire di qui pulito, ce ne andremo dall'altra parte del mondo su di una isoletta a fare i naufraghi>> Un bagliore di tristezza si accese sul volto di Michele: <<Magari, fosse vero..., lo sai che ho troppo condanne addosso>> <<Ho già pensato a tutto, questo che fari sarà l'ultimo capodanno da prigioniero>> Urlò lei, abbracciandolo e baciandolo sulla guancia, prendendo poi a mordicchiargli l'orecchio>> La cosa fece sorridere il detenuto 88: <<Dai, spiegami tutto!>> <<No, non adesso, volevo solo farti sapere che una speranza c'è sempre, che anche noi abbiamo diritto ad un raggio di sole!, Adesso scappo, ho la contabilità da chiudere, ti amo, ti amo da morire!>>

 
 
 

La prigione 83

Post n°85 pubblicato il 23 Agosto 2010 da laprigione

Ognuno di loro tornò al "ruolo" assegnatogli dalla vita all'interno del penitenziario, lei quello da direttrice e lui quello da carcerato. Iniziò nei giorni successivi una serie di riflessioni profonde, troppi cambiamenti in pochissimo tempo necessitavano di essere metabolizzati e digeriti prima di essere integralmente assorbiti dalle loro esistenze.

Ci sono cose che rimangono dentro il cuore, ricordi che accompagnano per sempre, come se l'anima ne fosse immersa completamente. Tutto era cambiato nella vita di MIchele, ma nel profondo dei suoi pensieri, quei ricordi, quelle immagini, attraversate dalla polvere del tempo, erano stati la sua vita, parte integrante di quello che era diventato. Anche se non lo ammetteva, rinnegare il  passato o peggio ancora cercare di cancellarlo come se non avesse avuto alcuna importanza, era come distruggere

l'essenza stessa di cui era composto. Faceva male, ma Michele non voleva lasciare il peso della sua sofferenza sulle spalle di Sara e di Matteo, per questo aveva accettato il divorzio. Si sentiva come arrivato ad un punto di non ritorno e si sforzava, senza confidarsi con nessuno, di trovare nuovi motivi per vivere. Dorotea lo affascinava, rendeva credibile la possibilità dell'amore, quello vero, ma era contemporaneamente un genio del male, una figlia del Diavolo che non ci aveva pensato due volte ad uccidere delle persone pur di salvaguardare i propri interessi. Decise di cercare di vivere alla giornata, prendendo tutto quello che gli sarebbe capitato come si sopporta la pioggia o il sole cocente. Al tempo stesso Dorotea non si era mai innamorata completamente di un uomo. Era attratta dall'altra parte del cielo ma per un motivo o per l'altro ognuno di coloro che aveva conosciuto, si erano mostrati fallimentari o deludenti rispetto alle sue aspettative, tutti tranne il padre per il quale aveva sempre avuto una forma di adorazione maniacale, vedendolo, nonostante fosse un truffatore e un criminale, come il dolce porto dove attraccare per ricevere protezione durante le sue tempeste sentimentali ed esistenziali. Nella testa le era rimasto il dubbio che ad organizzare l'omicidio di suo padre centrasse, nonostante egli avesse negato fermamente, anche Victor, ed era assolutamente determinata a punire con la stessa moneta il responsabile. Voleva vendicarsi di chi le aveva tolto l'unico vero punto fermo della sua vita. Al tempo stesso il legame con Michele, sostenuto da una forte chimica e da una intensa attrazione emotiva, cominciava a mettere radici sempre più profonde nel suo cuore. Dorotea si chiese se fosse quello che voleva veramente, perché ciò avrebbe voluto dire di rinunciare a parte della sua libertà. Non avrebbe potuto avere tutto nella vita. Ogni scelta comporta delle rinunce e lei non era certo una ragazzina. Non poteva e non voleva vedere la vita solo ed esclusivamente da un punto di vista romantico. Nella storia con Michele mancavano poi un bel pò di cose, pezzi di una vita normale come una casa, un giardino, le vacanze. Dovevano accontentarsi di rubare attimi nei ritagli di tempo della vita del carcere. Come un seme gettato in mezzo alle spine, la loro storia era fortemente ostacolata dalle circostanze avverse. Tra i due c'era però una differenza: mentre Michele aveva scelto l'abbandono, l'inerzia in attesa dell'arrivo dell'ultimo giorno, Dorotea era alla ricerca di una soluzione che mettesse le cose a posto. Tutti hanno bisogno di un raggio di sole, almeno una volta nella vita.

 

 
 
 

La prigione 82

Post n°84 pubblicato il 22 Agosto 2010 da laprigione

L'occasione giusta fu la passeggiata al tramonto, ormai una abitudine consolidata. Faceva freddo quella sera. <<Ciao, amore>> le disse lui, abbracciandola. <<Ciao Michele, come ti senti in questa rigida giornata di novembre?>> <<Brrrrrr, sento il ghiaccio nelle ossa, ma ora che sei tu questo è il più bel giorno della mia vita>> Lei lo baciò, i due presero a camminare verso il viale degli olivi così chiamato da tutti a motivo degli alberi piantati sui suoi fianchi. << Devo darti una notizia che non credo ti piacerà >> <<Davvero? Credi che non lo sappià già?>> <<Lo sai?>> Michele si mise le mani in tasca e tirò un calcio ad una pietra; l'espressione sul suo volto era cambiata. <<Non hanno perso tempo quei due>> <<Don Andrea ha lasciato il ministero, si sono sposati, nei prossimi giorni partiranno>> <<Che bello... vanno in luna di miele>> <<Ti fa male vero?>> <<Certo! Certo mi fa male, chiaro?>> Lo sguardo di lui si fece cupo come un cielo nero prima del temporale. <<Scusami, non volevo...>> <<Sono io che sono solo un pirla, un vero coglione>> <<La vita è difficile Michele, non è come nei film, forse se..., ma no, no scusami ancora>> <<Non sei tu il mio problema, tu hai portato la vita ad un uomo già morto dentro, vuoi sapere vero? Vuoi che ti spieghi dall'inizio...>> <<Solo se vuoi>> <<Sì, ormai non conta più nulla>> assentì Michele appongiandosi con la schiena all'olivo più vecchio del viale, l'ultimo sulla destra, lo fece tenendo le mani in tasca e prendendosi il tempo necessario per raccontare le cose nel modo giusto. <<Hai una sigaretta?>> <<Certo, eccola>> Dorotea gli diede da accendere, rimanendo in piedi davanti a lui. La osservò facendo un tiro. Che delizia vedere la sua pettinatura con i capelli vaporosi e ribelli e nei suoi occhi la voglia di ascoltare. <<Ci sposò proprio Don Andrea, mi ricordo ancora la chiesa del quartiere, tutta in mattoni pieni, ricca di guglie e di altari sui lati>> <<Vi unì in matrimonio proprio lui? >> <<Sì, le solite frasi, "vuoi tu prendere questa donna come tua moglie", eccetera eccetera...>> <<Era il vostro confidente morale...>> <<Bel confidente e ottimo prete...>> <<Cosa intendi dire?>> <<La sera che fu ferito mi ha raccontato tutto>> Dorotea sembrava rapita da quella storia e lo guardava con gli occhi di una bambina che ascolta una fiaba,ma quella era vita. Vita vera. <<E quindi?>> <<Capirono di amarsi proprio il giorno che ci scambiammo gli anelli, la scintilla dell'amore scattò con una forza che li travolse, rivedo i loro sguardi quando gli infilai la fede nuziale e adesso comprendo>> <<Scusa, ma perché lei ti ha sposato lo stesso?>> <<Me lo chiedo anch'io, probabilmente si era compromessa troppo con me, sai agli occhi della famiglia non poteva mandare a puttane tutto, il padre di orgini meridionali sarebbe stato anche capace di sparare>> <<Bè ma poi con te ci ha fatto un figlio>> <<Un figlio... già>> L'espressione di Michele divenne triste come come una eclissi di luna. <<Non dirmi che...>> <<Io credevo fosse mio, ma quella maledetta notte ho saputo che era di Andrea, lei frequentava spesso la Chiesa, ed io che pensavo avesse valori morali più alti dei miei, cazzo, ci andava per...>> Dorotea lo strinse forte e lo abbracciò come una madre con il figlio più fragile poggiando le labbra sulle sue in un dolcissimo bacio>> Quella rivelazione spiegava il completo abbattimento dei giorni precedenti, in qualche modo era come se Michele avesse assistito al funerale di tutto ciò in cui aveva creduto e per cui aveva vissuto, adesso rimaneva solo un vuoto assordante, aggravato dalla prigione. <<Non capisco però una cosa, Michele>> <<Tuo fratello...>> <<Come mai stava scopando con lui, vuoi dire vero?>> <<Mi sembra che non abbia senso se lei amava il prete...>> <<Marcello aveva scoperto la loro relazione e la ricattava minacciandola di sputtanarla con il mondo intero come pure di rovinare Don Andrea davanti alla Chiesa: Lei ha cercato di mantenere le cose dentro una apparente normalità fino a quel giorno, che ragionamento assurdo...>> <<Ma chi ha ucciso tuo fratello?>> <<Quel giorno gli eventi si sono sovrapposti, quasi contemporaneamente al mio arrivo, entrarono in casa dalla cantina prima Matteo e poi Andrea, tutto per caso>> <<Quando la sfiga ci si mette non si può fare nulla>> <<Io entrai dalla porta principale e appena vidi quello che stava accadendo scappai come se fossi impazzito.Qualche istante dopo, Matteo, richiamato dagli strani rumori provenienti dal piano superiore, buttò la cartella per terra e dopo aver afferrato istintivamente un coltellaccio da cucina, si precipitò in camera da letto colpendolo da dietro con violenza. Il piccolo pensava che stesse facendo del male alla madre, era ancora troppo giovane per capire. che si trattava di ben altro...se solo lo avessi visto prima di uscire>> <<L'ha ucciso il bambino>> <<Di questo non sono sicuro al 100%>> <<Non capisco>> <<Subito dopo di lui arrivò anche Don Andrea, infierendo anche lui, mio fratello era un bastardo, lo colpì ancora e ancora>> <<Mio Dio...che storia brutta>> <<Finito tutto, nel giro di pochi minuti, lui e Sara, una volta allontanato il bambino, decisero di fare la messa in scena. Dando la colpa a me avrebbero risolto tutti i loro problemi. Matteo ne sarebbe uscito pulito, Marcello non avrebbe mai più potuto approfittare della situazione, io sarei finito in carcere con infamia e loro, a tempo debito si sarebbero rifatti una vita come di fatto è accaduto>> <<Ma tu perché non fai nulla? Voglio dire queste persone ti hanno fatto del male ingiustamente>> <<Il bambino, poveraccio, l'ho sempre considerato mio figlio e i sentimenti non cambiano solo perché il dna è di un altro, non ho voluto che finisse in carcere e poi Sara, mi sento in colpa con lei, ci siamo conosciuti troppo giovani, il nostro alla fine si è rivelato solo un amore di cartone, chissà che vita di merda le ho fatto vivere>> I due intrapreso il cammino al contrario, ormai era buio, tornando verso la sede centrale del penitenziario. <<Michele, non puoi colpevolizzarti tutta la vita, non sei stato tu a decidere per gli altri>> <<Ormai non ha più alcuna importanza, dimenticherò. Tu sei la piccola luce sul mio cammino, quella che mi tiene aggrappato alla vita>>

 

 
 
 

La prigione 81

Post n°83 pubblicato il 21 Agosto 2010 da laprigione

Era arrivato il tempo di fare l'amore, spensero le luci ,lasciando accese solo le candele, come piccoli diamanti nel buio. La fusione di due corpi ma prima ancora il legame psicologico tra di loro rese speciale ed indimenticabile quella notte, ognuno di loro si sentì a proprio agio nel tentativo reciproco di donarsi il piacere. Accocolati sul divano, lui accarezzando la testa di lei, trovarono il senso compiuto per quel giorno. Michele pensò che, in altre circostanze, avrebbe potuto funzionare la relazione con lei ma quella non era una fiaba e lui nemmeno il principe azzurro. La realtà nuda e cruda era che non sarebbe mai più uscito da lì e quindi che prospettive avrebbe potuto dare a Dorotea? <<E' solo un illusione>> sussurrò a denti stretti per non risvegliarla dal dormiveglia. Giunse in fretta l'alba e dopo un ultimo struggente bacio, Michele fu riaccompagnato alla sua cella. Una volta rimasta sola, Dorotea prese a rivedere mentalmente tutto quanto era successo quella sera come in un film. Gli era piaciuto stare con Michele. Di lui già le piacevano molte cose e anche nel fare l'amore si era mostrato altruista preoccupandosi per lei prima che per sè stesso. Il buon umore gli si stampò sulla faccia e per tutto il giorno fu raggiante come il sole d'estate. Tutto perfetto fino alla sera quando le arrivò la telefonata da Victor: <<Che cazzo stai combinando? Sei impazzita?>> <<No>> <<Quello è un pezzo di merda, potrebbe rovinarci e tu non trovi di meglio che scopartelo?>> <<Te l'ho già detto, ho dei progetti su di lui>> << Ti piacciono proprio i rammolliti, le mezze seghe!>> <<Crede che io lo ami, non mi tradirà e poi sono curiosa di sapere cosa c'entra il prete con lui>> <<I preti sono marci e quel tal Don Andrea non fa certo eccezione>> <<Victor, non sono Virgilio, la situazione è perfettamente sotto controllo>> <<Sarà meglio, lo sia che ti adoro, ma i soldi sono i soldi, non metterti di traverso>> <<Certo, stai tranquillo, piuttosto ho bisogno che qualcuno lo pedini questo sacerdote, puoi darmi una mano e tenermi informata su quello che combina?>> <<Se lo faccio organizzerai anche per me una bella cenetta con tanto di finale col botto?>> <<Non essere stupido! Se scopriamo qualcosa su quell'uomo lo potremo tenere sotto controllo>> <<D'accordo pupa, salutami Michele e il suo pisellino>> <<Idiota!>>Dorotea, una volta messo giù il telefono, prese la macchina e scese verso il paese vicino. Al di là di quello che aveva detto a Victor era incerta su cosa fare con Michele, gli piaceva, forse lo amava ma nella vita aveva imparato ad essere logica e fredda nelle decisioni e soprattutto a giocare sempre a carte coperte. Si recò al cimitero davanti alla tomba del padre. <<Sono qui, ti ho portato dei fiori, mi manchi...>> Dorotea si chinò sulla lapide mettendoli nel vaso di cristallo. <<MIchele mi ricorda te, sai? E' impulsivo ma dolce, mi chiedo cosa devo fare, se puoi in qualche modo.., sì insomma, se dal cielo puoi inviarmi un consiglio mi sarebbe di conforto>> Era contradditorio chiedere l'aiuto ad un morto, ma questa era la natura di Dorotea combattuta sempre fra istinto e ragione. Michele, intanto durante la pausa pranzo si trovò un biglietto nascosto nel tovagliolo di carta in sala mensa. <<Hai fallito, moriremo tutti>> diceva. Evidentemente doveva essere la stessa persona che aveva aperto la sua cella, qualcuno che, comunque, non aveva possibilità di mettersi in contatto con l'esterno. Michele non ci diede particolare peso ma certo si sentiva addosso la responsabilità di aver fallito. Passarono così sei mesi, in apparente tranquillità, durante i quali gli incontri fra lui e Dorotea divennero sempre più frequenti sia davanti a tutti che in privato. <<Due fidanzatini, quella si è bevuta il cervello, adesso la chiamo>> pensò Victor. <<Ciao piccola? Quando ti sposi?>> <<E tu quando la pianti di fare il pirla?>> <<Ue', permalosona, ho notizie di quello sfigato del prete>> <<Finalmente! Dai dimmi...>> <<Non ci crederai>> <<Perché?>> Victor si fece un tiro di fumo della sigaretta e subito dopo una risatina ironica: <<Si è dimesso>> <<Come si è dimesso?>> <<Lo scemo non è più un prete, ha mollato la carriera>> <<Ma non capisco>> <<E non sai ancora il meglio, tieniti forte>> Lei rimase in silenzio in attesa della sorpresa. <<Si è sposato la donna di MIchele>> <<Oh cazzo..>> <<Incredibile vero?>> <<Ecco spiegata la sua insistenza a far firmare le carte a MIchele, adesso il quadro sta diventando più chiaro>> <<Stanno per andarsene, ma non so dove>> <<Grazie, davvero, grazie, ci sentiamo>> <<Piccola lo sai che sono il numero uno, adios>>. per alcuni minuti Dorotea rimase seduta con le braccia conserte per digerire ciò di cui era venuta a conoscenza. Non gli rimaneva che parlarne con Michele, probabilmente questa cosa lo avrebbe fatto sbottonare.

 
 
 

La prigione 80

Post n°82 pubblicato il 20 Agosto 2010 da laprigione

<<Sono incasinato nel cervello, dentro te vedo tante donne, quella dolce, premurosa, idealista a volte ma anche la spietata assassina, quella coinvolta in traffici sporchi, non comprendo come si possa andare da un estremo all'altro>> <<Nessuno è solo buono o solo cattivo, dipende dalle situazioni, è la vita>> <<Spiegami meglio questo concetto, voglio approfondire la cosa>> <<E' tutto assolutamente relativo, prendi ad esempio la guerra in Iraq, quanti morti hanno fatto gli americani? Eppure il mondo li ha glorificati come i paladini della giustizia, i combattenti contro il terrorismo internazionale. Lì uccidere è stato lecito ed approvato dall'opinione pubblica, come è stato giustificato loro l'uccisione con le bombe atomiche, alla fine della seconda guerra mondiale, di migliaia di civili giapponesi e potrei continuare per delle ore, pensa alle guerre sante, all'inquisizione, alla caccia alle streghe in nome di Dio. Ci pensi,uccidere nel nome del Cristo?>> Michele non sapeva cosa rispondere di fronte ad una argomentazione così forte. <<E Gesu? Hanno ammazzato anche lui che non feceva del male a nessuno, addirittura resuscitava i morti, è nella nostra natura, perfino tu hai ucciso per un piccolo uccellino>> Il tono di Dorotea si era alzato, lei aveva imparato a sguazzarci dentro in quel mondo. Non contava più ciò che era giusto o sbagliato ma quello che era opportuno fare per raggiungere lo scopo. <<Ho capito, il fine giustifica il mezzo>> <<Dai cambiamo discorso, non voglio diventare imbronciata proprio questa sera, prendo la macedonia con il gelato> <<Mi ci vuole proprio , ottimo dopo una cena di pesce>> <<Piuttosto vorrei farti una domanda molto personale, sai, noi donne siamo curiose...>> <<Che vuoi sapere della mia vita? Vediamo se posso risponderti...>> <<La sera della rivolta, tu e Don Andrea siete rimasti indietro, quando lui è rimasto ferito>> <<E' vero>> << Quando ti ho rivisto nell'ufficio non eri più la stessa persona che avevo tirato fuori dal fumo e dalle fiamme, ho percepito che ti debba aver rivelato qualcosa, forse un segreto, riguardo alla morte di tuo fratello>> <<Non sbagli, è andata proprio così>> Lei tornò indietro con le coppe in mano. <<Se può aiutarti a stare meglio, mi piacerebbe parlarne>> <<Io so la verità>> concluse Michele senza dire altro. <<E' così agghiacciante?>> Gli occhi di Dorotea erano vispi come quelli di un gatto, attenti a cogliere la minima sfumatura. <<Non voglio parlarne, ma tu sei intelligente, nei prossimi giorni capirai>> <<Bè, io ho visto che non hai nessuna voglia di discolparti, non vuoi nemmeno più uscire>> <<Non c'è più niente per cui valga la pena tornare, nessuna persona>> <<Nemmeno tuo figlio?>> <<Nemmeno lui ma non parliamone, il passato è il passato e non torna sui suoi passi, un piatto rotto anche se lo rimetti insieme non è la stessa cosa>> <<E allora affoghiamo i nostri pensieri in un goccio di ruhm stravecchio, non parliamo del passato e nemmeno del futuro. Esiste solo questo momento. Io e te>> Lei si accomodò sul divano, invitandolo con gli occhi e con il bicchierino a venirsi a sedere al suo fianco. La tentazione era forte, la carne voleva carne e Michele si alzò guidato dalla sua passione. L'abbracciò, chinandosi su di lei, prendendo a baciarla nello stesso istante che il corpo si lasciava andare al suo fianco.La vide chiudere gli occhi, attendendo che fosse lui a fare le prime mosse e fu un vero piacere per Michele far scendere le mani sui suoi seni e poi dietro a sfilare la cerniera cospargendo il viso e il collo di piccoli baci a fior di labbra. Lei gli slacciò la cravatta e sbottonò la camicia fino al punto di poter infilare le mani sul torace. Si intrecciarono nel loro spogliarsi a vicenda come in un meraviglioso incastro e alla fine si trovarono completamente nudi, uno in piedi davanti all'altra stretti in un abbraccio sensuale e fraterno al tempo stesso.

 
 
 

La prigione 79

Post n°81 pubblicato il 20 Agosto 2010 da laprigione

L'appuntamento era fissato per le 20.30 in punto ma già da un' ora prima Michele era pronto, continuava a sedersi ed alzarsi fino ad arrivare al punto di avere un filo di sudore lungo le ascelle. La cosa lo infastidiva ma non poteva farci nulla. Poco prima che venissero a prenderlo, come indicato nei consigli contenuti nel pacco inviato da Dorotea, si coprì bene con il cappotto, in modo da nascondere il più possibile la sua tenuta da cerimonia. Comunque, nell'attraversare il cortile, non passò inosservato all'occhio attento di "idraulico liquido", rimasto all'interno del carcere in incognito. Victor non si fidava di nessuno, era previdente e tenersi un asso nella manica poteva cambiare le sorti di ogni eventuale partita. L'aria era fresca ed il respiro di MIchele vaporizzava nell'aria, quasi come se fumasse, le scarpe nuove scricchiolavano sul pavimento umido. Lo lasciarono da solo davanti alla porta e lui bussò delicatamente. <<Vieni pure>> La voce accogliente di Dorotea lo invitò a girare la maniglia e ad accedere alla sua presenza, ma quando fu dentro non riuscì a dire altro che uno scarno "ciao", meravigliato dall'attenzione che lei ci aveva messo nella cura dei dettagli. Non sembrava più un ufficio quel locale. Tutte le scrivanie presenti erano rivestite di seta blu elettrico con posizionate sopra tre candele di dimensioni diverse, mentre la tavola centrale era imbandita con piatti di ceramica delicatamente decorati da disegni floreali leggermente in rilievo e tovaglioli di tessuto , calice sia per acqua che per vino. Sul lato spiccava il vassoio del pane su cui troneggiava oltre a dei "francesini" anche uno lavorato con olive verdi e nere. <<Ti piace?>>chiese Dorotea versando nei calici del vino del prosecco di Valdobbiadone. <<Mi sembra un sogno>> <<Dai togliti il cappotto, mettiti comodo>> <<Lo sai che non mi è mai capitata una cosa del genere? Sei davvero particolare, unica>> Dorotea gli si avvicinò per porgergli da bere. <<Brindiamo?>> chiese Michele alzando il calice. <<Sì,>> rispose lei riempendosi la bocca con un sorso di vino, portando immediatamente dopo le labbra vicino a quelle di Michele, permettendogli di assaporare il sapore vellutato del vino dalla sua lingua. <<Questo sì che si chiama bere bene...>> I segni premonitori che quella non sarebbe stata solo un semplice cena c'erano tutti. Dorotea sorrise, Michele non riusciva a staccare lo sguardo da lei, dentro quel tubino nero il suo corpo mostrava le forme nel saliscendi armonioso di curve. I capelli tirati su lasciavano in bella vista gli orecchini di perla, giusto accompagnamento della finissima collana appesa al collo. <<Accomodati, voglio servirti io>> disse lei avvicinandosi al tavolo su cui erano poggiati i vassoi in acciaio con i soprastanti coperchi al fine di mantenere un minimo di calore. <<Mi piace essere servito>> <<Io non lo faccio mai, per te ho fatto una eccezione, partiamo con un'insalata di gamberi e valeriana bagnati con succo d'arancia>> <<Caspita, sei raffinata nei gusti>> Dorotea dopo aver portato i piatti abbassò le luci al minimo rendendo più intima l'atmosfera. Le candeline brillavano come tanti piccoli gioielli intorno a loro. A questo punto i due erano seduti uno di fronte all'altro. <<Michele, ho conosciuto molti uomini nella mia vita, alcuni giusti, altri davvero da lasciar perdere ma tu sei diverso da tutti loro>> <<Cosa avrei di tanto speciale?>> <<E' un discorso complesso, diciamo che in te vedo tutto quello che vorrei da un uomo e credimi io sono esigente, troppe volte ho fatto la scelta sbagliata>> <<Insomma, sono l'uomo perfetto>> <<Stasera, finita la cena, lo saprò>> <<Intendi dire che tra di noi, per comprendere se siamo l'incastro perfetto, manca ancora il contatto fisico?>> A Dorotea piaceva il fatto che lui fosse così immedito ed intuitivo. <<Esatto, vedi, mi sento attratta da te, tu hai il grande potere di eccitarmi; io penso che la storia tra un uomo e una donna funzioni se scattano tutti i meccanismi: quello emotivo, la condivisione della visione della vita, l'erotismo ed il livello intellettivo>> <<Le donne hanno un ampliezza di percezione della vita superiore a quella del maschio, vivono e soffrono di più, non si accontentano di una vita piatta. Senza di voi il mondo sarebbe molto meno interessante>>. <<Per me è un fattore cerebrale anche il rapporto fisico; è come se io avessi inziato a fare l'amore con te già da ieri, da quando ti ho proposto questa serata>> Sorseggiare vino nel ribollir di bollicine con quella donna, chiaccherare amabilmente, era per Michele come essere dentro una bolla sospesa tra le nuvole. In quegli istanti, i problemi sembravano così distanti, non si sentiva nemmeno più un prigioniero. Pensò che la vita sorprende sempre, che ti mette nei guai ma è sempre pronta a tirartene fuori. Passarono poi agli spaghetti con le vongole, uno dei piatti preferiti da lui. La parte animale di Michele, aiutata dal bianco nettare cominciò a scaldarsi; il fatto che lei gli avesse parlato liberamente del fatto che, finita la cena, avrebbe fatto l'amore con lui, il suo girare la forchetta nel piatto per prendere gli spaghetti e per portarli alla bocca, le sue labbra voluttuose, assieme al prolungato periodo di astinenza lo avevano eccitato come non accadeva da parecchio. <<Superbi, veramente superbi questi spaghetti, fai il mio ringraziamento al cuoco!>> <<Grazie, li ho fatti portare da un ristoratore, mio amico, ha un ristorantino non molto lontano da qui>> Michele le accarezzò la mano mentre lei gli toglieva il piatto vuoto per servire il secondo. <<Fammi indovinare, dall'odore che sento, adesso c'è branzino con patate arrosto>> Dorotea si girò piacevolmente sorpresa. <<Te ne intendi di cucina, hai azzeccato>> <<Diciamo pure che sono anche un ottimo cuoco, mi piace cucinare, per la mia ex lo facevo molto spesso>> <<Ecco un'altra qualità che scopro di te! E mi piace>>. Tutto sembrava così buono quella sera. Michele notò che Dorotea si gustava con calma ogni particolare, ogni gesto, anche il più piccolo, comprese che certamente non era alla ricerca di una trombata e via.

 
 
 

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