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Più tardi

Post n°350 pubblicato il 31 Dicembre 2014 da lab79
 

Alla fine suonano le campane, anche se nessuno le nota. Scoppiano i fuochi, la festa prosegue: la musica e i balli, gli abbracci e i baci, gli addio anno vecchio, e i benvenuto anno nuovo, i domani sarà un giorno migliore, gli auguri di tutto cuore e quelli gettati al vento, perché li prenda qualcuno che sta peggio di noi.  Ad alcuni si accende la fiammella tremula dei rimpianti, ma in una notte così è tanto facile mascherare le lacrime nel tumulto delle risate. Nessuno le noterà mai. Agli altri restano i postumi della sbornia e il sapore delle sigarette, e la ferma decisione di non addormentarsi mai, mai più, come se questa notte fosse la fine di ogni cosa, e non ci fosse più niente da temere.

Poi arriva l'alba.

Dormono storditi e senza sogni, i più; nei letti sfatti, con i vestiti indosso e le scarpe sulle lenzuola. Altri, nei lettini ordinati degli ospedali, si chiedono come hanno fatto ad arrivare fin lì, come se morire non fosse la conseguenza naturale del vivere. Come se la corse a perdifiato sulle strade ghiacciate, e i nasi impolverati, e l'alcol nelle vene non fossero abbastanza per giustificare la propria morte.

Altri ancora siedono ai tavolini dei bar, stanchi e quieti: si sente soltanto il tintinnio del cucchiaino che rigira un cappuccino troppo caldo, intanto che aspettano i cornetti appena sfornati.

Quasi non hanno pensieri.

Più tardi si ritroveranno soli, tutti quanti a pensare che è un peccato, in fondo, che la fine dell'anno abbia una fine essa stessa. Che è stato così divertente, che è stato così bello. Che ogni promessa urlata nel fragore della musica è stata fatta più a se stessi che al mondo,  che in fondo l'anno passato non era malaccio, che chissà cosa ci aspetta. 

Non ci aspetta niente di ché.

Saremo di nuovo soli con i resti di noi stessi, quelli che ci ostiniamo a imbellettare la sera prima di uscire fuori a celebrare la dipartita del sole, quei resti che poi chiudiamo in casa quando infine nessuno viene più da noi, alla ricerca di una carezza mercenaria.

Saremo di nuovo soli.

Oppure no.

Ci sveglieremo la mattina quando il resto del mondo ancora dorme, con un getto di acqua fredda dal rubinetto, uno spasmo in viso e infine un sorriso sfatto, ma pieno. Forse un tantino sbronzi ancora, ma vivi. Forse avremo davvero superato la soglia, forse a quel punto oggi sarà davvero qui, e non avrà più bisogno di promesse. Forse avremo il cuore pulito, non importa quanto vissuto, se scuciti i lembi e consunte le pieghe. Non importa. 

Dietro le porte bianche delle mie stanze custodisco quel che più sento di dover proteggere, nonostante il male, il dolore, l'amore sottratto e quello negato, nonostante ogni momento in cui mi sono sentito inadeguato. Nonostante le lacrime trattenute, i pugni serrati e le parole al vento, i desideri trafugati, i sogni rimessi a dormire. Ma è tutto qui, davanti a me.

E' tutto quello che ho.

E se dovessi fare una promessa, la faccio a me soltanto.

Qui, ora, io la tacerò.

(Buon Anno, a tutti)

Glòsoli - Sigur Ròs (Takk, 2005)

 

 
 
 
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