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L'altra campana

Itinerario spirituale di un pagano

 

 

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CAMINO MONFERRATO - 11

Post n°1946 pubblicato il 18 Luglio 2015 da anonimo.sabino
 

Camino 17-XII-’56 …Cara mamma, col Natale che s’avvicina tanti ricordi mi assalgono; e il primo fra tutti è il tuo pensiero… Non ricordo da quanti anni non passo più un Natale con te…

Monteflavio - Natale 1956. Figlio mio carissimo… come mi dici che mi pensi io lo credo, specie in questa festa, che è proprio la festa della famiglia. Considera un po’ se quanto potrò pensarti io, che a forza di nominarti tanto sia Vanda che Franco si annoiano a sentirmi e mi dicono spesso: doveva toccare proprio al cocco tuo questa lontananza… Be’, questo sacrificio offriamolo insieme a Gesù Bambino, affinché ci dia sempre tanta forza da resistere a tutto, specie a te che ti trovi solo, che noi stiamo più in compagnia…

Avevamo appena avvertito, in quel nostro isolamento, il grande fermento legato alla destalinizzazione del comunismo reale. Ci giunse  l’eco amplificata degli strappi che dall’autunno di quel ’56 venivano salutati dall’Occidente come la crisi del blocco comunista. La rivolta dell’Ungheria contro il regime di occupazione che subiva da parte dell’Unione Sovietica stimolò tuttavia, nella ignoranza politica più assoluta, il mio sentimento, per nascita vicino agli oppressi. Così presi a comporre un epicedio su fatti, idee e persone che non conoscevo.    

Strappai le possibili cazzate che poteva contenere l’epicedio quando mi resi conto che nulla sapevo del pensiero guida, del polacco Gomulka o dell’Ungherese Nagy. Non era onesto che accettassi anche lì un salto nel buio. Così, mentre la repressione schiacciava nell’Est i moti di ribellione alla “protezione” sovietica e la Cuba di Fidel Castro e Che Guevara tentava di sottrarsi a quella americana, i problemi miei mi estraniavano da quelli degli equilibri di potere del pianeta.

Mia madre, pensavo, che era una donna semplice e imperfetta, avrebbe dato la vita per evitarmi qualsiasi motivo di dolore o d’angustia. Dio, che era mio padre ed era la perfezione, gradiva invece che gli fossi offerto in sacrificio di espiazione…

La liturgia cantava che il sacrificio più gradito a Dio era stato la crocifissione di suo figlio, “immolato in croce per l’uomo”. Del resto la Bibbia, per quanto edulcorata nelle traduzioni e nelle esegesi, diceva chiaramente che egli gradiva gli olocausti umani. Di ciò era convinto Abramo, anche se il nume rinunciò poi, in via eccezionale, al suo Isacco. Ma non rinunciò ai re delle Sette Nazioni, che gli venivano regolarmente immolati; né alla vergine figlia di Jefte…

E cominciai invece a scrivere una tragedia che sarebbe andata al macero con la gran parte dei miei quaderni: La figlia di Jefte.

 
 
 
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