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Messaggi del 23/03/2020

Dallo spazio siderale

Post n°2632 pubblicato il 23 Marzo 2020 da blogtecaolivelli

Fonte: articolo riportato dalle Scienze

HOMESPAZIO E ASTRONOMIA

Dischi di pianeti in formazione orbitanti intorno a

stelle binarie studiati da astronomi

19 Marzo 2020 Spazio e astronomiaTop newsEsempi di dischi protoplanetari allineati e disallineati attorno

a stelle binarie (dischi circumbinari), osservati con ALMA

. A sinistra il disco non è allineato, a destra il disco è in linea

con l'orbita delle stelle (credito: ALMA (ESO / NAOJ / NRAO),

I. Czekala e G. Kennedy; NRAO / AUI / NSF, S. Dagnello)

Grazie ai telescopi sempre più avanzati, sia sulla Terra che

orbitanti nello spazio, negli ultimi anni abbiamo scoperto tanti

esopianeti e tra questi ci sono anche quelli orbitanti intorno a

stelle binarie.

D'altronde le stelle binarie non sono per nulla una rarità nella

nostra galassia, anzi rappresentano una buona percentuale di

tutte le stelle in essa presenti.

I pianeti orbitanti intorno a coppie di stelle sono spesso sopran-

nominati dagli astronomi, scherzosamente, pianeti Tatooine, dal

nome del pianeta natale di Luke Skywalker, uno degli eroi della

saga di Star Wars. Analogamente i dischi protoplanetari dal quale

questi pianeti si formano vengono denominati dischi circumbinari.

Le orbite particolari delle stelle binarie possono deformare e

inclinare questi dischi facendo sì che risultino disallineati rispetto

al piano orbitale delle stesse stelle.

Ora un nuovo studio, condotto dall'astronomo Ian Czekala

dell'Università della California a Berkeley e dal suo team, si è

concentrato su quegli esopianeti che ruotano intorno a sistemi

stellari binari più ampi della media, ossia quelli con le stelle più

distanziate.

In questo caso i dischi protoplanetari risultano ancora più inclinati.

Gli astronomi hanno compreso che il disallineamento tra le stelle

binarie e i dischi protoplanetari che orbitano intorno a loro dipende

molto fortemente dal periodo orbitale delle stelle.

Più quest'ultimo è breve, più è grande la probabilità che il disco

protoplanetario possa essere in linea o quasi con l'orbita delle stelle.

I ricercatori hanno calcolato che i sistemi binari con periodi più lunghi

di un mese, ossia quelli in cui una stella completa un giro intorno all'altra

in più di un mese, vedono la presenza

di dischi protoplanetari già non allineati.

"Con il nostro studio, ora sappiamo che probabilmente non

esiste una vasta popolazione di pianeti disallineati che Keplero

ha mancato, poiché i dischi circumbinari attorno a stelle binarie

strette sono in genere allineati con i loro ospiti stellari", riferisce

Czekala.

Il telescopio spaziale Keplero, infatti, può individuare gli

esopianeti solo con il metodo del transito e quindi solo quando

stelle e pianeta sono allineati.

Gli astronomi hanno sempre avuto un dubbio riguardo all'eventuale

esistenza di una grande popolazione di esopianeti orbitanti intorno

a coppie di stelle non individuati perché la loro orbita era disallineata.

E dato che Keplero è riuscito a scoprire pianeti intorno stelle

binarie che completano un'orbita l'una intorno all'altra in meno di

40 giorni, ne consegue che non devono essercene molti "disallineati".

Ora Czekala e colleghi vogliono capire in che modo l'inclinazione di

dischi protoplanetari può influenzare la formazione del pianeta.

 
 
 

la teoria del Magnetar.

Post n°2631 pubblicato il 23 Marzo 2020 da blogtecaolivelli

Fonte: articolo riportato da NOTIZIE SCIENTIFICHE

Magnetar, studio propone nuova teoria sulla

loro formazione

16 Marzo 2020 Spazio e astronomiaIstantanee 3D delle linee del campo magnetico nella zona

convettiva all'interno di una stella di neutroni appena nata:

con una rotazione più lenta, il campo magnetico è fino a dieci

volte più debole (credito: CEA Sacley)

Uno studio pubblicato su Science Advances proporre una

nuova teoria per quanto riguarda la formazione delle magnetar,

stelle di neutroni con i più forti campi magnetici mai osservati

nel cosmo, la cui stesse origine rimane controversa.

Il nuovo modello sviluppato dagli scienziati del CEA, del

Saclay, del Max Planck Institute for Astrophysics (MPA)

e dell'Institut de Physique du Globe de Paris spiega questi

campi magnetici giganteschi con l'amplificazione dei campi

deboli già esistenti quando stelle di neutroni in velocissima

rotazione nascono da stelle massicce che collassano su loro

stesse.

Le stelle di neutroni sono oggetti molto compatti che possono

arrivare a contenere fino a due masse solari in un raggio di circa

12 km. Le magnetar sono una sottocategoria delle stelle di

neutroni caratterizzate da un'emissione molto forte dei raggi X

e dei raggi gamma.

Queste emissioni sono correlate a campi magnetici molto forti.

Si pensa che le magnetar ruotino molto velocemente e che

abbiano un campo magnetico fortissimo, fino a 1000 volte più

forte delle stesse stelle di neutroni che neanche scherzano in

termini di campi magnetici.

Una delle teorie vede la formazione dei campi magnetici

delle magnetar provenire dalle stelle progenitrici.

Questi campi, cioè, sarebbero "innescati" dalla magnetizzazione

del nucleo di ferro prima del collasso.

Tuttavia il problema con questa teoria sta nel fatto che gli stessi

campi magnetici tendono a rallentare la rotazione del nucleo stellare.

"Questo non ci permetterebbe di spiegare le enormi energie delle

esplosioni di ipernova e dei lampi di raggi gamma di lunga durata,

in cui le stelle di neutroni in rapida rotazione o i buchi neri che

ruotano rapidamente sono considerate come le fonti centrali delle

enormi energie", spiega H. -Thomas Janka, uno dei ricercatori del

team che ha prodotto lo studio.

Nei secondi dopo il collasso del nucleo della stella, la stella di

neutroni appena nata comincia a raffreddarsi e ad emettere neutrini.

Questo processo produce poi forti flussi di massa interni, qualcosa

simile al gorgoglio dell'acqua bollente in una pentola.

Si tratta di movimenti molto violenti della materia i quali, per un

effetto dominato "effetto dinamo", possono rafforzare il campo

magnetico precedentemente indebolito.

Questo effetto è tra l'altro presente anche nel nucleo di ferro

liquido terrestre oppure nell'involucro convettivo del Sole.

Per capire se una possibilità del genere può essere presa in

considerazione anche per le stelle di neutroni, i ricercatori si

sono affidati ad un supercomputer.

Hanno simulato questi fenomeni in una stella di neutroni

appena nata, molto

calda e in rotazione molto rapida.

Il modello mostrava che, tramite l'effetto dinamo, i campi

magnetici inizialmente indeboliti possono essere rafforzati

e la rotazione può diventare più veloce fino ad un periodo

inferiore a circa otto millisecondi.

"I nostri modelli dimostrano che periodi di rotazione inferiori

a circa 8 millisecondi consentono un processo dinamo più

efficiente della rotazione più lenta", spiega Raphaël

Raynaud del CEA, autore principale dellaricerca. "I modelli

a rotazione più lenta non mostrano gli enormi campi creati

da questa forte dinamo."

 
 
 

Altre notizie dallo spazio.

Post n°2630 pubblicato il 23 Marzo 2020 da blogtecaolivelli

Fonte: Le Scienze

HOMESPAZIO E ASTRONOMIA

Nuovo metodo per individuare quasar con più

precisione ideato da scienziato russo

15 Marzo 2020 Spazio e astronomiaTop news

Un team di astrofisici riporta uno nuovo metodo

per individuare con più efficienza i quasar.

Il nuovo metodo è simile a quello degli occhiali

che si devono indossare nei cinema quando si

guarda un film in 3D: ciascun occhio viene

"alimentato" con una luce da una particolare

polarizzazione, sia verticale che orizzontale.

Con questo metodo, i ricercatori sono riusciti ad

individuare la luce proveniente da due diverse

regioni dei quasar, ossia quella dei loro dischi e

quella degli getti, in base alla loro diverse

colorizzazione.

I quasar sono enormi buchi neri supermassicci

che vedono della materia e dei gas orbitare intorno

a loro ad altissima velocità. Parte di questa materia

e di questi gas, prima di superare l'orizzonte degli

eventi, rimbalza e si tramuta in due enormi getti di

plasma diretti in direzione opposta ad altissima

velocità, vicina a quella della luce.

I due getti simmetrici sono sempre ben visibili e

sono sostanzialmente proprio questi due getti, più

il disco di accrescimento, a permettere l'individuazione

del buco nero stesso.

I due getti sono espulsi lungo l'asse di rotazione

del buco nero.

I telescopi "classici" individuano i quasar sostanzial-

mente come un minuscolo punto lontano e non possono

distinguere tra la luce dei getti e quella del disco di

accrescimento.

I radiotelescopi offrono una risoluzione un po' più alta

e con essi è possibile rilevare la direzione dei getti.

Tuttavia gli stessi radiotelescopi non possono raccogliere

informazioni riguardo al disco di accrescimento.

Yuri Kovalev, ricercatore dell'Istituto di fisica e tecnologia

di Mosca, insieme ai colleghi ha pensato dunque di

ideare un nuovo metodo unendo i punti di forza di

entrambi i telescopi per discernere le varie polarizzazioni

sia del disco di accrescimento che dei getti.

Lo stesso scienziato dichiara: "Si è scoperto che

misurando la polarizzazione della luce raccolta dal

telescopio, possiamo dire quale parte della radiazione

proviene dal getto e determinare la sua direzione.

Questo è analogo al modo in cui gli occhiali 3D

consentono a ciascun occhio di vedere un'immagine

diversa.

 
 
 

Notizie da Mercurio

Post n°2629 pubblicato il 23 Marzo 2020 da blogtecaolivelli

Fonte: articolo riportato dalle Scienze.

HOMESPAZIO E ASTRONOMIA

Ghiaccio su Mercurio in crateri permanentemente

ombreggiati ai poli

14 Marzo 2020 Spazio e astronomiaTop newsIl ghiaccio sarebbe presente all'interno dei crateri nei poli del pianeta, in zone permanentemente in ombra (credito: NASA / MESSENGER)

Potrebbe esserci davvero del ghiaccio su Mercurio, il pianeta

più vicino al Sole nel nostro sistema solare.

Nonostante infatti sia difficile credere che del ghiaccio possa

essere presente su un pianeta che supera i 400 °C per quanto

riguarda le temperature superficiali, un nuovo studio mostra che

il ghiaccio potrebbe esistere grazie allo stesso calore del pianeta.

Su Mercurio, infatti, ci sono piccole zone in crateri posti ai poli

che sostanzialmente non vedono mai la luce del Sole.

In queste zone può formarsi del ghiaccio, come spiegano gli

scienziati del Georgia Institute of Technology.

Il modello sviluppato dai ricercatori vede innanzitutto il

calore estremo del pianeta liberare i cosiddetti gruppi idrossilici,

minerali presenti nel suolo superficiale del pianeta.

Questo processo porta alla produzione di molecole d'acqua e di

idrogeno che si sollevano spostandosi intorno al pianeta.

La maggior parte delle molecole d'acqua viene scomposta

dalla luce solare oppure si alza molto al di sopra della superficie

del pianeta stesso.

Tuttavia alcune di queste molecole finiscono per atterrare nelle

suddette zone vicino ai poli, zone in ombra permanente proprio

a causa della conformazione dei crateri.

Non essendoci un'atmosfera su Mercurio, non c'è neanche una

trasmissione di aria che possa condurre il calore.

Questo significa che queste molecole d'acqua che vanno a

poggiarsi all'interno di questi crateri in ombra si ghiacciano

permanentemente.

"È un po 'come la canzone Hotel California.

Le molecole d'acqua possono entrare nell'ombra ma non

possono mai andarsene", spiega Thomas Orlando, l'autore

principale dello studio.

Questo processo arriverebbe a formare fino al 10% di

ghiaccio totale presente sul pianeta e potrebbe formare

fino a 1013 kilogrammi di ghiaccio in 3 milioni di anni.

D'altronde già nel 2011 la sonda spaziale MESSENGER

della NASA aveva individuato la presenza di segnali tipici

di presenza del ghiaccio intorno ai poli, segnali che

indicavano indicava la presenza di ghiaccio "sporco"

che si nascondeva all'ombra permanente nei crateri polari,

crateri naturalmente formatisi dall'impatto di asteroidi e

meteoriti nel passato del pianeta.

 
 
 

La rete cosmica elaborata al computer.

Post n°2628 pubblicato il 23 Marzo 2020 da blogtecaolivelli

Fonte: articolo riportato dall'Internet

HOMESPAZIO E ASTRONOMIA

Rete cosmica modellizzata al computer osservando muffe melmose

10 Marzo 2020 Spazio e astronomiaI ricercatori hanno usato un database con più di 37.000 galassie

per generare un algoritmo con il quale è stata creata un'intricata

rete filamentosa che dovrebbe rappresentare la rete di filamenti

cosmici realmente esistente (credito: Burchett et al., ApJL, 2020)

Nuove conferme dell'esistenza di una rete cosmica che collega tutte

le galassie dell'universo sono arrivate da un nuovo studio apparso

su Astrophysical Journal Letters.

Il nuovo studio ha utilizzato un approccio computazionale ispirato

ai modelli di crescita della "melma" formata dai funghi mucillaginosi.

Si tratta di una struttura su larga scala prevista dalle principali teorie

cosmologiche.

La teoria principale vede la formazione di questa rete di filamenti

interconnessi, separato però da vuoti enormi, formarsi mentre l'universo

si espandeva e si evolveva a seguito del big bang. Con l'espansione, la

materia veniva distribuita attraverso questa rete che presentava regioni

più dense, quelle occupate dagli ammassi di galassie, e regioni meno

dense, fatte pressoché di vuoto.

Questa rete sarebbe fatta perlopiù di idrogeno molto diffuso e

dunque invisibile.

Per studiare questa rete cosmica, i ricercatori si sono rifatti alla rete

melmosa del Physarum polycephalum, un protista melmoso unicellulare

di colore giallo.

Questa muffa melmosa in genere cresce sui tronchi in decomposizione

o sui rifiuti vegetali, come quelli delle foglie morte sui suoli della foresta,

formando masse gialle spugnose sui prati.

Questa forma di vita ha da sempre sorpreso gli scienziati per la sua

notevole capacità di formare reti interconnesse per la distribuzione di nutrienti.

Per visualizzare meglio la rete cosmica su larga scala, Joe Burchett ha

seguito i consigli di un altro ricercatore, Oskar Elek, che gli ha suggerito

di utilizzare come modello proprio il Physarum per creare il suo algoritmo,

poi denominato Monte Carlo Physarum Machine

Per creare l'algoritmo, i due ricercatori hanno utilizzato un database

con 37.000 galassie denominato Sloan Digital Sky Survey (SDSS).

"È un po 'una coincidenza che funzioni, ma non del tutto.

Uno stampo di melma crea una rete di trasporto ottimizzata,

trovando i percorsi più efficienti per collegare le fonti alimentari.

Nella rete cosmica, la crescita della struttura produce reti che sono,

in un certo senso, anche ottimali.

I processi sottostanti sono diversi, ma producono strutture matematiche

analoghe", dichiara Burchett.

La muffa melmosa ha essenzialmente replicato in tre dimensioni la rete

di filamenti cosmica compresa la materia oscura, un importante soggetto

che da solo rappresenta una buona percentuale della materia dell'universo

e che permette a questa rete sostanzialmente di esistere.

"Questi risultati non solo confermano la struttura della rete cosmica

prevista dai modelli cosmologici, ma ci danno anche un modo per

migliorare la nostra comprensione dell'evoluzione delle galassie

collegandola ai serbatoi di gas da cui si formano le galassie", dichiara

Burchett.

 
 
 

Una nuova teoria sull'espansione dello spazio.

Post n°2627 pubblicato il 23 Marzo 2020 da blogtecaolivelli

Fonte: articolo riportato dall'Internet

HOMESPAZIO E ASTRONOMIA

Espansione dell'universo: e se ci trovassimo in una

gigantesca bolla di diversa densità?

10 Marzo 2020 Spazio e astronomia

Uno nuovo studio sulla velocità con la quale l'universo si

sta espandendo sembra risolvere, almeno in parte, le divergenze

che fisici e cosmologi hanno ottenuto tentando di misurarla.

Il nuovo studio, pubblicato su Physics Letters B, lo fa senza ricorrere

ad alcuna "nuova fisica".

Attualmente i metodi messi in atto per misurare questa velocità

sono due: il primo si basa sullo sfondo cosmico a microonde e sui

dati forniti in particolare dalla missione spaziale Planck.

Secondo questo primo metodo si ottiene un valore per la cosiddetta

"costante di Hubble" di 67,4 (km/s)/Mpc.

Ossia l'universo si sta espandendo di 67,4 km al secondo più rapida-

mente ogni 3,26 milioni di anni luce.

Il secondo metodo si basa sulle supernovae che appaiono in maniera

sporadica in galassie distanti. Misurando questi forti eventi luminosi,

si ha invece un valore della costante di Hubble di 74.

Lucas Lombriser, ricercatore della Facoltà di Scienze dell'UNIGE

, dichiara: "Questi due valori hanno continuato a diventare più precisi

per molti anni pur rimanendo diversi l'uno dall'altro.

Non ci è voluto molto per scatenare una controversia scientifica e

persino per suscitare l'eccitante speranza che forse stessimo affrontando

una 'nuova fisica'".

Secondo Lombriser forse queste divergenze sono attribuibili al fatto

che alla fine l'universo non è poi così omogeneo come sempre affermato.

È sempre stato difficile immaginare, infatti, fluttuazioni, per esempio,

relative alla densità media della materia calcolata su volumi migliaia

di volte più grandi di una galassia.

Proprio per questo Lombriser, nel suo nuovo studio, ha teorizzato

l'esistenza di una gigantesca bolla, del diametro di 250 milioni di anni luce

, in cui è presente anche la nostra galassia ed in cui la densità della materia

è significativamente inferiore alla densità nota per l'intero universo.

Una cosa del genere avrebbe un impatto sul calcolo della costante

di Hubble perché questa stessa bolla includerebbe le galassie a cui

di solito si fa riferimento per misurare le distanze.

Dunque, stabilendo che questa bolla enorme esiste e stabilendo che

la densità della materia all'interno possa essere inferiore del 50%

rispetto a quella del resto dell'universo, si otterrebbe un valore per

la costante di Hubble che convergerebbe con quello ottenuto

utilizzando il primo metodo, quello dello sfondo cosmico a microonde:

"La probabilità che ci sia una tale fluttuazione su questa scala va da

1 su 20 a 1 su 5, il che significa che non è la fantasia di un teorico.

Ci sono molte regioni come la nostra nel vasto universo"

 
 
 

Altre notizie sul C.V..

Post n°2626 pubblicato il 23 Marzo 2020 da blogtecaolivelli

 

Fonte: Repubblica.it

METEO: il CORONAVIRUS NON se ne andrà con il CALDO dell'Estate!

Ecco il VERDETTO che pesa come un MACIGNO

News / Meteo / ItaliaMETEO: il CORONAVIRUS NON se ne andrà

con il CALDO dell'Estate! Ecco il VERDETTO che pesa come un

MACIGNOIntervista al prof. Massimiliano Fazzini, professore

associato alla Scuola di scienze e tecnologie dell'Università di

CamerinoArticolo del 22/03/2020
ore 1:04
di Team iLMeteo.it Meteorologi e Tecnici

Il Coronavirus non se ne andrà con il caldo dell'estateTratto Da Repubblica.it

Non c'è un rapporto tra la temperatura esterna e il virus: la convinzione,

crescente, che la primavera si porterà via il "corona" va rivista, o perlomeno

irrobustita da studi che oggi non ci sono.

Il precedente che, fin qui, ha fatto sostenere l'ipotesi è l'andamento della Sars,

microrganismo della stessa famiglia del Covid-19: esplose alla fine del 2002

e se ne andò a luglio 2003. Tuttavia, come ha già spiegato Matteo Bassetti,

direttore di Malattie infettive dell'ospedale San Martino di Genova,

 un coronavirus paragonabile a quello odierno contagiò numerosi cammelli

in Medio Oriente nel 2014, "in condizioni climatiche non fredde".

D'estate, ricordano gli epidemiologi, si vive meno in luoghi chiusi, aumenta

la "distanza sociale" e diminuisce la possibilità di diffusione di questo genere

di malattia.

Gli studi sul tema - nello specifico un lavoro multidisciplinare di un gruppo

tecnico-accademico (Università Bicocca di Milano, Roma Tre, Chieti-Pescara)

di cui fa parte il climatologo Massimiliano Fazzini, professore associato

alla Scuola di scienze e tecnologie dell'Università di Camerino - dicono,

per ora, che il Sars-CoV-2 non tiene conto delle variazioni climatiche.

I riscontri, avviati il 20 gennaio scorso, hanno testato prima l'area di Wuhan,

quindi zone particolarmente fredde e calde del globo e, infine, Lombardia

e Veneto.

Nell'epicentro iniziale del contagio, la megalopoli di Wuhan appunto

, si è constatato che l'intero mese di febbraio, coincidente con il picco

dei positivi, la temperatura è stata fredda, ma costantemente superiore

alla media (9,2 gradi centigradi contro i 5,8 del trentennio 1971-2000).

Le precipitazioni sono state, complessivamente, inferiori alle medie.

"Queste anomalie non sono tali da poter amplificare il segnale

epidemiologico", si legge. Se si va ad analizzare l'andamento del contagio

giornaliero legandolo a quello termico, ne deriva un coefficiente di

correlazione pari a 0,11, "statisticamente insignificante".

La prima conclusione è, quindi: "Il quadro del clima non ha influito in

alcun modo sull'evoluzione dell'epidemia", Così ora, con Wuhan e la 

regione dello Hubei "virus free", non si osservano anomalie termiche

significative, "tali da poter eventualmente giustificare un rapido calo

della virulenza dovuto al segnale termico".

Focalizzando l'attenzione sul dominio lombardo-veneto, sono stati

considerati, in questo caso a partire dal 20 febbraio 2020 e fino al 18 marzo,

i dati termici, pluviometrici e del vento di dieci stazioni nei tre focolai

principali di diffusione (aree di Codogno, Nembro e Vo') e in altre quattro

province lombarde primariamente interessate (Bergamo, Brescia,

Cremona, Pavia).

Anche in questo caso, i coefficienti di correlazione tra la diffusione

giornaliera del virus e i parametri meteoclimatici "non hanno affatto

evidenziato alcun rapporto statistico".

Non ci sarebbe, dal punto di vista meteo-ambientale, alcuna relazione

tra le variazioni climatiche e l'evoluzione epidemiologica del corona.

Conclude il professor Fazzini: "Da più parti si sono fatte svariate

allusioni sull'incidenza della variabile temperatura evidenziando che

il virus potesse perdere virulenza all'aumentare o al sensibile diminuire

di questo parametro; alcuni divulgatori hanno curiosamente evidenziato

che il Covid-19 morirebbe oltre i 27 gradi centigradi di temperatura,

ma per ora l'indicazione non è confermata dai nostri rilevamenti.

Anche le variabili del soleggiamento e del vento non danno indicazio

ni in questo senso".

 
 
 

L'uso degli incensi nell'antichitą

Post n°2625 pubblicato il 23 Marzo 2020 da blogtecaolivelli

Fonte: articolo riportato dall'Internet

Incensi, un Viaggio tra le Antiche Tradizioni -

Le sostanze profumate più importanti da bruciare e i loro effetti

 

Una suddivisione delle sostanze profumate può essere

sempre soltanto orientativa, ogni sostanza infatti ha

molteplici effetti, sia sul piano fisico, che su quello psichico

e spirituale.

Tuttavia esistono comunque delle caratteristiche peculiari,

che compaiono in modo più marcato.

A ciò si deve aggiungere la sapienza tradizionale, spesso

secolare, derivata dall'uso.

Per poter confrontare le vostre esperienze personali

con l'utilizzo tradizionale e le esperienze correnti, in

questo capitolo ho suddiviso alcune sostanze secondo

il loro significato principale.

Le sostanze da bruciare derivano da culture diverse,

che hanno attribuito a ognuna un'importanza a

seconda dell'energia che ritenevano portasse in sé.

Mentre gli Indiani d'America lavoravano con la

salvia bianca, i Maya utilizzavano sahumerio per gli

stessi rituali.

Ciò che nella mistica India sprigionava il sandalo, in

Perù lo troviamo nel palo santo.

Quindi non dovete necessariamente affrontare spese

notevoli per riuscire a iniziare a svolgere i vostri rituali

con gli incensi.

Tuttavia è anche molto piacevole mescolare le sostanze

e sperimentare in questo modo; perciò propongo

una ricetta per ogni specialità.

Bruciare essenze per purificare l'atmosfera

In questo caso non si tratta soltanto di eliminare i

cattivi odori, benché le essenze profumate natural-

mente possano farlo senza problemi.

Si tratta piuttosto di una purificazione sottile dalle

energie dei pensieri negativi, dalle emozioni incontrol-

late o anche da spiriti bassi.

Se, ad esempio, in un determinato posto ha avuto

luogo una lite molto accesa, questa si può ancora

percepire giorni dopo: c'è "qualcosa nell'aria";

semplicemente lì non ci si sente bene e si cerca di

andarsene lontano.

Spesso un grosso caos, dal punto di vista energetico,

impregna degli spazi in cui c'è un gran via vai, come

gli studi medici, i negozi o gli uffici.

Rimane sempre qualcosa in sospeso nell'atmosfera di

tutte le energie che ognuno porta con sé.

Rituale per purificare la casa e il giardino

Per purificare la casa o altri spazi è opportuno prestare

attenzione per prima cosa a tutte le finestre, che

devono essere chiuse.

Quindi si riempiono ben bene gli spazi di fumo profumato.

Portate un incensiere trasportabile, in modo da poter

andare in ogni angolo e vicino a ogni spigolo del primo

locale e poi via via in tutti gli altri locali.

Spesso negli angoli si nascondono delle energie persistenti.

Il fumo le catturerà tutte. Non appena è terminato il

processo di purificazione con le sostanze profumate,

aprite tutte le finestre, in modo che il fumo fuoriesca.

Sarà liberato nell'atmosfera con tutte le energie catturate.

Sostenete il vostro cerimoniale con la forza dei vostri

pensieri.

Immaginate come tutte le energie negative siano

catturate dal fumo e vengano trasformate.

In particolare quando il fumo fuoriesce, vi aiuta immaginare

che queste energie ora sono affidate al divino.

Alcuni anni fa mi sono comprata una vecchia casa.

Naturalmente volevo bruciare delle essenze per purificarla

prima di entrarvi.

Spesso, specialmente nelle vecchie case, si raccoglie moltis-

sima energia caotica.

Così entrammo a finestre chiuse con tamburi, gong (per

strappare le energie alla loro quiete) e naturalmente incenso

fumante in ogni stanza.

Era una meravigliosa giornata d'estate, con un cielo sereno,

senza una nuvola.

Dopo essere passati per due volte in ogni stanza con i fumi

profumati, aprimmo tutte le porte e le finestre della casa,

per lasciare fuoriuscire il fumo.

Improvvisamente scoppiò un violento temporale, il cielo si

oscurò, e nella mia bella casa si sentivano fischi e scricchiolii.

Una porta di vetro si frantumò con grande fracasso.

Era come se gli spiriti se ne volassero via alla velocità del vento.

Non eravamo neppure in grado di chiudere bene le finestre.

Un quarto d'ora dopo l'incubo era passato.

Il sole splendeva in tutta la sua bellezza, non si vedeva

neppure una nuvoletta in cielo.

Siate pronti quindi ad affrontare qualcosa di strano quando

purificate una casa...

Rituale di purificazione della vostra aura

Quando ci muoviamo nel mondo, si giunge sempre a uno

scambio di energie.

I numerosi pensieri e sentimenti che frullano qua e là ovunque

si attaccano anche un po' a noi, perfino andando

semplicemente a fare la spesa.

La cosa avviene in modo ancora più violento quando

incontriamo delle persone che non hanno un buon rapporto

con noi, che cercano di manipolarci oppure ingaggiano

con noi un gioco di intrighi.

In questo caso può essere molto utile, specialmente la

sera prima di andare a dormire, liberare la vostra aura

di tutte le energie negative che le sono rimaste attaccate.

Così potrete ritornare nel vostro campo energetico

senza provare alcun senso di estraneità.

Prima fate una doccia o un bagno.

L'acqua libera già da un gran numero di energie che si

sono attaccate alla nostra persona.

Indossate poi qualcosa di fresco che è stato lavato, perché

spesso anche nell'abbigliamento risiedono energie intrappolate.

Accendete dunque la sostanza profumata e mettetevi

in piedi direttamente davanti alla sostanza che brucia.

In questo modo il fumo salirà dai piedi alla sommità

del capo.

Abbiate cura che il fumo sia sufficiente ad avvolgervi

completamente.

Il fumo catturerà tutte le energie e le porterà via.

Potete ancora sostenere il processo con la forza dei vostri

pensieri.

Per questo rituale di purificazione prendo per lo più l'olibano

indiano, mescolato con un po' di fumaria.

Anche la salvia bianca è molto adatta per purificare l'aura.

Se lavorate con un mazzo di foglie di salvia dovreste pregare

una persona accanto a voi di dirigere il fumo verso la vostra aura.

Per quanto riguarda l'argomento del mobbing o degli

intrighi, raccomando saumerio rajneesh insieme ad

assafetida e fumaria.

Successivamente è raccomandabile una incensazione

protettiva, in modo che le energie non ritornino subito indietro.

La sostanza adatta può essere aggiunta sulla stessa carbonella.

Assafetida / Sterco del diavolo / Finocchio fetido

(Ferula asafoetida)

L'assafetida è una specie della famiglia delle Apiaceae,

alta da 1 a 3 m, che si trova prevalentemente in Afghanistan

e in Iran.

Per raggiungere la resina si tagliano tutte le parti verdi,

dalla potente radice del tronco fuoriesce quindi la resina

liquida.

Essa viene fatta seccare al sole, così da diventare solida.

L'assafetida è una vera panacea.

Gli sciamani tibetani la usano per scacciare i demoni delle

malattie.

I tibetani la impiegano per guarire le malattie mentali e

per scacciare gli spiriti.

Anche i cattolici usano l'assafetida.

Funziona come rimedio per cacciare streghe, demoni,

maledizioni e per esorcizzare il diavolo.

A questo forse deve il suo nome dalla tradizione popolare:

sterco del diavolo.

Il suo odore è penetrante e molto simile all'aglio.

Si raccomanda di conservare l'assafetida sempre separata-

mente e in un contenitore ben chiuso, altrimenti penetra

tutto con il suo odore pungente.

L'assafetida è una delle resine più importanti nella

medicina ayurvedica.

Aiuta a guarire gli stati di choc e ad alleviare le crisi di panico;

è un potente neurotonico.

Nella cucina ayurvedica non può mancare.

Risolve i gonfiori e aiuta nei casi di stipsi perché stimola "agni",

il fuoco della digestione.

L'assafetida rende i cibi facilmente digeribili, quindi è aggiunta

alle pietanze a base di lenticchie e fagioli.

Quando si cuoce insieme ad altri cibi perde il suo odore

penetrante e ha perfino un buon gusto, come nel caso

dei piatti conditi con l'aglio.


Copale nero / Saumerio (Bursera ssp.)

Il copale nero è una delle resine più importanti in Messico

e in Sud America.

Si ottiene da un arbusto balsamico tropicale che è molto

diffuso, soprattutto in Messico.

Il saumerio in Sud America occupa un posto altrettanto

importante dell'olibano nell'antica Arabia.

Il copale nero ha qualcosa di molto misterioso.

Irradia un'aura di timore reverenziale e nello stesso tempo

di devozione. Già nel suo aspetto ha un che di misterioso.

Quando si brucia sviluppa un profumo gradevole, profondo,

balsamico.

Ha il potere di liberare l'atmosfera da tutte le oscurità.

Scaccia i demoni, che sembrano inchinarsi rispettosi al

suo volere.

Gli esseri luminosi si rallegrano della sua energia buona

e si sentono attratti magicamente dal luogo purificato.

Il saumerio scaccia anche le ombre oscure dei pensieri

negativi e aiuta negli stati depressivi.

I Maya bruciavano sempre il copale nero prima dei loro

rituali sacri e delle loro feste religiose.

Questo purificava il luogo del rituale e lo arricchiva di

esseri pieni di luce.

 
 
 

L'uso degli incensi nell'antichitą

Post n°2624 pubblicato il 23 Marzo 2020 da blogtecaolivelli

Fonte: articolo riportato dall'Internet, parte 2.

Eucalipto (Eucalyptus globulus)

L'albero di eucalipto, alto fino a 40 m, appartiene alla famiglia delle

Mirtaceae ed è originario dell'Australia: ancora oggi è la fonte di

alimentazione principale dei koala.

Intanto è coltivato anche in molte regioni dell'emisfero australe.

Grazie alle sue qualità antipiretiche è denominato anche "albero della

febbre".

In Europa conosciamo l'eucalipto prevalentemente come medicinale per

le malattie influenzali, perché ha un'azione mucolitica e germicida.

Facendo bruciare le foglie essiccate, si sprigiona un profumo fresco,

di menta, e un po' erboso.

L'eucalipto è straordinario per purificare e disinfettare l'aria degli ambienti

chiusi.

Libera la nostra testa da ogni peso e ci riporta alla leggerezza dell'Essere.

Aiuta a eliminare letargia e apatia e ci riempie di nuova energia e impulso

all'azione. Insieme al mastice aumenta la sua azione purificatrice e liberatrice.

Provatelo.

Fumaria (Fumaria officinalis)

La fumaria è un'erba usata anticamente dai Celti e dai Germani come incenso.

Alle nostre latitudini si può coltivare facilmente da sé.

Gli antichi druidi le ascrivevano proprietà magiche straordinarie e la usavan

o per le loro pozioni.

La fumaria era bruciata per annullare le formule magiche e per rendere inoffensive

le magie delle streghe.

Tuttavia era utilizzata anche da maghi e streghe: con la fumaria preparavano

delle misture magiche da bruciare e producevano degli elisir.

Nel medioevo la fumaria si bruciava per scacciare il diavolo e rispedire nei

loro regni altri spiriti bassi.

Quindi non dovrebbe mai mancare quando sono in gioco energie davvero potenti.

È stata anche denominata "erba degli elfi", perché nei tempi antichi spesso era

utilizzata per contattare mondi diversi.

La fumaria ha un profumo molto fumoso, un po' pungente.

Bruciandola per purificare può essere combinata molto bene con un po' di

olibano e di canfora.

Gliceria (Hierochloe odorata

La gliceria appartiene alle erbe dolci e raggiunge un'altezza di circa 70-80 cm.

Cresce nelle praterie del Nord America e in Canada.

Il suo profumo è delicato, dolciastro e ricorda la vaniglia. La gliceria irradia

una luce sottile, un calore che riscalda il cuore.

Gli Indiani d'America la intrecciavano in trecce, che poi erano fatte essiccare.

Quando si voleva bruciare, la treccia era accesa all'estremità inferiore e

poi sciolta, così bruciava lentamente.

Nelle "capanne sudatorie" la gliceria era la sostanza più usata.

Gli spiriti buoni ne amano il profumo delicato.

Tutti i rituali di purificazione degli indiani comprendono quest'erba.

Se si vuole seguire il loro esempio bisognerebbe dapprima bruciare della salvia

del deserto o della salvia bianca, e soltanto successivamente usare la gliceria.

Uno sciamano lakota descrisse lo spirito della gliceria e della salvia con

queste parole: «Di salvia si ammalano gli spiriti maligni.

Volano via quando la si brucia. Gli spiriti buoni non ne risentono. [...]

Da tutti gli spiriti è percepita come un profumo gradevole.

Agli spiriti buoni piace, così come ai cattivi [...].

Il fumo della gliceria è benvenuto per gli spiriti buoni [...]. Sono ben

disposti nei confronti di colui che gliela offre.

Ascolteranno ciò che gli dirà.

Ma anche gli spiriti cattivi verranno per godere di questa offerta.

Perciò bisogna bruciare la salvia in modo che essi si ammalino.

In seguito si usa la gliceria per richiamare gli spiriti buoni».

[tratto da: Savinelli, Piante di potere, Punto d'Incontro, 2001, N.d.T.]


Neem (Melia azadirachta)

Il neem è un albero che cresce rapidamente e che può raggiungere

un'altezza fino ai 15 m.

Cresce selvatico sull'altipiano del Dekkan (India centrale), ma ormai è

coltivato in tutta l'India per le sue proprietà molto efficaci.

Le sue foglie hanno un forte potere antisettico e purificante.

Non si può prescindere dall'albero di neem nella medicina ayurvedica.

Le sue parti sono necessarie per disinfettare e curare le ferite, per le

malattie influenzali e il mal di stomaco.

I semi contengono una gran quantità di olio essenziale, noto come

olio di neem.

Le foglie di neem bruciate purificano l'atmosfera da energie pesanti,

oscure.

A causa della loro azione antisettica sono un rimedio meraviglioso per

purificare gli ambienti dopo una malattia oppure anche contro l'infestazione

di insetti nocivi.

Olibano o franchincenso (Boswellia carterii)

L'olibano è la resina dell'albero dell'incenso, che proviene soprattutto

dall'Arabia, dalla Somalia e dalla regione del Mar Rosso.

Si tratta della venerata resina dorata dell'antichità.

Essa viene ottenuta incidendo gli alberi e raccogliendo la resina che ne

fuoriesce copiosa.

Quando parliamo di "incenso", intendiamo la resina di olibano: già allora

era trasportato sulle vie dell'incenso ed era un bene incredibilmente prezioso,

usato sia per i suoi poteri divinatori che per la sua azione di purificazione.

Irradiando la sua luce, libera l'atmosfera dalle energie oscure e attira

gli spiriti buoni.

L'olibano è usato come incenso nelle chiese e nei templi, per aprire i

sensi ai mondi delle energie sottili.

In un'atmosfera purificata è molto più facile avere pensieri elevati e aprire

le porte verso mondi diversi.

Gli antichi Romani bruciavano l'olibano anche per mitigare in parte l'incredibile

puzzo e per arginare la diffusione delle epidemie.

I tre saggi provenienti dall'Oriente, i Re Magi, portarono in dono a Gesù

appena nato mirra, incenso (olibano) e oro, una prova del fatto che l'olibano

era prezioso come l'oro

. Si assume anche direttamente come rimedio curativo grazie alla sua

caratteristica di anticoagulante.

Olibano indiano (Boswellia serrata)

La Boswellia serrata cresce principalmente nella regione del Punjab

(Nord ovest dell'India) e in alcune località in mezzo all'Himalaya.

Diversamente dall'incenso arabico è marroncino e ha una consistenza

un po' collosa.

Nelle antiche scritture dei Veda si trovano delle indicazioni sul fatto

che la Boswellia serrata fosse usata per scacciare gli spiriti più bassi.

La resina a quei tempi era considerata talmente preziosa da essere

impiegata soltanto a scopi religiosi e curativi.

Ancora oggi i vecchi yogi bruciano la resina di Boswellia per purificare

l'aura e i chakra dei loro allievi.

Aumenta la capacità di percezione e amplifica la consapevolezza, quindi

ha il potere di rendere le dimensioni più permeabili.

La Boswellia serrata è un antico rimedio della medicina ayurvedica.

Ha un'azione disinfettante, purificante, antinfiammatoria e antipiretica,

ma anche calmante e antidolorifica.

Salvia bianca (Salvia apiana

Non dovrebbe mai mancare la salvia bianca per purificare le case.

La raccomando in particolare quando ci si trasferisce in un'abitazione nuova.

Aiuta a dissolvere le energie degli inquilini precedenti: benché queste non

debbano essere state necessariamente negative, non ci appartengono, sono

attaccate ai muri e cercano di farsi notare.

La salvia bianca è un potente strumento di purificazione.

Era onorata dagli indiani come erba sacra.

Quando la si bruciava, erano sempre presenti una profonda gratitudine

e uno spirito di preghiera.

Scaccia le energie negative, i demoni delle malattie e le creature astrali

inferiori.

Nello spazio in cui si diffonde il fumo si crea un anello protettivo.

Ha, però, anche il potere di illuminare la consapevolezza e di liberarla

da tutti gli attaccamenti possibili.

Cresce principalmente nell'assolata California in piccoli arbusti.

Dopo la raccolta è essiccata e infine legata con uno spago in fasci.

Utilizzarla è molto semplice: si accende il fascio di salvia all'estremità

superiore e si spegne la fiamma, lasciando che si sprigioni il fumo

. Poi si può andare in tutte le camere, sventagliando il fascio di erbe

in modo che il fumo raggiunga ogni angolo.

Serve anche per purificare l'aura.

Per fare ciò occorre girare tutt'intorno alla persona e distribuire il fumo

del fascio di erbe a forma di otto nell'aura.

Gli indiani dell'antichità hanno scacciato ogni sorta di possessione

diabolica con questa tecnica.

«Esistono profumi freschi come guance di bimbi, dolci come oboi,

verdi come giovani fronde. Profumi corrotti, intensi, che si mettono in

mostra, come l'incenso, l'ambra, che a noi in atomi portano il respiro

dell'infinito e cantano alla nostra anima le delizie più sublimi».

(Charles Baudelaire)

 
 
 

Altri modi di usare il limone.

Post n°2623 pubblicato il 23 Marzo 2020 da blogtecaolivelli

 

Come fare l'olio essenziale di limone

di Ricette della Nonna in Come fare

L'olio essenziale di limone è un vero alleato del

benessere e della bellezza, e i suoi benefici si

riscontrano soprattutto utilizzando sulla pelle,

sui capelli e sulle unghie, ma ha tantissime altre

applicazioni potenziali, sia estetiche che salutistiche,

poiché si può impiegare anche per uso interno

(a patto però di scegliere l'olio essenziale di limone

di grado alimentare).

In questa guida scopriamo come farlo in casa.

 

come fare l'olio essenziale di limone

Cos'è l'olio essenziale di limone?

Come per tutte le piante e i frutti, anche l'olio

essenziale di limone è una preparazione fitoterapica

 che si ottiene dalla lavorazione delle parti più ricche

di componenti benefici.

Nel caso del limone, l'estrazione dei principi attivi

avviene attraverso diverse tecniche chimico-industriali

tra le quali la distillazione in corrente di vapore, la

pressione a freddo, il metodo dei solventi volatili

(che utilizza dei componenti derivati dal petrolio, ed è

il meno adatto al consumo estetico) e l'estrazione assoluta

tramite immersione in solventi e lavaggio in etanolo.

Le proprietà dell'olio essenziale di limone

Protagonista di assoluto rilievo nella dieta e nello stile di

vita mediterraneo, il limone è foriero di enormi benefici

per l'organismo, grazie alla ricchezza di vitamine e

proprietà nutrizionali che si possono estrarre dalla polpa,

dal succo e dalla buccia.

Utilizzare l'olio essenziale di limone è raccomandato per

tutta una serie di disturbi che vanno dall'insonnia all'acne,

e che lo rendono uno dei più versatili olii essenziali in

commercio (ma vi diremo anche come farlo in casa).

La sua azione distensiva sul sistema nervoso ne rende la

semplice inalazione, magari in un bagno di vapore, adatta

per gli stati tensivi e per lo stress, ma anche per

l'emicrania di origine nervosa e per i disturbi del sonno,

nonché per tutti quei periodi di insicurezza e ansia.

Infatti, l'olio essenziale di limone si lega ai recettori del

sistema nervoso simpatico e parasimpatico e favorisce

un immediato senso di rilassamento e di energia.

Negli stati febbrili e nelle infiammazioni dell'apparato 

respiratorio aiuta a eliminare la congestione e ridurre

i sintomi più fastidiosi, come tosse e bruciore.

È utilissimo per combattere gli inestetismi della pelle,

come cellulite, vene varicose, acne, dermatiti seborroiche

e forfora, poiché agisce nell'eliminazione della ritenzione

idrica e nel controllo della produzione di sebo da parte

delle cellule, nonché nel combattere le macchie scure

e favorire la cicatrizzazione.

Valido anche il suo uso sulle unghie, come rinforzante

e lucidante.

Molto noti sono anche gli effetti depurativi e carminativi

 a carico dell'apparato epatico e gastrointestinale: se ne

raccomanda l'uso per favorire il corretto funzionamento

di fegato e pancreas, nella secrezione di succhi pancreatici

ed insulina e nel miglioramento dei processi digestivi.

olio essenziale di limone

Come fare l'olio essenziale di limone fatto in casa

Ottenere un buon olio essenziale di limone fatto in casa

 è più semplice di quanto si pensi.

Per prepararlo, bisogna partire da tre ingredienti base:

olio extravergine d'oliva, olio di mandorle e limoni rigorosa-

mente biologici, coltivati e trattati senza l'utilizzo di

pesticidi, insetticidi e altre sostanze chimiche (i famosi

"limoni non trattati" che potrete trovare dal vostro frut-

tivendolo o agricoltore di fiducia).

Si parte dalla sbucciatura dei limoni, che deve riguardare

la sola parte gialla, senza rimuovere cioè la parte bianca,

non utile ai fini di ottenere un buon olio essenziale.

Le bucce vanno fatte essiccare per circa un giorno

(tre giorni in estate) vicino a una fonte di calore diretta.

Una volta essiccate, le bucce andranno inserite in un

 barattolo di vetro molto capiente, precedentemente

sterilizzato, e coperte con i due olii succitati.

Chiuso il barattolo e rivestito con fogli di alluminio da

cucina, lo si può trasferire in un punto buio e asciutto

della casa, magari un pensile o una credenza.

Qui dovrà rimanere per 30 giorni: ricordatevi però,

ogni 3 giorni circa, di aprirlo e spremere le bucce

aiutandovi con un cucchiaio per favorire il rilascio

delle sostanze in esse contenute.

Al termine del primo mese di macerazione delle bucce,

l'olio andrà filtrato e le bucce nuovamente spremute,

e si lascerà macerare il tutto per altre due settimane.

Al termine dei 45 giorni, l'olio essenziale di limone

fatto in casa sarà pronto all'uso, e potrà essere

trasferito in piccole bottiglie di vetro, possibilmente

scuro per favorirne una ottimale conservazione,

oppure in contenitori con contagocce per impiegarlo

in maniera ancor più efficace.

 
 
 

Gli gnocchi della nonna.

Post n°2622 pubblicato il 23 Marzo 2020 da blogtecaolivelli

Fonte: Internet

Gnocchi senza patate:

solo acqua e farina, come li faceva la nonna

20 marzo 2020Alessandro Pirollodi Alessandro Pirollo redazione

Gli gnocchi acqua e farina sono una variante molto amata al Sud

Italia dei tradizionali gnocchi con patate.

Ecco come preparare gli gnocchi senza patate, proprio come si

faceva un tempoIl mondo si divide: c'è chi ama gli gnocchi morbidi

e chi li ama più consistenti.

Per chi rientra nella seconda categoria, meglio affidarsi alla ricetta

della nonna: gli gnocchi senza patate, ovvero preparati solo con

acqua e farina, sono molto diffusi al Sud Italia, soprattutto in Campania,

dove trionfano sulle tavolate della domenica in famiglia

.La loro particolarità sta proprio nella consistenza: a differenza di

quelli che prevedono un impasto a base di patate, molto più morbidi,

gli gnocchi di acqua e farina restano piacevolmente corposi e sodi

all'assaggio.

Oltre a trattarsi di una ricetta tradizionale, fare gli gnocchi senza patate

è un'ottima idea se non si hanno a disposizione le patate in casa oppure

se non si ha tempo (o voglia) di lessarle.

Semplici e veloci, con pochissimi ingredienti, ma un successo assicurato.

gnocchi senza patateGnocchi senza patate: come prepararli

Per preparare gli gnocchi con acqua e farina, avrete bisogno dei

seguenti ingredienti:

Ingredienti per 4 persone:

500 g Farina 00500 ml

Acquasale q.b

.olio extravergine di oliva

ProcedimentoPer preparare gli gnocchi senza patate, disponete la

farina in un recipiente e create la classica fontana: aggiungete un

pizzico di sale, un cucchiaino di olio extravergine di oliva e iniziate

a versare pian piano l'acqua, mescolando fino ad ottenere un impasto

morbido, ma facile da lavorare, senza che resti troppo appiccicato

alle mani.

Un segreto per evitare che gli gnocchi siano troppo duri è utilizzare

l'acqua tiepida.

(Per questa fase c'è anche un metodo alternativo: far prima bollire l'acqua

in una pentola e, una volta raggiunto il bollore, spegnere il fuoco

e versarci dentro la farina, mescolando energicamente per evitare

che si formino dei grumi, fino ad ottenere un impasto ben amalgamato.)

A questo punto si può trasferire l'impasto su una spianatoia

leggermente infarinata e iniziare a lavorarlo per un paio di minuti fino

a renderlo omogeneo.

Lasciatelo riposare per 20-30 minuti, coperto da un canovaccio per

evitare che si secchi.

Tagliate dei pezzettini di impasto e formate dei lunghi cilindri,

arrotolandoli con le mani, e poi tagliateli a tocchetti della

dimensione che più gradite.

È il momento di dare forma agli gnocchi: il bello di questi gnocchi

caserecci è proprio la loro forma un po' irregolare, ottenuta schiacciandoli

e trascinandoli leggermente sul piano da lavoro con il dito indice.

In questo modo saranno leggermente scavati e potranno accogliere al

meglio il sugo. In alternativa, potete anche rigarli con una forchetta

o con l'apposito rigagnocchi.

Cuocete gli gnocchi in acqua salata bollente e scolateli non appena

saliranno a galla.

Gnocchi acqua e farina: come condirli secondo tradizione

Questi gnocchi si possono condire a piacere, ma un semplice sugo di

pomodoro sciuè sciuè è perfetto.

Un buon ragù alla napoletana o un ragù di salsiccia sono idee ugualmente

valide, ma il condimento che più va a nozze con gli gnocchi campani è

ovviamente il sugo alla sorrentina, con pomodoro, basilico e mozzarella

filante.

gnocchi senza patate alla sorrentina

Gli gnocchi alla sorrentina si possono preparare tranquillamente con gli

gnocchi senza patate: il metodo più veloce è quello di servirli "al piatto",

aggiungendo i cubetti di mozzarella al sugo di pomodoro e agli gnocchi

in padella soltanto all'ultimo momento, giusto il tempo di farla sciogliere;

la versione più tradizionale è invece quella degli "gnocchi al tegamino",

conditi con il pomodoro e i cubetti di mozzarella, cosparsi di parmigiano

e ripassati in forno per qualche minuto all'interno di tegamini di terracotta,

in modo da far filare la mozzarella e creare una crosticina divina.

Ultimate con una spolverata di pepe nero, non ne ve pentirete.

 
 
 

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