come le nuvole

Post N° 258

“Gran parte delle protezioni mafiose, pagate dai cittadini, non sono altro che i loro elementari diritti. Assicuriamoglieli, togliamo questo potere alla Mafia, facciamo dei suoi dipendenti, i nostri alleati” (Carlo Alberto Dalla Chiesa)

Affacciata al mio piccolo osservatorio sulla realtà siciliana ed italiana (praticamente dal balcone di casa mia), mi sembra che, una delle notizie più rilevanti del transeunto 2007, sia stata la cattura del boss Lo Piccolo e la valanga di “pizzini” rivelatori che, insieme a lui, sono stati intercettati.

Si è così scoperta l’acqua calda e la patata lessa e cioè che, tutti i maggiori ( ed anche minori), commercianti di Palermo, pagavano il pizzo, rifornendo la Mafia di denaro contante e facile (pagamenti mensili, anche rateali…) sottostando, dunque, all’umiliazione di lavorare, quasi fossero poveri terzomondisti (ma forse un po’ lo siamo), subendo cioè, lo sfruttamento intensivo e privo di motivazioni, del proprio lavoro, da parte di terzi che non rischiano nulla.

Come per l’acqua calda e la patata lessa, tuttavia, se prima non si inventano, le cose, semplicemente “non esistono”, per cui dobbiamo essere grati alla efficienza degli investigatori e alla meticolosità dei ragionieri di Cosa Nostra se adesso, nero su bianco, possiamo leggere il “Libro dei conti di casa” della Mafia.

La lettura dei pizzini, comprese le note a piè pagina circa il comportamento e la puntualità di ognuno, sta comportando che, volenti o nolenti, i commercianti di Palermo, debbono trovare il coraggio di denunciare quello che già tutti sappiamo che, cioè, erano ricattati e si erano arresi alla legge del più forte.

Si ha, infatti, un bel dire che uno deve avere le “palle” ed il rigore morale per denunciare i suoi estorsori .     Il problema è che, quando si è soli nella denunzia, e quando lo Stato sembra indifferente (per non dire di peggio), rispetto alla salvaguardia e protezione tua e dei tuoi familiari, quando vedi i tuoi tormentatori, uscire dopo 24 ore dalle Questure, più baldanzosi di prima, quando le condanne esemplari, rimangono solo sulla carta, quando coloro che hai denunciato, passeggiano sotto casa tua e subisci continui danneggiamenti alla tua attività…beh, è un po’ retorico sostenere che devi trovare il coraggio di essere “un uomo” e ribellarti, costi quel che costi…

Adesso, però, sembrerebbe che siamo ad una svolta.

Adesso, sembra sia giunto il momento di prendere consapevolezza di quanto sia rivoltante, essere costretti a stornare, parte dei propri sudati guadagni, per darli ad avanzi di galera che, si presentano con protervia, nel tuo negozio e, come magnaccia, pretendono di vivere alle tue spalle.

Adesso tocca allo Stato far si che questo processo non involva e che sia, invece, l’occasione di una vera rivolta delle coscienze, in Sicilia e in Italia.

Come?

Ad esempio, mettendo in galera i colpevoli e buttando le chiavi delle celle.    Ad esempio, abolendo tutti i “se” e tutti i “ma” e tutti i “mi rifaccia la domanda”.      Ad esempio, mostrando rigore morale, invece di indignarsi quando si è intercettati e scoperti con le mani, immerse fino ai gomiti, nella marmellata…(marmellata?)

Ma vedo che la nostra classe politica ha ben altre priorità, scadenze ben più impellenti.  L’abrogazione della legge sull’aborto, per esempio…o la difesa (ma da chi poi) della famiglia…o l’esame, al fotofinish, per stabilire se la Spagna ci ha sorpassato e, soprattutto, se nel farlo, ha messo la freccia…Cose così…