Zacinto mia

In questi primi giorni a Brescia ho avuto un'impressione positiva. Ho già imparato tante cose. Certo, non entro nell'operatitivà e quindi non so ancora tutti i dettagli del lavoro, ma i processi bene o male li conosco.

Ormai associo i volti di tutti i collaboratori ai nomi e a cosa fanno, ho già dovuto fare le valutazioni per l'anno 2015!!! Il mio capo mi ha chiesto di copiare le valutazioni date dalla precedente responsabile. L'unica variazione che ho voluto fare è attribuire valutazione sufficiente ad una persona a cui era stato dato un voto negativo. Non me la sento dopo così poco tempo di prendermi una responsabilità del genere, inoltre credo che dandole un voto positivo potrei darle fiducia ed incoraggiarla. E' una persona un po' particolare, che ha sempre bisogno di aiuto, che deve essere costantemente incoraggiata. Spero di aver fatto bene.

L'ambiente è molto formale. Mi danno del lei anche se ho 34 anni e i miei collaboratori vanno dai 48 ai 64, è un continuo scrivere mail "Si partecipa che", "Si comunica che" ecc o addirittura fax. Tante cose che nel mio precedente ufficio si risolvevano con una telefonata, qui comportano mail su mail oltre che stampe su stampe. E' vero che mi occupo di contabilità, ma qui si stampa tutto. Ogni giorno impiego anche 2 ore a controllare e firmare stampe di documenti e rilevazioni contabili (tra l'altro un po' diverse da quelle che ho studiato all'università, perchè contorte e arzigogolate, con giroconti continui)

I due quadri che sono sotto di me mi stanno dando un grande aiuto, anche quello che pensava di prendere il mio posto. Si è rivelato intelligente e si mostra sempre disponibile nei miei confronti. Sono proprio persone deliziose.

Unico problema è forse il viaggio lungo. Bene o male l'ora di treno mi passa, studio le varie disposizioni e procedure che mi stampo in ufficio, la mattina dico un rosario o leggo un libro; la cosa che mi preoccupa è mia moglie che, con la sua ipersensibilità, non ha accettato tanto bene lo spostamento. Ha avuto una ricaduta, ora è a casa ancora in malattia. La scorsa settimana mi ha chiamato piangendo, chiedendomi come avessi potuto accettare un allontanamento del genere da lei, sapendo le sue condizioni. Ho dovuto prendere il primo treno e tornare a casa. Poi si è scusata e mi ha detto che, comunque, mi augura il meglio e che accetta qualsiasi mia decisione purchè io sia felice. Diciamo che sta migliorando, ma credo che ci voglia ancora un po' di pazienza. Forse anche perchè dalla clinica che ci sta seguendo per la fecondazione assistita ci avevano fatto prendere dei farmaci facendo un tentativo in modo naturale; lei, ovviamente, pur sapendo che la cosa non era molto efficace, ci aveva riposto delle speranze e l'ennesimo esito negativo l'ha destabilizzata. Quanta pazienza!