Creato da anonimo.sabino il 06/09/2006

L'altra campana

Itinerario spirituale di un pagano

 

Messaggi di Luglio 2015

CAMINO MONFERRATO - 11

Post n°1946 pubblicato il 18 Luglio 2015 da anonimo.sabino
 

Camino 17-XII-’56 …Cara mamma, col Natale che s’avvicina tanti ricordi mi assalgono; e il primo fra tutti è il tuo pensiero… Non ricordo da quanti anni non passo più un Natale con te…

Monteflavio - Natale 1956. Figlio mio carissimo… come mi dici che mi pensi io lo credo, specie in questa festa, che è proprio la festa della famiglia. Considera un po’ se quanto potrò pensarti io, che a forza di nominarti tanto sia Vanda che Franco si annoiano a sentirmi e mi dicono spesso: doveva toccare proprio al cocco tuo questa lontananza… Be’, questo sacrificio offriamolo insieme a Gesù Bambino, affinché ci dia sempre tanta forza da resistere a tutto, specie a te che ti trovi solo, che noi stiamo più in compagnia…

Avevamo appena avvertito, in quel nostro isolamento, il grande fermento legato alla destalinizzazione del comunismo reale. Ci giunse  l’eco amplificata degli strappi che dall’autunno di quel ’56 venivano salutati dall’Occidente come la crisi del blocco comunista. La rivolta dell’Ungheria contro il regime di occupazione che subiva da parte dell’Unione Sovietica stimolò tuttavia, nella ignoranza politica più assoluta, il mio sentimento, per nascita vicino agli oppressi. Così presi a comporre un epicedio su fatti, idee e persone che non conoscevo.    

Strappai le possibili cazzate che poteva contenere l’epicedio quando mi resi conto che nulla sapevo del pensiero guida, del polacco Gomulka o dell’Ungherese Nagy. Non era onesto che accettassi anche lì un salto nel buio. Così, mentre la repressione schiacciava nell’Est i moti di ribellione alla “protezione” sovietica e la Cuba di Fidel Castro e Che Guevara tentava di sottrarsi a quella americana, i problemi miei mi estraniavano da quelli degli equilibri di potere del pianeta.

Mia madre, pensavo, che era una donna semplice e imperfetta, avrebbe dato la vita per evitarmi qualsiasi motivo di dolore o d’angustia. Dio, che era mio padre ed era la perfezione, gradiva invece che gli fossi offerto in sacrificio di espiazione…

La liturgia cantava che il sacrificio più gradito a Dio era stato la crocifissione di suo figlio, “immolato in croce per l’uomo”. Del resto la Bibbia, per quanto edulcorata nelle traduzioni e nelle esegesi, diceva chiaramente che egli gradiva gli olocausti umani. Di ciò era convinto Abramo, anche se il nume rinunciò poi, in via eccezionale, al suo Isacco. Ma non rinunciò ai re delle Sette Nazioni, che gli venivano regolarmente immolati; né alla vergine figlia di Jefte…

E cominciai invece a scrivere una tragedia che sarebbe andata al macero con la gran parte dei miei quaderni: La figlia di Jefte.

 
 
 

CAMINO MONFERRATO - 10

Post n°1945 pubblicato il 17 Luglio 2015 da anonimo.sabino
 

La lettura dei grandi convertiti mi confermò che il loro mistico salto nel buio era al massimo una superficiale avventura intellettuale, quando non era un salto nell’angoscia, come dimostravano il pensiero e la vita di Kierkegaard e di Pascal, che io vedevo non usciti ma entrati nella disperazione; a parte la considerazione che, se fossero nati altrove, il loro salto nel buio li avrebbe gettati in braccio a Confucio o a Maometto. Li lasciai perdere.

Cominciamo da Dio che si rivela… Come? Facendo un figlio. Dio, l’Immenso, l’Eterno, che a un certo punto (perché proprio e solo a quel punto?) fa un figlio… Ed ha un nome, Gesù… Incredibile ma vero.

Sentivo e leggevo che la fede cristiana aveva solide fondamenta razionali: san Tommaso, il teologo di sinistra che aveva accettato il razionalismo arabo, aveva trovato ben cinque vie per dimostrare l’esistenza di Dio; e che il figlio di Dio si fosse incarnato era dimostrato dalle profezie che l’avevano preannunciato e dai miracoli che Dio ha sempre compiuto e ancora compie attraverso Cristo e i suoi santi.   

Oh, verifichiamo, dunque! Se la rivelazione è razionalmente evidente, perché tutto il cristianesimo si è sempre affannato a inculcare la fede cieca e a reprimere il dubbio, anziché spingere alla verifica? Tutti i miei compagni passavano come me per la strada del dubbio; che occorreva soffocare attraverso la preghiera, l’umiltà, la mortificazione. Virtù significava abitudine a vivere la fede senza discuterla e coltivarla come virtù si traduceva in un esercizio di volontà sostitutivo dell’intelletto: il “beato chi crede senza vedere”. E la nostra vita di mortificazione e di rinuncia non aveva lo stesso scopo, di uccidere la nostra capacità critica?

Dei miei studi paralleli non facevo mistero, pur astenendomi dal manifestare conclusioni o dissensi: i Padri me lo raccomandavano ed io, già abituato alle censure, non stavo a discuterne i motivi.

Tutto mi portava a uno studio sistematico delle origini del cristianesimo. E mi accorsi subito che la letteratura sovrabbondava, mentre i documenti scarseggiavano; e scarseggiavano perché erano stati eliminati, affinché li sostituisse una pletorica produzione didascalica, denominata “patristica”, impegnatissima a spiegare per coprire il mistero e correggere l’errore. Mai mi imbattevo in un passo che apparisse impegnato a documentare. Sembrava anzi che tutti i documenti, non solo le testimonianze pagane, ma anche quelle paleocristiane, fossero stati oggetto della cristiana damnatio memoriae, perché la fede trionfasse sul dubbio, ossia sulla ragione.

 
 
 

CAMINO MONFERRATO - 9

Post n°1944 pubblicato il 16 Luglio 2015 da anonimo.sabino
 

Gino e Beatrice costituivano la prova che la felicità può essere raggiunta in questo mondo, senza per ciò compromettere l’altra vita eventuale.

Non avevo potuto partecipare al loro matrimonio. Né a quello dell’altro cugino, Paris, o dello zio Pietro. Mai una volta che i superiori mi abbiano consentito di partecipare a una festa nuziale: dovevano ritenerlo pericolosissimo. Forse era vietato dalla Regola. Ma per mia sorella, ormai prossima all’evento, immaginavo che il permesso fosse scontato.  

Camino 23-X-’56… nelle prossime vacanze avrei intenzione di studiare… il russo… Sai, i lombardi e alcuni piemontesi non vogliono credere che dalle nostre parti non c’è mai nebbia …

Qui a Natale il Bambino portava ad ognuno un regalo. La grammatica russa era stato, a mia richiesta, il regalo del Natale precedente: probabilmente anche il Rettore, Padre Giuseppe Filippetto, sognava che io convertissi la Russia.

Cominciai, a tempo perso, a studiare la scrittura cirillica e le nozioni più elementari della lingua russa. E là mi sarei fermato. Quanto a conversioni, temevo di dover convertire me stesso: la penosità della vita religiosa si connetteva sempre più con i miei problemi di fede.

Era morto nel 1937, l’anno in cui io nascevo,l’uomo dei Quaderni  e delle Lettere dal carcere. Senza conoscere allora Antonio Gramsci, anch’io riempivo le mie prigioni di lettere e di quaderni e quaderni di appunti. Data la carenza di carta, non gradivo nessun regalo più di un quaderno.

Camino 18-XI-’56 Cara mamma…Ti ho già detto che questo è un anno poco impegnativo e ho sul banco… (aspetta che li conto!) undici libri che non appartengono al programma scolastico…

Le letture consigliate dal Padre Mariani erano i grandi convertiti. Ce ne fosse stato uno che si fosse convertito all’evidenza delle prove. Per tutti la fede aveva rappresentato un’esigenza: esigenza di certezze assolute (o di fissazioni, povero Ozanam?), esigenza di giustizia (bella risorsa, cupo reazionario d’un Brunetière, l’idea di ottenere giustizia nell’altra vita), esigenza del superamento dei limiti della ragione (la fantasia può essere più bella, cari borghesi annoiati di Chesterton e Claudel, ma non sempre; e non è mai più verace), esigenza di uscire dalla disperazione dello scetticismo con il mistico salto nel buio dell’esistenzialismo Kierkegaardiano…Più pose che follie. 

 
 
 

CAMINO MONFERRATO - 8

Post n°1943 pubblicato il 15 Luglio 2015 da anonimo.sabino
 

La biblioteca dello studentato filosofico non aveva libri che con l’imprimatur. Non c’erano né Marx né Freud, né Voltaire né Rénan: meno fortunato del mio lettore, se mai la congiura del conformismo mi consentirà di averne qualcuno, magari grazie al web, non trovai alcuna voce dell’altra campana. Ma li perlustrai tutti, gli scaffali delle capaci pareti, incurante dell’aumento della miopia. Quando qualcuno cercava un libro di cui non conosceva la collocazione, non si rivolgeva all’incaricato ma a me.

Trovai perfino una bottiglia di tamarindo, dietro alcuni tomi. E sospettai, forse ingiustamente, il professore che era con me il più assiduo frequentatore della biblioteca, quel disincantato latinista di Padre Tentorio, che storpiava i nostri cognomi parodiandone l’etimologia e ci interrogava estraendo il numero corrispondente dal sacchetto della tombola.

Dovetti constatare che il novantanove per cento della letteratura religiosa era diretta a correggere migliaia di veri o presunti errori e a confutare obiezioni a singoli dogmi; al massimo ad esaltare la fede come virtù, come esigenza, come sentimento, come dono di Dio. Ma perché? Non mi interessavano le eresie o questa o quella obiezione relativa a questo o quel dogma. Ero saturo del “dover credere”. Volevo vedere le prove storiche che Dio si fosse rivelato, per credere poi alle rivelazioni, anche alle più paradossali. E studiando come fosse nato il cristianesimo, giunsi a vedere com’era nato Dio…

Cara mamma, immagino anche dalle tue lettere la tua ansia di rivedermi: sarà per un altr’anno… basta il tuo pensiero a darmi nuova forza…   

… ti vedo preoccupata per la mia vista…Ti ripeto: non è niente di grave e gli occhiali non mi danno più fastidio, quindi li porto sempre, ci gioco anche a pallone…

Come avevo immaginato, verso la metà di ottobre si fermò davanti al castello una vistosa oldsmobile. Era la nave con la quale Gino attraversava l’Europa, per gridare al mondo che la felicità non va sognata, ma coltivata con tenacia e passione. Ciò che esibiva con più orgoglio al suo fianco, come una regina, era la sua Beatrice, stupenda per natura e raggiante nella sua fresca sensualità di sposina. Tutti gli occhi erano per lei.

Non li lasciarono trattenersi più dei comuni visitatori; ma per me fu il rifornimento di carburante di cui avevo bisogno.

 

 
 
 

CAMINO MONFERRATO - 7

Post n°1942 pubblicato il 14 Luglio 2015 da anonimo.sabino
 

Non potendone parlare con i compagni (pardon confratelli), cosa assolutamente proibita, tornavo ad esporre con sincerità le mie perplessità al padre Mariani, il Maestro dello Studentato. Mi sembrava che sussultasse, quando mi vedeva; avevo l'impressione di fargli paura.

“Io non trovo, immergendomi nei fiumi d’inchiostro versati dai dottori della Chiesa, la risposta alla sola domanda che pongo, quella che non può essere oggetto di fede: come sanno che il nostro sistema dogmatico derivi da una rivelazione divina. Bisogna saperlo anche per esporre le ragioni della fede all’incredulo… Tutte le loro non valgono invece a sciogliere le contraddizioni senza incomodare la volontà…”

“Basterebbe il consenso di cui la rivelazione universalmente gode da duemila anni”.

“Ci sono religioni ancora più antiche. Perfino agli oroscopi  e alla iella credono in molti e ci credono da più di duemila anni”.

“Non hai paura di offendere Dio con i tuoi dubbi?” Eccolo il vero argomento della fede, quello che offendeva me: l’intimidazione. Rispondevo a me stesso, prima che al Padre Maestro:

“Offenderei Dio se mettessi in dubbio ciò che egli ha detto, per quanto incomprensibile, non nell’accertare, fra tanti falsi testimoni, se sia stato lui a dirlo; anzi, se Dio ci ha dato la ragione, è logico pensare che si offenda se non la usiamo; che ci voglia innamorati della verità, più ancora che della certezza. Non intendo indagare ciò che è mistero, ma non trovo logico credere quando posso sapere e, tanto meno, eludere la verità preliminare che debbo e posso sapere”.   

Quella verità preliminare mi appariva chiaramente racchiusa in una ricerca storica: come era nata la nostra fede, il cristianesimo. Quella ricerca e non lo studio dell’algebra e della teodicea avrebbe risolto il mio dilemma vitale. E del tempo che il nostro programma riservava allo studio, praticamente tutto il pomeriggio, tolte le due ricreazioni, la funzione e la meditazione, dedicavo al massimo un paio d’ore alle materie scolastiche, approfittando della mia facilità di apprendimento. Tutto il restante tempo, per quattro anni, lo impiegai nello studio della religione e della sua storia.

Ora che avevo a disposizione una biblioteca, volevo vederlo, come è nata la religione cristiana, quella che mi avvolgeva culturalmente e psicologicamente fino a condizionare tutta la mia esistenza… Né mi pareva il caso di impaludarmi anche nell’approfondimento di altre.

 
 
 


 

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