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Il rumore dei passi. Quarantaseiesimo estratto.

Post n°249 pubblicato il 24 Ottobre 2016 da street.hassle







"Non verranno, non potranno più venire" Biascicò Falur mentre passava
al compagno la pistola e la torcia elettrica di Filippus. "Sono scappate?"
Domandò Leslie con il cuore in gola sperando in una risposta positiva, ma
Jòn abbassò lo sguardo sollevando la pistola verso di noi. "Scappate?
No. Come avrebbero potuto abbandonare la loro casa, le ceneri della
loro madre e la piccola Agnes? Sarebbe semplicemente assurdo. Stanno
riposando adesso. Ieri è stato un giorno pesante per loro e tutto si è
risolto in buco nell'acqua." Sesil insistette: "Svegliale, falle venire di
sopra. Fra un po' ci spedirete al creatore, ebbene voglio che siano
qui a vedere il risultato della loro perfidia." "Non sei nella posizione
ideale per pretendere qualcosa, Gunnarsson." Fu in quel preciso
istante che Filippus si lanciò contro i due islandesi a testa bassa e
venne sforacchiato dalle pallottole mentre Atwater e il pescatore lo
seguivano e, scavalcandolo, venivano a contatto con gli ufficiali. Fu
un parapiglia intenso ma breve e nel giro di qualche minuto Beiddarsson
e Heimirsson furono sopraffatti dalla furia dei loro avversari. Il povero
Flippus aveva permesso tutto questo. Gli ufficiali islandesi vennero
disarmati e tenuti sotto tiro mentre l'inglese si chinava sul fratello di
Baltasar per raccoglierne gli ultimi respiri; mormorò in uno sbocco di
sangue che era tutto finito e che andava a raggiungere l'amato Baltasar.
Disse, con uno sforzo indicibile, di cavare il fratello dal naso di Birkirk
e di seppellirli insieme, accanto alla vecchia madre e al vecchio padre.
Leslie gli prese mano ormai gelida e glielo promise. La tragedia era
conclusa. "Le donne si saranno svegliate" Mormorò l'inglese a Sesil
che, stranamente, non rispose nulla. Atwater si sentiva leggero come
l'aria fresca di quella notte: Baltasar e Fitzroy lo avevano abbandonato
per prendere il loro posto nel cielo e Lui poteva tornare alle sue attività
militari conscio che anche il suo eterno amico ora era in pace, malgrado
il suo libro fosse stato fatto a pezzi in un accesso di furia incontrollabile.
Forse era meglio così, rifletté l'ufficiale. L'anima stessa di David era
stata intrappolata da quel manoscritto e ora poteva librarsi libera verso
continenti di luce. "Scendo dabbasso" Disse di buon umore e impugnando
una pistola "Porto con me la piccola Agnes. forse rivederla farà bene a
quelle due streghe. Gunnarsson continuava a non replicare. Atwater
prese per mano l'innocente bambina e s'avviò fuori dalla tragica stanza.
Scese le scale e appropinquò la porta della camera di Eyleif. Bussò
ripetutamente senza ottenere risposta. Girò la maniglia e trovò la
serratura chiusa dall'interno. In quella casa dalle porte eternamente
chiuse un presagio orrendo attraversò la mente di Atwater, il quale
allontanò la piccola Agnes e sparò all'altezza della chiave. Con un
calcio spalancò la porta e subito posò i suoi occhi stravolti sul letto.
Dentro vi giacevano con la gola tagliata e in una mare di sangue le
due sorelle Eyleif e Isveig!








(Fine)









 

 
 
 

Il rumore dei passi. Quarantacinquesimo estratto.

Post n°248 pubblicato il 19 Ottobre 2016 da street.hassle







Fecero rapidamente irruzione anche nella stanza dove stavano Atwater
e la bambina. Beiddarsson spinse il pescatore e l'ufficiale contro la nuda
parete mentre carezzava la testa ad Agnes: "Mi piacerebbe sapere cosa
vi spinge in una casa privata a quest'ora della notte." disse accendendo
contemporaneamente la luce elettrica. "Potrei farti la stessa domanda."
Rispose sfrontato Sesil. "Io sono ospite, lo sono sempre stato. Voi
piuttosto, ve ne siete andati sbattendo la porta. Che diritto avete di
fare irruzione come dei ladri silenziosi e, soprattutto, alla ricerca di cosa?"
Fece beffardo l'ufficiale islandese. "Forse di un libro ormai inutile quanto
i vostri patetici tentativi?" Leslie tremava da capo a piedi  ma ebbe la
forza di ridere istericamente: "Il libro ha respinto le sorelle, vero? I loro
tentativi sono andati a vuoto, per questo lo avete sfasciato." "Ora puoi
farci quello che vuoi con il tuo libro, inglese. Non è servito a noi ma non
servirà più nemmeno a te o al tuo degno compare Filippus." "Dov'è
adesso? è scomparso nella soffitta." "Arriverà a tenervi compagnia, non
temere. Deve solo rimettersi un po' in sesto." "Heimirsson" urlò Sesil
"era nascosto nella soffitta." L'ufficiale non rispose ma si limitò a sorridere.
"Cosa significa quest'urna?" Biascicò Atwater. Gunnarsson gli diede di
gomito: "Le ceneri della madre di Isveig e Eyleif. Un rituale, a suo modo
bizzarro e perverso per evocare la sua potenza contro Fitzroy e Baltasar.
Tentativo fallito, a quanto sembra." "Taci, pescatore. Non sai nulla, ti
limiti a brancolare nel buio. Cosa puoi sapere dell'amore che legava noi
quattro dopo la fine del grottesco tentativo passionale del fratello di Filippus.
Era curioso quell'uomo, come suo fratello. Spiava i nostri riti e pretendeva
di possedere Eyleif. " "E tanto insistente si è fatto che avete dovuto eliminarlo
e seppellirlo al naso di Birkirk, non è così?" "Io e Falur non abbiamo fatto
nulla. è stata Eyleif con una pugnalata. Poi lo abbiamo seppellito molto
profondamente, sotto le pietre dove suo fratello non l'ha mai scoperto."
Fu in quel momento che udirono tutti dei passi sulle scale della soffitta
e in pochi istanti Filippus fu posto in compagnia di Sesil e Leslie contro
la parete. Sanguinava dalla testa e dal torace. "Ci siamo tutti mi sembra."
Sogghignò Falur. "No, qualcuno manca. Portaci le sorelle, Jòn. Falle
venire sopra. Desidero sentire ogni cosa dalla loro bocca prima che ci
facciate crepare tutti e tre. Esigo di vedere le donne che stanno rovinando
tutto." Mormorò Gunnarsson e subito notò un'incertezza nello sguardo
dei due islandesi. "Fai salire le sorelle, Jòn, o quant'è vero Iddio ti
perseguiterò anche dall'oltretomba, come ha fatto Baltasar!"







(Continua)








 
 
 

Il rumore dei passi. Quarantaquattresimo estratto.

Post n°247 pubblicato il 15 Ottobre 2016 da street.hassle

 







"Che gli succede? Perché non risponde?" E il capitano venne preso dal
panico. Si alzò dalla scaletta e cominciò a correre verso la prima porta
nella quale potesse imbattersi per celarsi come un bambino al possibile
orrore che attendeva nel buio. Malgrado i richiami di Sesil si ritrovò nella
sua vecchia stanza e sbarrò l'entrata con le chiavi che erano appese
nella toppa. Poi si girò molto lentamente al chiarore della luna piena.
Ebbe un sobbalzo e il cuore gli montò in gola: quasi non riconobbe il
posto in cui era stato convalescente per giorni. Un rozzo e gigantesco
quadrante era stato disegnato per terra e le pareti erano ricoperte
dalle impronte di centinaia di mani di bimbo immerse nel carbone
e poi calcate. Atwater sentì battere alla porta e udì la voce di Sesil
che lo scongiurava di aprire, ma lui non se la sentì. Poteva anche
essere un trucco, qualcuno che imitava perfettamente la voce di
Gunnarsson e che fosse intenzionato a fargli del male. Cadde in
ginocchio sopra il quadrante e poi lo sguardo gli sfuggì verso la
porticina che collegava l'ambiente con la camera della madre delle 
due sorelle. Quasi spinto da una forza incoercibile, e con ancora nelle
orecchie i richiami alla ragionevolezza del giovane pescatore, si diresse
barcollando verso la porticina - come si trovasse in un sogno dove si è
spinti irresistibilmente a varcare soglie sempre più profonde di terrore -
poi la spalancò con un calcio. La luce era sempre tenue ma Atwater
vedeva tutto, come possedesse dei fanali al posto delle pupille. Sotto
l'ampia finestra riposava un'urna d'argento che mandava riflessi taglienti
per tutto il locale. Era grande e le maniglie terminavano in due leoni
rampanti mentre il corpo centrale sembrava lavorato con delle rozze
rune. Lui distolse lo sguardo e nell'angolo della stanza, quasi buttato
come un cencio inutilizzabile stava il libro nero di David Fitzroy! Vi si
gettò sopra come una belva e lo strinse febbrilmente tra le mani. Ma
quale fu la sorpresa! Egli ebbe a trovarsi fra le dita solo la sfarzosa
copertina dell'opera omnia. Le pagine interne erano tutte mancanti!
Rinsavì in un istante (Invece di impazzire completamente) quando
udì una vocina petulante alle sue spalle e lo scricchiolare della carta.
Si girò di scatto e trovò la piccola Agnes davanti a lui che gli gettava
una dopo l'altra le pagine mancanti del libro. "Che fai?" ebbe la forza
sovrumana di urlare. Proprio in quegli istanti supremi la porta della
sua vecchia stanza veniva sfondata e dentro penetravano Sesil
Gunnarsson e Jòn Beiddarsson. Quest'ultimo tenendo ben salda
una pistola di grosso calibro contro la tempia del pescatore.






(Continua)








 
 
 

IL rumore dei passi. Quarantatreesimo estratto.

Post n°246 pubblicato il 11 Ottobre 2016 da street.hassle






"Da dove cominciamo?" Incalzò subito Filippus. "La soffitta" Bisbigliò
Sesil "Si comincia sempre dall'alto per poi scendere. Si fa così anche
all'Inferno." Leslie si mise istintivamente le mani nei capelli: quella quiete
sconcertante a un'ora non così estrema lo sconvolgeva. Ancor più lo
squassava l'idea di stare commettendo un madornale errore e la
possibilità di essere coinvolto in una gigantesca farsa con burattinai
che muovevano le file ben al di sopra di loro. "Non ce la faremo mai"
Proruppe "Si sveglieranno e per noi saranno guai grossi. Potrebbero
essere in diritto di spararci." Filippus parve avvampare persino nella
oscurità: "Se ci mettiamo a discutere proprio adesso succederà quello
che temi; che ci impallineranno tutti e tre." "Andiamo" Borbottò grave
mente Sesil "Adesso come adesso è troppo tardi. Attendiamo da una
intera giornata e siamo carichi di tensione." Senza replicare Atwater
si accodò agli altri due, che accesero la torcia elettrica per trovare una
via nell'oscurità, non completa ma sufficiente a metterli in imbarazzo.
Non fecero scricchiolare nemmeno un gradino e si trovarono al primo
piano. Le sorelle e la bambina dormivano dabbasso. Passarono in
punta di piedi dinnanzi alla stanza vuota della madre delle due donne
e poi superarono il loculo dove il capitano aveva subito le sue visioni.
Il fascio di luce inondò una scala di legno che recava alla soffitta. Era
vecchia e tarlata, e sembrava non essere stata utilizzata da parecchio
tempo. "Visto" Fece l'ufficiale "è una zona disabitata della casa, Chissà
da quanto tempo non la praticano più. è un'idiozia calcarla. I gradini non
reggeranno il nostro peso." "Allora" Fece Sesil "Salirà solo uno di noi e
gli altri resteranno ad attenderlo. Chi se la sente?" "Vado su Io" rispose
Filippus gagliardamente "Vedrò quello che trovo e dopo scenderò a
farvi rapporto." Lo lasciarono andare e si sedettero sulla scala. Adesso
erano immersi nel buio avendo l'islandese portato con sé la torcia
elettrica. "Che ne pensi?" Biascicò Leslie. "Nulla" rispose il giovane
pescatore "O meglio sì, qualcosa penso: Che questa casa sia stata
costruita su un terreno che è un immenso campo di forza." "Che stai
farfugliando? Campo di forza?" "Non è solo il libro a essere una porta,
tutto il territorio circostante lo è. Capitano, le donne non sono in casa,
sono da un altra parte, magari insieme a qualcun altro, e sono sicuro
che fra poco ritorneranno, e per noi potrebbe essere troppo tardi."
"I due ufficiali: Beiddarsson e Heimirsson." "Vedo che c'è arrivato,
quei due l'hanno presa in giro sin dal primo momento." "Usciamo
da questa trappola, Sesil." Proruppe Atwater ad alta voce. "E Filippus?
Non possiamo abbandonarlo di sopra." "Filippus" Gridò il capitano.
Ma la sua voce venne sinistramente ingoiata dal silenzio.







(Continua)








 

 
 
 

Il rumore dei passi. Quarantaduesimo estratto.

Post n°245 pubblicato il 07 Ottobre 2016 da street.hassle








E poi giunse la notte: attesa, desiderata, pregata, evocata. I tre amici
avevano trascorso la giornata in una sorta di immobilità forzosa,
cercando di passare il tempo senza pensare a quello che li attendeva.
Vagolavano insicuri e tesi e spargevano poche parole fra loro. Sesil
incideva pezzetti di legno per trarne fattezze umane, Leslie leggeva
distrattamente un libro, Filippus camminava avanti e indietro prima
di fare un tentativo di pesca nel laghetto retrostante la casa. Tutti
avevano in realtà il pensiero fisso all'abitazione delle sorelle e,
ripassavano mentalmente ogni anfratto e stambugio del posto,
cercando di ricordare in maniera precisa la disposizione dei locali.
"C'è una soffitta" Azzardò a un certo momento Gunnarsson mentre
sollevava lo sguardo dal legno intagliato "Penso sia da lì che dovremo
cominciare". "Io stavo pensando alla cantina." Interloquì Filippus. "E
se non fosse nessuna delle due ma la camera della madre? ci sono
stato e quel luogo dà i brividi. Quelle due streghe hanno un debole
per il terrore che certe situazioni riescono a creare." Riassunse asciutto
Atwater. "Quando ci sposteremo in quella stamberga?" Buttò lì amaro
il fratello di Baltasar. "Penso che mezzanotte sia l'ora buona. Se saranno
impegnate nel loro esorcismo le coglieremo di sorpresa. Se saranno a
dormire non le sveglieremmo." Così trascorsero le ore; come gocce che
picchiettano sul legno e lasciano la macchia umida a evaporare al sole.
Si infiltrò la sera e li costrinse ad agitarsi ulteriormente mentre finivano
con il contare i minuti. A mezzanotte precisa erano tutti e tre in piedi,
con le loro scarne attrezzature e la pistola del capitano. Spensero le
luci e s'avviarono verso la plymouth dopo avere sbarrato la porta.
Salirono in macchina mentre il freddo si faceva pungente e mutava
in vapore i loro respiri. Avviarono e cominciarono a trascorrere la
decina di chilometri che li separava dalla casa delle sorelle. il paesaggio
lunare dell'Islanda non cessava di stupire Atwater che venne preso da
un brivido interno mentre le brughiere si srotolavano tutt'attorno. Non
scambiarono una parola durante lo spostamento ma la tensione li
dominava facendo premere Sesil sull'acceleratore. Quasi prima che lo
realizzassero pienamente erano di fronte all'abitazione di Isveig ed
Eyleif, avvolta nell'oscurità più completa. Era mezzanotte e mezza
e i tre personaggi presero chiavi, torcia elettrica, la pistola e altri
attrezzi ficcati in un piccolo zaino militare. Superarono il cancello
e Sesil fece in tempo a sussurrare: "Qui si tratta di penetrare in una
casa privata. è un reato, ricordiamolo. Siete ancora convinti?" Gli
altri due annuirono solennemente e il giovane pescatore infilò le
chiavi nella seratura, girando con molta discrezione. dopo due
minuti erano nell'ingresso, avvolti solo dai raggi della luna piena.






(Continua)








 
 
 

Il rumore dei passi. Quarantunesimo estratto.

Post n°244 pubblicato il 03 Ottobre 2016 da street.hassle

 








Il giorno dopo, già dal mattino i tre personaggi scrutavano con i binocoli
la casa delle sorelle, ma fin quasi a mezzogiorno non ebbero segni di
vita dalla casa: "Non stanno cavando un ragno dal buco." borbottò
Filippus "Quel libro le respinge." "E te ne meravigli" Rispose Sesil
"Non è farina del loro sacco, non è crusca del loro diavolo." Ma fu
quasi al rintocco delle dodici che giunsero Jòn Beiddarsson e Falur
Heimirsson, con grande sorpresa dei tre pellegrini. "Che accidenti
sono venuti a fare?" Intervenne Leslie Atwater "Sarebbero dovuti
passare da me, a vedere come stavo, non certo andare da quelle due
donne. C'è qualcosa che non mi torna." Sesil Gunnarsson sospirò
brevemente e suggerì che qualcuno tornasse alla base se, per caso,
i due ufficiali islandesi avessero fatto un salto. "Inutile" Ribatté Leslie
"Il tempo delle farse è finito. Loro sanno benissimo che senza il libro
anche la mia salute ne guadagna. Non hanno da preoccuparsi e da
perdere tempo nel porgere omaggi." Filippus squadrò il capitano con
perplessità: "Presto le chiederanno di rientrare nei ranghi. La sua
malattia è finita." "Per questo dobbiamo muoverci alla svelta nel
cercare di risolvere l'inghippo. Abbiamo atteso tutta la mattina che
Isveig e Eyleif si togliessero dai piedi. A questo punto non ci rimane
che la notte, sperando di non imbatterci in presenze indesiderate."
"Intendi quei due fresconi di ufficiali?" "Precisamente. Ora mi rendo
conto che c'è qualcosa di molto strano nella loro presenza continua
in quell'abitazione. C'hanno fatto credere che fosse per monitorare
la mia salute ma v'era qualcosa di più oscuro." Filippus drizzò le
orecchie: "E Arngeirsson? Pensi li stia coprendo?" "Non credo.
Altrimenti non farebbe raschiare la spiaggia dall'esercito. Il problema
è che se non troviamo il cadavere di tuo fratello finiamo tutti nei guai.
Tu potresti essere accusato di connivenza con il nemico per le tue
continue esplorazioni notturne, Io sarei considerato un fanfarone
debole di cervello, e Sesil tornerebbe a fare il pescatore filosofo
tra i lazzi dei suoi compagni." "Di sicuro il destino migliore fra i tre."
Sorrise Gunnarsson: "Su questo non v'è dubbio." Ribatté Atwater:
"La mia carriera sarebbe finita e Filippus finirebbe in un robusto
 carcere islandese." Ci fu un momento di profondo silenzio e un
attimo di meditazione collettiva. "Allora siamo d'accordo, ci mettiamo
in moto stanotte." Riassunse Sesil per tutti. "è l'unica decisione
saggia da prendere." Annuirono i suoi due compagni. Proprio in
quell'istante i due ufficiali islandesi uscirono dalla casa delle sorelle.
"Filiamo. Comunque farci trovare a casa è qualcosa che non istiga
i sospetti." Salirono sulla Plymouth e, percorrendo stradine dissestate
giunsero da Gunnarsson ben prima che Jòn Beiddarsson e Falur
Heimirsson arrestassero la loro jeep di fronte all'ingresso. Fu una
visita imbarazzata e veloce. Si intuiva che per i militari Filippus
e il capitano Atwater erano ormai diventati una presenza fastidiosa
e folcloristica. Non avevano più nulla da aggiungere agli auguri
impettiti e falsi di pronta guarigione.








(Continua)









 
 
 

Il rumore dei passi. Quarantesimo estratto.

Post n°243 pubblicato il 28 Settembre 2016 da street.hassle







"Parli come un santone, Sesil Gunnarsson" Notò Filippus ben riscaldato
dalla vodka artigianale. "Già" Concordò il capitano "A volte mi chiedo
dove hai appreso tutta questa saggezza, ragazzo...Sono tutti così i
pescatori islandesi?" Sesil sorrise e diede di piglio al suo turno nel bere:
"Penso si tratti di un semplice dono. Comprendere le persone." Ehh, ma
qui si va ben oltre" Proruppe il fratello maggiore di Baltasar "Tu intuisci,
anticipi, prevedi e giudichi. Mi sembra veramente troppo." E scoppiò a
ridere. Di una risata tremolante. "Sono forse uno spettro anch'Io, un
revenant? O forse un angelo sceso dal cielo con le sue alucce?" "Oh,
no!" Si unì Leslie alla risata "Diciamo che hai il dono della chiaroveggenza."
"Non è una cosa su cui scherzare." Si rabbuiò all'improvviso Filippus.
"Comunque hai fatto e stai facendo tanto per me." "Per me ancora non
posso dirlo." Interloquì il capitano. Gli altri due lo guardarono, intenti.
"Insomma: potrei uscire devastato da questo genere di esperienza...
Uno di voi due sta scavando tutta la spiaggia alla ricerca dei resti del
fratello, l'altro dà suggerimenti e imbecca situazioni rischiose senza
scoprirsi troppo. Solo Io vengo usato come cavia." "Capitano, lo sa
che non è vero." disse Sesil "Lei ha un'enorme possibilità, qualcosa
che raramente capita a un individuo. Lei sta diventando il cancello
attraverso cui spiriti non placati passano nel nostro mondo e..." "Un
momento: Io o il libro di David Fitzroy?" "Un libro può essere qualcosa
dove risiede la nostra coscienza, oppure il ricordo di una persona cara
che diventa presenza fisica, ma tutto ciò deve trovare una bocca, una
gola dalla quale risuonare. è capitato a lei." "Ma Io sono solo me stesso."
Balbettò Leslie. "Ora non più, Almeno finché esisterà quel manoscritto."
"E se Io mi rifiutassi? Se negassi di essere un tramite con un altro
piano di esistenza?" "Può sempre farlo. Abbandoni il libro di David
Ftizroy e torni a casa da Andrea e dalle sue bimbe. Si lasci alle spalle
questa brutta esperienza e riprenda a vivere. Se la sente di farlo?"
Atwater vuotò un altro sorso di vodka e fissò alternativamente Filippus
e Sesil. "Nessuno me lo perdonerebbe. Tantomeno Io a me stesso. Ho
bisogno che questa faccenda sia risolta." Entrambi gli islandesi sorrisero
e si batterono le mani sulle cosce. "Vede. Si è reso conto che distruggendo
il libro non si risolverebbe nulla. Vi sarebbe sempre qualcosa chiamata
cattiva coscienza che la perseguiterebbe. Lei, capitano, ha il dovere di
non lasciare le cose a metà." La bottiglia era vuota e tutti e tre i protagonisti
di quella brillante conversazione si alzarono traballanti dalle loro sedie.
"La casa è piccola" Proruppe Sesil "Io mi accomoderò sul divano mentre
voi, da buoni ospiti, dividerete il letto grande al piano di sopra. Signori,
domani ci attende la giornata risolutiva. Vi auguro un felice sonno." Il
 capitano e Filippus non ebbero nemmeno la forza di protestare e
lasciarono il loro compagno tirare giù una scala dal soffitto grazie a un
uncino d'acciaio. Poi salirono, aprirono una porticina in compagnia di
una vecchia lanterna e si buttarono nel letto.






(Continua)









 

 
 
 

Il rumore dei passi. Trentanovesimo estratto.

Post n°242 pubblicato il 24 Settembre 2016 da street.hassle







"Parlargli?" Mormorò Leslie mentre era attraversato da un brivido. "Sì,
deve rendergli conto. Se lo è portato a spasso in questi anni dentro un
libro. Penso sia arrivato il momento di liberarlo e di lasciarlo andare dove
meglio gli aggrada." "Non è possibile. Lui non mi lascerebbe mai." "Ne è
così sicuro? In fondo lo ha tenuto con sé proprio in attesa di questo
momento. Per spiegargli di quella volta che lo fece andare in missione.
Una missione, a quanto sembra, suicida." Il capitano abbassò il capo
e non replicò. Filippus alternava lo sguardo fra lui e Sesil e cercava di
capire. "Penso che mi debba perdonare. Sì, questo lo penso. Non volevo
che morisse, sapevo solo di averlo scelto per una missione rischiosa!"
"Non è forse la stessa cosa?" "Non lo so." Atwater si appoggiò con la
testa al tettuccio della plymouth "Ero combattuto tra il volerlo vicino e
l'averlo il più lontano possibile. Forse combattevo una battaglia dentro
me stesso." "E ha vinto la fuga. Forse, mi permetta, la vigliaccheria."
"Non sarei in grado di negarlo." E il capitano si appoggiò le dita sugli
occhi, come se il ricordo di quella nottata lo abbagliasse di luce. Il
giovane pescatore gli passò un braccio intorno alle spalle: "Non è stato
il primo e non sarà l'ultimo a volere negare sé stesso." "Bei discorsi, ma
adesso cosa facciamo?" Entrambi si voltarono a guardare Filippus
interrogativamente, come si fossero completamente scordati della sua
presenza. "Venite dentro casa" Esordì Sesil "Dammi una mano a portare
il bagaglio del capitano." Così fecero, e quando ebbero completato il lavoro,
si sedettero mentre Gunnarsson accendeva il camino. Una bottiglia di
vodka fece la sua apparizione e iniziò a passare di mano in mano.
Quando l'atmosfera si fu abbastanza riscaldata Filippus iniziò a essere
triste e ad abbattersi: "Possedere quelle chiavi potrebbe non servire a nulla.
Staranno già tentando di piegare gli spiriti che abitano il libro ai loro voleri."
"Non gli sarà facile, Filippus" Rispose Sesil "La potenza maschile dentro
quel manoscritto è indicibile. C'è tutta la voglia di vendetta di Baltasar e
la carica...amorosa di David Fitzroy." Leslie Atwater arrossì visibilmente
malgrado fossero tutti e tre illuminati solo dai ceppi in fiamme. "La forza
di quelle due donne è notevole. Senza dimenticare la presenza dello
spirito della madre. Ma non è paragonabile alla morte tragica di due
uomini nel fiore degli anni. Un omicidio scavalca sempre ogni tentativo
di contrastarlo e di svuotarlo. Ha un senso compiuto ed esige giustizia,
tanto quanto il calore esige il sole."







(Continua)








 
 
 

Il rumore dei passi. Trentottesimo estratto.

Post n°241 pubblicato il 20 Settembre 2016 da street.hassle








Arrivarono, e cominciarono a scaricare le proprietà di Atwater mentre
pensieri dissonanti si susseguivano nella testa dell'inglese. Attendeva
qualcosa o qualcuno e infatti dall'angolo buio che celava un abete
Filippus avanzò verso di loro. Entrambi si arrestarono ma non erano
per nulla sorpresi. Si attendevano di vedere spuntare nuovamente il
fratello più vecchio di Baltasar. "Buonasera, Filippus" Fece Leslie "Ti
annuncio che il libro nero di David Fitzroy non è più in mio possesso,
anche se ho qualche pallida idea di dove possa essere finito." L'uomo
a cui erano state rivolte queste parole cadde in ginocchio come fosse
stato colto dal fulmine e iniziò a mugolare parole senza senso nella sua
lingua e a imprecare in inglese. "Dovevo aspettarmelo, questo brutto
scherzo era nell'aria. Le donne, vero?" Sesil annuì, anticipando le
parole dell'ufficiale e Filippus cominciò a schiumare di rabbia: "Le
incendierò la casa, Raderò al suolo la loro stamberga, ne metterò
a nudo le fondamenta fino a ritrovare il libro!" "Non credo sarà utile.
Possiedo una copia delle chiavi di quella tranquilla dimora, possiamo
entrarci quando e come vogliamo e cercare l'opera omnia di David
Fitzroy." Filippus e Leslie osservarono stupefatti il giovane marinaio.
"Piccole famigliole come quella hanno mazzi di chiavi sparpagliati per
la casa. Non mi è stato difficile prelevarne uno e farne delle copie
senza che loro realizzassero alcunché, e poi rimettere tutto al suo posto."
Il cercatore di salme fece un balzo dalla gioia e abbracciò Sesil mentre
l'ufficiale inglese pensava, non senza timore, al possibile nascondiglio
dove poteva essere stato collocato quella pubblicazione a lui tanto cara.
"E se fosse stata distrutta?" Biascicò balbettando le parole in pessimo
islandese. Filippus, questa volta, non diede segno di agitazione e tracciò
con le dita dei segni nell'aria mentre affermava che il materiale di Fitzroy
era qualcosa di eccezionale per delle wiccan acquisite come Isveig e
Eyleif. Mai l'avrebbero bruciato. "Di certo è in qualche parte della loro
casa, al sicuro. O così credono. Comunque non possiamo penetrare
nell'abitazione questa notte...saranno vigili." "O impegnate in qualche
strano rituale." Notò Atwater. I due islandesi annuirono. Sesil sorrise
a mezza bocca: "Vogliono svirilizzare la potenza maschile del libro,
la sua omosessualità di fondo che le esclude e impedisce loro di
impadronirsi dei segreti completi che quelle pagine celano. Finora
sono state accessibile solo a lei, capitano. E sono certo che, malgrado
i loro tentativi le cose non cambieranno. Ma lei, capitano, deve
ricomporre la frattura che ha segnato l'amicizia profonda con David.
Lei, capitano, deve parlargli."







(Continua)








 
 
 

Il rumore dei passi. Trentasettesimo estratto.

Post n°240 pubblicato il 16 Settembre 2016 da street.hassle

 







Verso sera cominciarono a spostare le cose di Atwater nell'auto di Sesil.
Il medico era passato e aveva trovato l'inglese molto bene in salute,
approvando il trasloco mugugnando: "Farà bene. Non può fare altro che
bene." Quando la macchina fu piena del materiale dei nuovo ospite
Leslie si girò verso Jòn Beiddarsson e Falur Heimirssson, contando sul
fatto che sarebbero venuti a trovarlo anche al nuovo recapito: "Vi aspetto,
anche solo per sapere come stanno procedendo le indagini." Entrambi
salutarono militarmente in risposta mentre il malato si volgeva alle due
sorelle e Agnes: "Un brutto scherzo, e non vi perdono. Ne va di mezzo
la giustizia e sapere se Baltasar era veramente colpevole di qualcosa."
Isveig  guardò lontano, alle spalle del suo interlocutore: "Cosa vuole
saperne, inglese? Questa terra per lei è un mistero e lo resterà per
sempre. Il suo unico contatto con i segreti dell'isola erano le visite che
quotidianamente le faceva lo spirito di Baltasar. Scomparso il libro
è sparito anche lui. Dovrebbe esserne felice." "Per nulla. Ero disposto
ad accollarmi anche questo. Forse noi britannici abbiamo un senso
diverso della verità, chi può dirlo?" Eyleif si avvicinò e gli strinse la
mano: "Spero non ci serbi rancore, capitano." "Purtroppo sì, invece.
Non oso pensare al povero Filippus impegnato a scavare ovunque
lungo la spiaggia. Questo è un amore tra fratelli che a voi, forse, non
è dato conoscere. Dovreste fare entrare un po' di sole nei vostri cuori."
"Difficile con questo clima." "C'è chi vi riesce." E, dato un buffetto a
Agnes, Leslie Atwater salì sulla Plymouth di Sesil Gunnarsson e si
allontanarono lentamente, lasciando alle loro spalle solo gli echi di
un enigma nel quale ognuno cercava di dipanare i propri fili. Fu
quando giunsero, dopo 12 chilometri, nei pressi della nuova casa
e ricovero per Leslie che quest'ultimo ripensò al generale Arngeirsson.
"Sesil...Possibile che Filippus abbia messo sottosopra a tal punto la
zona da richiedere un intervento dell'esercito?" Gunnarsson si strinse
nelle spalle: "Ha ben visto che il generale se n'è andato prima dei saluti
finali. Siamo in guerra e vi sono molti che non vedono di buon occhio
gli scavi notturni di Filippus. Alcuni credono possa essere una spia dei
nazisti." "è semplicemente ridicolo." "Lo so anch'io, ma potrebbe
trasformarsi inconsapevolmente. Fra poco verrà deciso il coprifuoco
e il suo agitarsi di notte in mezzo ai fuochi potrebbe portarlo diritto in
galera con brutte accuse."








(Continua)










 
 
 
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