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Messaggi del 26/03/2020

Sulle nanoantenne..

Post n°2646 pubblicato il 26 Marzo 2020 da blogtecaolivelli

Fonte: articolo riportato dall'Internet

05 marzo 2020Comunicato stampa

Inventate le nanoantenne per onde di spin: più vicini i

calcolatori analogici super efficienti

Fonte: Cnr-Iom© Mehau Kulyk/SPL Su "Advanced Materials" il rivoluzionario studio di

Politecnico di Milano, New York University, Cnr-Iom (Consiglio

nazionale delle ricerche - Istituto officina dei materiali) di Perugia,

Dipartimento di Fisica e Geologia dell'Università di Perugia e la

beamline PolLux della Swiss Light Source, PSI, Svizzera

È stato pubblicato sulla prestigiosa rivista "Advanced Materials", e

comparirà sulla front cover della rivista il 5 Marzo 2020, un articolo

che dimostra una nuova metodologia per generare e manipolare come

mai prima d'ora onde di spin in materiali magnetici nanostrutturati.

Il lavoro apre la strada allo sviluppo di nano - processori per

l'elaborazione analogica di informazioni straordinariamente rapida ed

energeticamente efficiente.

 La scoperta è frutto della collaborazione fra il gruppo di magnetismo

di Edoardo Albisetti, Daniela Petti e Riccardo Bertacco del Dipartiment

o di Fisica del Politecnico di Milano, il gruppo di Elisa Riedo (New York

University), e Silvia Tacchi dell'Istituto officina dei materiali del Consiglio

nazionale delle ricerche (Cnr-Iom) di Perugia, il Dipartimento di Fisica

e Geologia dell'Università di Perugia e la beamline PolLux della Swiss

Light Source, PSI, Svizzera.

 Le onde di spin, chiamate anche "magnoni", sono l'analogo delle ond

e elettromagnetiche per il magnetismo, e si propagano nei materiali come

il ferro in maniera simile alle onde del mare.

Rispetto alle onde elettromagnetiche, i magnoni sono caratterizzati da

proprietà uniche che li rendono ideali per lo sviluppo di sistemi

miniaturizzati di calcolo "analogico" estremamente più efficienti dei sistem

i digitali attualmente disponibili.

 Modulare a proprio piacimento le onde di spin era fino ad oggi estremamente

complesso.

Nell'articolo pubblicato su Advanced Materials, viene presentato un nuovo

tipo di emettitori, le cosiddette "nanoantenne magnoniche" che permettono di

generare onde di spin con forma e propagazione controllata.

Grazie ad esse, ad esempio, è possibile ottenere fronti d'onda radiali (come

quelli di una pietra lanciata in uno stagno) o fronti d'onda planari (come le

onde del mare sulla spiaggia) e anche creare fasci direzionali focalizzati.

Nell'articolo si dimostra inoltre che utilizzando più nanoantenne

 contemporaneamente si possono generare figure di interferenza "a comando"

condizione necessaria per poter sviluppare sistemi di computazione analogici.

Per realizzare le nanoantenne è stata utilizzata la tecnica tam-SPL (sviluppata

al Politecnico di Milano in collaborazione con il laboratorio della prof.ssa Riedo),

che permette di manipolare con precisione nanometrica le proprietà magnetiche

del materiale di cui sono composte. In particolare, le nanoantenne consistono

in minuscole "increspature" nella magnetizzazione del materiale (chiamate

"pareti di dominio" e "vortici") che, quando vengono messe in moto da un

campo magnetico oscillante, emettono onde di spin. Dato che le proprietà

delle onde di spin sono legate alla tipologia e alle caratteristiche peculiari di

queste increspature, controllandole molto bene è stato possibile modulare come

mai prima d'ora le onde emesse.

Le onde di spin sono state misurate utilizzando una tecnica di microscopia

a raggi-X risolta in tempo disponibile presso la la beamline PolLux della

Swiss Light Source, Svizzera.

Questa tecnica ha permesso ai ricercatori di visualizzare la propagazione delle

onde di spin nel materiale, con alta risoluzione spaziale (inferiore ai 50

nanometri) e risoluzione temporale (inferiore al nanosecondo).

Il lavoro ha ricevuto finanziamenti dal programma di ricerca e innovazion

e dell'Unione Europea Horizon 2020 attraverso l'azione Marie Sk?odowska-

Curie No 705326, progetto SWING (Patterning Spin-Wave reconfIgurable

Nanodevices for loGics and computing).

 
 
 

Dallo spazio siderale, altre news..

Post n°2645 pubblicato il 26 Marzo 2020 da blogtecaolivelli

Fonte: articolo riportato da Science

13 marzo 2020Comunicato stampa

Quelle elusive riserve d'azoto sul nucleo della

cometa Churyumov-Gerasimenko

Fonte: Inaf/Asi

Immagine della cometa 67/P ripresa dalla NavCam di Rosetta il 28 gennaio

del 2016 (© ESA/Rosetta/NAVCAM, CC BY-SA IGO 3.0) Identificati

sul nucleo della cometa 67/P-Churyumov-Gerasimenko di sali di ammonio:

la scoperta, ottenuta anche grazie allo spettrometro italiano VIRTIS, getta

nuova luce sui processi di formazione dei corpi del Sistema solare e sul

ruolo dell'azoto nel favorire processi prebiotici. Il lavoro è stato appena

pubblicato online sul sito della rivista "Science"

La missione Rosetta dell'ESA ci ha fornito una vista senza precedenti del

nucleo di una cometa, la ormai celebre 67/P-Churyumov-Gerasimenko.

Una importante fetta di questo merito va allo spettrometro italiano VIRTIS,

che è riuscito a mappare la composizione superficiale di questo oggetto

celeste particolarmente scuro a causa di una miscela di composti

carboniosi e minerali opachi, ma anche chiazze di ghiaccio d'acqua e

ghiaccio secco, ovvero biossido di carbonio solido.

C'era però ancora una traccia anomala negli spettri raccolti da VIRTIS

che gli scienziati non erano riusciti a decifrare.

Ora, un team di ricercatori guidati da Oliver Poch del CNRS in Francia

e di cui fanno parte alcuni colleghi dell'Istituto Nazionale di Astrofisica,

sono riusciti a riprodurre in laboratorio un composto che sembra avere

quelle stesse caratteristiche di emissione nell'infrarosso, proprio come

registrato da VIRTIS su 67P.

L'impronta infrarossa finora sconosciuta per il team sarebbe dovuta alla

presenza di sali di ammonio, uno ione composto da quattro atomi di idrogeno

e uno di azoto.

I risultati di questa indagine sono riportati oggi in un articolo sulla

rivista Science.
 
I sali di ammonio sono mescolati con la polvere scura della cometa su

tutta la superficie del nucleo e la loro presenza può aumentare

considerevolmente la quantità di azoto precedentemente prevista su

questa cometa, ma forse anche su altri corpi celesti simili.

I risultati ottenuti da VIRTIS  - realizzato sotto la responsabilità scientifica

dell'Istituto di Astrofisica e Planetologia spaziali dell'INAF (principal

investigator Fabrizio Capaccioni) dalla Leonardo di Campi Bisenzio

(Firenze) con il contributo dell'Agenzia Spaziale Italiana - sono in accordo

con quelli ottenuti da una altro strumento su Rosetta, lo spettrometro per

ioni e atomi neutri ROSINA, che ha identificato i gas prodotti dalla

decomposizione dei sali di ammonio sui grani di polvere espulsi dalla

cometa.

Inoltre, diversi asteroidi della fascia principale, così come vari asteroidi

troiani di Giove e la stessa luna gioviana Himalia presentano spettri con

una caratteristica di assorbimento simile a quella osservata da VIRTIS

sulla cometa 67P.

Dunque è possibile che anche su quei corpi celesti siano presenti significative

quantità di sali di ammonio.

Questi sali possono quindi essere un

anello di congiunzione riguardo la composizione di asteroidi, comete e in

ultima analisi della nebulosa proto-solare da cui tutti noi discendiamo.

A seconda di come, quando e dove si formano, i sali di ammonio potrebbero

influenzare la chimica dell'azoto nelle diverse fasi del ciclo cosmico della materia.

Questi sali potrebbero iniziare a formarsi nei manti di ghiaccio depositati

sui grani di polvere nelle fasi pre-stellari o proto-planetarie, quindi potrebber

o influenzare la coagulazione dei grani durante i processi di accrescimento

degli embrioni planetari, e avrebbero anche potuto fornire l'azoto ai pianeti

interni del Sistema solare, favorendo così l'insorgenza di processi chimici

prebiotici.
 
"La individuazione dei sali di ammonio ottenuta contemporaneamente

dagli strumenti VIRTIS e ROSINA usando tecniche indipendenti tra loro,

ci ha permesso di risolvere un'anomalia riscontrata in precedenza nei dati

della composizione gassosa della 67P che appare impoverita di azoto

rispetto alle abbondanze tipiche osservate nel Sistema solare.

Questi risultati mostrano invece come l'azoto cometario sia presente nello

stato solido sotto forma di sali ammoniati e pertanto non sia rilevabile in

forma gassosa nella chioma" spiega Gianrico Filacchione dell'Istituto

Nazionale di Astrofisica a Roma che ha partecipato all'analisi dei dati di

VIRTIS.

"Lo studio pubblicato oggi ha permesso di identificare la presenza di sali

di ammonio sulla cometa 67/P, scoperta molto interessante perché l'ammonio

è un importante tracciatore per comprendere l'evoluzione chimico-fisica della

cometa.

Riempie di soddisfazione vedere come la sonda Rosetta ed in particolare lo

strumento italiano VIRTIS stanno un poco alla volta fornendo informazioni

sempre più dettagliate sulla cometa 67/P aiutandoci a capire meglio le fasi

iniziali del processo di formazione planetaria" ricorda Eleonora Ammannito,

ricercatrice ASI per le tematiche legate all'esplorazione del Sistema solare.
 
Lo studio è stato pubblicato oggi sul sito web della rivista Science nell'articolo

Ammonium salts are a reservoir of nitrogen on a cometary nucleus and possibly

on some asteroids di O. Poch et al.

 
 
 

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