come le nuvole
le guardi e credi di poter parlare di loro, di aver catturato la loro essenza ed ecco che sono altro e ancora altro e non le puoi incasellare, descrivere e neppure toccare...
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Maestri e cattivi Maestri“Una volta a scuola un ragazzo mi versò dell’acqua sulla maglietta ridendo e gridando : “così forse ti cresceranno!” (Pamela Anderson)
Sulla base di influenze postifere di blog amici mi è venuto in mente che forse sarebbe giusto se anche io rendessi merito ad alcune delle persone che, in piccolo o in grande, hanno avuto un peso nella mia vita e mi hanno aiutato a scegliere, agli incroci dell’esistenza, la direzione a me più congeniale. A ben vedere sono coloro che, assieme al DNA, hanno contribuito a fare di me quello che sono adesso.
Trovo inoltre proficuo che questa piccola operazione di riconoscimento e gratitudine avvenga nei cosidetti "Giorni della Merla” che rendono indispensabile ricercare dove si può, quel po’ di calore umano che riscaldi il cuore e renda più rosso e fluido il sangue semicongelato che scorre nelle intirizzite vene.
Ed ecco allora che debbo porgere un pensiero grato ed affettuoso, in primis, alla mia mamma la cui capacità affabulatoria ha riempito la prima infanzia della scrivente di storie infinite su “Mamme Drago” (crudeli, mostruose, eppur giuste) e su impiastri alla Giufà che, se gli si ordinava di “tirarsi la porta dietro prima di uscire”, la scardinava dall’infisso caricandosela letteralmente sulle spalle…
La mia mamma mi raccontava queste storie lunghissime, cui via via aggiungeva particolari e colpi di scena sempre più sconvolgenti e pirotecnici, allo scopo precipuo di farmi rimanere “a bocca aperta” e così ingurgitare un ennesimo cucchiaio di minestrina, il tutto mentre me ne stavo in piedi su di una sedia, davanti al lavello della cucina con le mani sotto l’acqua del rubinetto… E’ dunque probabile che a questo poco ortodosso metodo per far mangiare bambini inappetenti (assolutamente e vivamente sconsigliato dai migliori pediatri del mondo), io debba il mio amore per la lettura e il mio desiderio di essere travolta da storie e ancora storie e sempre storie che mi aiutino a obliare come la vita sia alla fin fine, e per lo più, ripiena di banali, seppur nutrienti, minestrine con un minimo apporto di gustosa sregolatezza, appetitosa avventura e sapido rock and roll….
La seconda figura che si presenta prepotente alla mia mente è una giovanissima ed entusiasta professoressa di Italiano al suo primo incarico, cui ebbi l’onore di essere alunna quando frequentavo il secondo ginnasio. Lei osò mettermi un nove ( mai più rivisto, tranne un acrobatico anno in educazione fisica!) in un tema dove dubitavo della correttezza politica dei primi Crociati nella loro determinata e cruenta volontà di convertire a colpi di spada ed alabarda gli Infedeli che incontravano sul loro cammino. Successivamente, più ortodosse prof. , qualora in un tema sfioravo la cosiddetta “attualità” o affrontavo sotto nuove angolazioni fatti e situazioni storiche, non sembrarono apprezzare lo sforzo creativo e anzi bollarono uno dei sudati componimenti col suggestivo termine di “iconoclasta”( e posso assicurare che questa definizione, scritta con pennarello rosso, non era affatto “cosa buona” ai fini del quadrimestre!). Ricordo che tornata a casa fui costretta a cercare sul vocabolario il nuovo termine che da allora, è stato acquisito al patrimonio lessicale di famiglia! Ed è forse per quel “nove” di incoraggiamento, regalato ad una implume quindicenne, che adesso oso scrivere e mi piace ancora di più quando riesco a scoprire eventuali e nuovi punti da cui osservare un qualsiasi problema o situazione.
Altro pensiero tardivamente grato và all’intero metodo pedagogico della mia epoca, assecondando il quale, sia la giovane prof del ginnasio che la vecchia prof del liceo, mi costringevano a mandare a memoria cospicui brani di Divina Commedia, Promessi Sposi e poesie sparse della letteratura italiana. Al tempo, mi sembrò un tormento inutile, adesso costituiscono patrimonio immortale della mia mente e la riempiono di bellezza e di luce. Sempre caro mi fù questo ermo colle... In ultimo, ma non ultimo, voglio ricordare il mio prof di Latino e Greco che leggeva con voce emozionata (in una classe che ridacchiava, parlottava, e lanciava con cerbottane fatte con le Bic, pallini di carta avvoltolati nella saliva), brani scelti di Catullo ….
“Non appena ti vedo, o Lesbia, non mi rimane più un fil di voce, la lingua si intorpidisce e un fuoco sottile si insinua sotto le mie membra, le orecchie rimbombano e gli occhi entrambi mi si annebbiano….”.
Li leggeva a noi sedicenni e faceva sì che quel Catullo, la cui voce ci giungeva dagli abissi del tempo, riuscisse a descrivere e a condividere le nostre prime sensazioni d’amore. Il prof. , che pure non era nè bello né aitante, riuscì a farmi amare per il solo fatto che lui l’amava, la musica brasiliana e in particolare “La ragazza di Ipanema” che definiva un capolavoro. E mi fa rabbrividire il pensiero di ciò che sarebbe stato capace di farci amare se, in aggiunta, fosse stato pure bello e fascinoso….
Vinicius de Moraes...un genio! Cosa dunque potremo augurare di meglio ai nostri figli se non di incontrare sulla accidentata strada della loro formazione gente di buon livello? Gente con qualcosa dentro da trasmettere e la voglia e la capacità di operare il passaggio?
Chè se mi avessero invece insegnato a soffocare l’empatia incoraggiandomi a sparare ai cavalli, se la mia scuola fosse stata volta a espellere la pietà e la compassione addestrandomi ad allenare pit bull destinati ai combattimenti, se i miei maestri di vita mi avessero riempito di botte per il solo fatto che non portavo a casa sufficiente refurtiva, se l’esempio quotidiano dei miei “pedagogisti” avesse sottolineato come le cose che contano nella vita sono i soldi e il raggiungimento del piacere immediato, chissà cosa ne sarebbe stato di me e della mia vita e chissà quali sarebbero i miei valori di riferimento…..
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