Creato da namy0000 il 04/04/2010

Un mondo nuovo

Come creare un mondo nuovo

 

Messaggi del 01/03/2019

Proteggi ogni essere vivente

2019, Internazionale n. 1295 del 22 febbr. – COREA DEL SUD- Hansalim, che in coreano vuol dire “proteggi ogni essere vivente”, è il nome di una delle più grandi cooperative al mondo per la coltivazione di prodotti biologici, scrive Brand Eins. Nata nel 1986 come semplice consorzio di agricoltori della contea di Goesan, nel cuore della penisola coreana, oggi la cooperativa raggruppa circa 2.300 aziende agricole e coinvolge 644.000 famiglie. I suoi prodotti sono consumati da 2milioni di persone. Gli utili realizzati non sono distribuiti, ma reinvestiti, per esempio, in nuove attrezzature. Il successo della Hansalim è legato proprio alla scelta dell’agricoltura biologica. “Alla fine degli anni Ottanta, in Corea del Sud si faceva un uso indiscriminato di pesticidi ed erbicidi, che danneggiavano sia i contadini sia i consumatori. Nel Paese nessuno parlava della necessità di proteggere l’ambiente. Dopo una serie di scandali che avevano interessato i generi alimentari importati, la Hansalim ha capito che bisognava soddisfare la domanda di prodotti locali privi di pesticidi”.

 
 
 

Autorità di vigilanza

Post n°2949 pubblicato il 01 Marzo 2019 da namy0000
 

2019, Internazionale n. 1295 del 22 febbr. – GERMANIA – Il 18 febbraio la Bundesanstalt für Finanzdienstleistungsaufsich (Bafin), l’autorità di vigilanza finanziaria tedesca, ha vietato le vendite allo scoperto (vendita di titoli non ancora posseduti con successivo riacquisto, uno strumento usato per scommettere sul ribasso di una quotazione) sulle azioni della Wirecard, un’azienda che offre servizi di pagamento. Come spiega la Süddeutsche Zeitung, la Wirecard è finita nel mirino degli speculatori dopo che il 30 gennaio scorso il Financial Times ha pubblicato un articolo in cui si parla di casi di truffa e riciclaggio di denaro nell’azienda. Le azioni della Wirecad hanno perso più del 30 per cento, “facendo guadagnare ad alcuni fondi milioni di dollari”. La Bafin sostiene che la misura è stata presa non per favorire la Wirecard o reagire alla denuncia del Financial Times, ma “per proteggere il mercato azionario tedesco”.

 
 
 

Tornano i madonnari

Post n°2948 pubblicato il 01 Marzo 2019 da namy0000
 

Tornano gli artisti di strada, quelli che disegnavano sui marciapiedi, soprattutto Madonne. Se il ritorno avviene nella mia piccola grande città, Padova, considerata a ragione o a torto una città di provincia (per me è un mondo), a maggior ragione succederà anche nelle altre città. E anche nelle altre città la ragione per cui da tempo non si vedevano i madonnari sarà la stessa: l’ostacolo della burocrazia. Che cos’è un madonnaro? Uno che con pochi gessi colorati disegna sul pavimento, nei marciapiedi, immagini sacre, senza aver nessun disegno davanti, quindi ricavandole dalla propria memoria.

C’è anche qualcuno che si porta dietro una fotocopia a colori del quadro che intende dipingere, ma di fronte a questi non si raccoglie molto pubblico, perché ciò che il pubblico vuol vedere è l’invenzione in atto, l’ispirazione che arriva, si scarica dal cervello alla mano, e dalla mano sul selciato. Ora è stato tolto nella mia città l’obbligo di autorizzazione per gli artisti di strada. Da tempo questi artisti, per dipingere per terra, dovevano presentare domanda all’assessorato alla Cultura, che chiedeva il permesso alla polizia locale. Voi capite bene che nel frattempo l’ispirazione, che arriva quando vuole e resta quanto vuole, se ne andava.

Era bello vedere, nei giorni di mercato, cioè quando c’era tanta gente, i madonnari che arrivavano con il loro borsone, delimitavano un rettangolo per terra, e immediatamente si curvavano e disegnavano. Qualche minuto, e per terra appariva l’immagine centrale del quadro che avevano in mente, di solito la faccia della Madonna. Guardavo il lavoro, e capivo che l’artista di strada viveva (a casa, in strada, in famiglia) e dormiva con quel quadro dentro la testa, in tutti i suoi particolari: occhi, velo, mani, bocca... Poteva dirsi un pittore? No. Non era uno che creava, ma uno che sapeva a memoria. Come un bambino che recita una poesia non è un poeta. Però da come il bambino recita capisci se ha capito quella poesia.

E così da come l’artista di strada traccia l’ovale del volto, l’arco degli occhi, gli angoli della bocca, capisci se ha capito il quadro che ha in mente. Se l’ha capito, ne trasmette il senso allo spettatore, che comprendendo quell’immagine comprende l’artista e, se c’è, il pittore che sta a monte dell’artista. In maggioranza erano, e credo che torneranno ad essere, immagini sacre. Guardando un’immagine sacra, capisci quale senso del sacro ha in mente chi l’ha dipinta, che qui, nel cuore del cattolicesimo, vuol dire quale senso del peccato e del perdono. E qui c’è un problema. I disegni dei madonnari, come i quadri oleografici che stanno nelle case dei contadini, hanno Madonne belle, ma non sofferenti e non perdonanti.

Hanno un’idea esteriore della bellezza. La Madonna è una bella donna. Ida Magli ha dedicato un libro alla Madonna, definendola «immensa montagna di simboli». Questi simboli nei disegni dei madonnari non si vedono. Però i marciapiedi dipinti da loro ne erano impreziositi. Ora che l’assurdo divieto è stato abolito e possono tornare, non vedo l’ora che arrivi il primo. (Avvenire, 28 febbr. 2019)

 
 
 

Malattie rare

«Mi sento un privilegiato, non un menomato. Perché, pur con tutte le limitazioni della malattia, ho imparato ad affrontare i problemi in modo diverso e riesco a dare più valore alle cose spesso ritenute scontate. Per molti sono cose dovute, ma la vita è in realtà un grande dono». Claudio ha 65 anni, vive alle porte di Torino, a San Maurizio Canavese, e non ha mai voluto perdere il sorriso.

A partire da giovanissimo, quando è stato costretto a portare un busto rigido, come presunto rimedio per un difetto di forza e spalle oblique. Alcuni medici parlavano di miopatia, altri di rachitismo, ma soltanto nel 1985 è arrivata la diagnosi corretta: distrofia facio-scapolo omerale (Fshd), una malattia rara che porta a una significativa e progressiva perdita dell’autonomia motoria.

«Avevo diversi problemi, ma continuavo ad andare a sciare e a fare tutto ciò che mi era possibile. Un giorno ho scoperto il Centro Dino Ferrari di Modena, poi sono stato indirizzato al Policlinico di Milano, all’Istituto di clinica neurologica diretto dal professor Scarlato, padre del moderno studio sulle patologie muscolari».

Le malattie definite «rare» sono quelle che colpiscono un numero assai ristretto di persone (nella Ue la soglia è di un individuo su 2mila) ma in tutta Europa più di 25 milioni di persone ne sono colpite.

Secondo la rete Orphanet Italia, nel nostro Paese i malati rari sono 2 milioni, 70% bambini in età pediatrica. Le malattie rare conosciute e diagnosticate sono più di 6mila (cifra in continua crescita, grazie ai progressi della ricerca scientifica), ma proprio a causa della loro rarità molto spesso non esistono cure o trattamenti efficaci.

Oggi si ricorda tutto questo con la «Giornata delle malattie rare», che quest’anno affronta l’integrazione tra assistenza sanitaria e sociale, necessità sempre più avvertita da chi deve affrontare una vita difficile. Claudio, ad esempio, dal 1992 usa la carrozzina, prima come aiuto e poi in modo definitivo, a seguito di una caduta che gli ha provocato la lesione del tendine rotuleo.

Ma neppure questo l’ha portato a perdersi d’animo: lavora in un’azienda dell’indotto della gomma, pratica l’hockey in carrozzina e diventa campione italiano nel 1997, partecipa come volontario alle Olimpiadi invernali di Torino 2006, prova il parapendio, lo sci per paraplegici, viaggia in Italia e all’estero portando con sé la sua immancabile macchina fotografica.

«Sono sempre stato allegro – racconta – e adesso gioisco per quello che posso fare senza disperarmi per quello che non riesco a fare. La carrozzina non è una condanna ma un ausilio che mi aiuta a migliorare la vita. La miglior cura resta comunque una serena accettazione. Dobbiamo rammaricarci soltanto per quello che dipende dalla nostra volontà, per i nostri errori o per le cose buone che non facciamo. È inutile alzarsi di cattivo umore perché piove: non smetterà di piovere perché siamo contrariati...».

Nell’Unione italiana lotta alla distrofia muscolare (Uildm) Claudio ha trovato una seconda famiglia, un impegno costante, come tesoriere e consigliere nazionale ma anche nell’organizzare vacanze per gli altri associati. «Oltre a mia moglie Enrica, è stata decisiva la fede. Siamo piccoli ma facciamo parte di un grande disegno: sarebbe presuntuoso voler capire il significato di ogni cosa. Cerchiamo piuttosto di mettercela tutta in ciò che possiamo fare». (Avvenire, 28 febbr. 2019)

 
 
 

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