Creato da Topkapy1973 il 24/11/2006
A difesa di una squadra innocente
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RIFLESSIONE AD ALTA VOCE

La Juventus ha vinto il mondiale di calcio in Germania.
La stagione successiva come è andata?

Buffon
Zambrotta
Cannavaro
Thuram
Chiellini
Camoranesi
Emerson
Vieira
Nedved
Trezeguet
Ibrahimovic (Del Piero)

Capello


Questa era la formazione che vinceva lo scorso anno.
Dicono grazie ai furti di Moggi.
Un anno dopo TUTTI questi giocatori e l'allenatore sono arrivati primi nei rispettivi campionati.

Questi, signori, sono i FATTI.
 

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« Esclusivo: un pericolo per JohnChi va con lo zoppo… »

Esclusiva: un “pericolo” per John

Post n°521 pubblicato il 02 Settembre 2009 da Topkapy1973



Immagine IPB

Molti tifosi ricordano che Giraudo era in scadenza di contratto, mentre Moggi poteva semplicemente essere licenziato. «Giraudo e Moggi, un “pericolo” per John» è il XXX capitolo del libro mai pubblicato di Gigi Moncalvo, un capitolo che aiuta a comprendere i motivi per cui quei due non potevano essere mandati via in maniera così semplice. Il perché ci fosse il bisogno di colpire Giraudo anche mediaticamente.
I.S.


Per dodici anni la struttura Girando-Moggi-Bettega è rimasta immutata e ha rappresentato il team di dirigenti più preparati del calcio moderno. Umberto aveva voluto e fatto in modo che la Juventus fosse così forte e ben organizzata non solo perché gli era molto cara ma anche perché immaginava che una simile solidità e strutturazione, nel momento in cui suo figlio ne avesse assunto la guida, avrebbe consentito ad Andrea di poterla gestire con tranquillità.
Dopo la morte di Umberto, in ossequio alla fedeltà e riconoscenza verso di lui, Giraudo comincia a preparare il terreno per l’ingresso di Andrea. La Juventus è anche una passione del giovane figlio del Dottore e della vedova, Allegra Caracciolo. Avere un Agnelli di nuovo al vertice della società è importante: Andrea porta il cognome della casa, è figlio di Umberto, è tifoso della Juve, è giovane e intelligente, ha fatto ottimi studi, gode di stima e considerazione, è la persona giusta per dare continuità alla dinastia che ha sempre legato il proprio nome a quello della Juve.
La scelta è ineccepibile, ma le prime mosse di Giraudo sono molto prudenti. Conosce bene i delicati equilibri su cui si reggono i vari rami della famiglia e prevede i contraccolpi e le invidie che potrebbe suscitare un’ascesa troppo repentina di Andrea. Il progetto, su cui Moggi è d’accordo, prevede che il giovane venga inserito nella società gradualmente fin dal 2005 e che poi, a partire dal 2006, assuma ruoli sempre più marcati. Giraudo è consapevole che non c’è niente di meglio dello sport cime trampolino di lancio e cassa di risonanza per un giovane manager da mandare in orbita. Luca di Montezemolo e il suo modo di utilizzare la Ferrari come vetrina è la prova che lo sport, specie attraverso “marchi” famosi, può apre prospettive amplissime in ogni campo.
L’immagine di Andrea può “crescere” moltissimo grazie alla Juventus anche perché Giraudo e Moggi sapranno portare la squadra a grandi successi senza chiedere agli azionisti Fiat o alla famiglia di aprire il portafoglio per finanziare la squadra. Soprattutto, garantiranno ad Andrea la possibilità di prendersi tutti i meriti mentre loro saranno pronti a fare da parafulmine in caso di imprevisti. Una Juve da prima pagina consentirà al giovane Agnelli di essere considerato l’artefice di vittorie e buona amministrazione, di successi e di fortuna, e farlo diventare l’idolo dei quattordici milioni di tifosi che in ogni parte del mondo seguono la Juventus. L’idea è perfetta, ma c’è qualcuno che, dietro le quinte, la intuisce, ne vede le prospettive, non la condivide e quindi comincia a muoversi per ostacolarla e impedirla.
Moggi ricorda che, appena saputa la notizia della morte di Umberto, ebbe questa sensazione: “D’improvviso mi sono sentito più solo. Senza ombrello, senza una luce. Prima l’Avvocato, poi il Dottore: la Juve non sarebbe stata mai più la stessa. Ma anche noi”. La morte di Umberto non lascia “orfani” solo Giraudo, Moggi e la Juventus ma crea all’interno di tutto il Gruppo un immenso vuoto di potere che va colmato al più presto. La scomparsa di Umberto rappresenta la fine della generazione dei fratelli Agnelli. E se non c’erano dubbi, dopo la morte di Gianni, che Umberto sarebbe stato il suo successore alla guida del gruppo, ora ci sono molte caselle da riempire. Non ci sono più a disposizione nomi della generazione di Gianni e Umberto, essendo le sorelle fuori gioco. La decisione di puntare su John, come abbiamo visto, era già stata presa. Qualcuno ha accelerato i tempi e lavorato in questo senso forse anche forzando la situazione senza rispettare le necessarie “procedure” famigliari. E quindi colui che si trova in rampa pronto per essere lanciato in orbita è solo John. Nulla deve ostacolare questo disegno. Qualunque intralcio, grande o piccolo, diretto o indiretto, si presenti sulla strada della leadership di John deve essere abbattuto con la massima decisione.
E’ chiaro che un eventuale entrata in scena di Andrea, per di più col vantaggio indiscutibile di chiamarsi Agnelli contrariamente al cugino, crea notevoli disturbi a tutta l’operazione, anche se si tratta “solo” della Juventus. Bisogna impedire che la popolarità che in un paio d’anni Andrea sicuramente avrebbe raggiunto grazie al calcio lo proietti anche verso altri incarichi all’interno del Gruppo. Non ci sono dubbi che Andrea, sulla scia della Juve, avrebbe potuto diventare un potenziale “concorrente” di John, un ostacolo sul cammino della sua ascesa al potere, creando un pericoloso dualismo in cui due giovani della quarta generazione avrebbero dovuto fare i conti l’uno con l’altro. Tra l’altro uno, Andrea, avrebbe avuto l’indiscutibile vantaggio di poter contare su due atout di rilevante importanza: la popolarità e il sostegno di milioni di persone, e un’immagine legata a una attività come la Juventus e il calcio certo molto più popolari, “simpatiche” e immediate di quanto non siano l’IFIL, l’IFI, la Fiat.
I registi dell’operazione-John non possono assolutamente consentire che colui sul quale hanno deciso di puntare trovi un simile ostacolo sulla sua strada. Ecco quindi che, per bloccare l’ascesa di Andrea, o anche solo la sua discesa in campo, occorre azzoppare ed eliminare i due uomini che hanno pensato a lui e che vorrebbero lanciarlo in orbita: Giraudo e Moggi. Occorre trovare il modo per farli fuori. Questo modo esiste ed è frutto del combinato disposto di alcune circostanze che si realizzano grazie al contributo diretto o indiretto, voluto o involontario di una serie di personaggi che a vario titolo compaiono nella vicenda o ne restano dietro le quinte, molti dei quali diventano inconsapevolmente e senza nemmeno immaginarlo elementi di questa operazione. Il PM Giuseppe Guariniello di Torino. Il presidente della Federcalcio, Franco Carraro. Il presidente della Lega Calcio, Adriano Galliani. Il presidente dell’Inter, Massimo Moratti. Il direttore generale nerazzurro, Giacinto Facchetti. Marco Tronchetti Provera e il “Tiger team” di spionaggio telefonico di Telecom (Tavaroli, Cipriani, Ghioni). Il professor Guido Rossi. L’ex Procuratore della Repubblica di Milano, Francesco Saverio Borrelli nelle sue nuove vesti di Capo dell’Ufficio Indagini della Federcalcio. Luca di Montezemolo. Franzo Grande Stevens. L’avvocato Cesare Zaccone di Torino. I direttori di un almeno quattro grandi giornali. E molte altre persone ancora.
Non c’è nessuna “accusa”, ovviamente, nei confronti di queste persone. Se il dottor Guariniello ha condotto inchieste giudiziarie sulla Juventus ha disposto per motivi d’ufficio intercettazioni telefoniche sugli apparecchi di Giraudo e Moggi, questo non significa che egli lo abbia fatto per facilitare l’ascesa di John ai vertici del gruppo Fiat o per “togliere di scena” Andrea Agnelli. Lo stesso vale per alcuni altri di coloro che abbiamo indicato e che si prefiggevano scopi ben diversi. Alla fine però il lavoro, l’attività, le informazioni, le decisioni degli uni e dagli altri o il loro comportamento adottato in un passato vicino o lontano, sono stati utilizzati dalla “regis acentrale” per mettere a punto l’operazione e portarla a compimento.
Per impedire ad Andrea Agnelli di salire ai vertici della Juve, per “fare fuori” Giraudo e Moggi, occorre inevitabilmente fare del male, per qualche tempo, alla stessa Juventus. E’ un “danno collaterale” inevitabile, un effetto del “fuoco amico”, un male necessario e calcolato del quale non si può fare a meno.

 

(continua....)

 
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