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IL LIBRO MARRONE DELL'ACCUSA
“ASSOCIATI” a GIU’leMANIdallaJUVE class action
Basta un clik : http://www.giulemanidallajuve.com/associati.asp
TELEFONATE MORATTI - BERGAMO
Oggi, sulla gazzetta dell'Antisport, ho letto che Moratti ha ringraziato i PM di Napoli per aver distinto "chi telefonava a chi e chi non lo faceva"... ma il povero Facchetti?
Massimo Moratti - Corsera Magazine
(Pubblicata il 31/08/2006)
Moggi dice che con Bergamo ci parlava anche Facchetti…
«Non c’è niente di male a parlare con Bergamo. La differenza sta nelle cose che si dicono».
Meno rapporti si hanno con i designatori e meglio è.
«Sono loro che chiamano per sapere se tutto va bene».
Lei ha mai telefonato a un designatore?
«No. Ma posso aver ricevuto da loro qualche telefonata in cui mi chiedevano delle opinioni.
Quindi non è da escludere che un giorno vengano fuori delle telefonate in cui c’è anche lei…
«Solo telefonate “normali” senza alcun interesse».
Moggi dice che se avessero intercettato anche gli altri si sarebbero scoperte le stesse cose.
«Ma mica intercettavano Moggi. Intercettavano Bergamo. Evidentemente la Juve c’entrava e l’Inter no».
IL RESTO DELL'INTERVISTA,SE VOLETE VOMITARE, POTETE LEGGERLA QUI: http://www.melba.it/csf/articolo.asp?articolo=202
IL GIOCO DELLE TRE CARTE
Ecco la richiesta di archiviazione
della Procura di Torino sulle intercettazioni che hanno riguardato la Juve e Moggi
L'AGENDA PERSONALE DEL GIUDICE BORSELLINO MORTO NEL 1992 UCCISO DALLA MAFIA SPARISCE MISTERIOSAMENTE. VIENE INCOLPATO IL CARABINIERE ARCANGIOLI, CHE IN ALCUNE FOTO VIENE RITRATTO CON IN MANO LA VALIGETTA CONTENENTE L'AGENDA.
ARCANGIOLI, INSIEME AD AURICCHIO(CHE NEL PASSATO E' STATO ACCUSATO DI AVER MANIPOLATO DELLE INTERCETTAZIONI TELEFONICHE), SONO I DUE CARABINIERI CHE TRASCRIVONO LE TELEFONATE DI MOGGI E DELLA PRESUNTA CUPOLA.
TELEFONATE CHE MOLTI ACCUSATI NON RICONOSCONO O CHE DICONO SIANO STATE MANOMESSE.
ECCO COME.
CORIANDOLI BIANCONERI DI
RICCARDO GAMBELLI
Gambelli è uno di noi. Uno di quei tifosi viscerali, che somatizza le sconfitte e gioisce talmente per le vittorie juventine da non riuscire, a volte, nemmeno ad esternare completamente la propria gioia. Gambelli (co-fondatore tra l'altro del club Siena Ghibellina) è un contradaiolo con un senso dell'appartenenza che ai non senesi appare sconosciuto per non dire esagerato, un tifoso che, come molti di noi, riservano alla Juve l'ultimo pensiero giornaliero ed il primo mattutino.
Coriandoli bianconeri è il diario di una vita, scritto in un momento nel quale una sufficiente maturità fa rivivere i ricordi con il giusto distacco ed in un momento in cui si possono già tracciare le prime somme. E' un libro che descrive la nascita e la crescita della passione juventina (ed il piacere di coltivarla) con sullo sfondo la vita e tutto ciò che comporta: gioie e lutti, scelte e casualità.
Ma la vita sta dietro o di trequarti, perché in primo piano c'è Lei, la Juventus, l'esperienza per antonomasia. Amici, viaggi, le prime "cotte", sono esperienze comuni a tutti noi, basta cambiare nomi e luoghi per sovrapporre i propri ricordi a quelli dell'autore che a sua volta sovrappone tutto alle partite della Juve, viste dal vivo o con il decoder poco importa perché l'emozione è la stessa, la Juve che detta i ritmi di vita, la Juve, la cui passione fa precipitare in una lucida irrazionalità; il tutto citando ora Günter Grass ora Byron perché il tifoso, quello vero, non vive solo di pane e calcio (che si mettano il cuore in pace i Candidi nazional-popolari).
Un amore per la Juve che diventa una malattia per la quale nessun farmaco potrà mai porvi rimedio, perché chi contrae la juventinite non vorrà mai farsi curare; un amore che se chi ne ha ereditato la sorte della società ne provasse soltanto la metà di quello che provano i suoi tifosi, allora nel 2006 la storia si sarebbe indirizzata su altri binari e non avremmo vissuto quelle tragiche nefandezze.
Alberto Rossetto, da sempre e per sempre juventino, non rappresentato dall'attuale proprietà.
lo potete acquistare nelle migliori librerie o su internet
http://www.pascaleditrice.it/books-index-req-view_book_details-bkid-41.html
IL NUOVO CAPOLAVORO DI RICCARDO GAMBELLI
Un uomo in fuga. In fuga dalla sua casa, dal suo paese, dalla vita... folgorato da una scoperta che gli provoca un dolore devastante.
Tre incontri muteranno il corso del suo destino, una giovane donna, un misterioso vecchio, lo sguardo ipnotico e penetrante di una maestosa aquila reale...
Il racconto è bellissimo, con un finale stupendo.
Un grande Riccardo Gambelli ci regala una storia di vita appassionante, intensa.
CARRARO DICE NO A INTER IN SERIE "B" PER IL PASSAPORTO DI RECOBA!!!
In seguito a quanto dichiarato dal giornalista Franco Ordine l'associazione GiulemanidallaJuve deposita un esposto presso la Procura della Repubblica
In data 24/09/2007 il giornalista Franco Ordine, nel corso della trasmissione televisiva "Lunedì di Rigore" andata in onda sul canale Antenna 3 , dichiarava testualmente : "i guai del passato sono attribuibili al fatto che non funzionavano i controlli; i rolex d'oro, alla roma non succedeva niente. il passaporto falso di Recoba, all'Inter non succedeva niente" ed ancora "con Recoba perché non fu rispettato il regolamento. perché CARRARO (presidente FIGC) disse, apertamente in un consiglio federale, io non mando in B Moratti perché ha cacciato seicento miliardi per l'INTER. Lo disse CARRARO lo disse CARRARO...". A seguito di tali sconcertanti dichiarazioni ed in virtù dell'incomprensibile decisione del Procuratore Federale Palazzi di non procedere nei confronti di quella società di calcio coinvolta in pedinamenti ed intercettazioni illegali, nella giornata di domani, la nostra Associazione depositerà un esposto presso la Procura della Repubblica. I soci contribuenti potranno leggere il documento nella sezione "atti legali" del sito internet.
RIFLESSIONE AD ALTA VOCE
La Juventus ha vinto il mondiale di calcio in Germania.
La stagione successiva come è andata?
Buffon
Zambrotta
Cannavaro
Thuram
Chiellini
Camoranesi
Emerson
Vieira
Nedved
Trezeguet
Ibrahimovic (Del Piero)
Capello
Questa era la formazione che vinceva lo scorso anno.
Dicono grazie ai furti di Moggi.
Un anno dopo TUTTI questi giocatori e l'allenatore sono arrivati primi nei rispettivi campionati.
Questi, signori, sono i FATTI.
La stagione successiva come è andata?
Buffon
Zambrotta
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Thuram
Chiellini
Camoranesi
Emerson
Vieira
Nedved
Trezeguet
Ibrahimovic (Del Piero)
Capello
Questa era la formazione che vinceva lo scorso anno.
Dicono grazie ai furti di Moggi.
Un anno dopo TUTTI questi giocatori e l'allenatore sono arrivati primi nei rispettivi campionati.
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« Esclusivo: un pericolo per John | Esclusiva: un “pericolo”... » |
Esclusivo: un pericolo per John
Post n°520 pubblicato il 02 Settembre 2009 da Topkapy1973
(segue..)
L’origine della storia di “Calciopoli”, da questo punto di vista, assume una nuova luce. E molti fatti che potrebbero apparire inspiegabili, diventano meno misteriosi se si pensa qual era il risultato finale che si prefiggeva Torino. Il dottor Guariniello, come sempre, ha fatto il suo dovere e non ha abusato del suo ruolo né dei suoi poteri nel momento in cui ha deciso di continuare a tenere sotto controllo i telefoni di Moggi e Giraudo al termine dell’inchiesta sul presunto uso di sostanze vietate da parte di alcuni calciatori juventini. Il processo si è concluso positivamente per la Juventus, ma il dottor Guariniello aveva tenuto aperta un’altra branca di quella inchiesta e disposto nuovi controlli e attività investigative. Da quelle nuove intercettazioni non emergeva nulla di penalmente rilevante ma il PM aveva deciso di trasmettere quelle intercettazioni alla Federazione Gioco Calcio affinché verificasse se da quelle carte emergevano per caso violazioni ai regolamenti sportivi.
Franco Carraio, presidente della FIGC, tiene chiuse a lungo nel suo cassetto quella grande quantità di intercettazioni arrivate da Torino. Poi all’improvviso decide di tirarle fuori. Perché e su sollecitazione di chi? Da quel momento si forma la palla di neve che in breve diventerà una valanga. Accade di tutto. La regia giornalistica e il distillato quotidiano delle notizie. I processi sportivi. L’incredibile richiesta del legale della Juventus di condannare la squadra alla serie B. La rinuncia della stessa società a fare ricorso al TAR senza “contrattare” migliori condizioni (come l’annullamento della retrocessione, accettando una forte penalizzazione, come Milan e Fiorentina). La vendita di alcuni pezzi pregiati (come Ibrahimovic o Vieira) a una diretta concorrente come l’Inter a un prezzo irrisorio, accompagnato dai ringraziamenti dei dirigenti juventini. Gli scudetti tolti a tavolino e assegnati all’Inter (che li ha presi e festeggiati) proprio da un suo ex consigliere di amministrazione (Guido Rossi). L’assunzione dello stesso Rossi nel gruppo Fiat con una consulenza di molti milioni di euro. Il mancato coinvolgimento legale nella vicenda di Franzo Grande Stevens, che era il presidente di quella Juventus “chiacchierata”. Il salvataggio del Milan e della Fiorentina dalla serie B (segno evidente che si voleva colpire solo la Juve). La scoperta di molte manipolazioni nelle intercettazioni. La “fama” di chi le aveva eseguite e messe a disposizione che figura indagato in importanti inchieste penali. L’operazione-spionaggio condotta da una società che faceva capo a un altro dirigente proprio dell’Inter. Il “patteggiamento” della Juventus anche se la giustizia sportiva non ha scoperto alcun “reato”. Un processo, a Napoli, che non approda a nulla. La magistratura campana che, anziché occuparsi di munnezza e camorra, impiega uomini e mezzi investigativi per “Calciopoli”. E tante altre cose ancora. Con un punto fermo: la Juventus è la maggior danneggiata, Moggi e Giraudo vengono fatti fuori.
Insomma quello che Giraudo aveva intuito al termine della stagione 2004-2005 (“Luciano, questo è l’inizio della fine”), si verifica puntualmente. Moggi ricorda di aver risposto che non capiva, la Juve stava vincendo tutto, le cose andavano bene. Ma Giraudo era scuro in volto e pessimista per il futuro. Che cosa stava succedendo, che cosa stava per succedere? Moggi non aveva lo stesso tipo di antenne di Giraudo all’interno della galassia Fiat per raccogliere voci e segnali o per fiutare l’atmosfera. Ma, anche nel suo “piccolo”, Moggi si accorge che qualcosa non va, che c’è una certa freddezza, che nessuno collabora più come dovrebbe. Nel suo libro l’ex direttore generale della Juventus racconta il contenuto di una telefonata con Lapo Elkann, facendo questa premessa: “Vi sembrerà banale, ma più di ogni altro discorso può valere questo colloquio”. E’ il 4 febbraio 2005, Moggi chiama Lapo e chi chiede di poterlo incontrare al più presto “per farci due chiacchiere”. Lapo cerca di guadagnare tempo e alla fine, messo alle strette, “si ricorda” che qualche giorno dopo sarà a Palermo proprio in concomitanza con la partita di campionato della Juventus, per consegnare una Y di colore rosa al centravanti Luca Toni. I due decidono di vedersi nell’albergo che ospita la squadra, a Villa Igiea, Moggi anticipa il problema che si è venuto a creare per le auto di rappresentanza. “All’improvviso ci venivano create difficoltà crescenti anche sulle piccole cose. Le auto di rappresentanza per i giocatori o i dipendenti della società, ma anche per fare dei piccoli favori a persone funzionali al nostro lavoro, dovevano essere cose automatiche in una grande azienda. In quel periodo, invece, faticavamo a far tutto. Ad avere qualsiasi cosa. Non parliamo poi dei soldi per il mercato dei giocatori: rubinetti chiusi. Fortunatamente siamo riusciti a gestire la Juve senza bisogno di interventi esterni degli azionisti di riferimento, altrimenti sarebbero stati problemi. Gli attacchi interni ed esterni c’erano eccome. La nostra solitudine era palpabile”.
Il primo a parlare (o a essere mandato avanti), come sempre, è Lapo: “Fece pesanti ironie su di noi in diverse interviste. Disse che “alla Juve si dovrebbe sorridere di più”, non nascose mai la sua antipatia per la Triade. Non ci saremmo mai aspettati un colpo così basso, per di più in pubblico”. Ma i problemi veri non erano né le vetture né le uscite di Lapo. “Sono successe cose anche più grosse – ricorda Moggi -. Gli eredi dell’Avvocato e quelli del Dottor Umberto non erano chiaramente in sintonia sulle scelte future e sugli assetti del gruppo. Forse io sono rimasto schiacciato da questa lotta. E’ stranissimo, infatti, l’atteggiamento tenuto dalla Juventus società, ma anche dalla proprietà, prima, durante e dopo lo scoppio di questo scandalo, vero o presunto che sia. In società (il cui presidente, non dimentichiamolo, era Franzo Grande Stevens sicuramente molto addentro alle cose del palazzo di Giustizia di Torino, NdA) erano al corrente dell’inchiesta a nostro carico aperta dai giudici torinesi e delle intercettazioni telefoniche alle quali eravamo stati sottoposti sia io che Giraudo. Il tutto era stato archiviato in sede penale ma il dossier con le intercettazioni era stato inviato per conoscenza alla giustizia sportiva della Federcalcio. Io non sono mai intervenuto su Carraro o sui giudici, Giraudo neppure. Se avessimo avuto tutto il potere che ora vogliono far credere, quelle carte forse sarebbero state distrutte. Invece nessuno si è interessato più di tanto. Tutti abbiamo continuato a telefonare senza misteri. Allegramente in certi casi. Eravamo assolutamente tranquilli di non aver fatto niente di male o di strano. Abbiamo continuato le nostre conversazioni nell’ambiente del pallone senza chiedere aiuti o sconti a nessuno. Del resto la richiesta di archiviazione del 19 luglio 2005 firmata da Guariniello che ci assolveva in toto parlava anche di troppo chiaro, come si legge nelle conclusioni del giudice: “Di quattro partire di campionato giocate a intercettazioni in corso, su tre non si sono registrati commenti di alcun genere idonei a supportare l’ipotesi di reato, su una invece sono state registrate significative conversazioni tra tutti i protagonisti della ipotizzata possibile frode sportiva, ma da esse non soltanto non si traggono riscontri alla ipotesi investigativa, bensì elementi di prova di segno contrario”. Ecco cosa c’è scritto, tra l’altro, nell’ordinanza. Insomma, non facevamo un bel niente”.
A fronte di questo viene da chiedersi: possibile che il presidente della Juventus, di quella Juventus, e cioè Grande Stevens, non conoscesse questi particolari? Perché non ha fatto nulla per salvare la Juventus? Perché non ha messo in campo tutta la sua conoscenza del diritto e anche il suo prestigio, la sua autorevolezza, il suo peso per salvare la Juve? Possibile che pur di sacrificare Giraudo e Moggi, e la possibilità che Andrea Agnelli salisse al potere nella Juventus, si sia buttata via anche l’onorabilità, la rispettabilità, il prestigio della squadra bianconera e dei suoi milioni di tifosi? “Nessuno - prosegue Moggi – si è preoccupato che quel pacco di carte potesse uscire da qualche parte e portare discredito alla Juventus. Anzi, il giornale che per primo ha pubblicato le intercettazioni integrali e forse più di ogni altro ha dato risalto negativo a questa vicenda, è stato proprio “La Stampa”. E la campagna contro la Juventus è stata orchestrata dalla “Gazzetta dello Sport”, l’altro giornale partecipato dalla famiglia”. Questo è un altro particolare significativo che depone a favore della tesi secondo cui i vertici del Gruppo, non avendo mosso un dito per arginare l’ondata di fango contro la Juve e non avendo consentito un’adeguata difesa della società, potessero in qualche modo essere al corrente dell’operazione in corso e non ne fossero, sotto certi aspetti – quelli che abbiamo visto – dispiaciuti per i risultati cui avrebbe portato ai danni di Giraudo e Moggi. E’ pensabile infatti che il Gruppo che controlla “La Stampa” ed è, anzi in quel momento era, l’azionista principale e più “pesante” di RCS Mediagroup, la casa editrice del “Corriere della Sera” e della “Gazzetta dello Sport”, non abbia mosso un dito per “richiamare” i direttori a un maggiore “rispetto” verso la vecchia Signora? Possibile che direttori e giornalisti sempre attentissimi a non mettersi in urto con la proprietà, e gli interessi nei vari settori di attività, in quella occasione siano andati così a lungo a ruota libera senza avere la certezza che a Torino quella linea faceva piacere?
Moggi va al cuore del problema e, ben consapevole che per distruggere lui e Giraudo avrebbero dovuto distruggere anche la Juventus e riprenderne il controllo assoluto, aggiunge, aprendo un nuovo scenario: “Anche se la Triade avesse commesso gravi reati, una società quotata in Borsa doveva comunque sempre difendere i suoi manager. Non foss’altro per non affossare i suoi beni, il capitale, l’immagine. Invece, anche senza prove, anche senza carte, con le sentenze di là da venire, siamo stati scaricati come se avessimo la peste. Ho avuto la sensazione condita da qualche certezza, che il piano fosse proprio questo: far fuori Giraudo, Bettega e Moggi. Costi quel che costi”.
Fino a questo punto l’ex direttore generale della Juve non ha mai parlato di John. Ma non bisogna pregarlo a lungo per rivelare un altro indizio: “Anche John Elkann - dice - ci ha scaricato immediatamente. Domenica 7 maggio 2006 la Juventus ha giocato in casa contro il Palermo. Era la prima partita dopo la pubblicazione delle telefonate, lo scandalo stava divampando, ma senza contorni netti. Eppure il giovane John ha detto deciso che “la proprietà starà vicina alla squadra e all’allenatore”. Già sepolti Giraudo e Moggi che alla Juve hanno dedicato dodici anni di vita”. Moggi rivela un altro particolare significativo che certo non depone a favore di John in quanto ai metodi adottati a Torino per “scaricare” qualcuno: “In quei giorni nessuno mi ha chiamato e non soltanto per starmi vicino, ma neppure per chiedermi spiegazioni. Per avere la mia versione dei fatti. Credo che sarebbe stato naturale. Anche a un bambino che sbaglia, prima della punizione si chiede una giustificazione. A Moggi no. Punito. Condannato. Ripudiato. Cancellato”.
John disse in quella occasione, spiega: “Ci siamo resi conto dei problemi quando i giornali hanno pubblicato le intercettazioni; erano proble¬mi gravi. Lì abbiamo capito che il manage¬ment Juve non si era comportato in manie¬ra scorretta. Quindi, abbiamo reagito con decisione per uscire dalla crisi. Non è stato difficile. Anzi, è stato semplice prendere la decisione, difficile metterla in pratica. Una reazione radicale, perché grande era la re¬sponsabilità. Sono così arrivate penalizza¬zioni pesanti, ma c’era differenza tra quan¬to ottenuto dai ragazzi sul campo e quanto fatto dal management. Ora c’è un rinnovo totale ai vertici. Noi come proprietà conti¬nuiamo a seguire la questione, le nuove in-dagini, ma vi posso garantire che non tro¬veranno nulla che non va bene nell’attuale management. La Juve resta la Juve con la sua splendida storia”.
Allora è proprio vera la nostra ipotesi di partenza? Se John era il primo e principale beneficiario dell’“azzoppamento” di suo cugino Andrea, e se questo obiettivo si poteva raggiungere bloccando i due dirigenti della Juve che avrebbero potuto mettere Andrea sull’altare, perché mai John avrebbe dovuto avere riguardo per Giraudo e Moggi, perché mai avrebbe dovuto “proteggere” la Juve e quindi anche quei due, perché mai avrebbe dovuto fare un autogol buttando all’aria le proprie ambizioni e le proprie prospettive mettendosi in gara col temibile e temuto cugino?
(continua...)
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