come le nuvole
le guardi e credi di poter parlare di loro, di aver catturato la loro essenza ed ecco che sono altro e ancora altro e non le puoi incasellare, descrivere e neppure toccare...
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Dedicato a Ilike, alle sue capacità vocali e di scelta del compagno di vita. Non secondario il fatto che mi stia molto simpatica.
Carissima Ilike, la mia “educazione” musicale è sintetizzabile in una parola: pietosa. Eppure amo la musica e, da quel che ricordo, da sempre. Stavo appena in piedi e già, se udivo del ritmo, agitavo culo e pannolino con una armonicità tale che sembrava mi avessero adottata dalla Giamaica. Essendo una artista completa inoltre cantavo, in piedi sulla sedia della cucina con in mano un mestolo quale microfono semi professionale (il semi è dovuto al fatto che il mestolo non sempre era perfettamente pulito e ciò incideva sulla purezza del mio sound).
Tuttavia, nonostante questa evidente inclinazione e le mie indubbie capacità interpretative, quello che so sulla musica: autori, opere, utilizzo di strumenti, l’ho imparato da sola (e questo dovrebbe darti qualche indizio sulla profondità della mia cultura musicale). Ma non credo che questo analfabetismo sia attribuibile a me.
Alle elementari, ad esempio, per essere sicuri che mai più avrei desiderato suonare uno strumento, con il consueto Metodo Montessori, me ne imposero solo uno: “il flauto dolce” e mi costrinsero a pietose e lunghe sessioni di soffio nella cannuccia nel disperato tentativo di far uscire suoni che non sembrassero barriti di elefanti in amore. Tra noi fu subito odio, lo persì diverse volte ma lui trovò sempre la strada di casa. Lo ruppi e visto il suo scarso valore di mercato me lo ricomprarono. Una cosa simil esorcista. Alle medie fu assestato un significativo colpo al mio eventuale interresse per opere e compositori allor quando salì in cattedra una Prof. di Educazione Musicale il cui metodo pedagogico consisteva nel mettere su di uno stereo dei long playng mentre lei lavorava a maglia: un dritto, due rovesci e testa oscillante a mò di metronomo. La classe, che non sapeva né chi fosse l’autore né il titolo del brano selezionato, incideva con perizia i banchi con romantiche iniziali o urlava inappropriati “colpito e affonda”.
Quando raggiunsi la fase pre puberale mia madre, che la Montessori l’ha sempre precorsa, decise in piena autonomia che avrei imparato a suonare il piano. Ne comprò quindi uno con annessa bisbetica ed isterica insegnate di solfeggio che, vista l’età, doveva essere stata compagna di catechismo di Beethoven (alcuni studiosi sostengono che il poverino sia diventato sordo pur di non sentirla sbraitare). Furono mesi di dolori ai polsi, di dooo ooo ooo o, e di orride scale che portarono a vibranti proteste dei vicini di pianerottolo, il tutto per un infimo traguardo: sò massacrare con discreta perizia uno sconosciuto “Valzer delle Rose”. Poi mi fù consentito di ritirarmi dai palcoscenici internazionali. Eppure, se lasciata libera, avrei adorato suonare la chitarra davanti ad un tramonto sul mare, i capelli lisci sciolti sulle spalle e le pene d’amore appena sepolte sotto lo sguardo di quel ragazzo di I liceo dai grandi occhi azzurri di cui ancora oggi ignoro il cognome. Oppure, chiusa definitivamente la fase di latenza, avrei trovato estremamente piacevole saper suonare il violoncello, strumento che si pone tra le gambe e che, dopo “Le streghe di Eastwick”, non è più possibile considerare asessuato. O anche, perché no, la batteria o il sax che per i miei orecchi lussuriosi emettono suoni con un certo non so chè... (ascolta un esempio). Ma nessuno chiese mai un mio parere e non potei quindi ambire ad assurgere a novello Ringo Star o Dizzy Gilespie. Nonostante tutti questi diabolici tentativi di boicottaggio conservai in fondo al cuore la passione per la musica e, da sola, mi interessai ai romantici “Il lago dei cigni di Cajkovskij” o la Sinfonia n.5 di Malher (sì, intorno ai sedici anni, ero molto, ma moolto romantica!). Da adulta ho compreso quanto avrei potuto sapere su di un brano, quanto approfondimento è necessario per accostarsi ad esso con competenza, quante sottigliezze ci sono dietro a quei segni neri sullo spartito ma per me, come direbbe in un momento di sconforto persino il Maestro Manzi “E’ oramai troppo tardi!”. Mi rimane l’ammirazione per chi ne sa più di me, il mio essere fan entusiasta di persone che si impegnano in campo musicale con risultati egregi come te, carissima amica e tuo marito, il Maestro Molinini. Altro non ho da aggiungere. Confido nella tua clemenza verso un così miserevole esemplare di conoscitrice della musica quale fui e sono. |
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Sexy, no?
Saper suonare uno strumento è una cosa stupenda.... io ho fatto fare ai membri della mia famiglia che se la cavicchiano (specie mio marito traendone lui grande soddisfazione) , mentre la mia innata vocazione se da qualche parte c'era, si è senz'altro persa anche per me alle medie (quella cosa del battere e levare....) , perciò meglio lasciar fare ad artisti veri , e noi godere del risultato :)
Quindi ci dovremo accontentare dei coperchi delle pentole e sognare....;)))
Ma lo sai che anche questo è probabilmente frutto di un colpo di culo? Tipo bravi insegnanti di lettere? Al quinto ginnasio ad esempio ebbi la fortuna di imbattermi in una giovane prof che, udite udite, riuscì a farmi amare i "Promessi sposi"!....Grande insegnante e gran botta di culo per me!...;)))))))
Ho messo su un sorriso a cinquantadue denti e mi libro a dieci centimetri sul pavimento...;)
t.v.b.
ho fatto un percorso simile al tuo ma mentre adoravo il flauto, odiavo incredibilmente il solfeggio e le scale al pianoforte
anche io ho deciso di studiare da autodidatta e ascoltare molta musica classica e lirica tra liceo ed università
il poveretto di Federico, quand'era nella pancia, è stato costretto a sorbirsi interi cd di Chopin; posavo il lettore direttamente sul ventre e chissà che incubi poveretto :) ora per punirmi ha deciso di suonare il clarinetto :))))
PS: mi unisco ai complimenti e alle manifestazioni di stima e ammirazione per la GAC e consorte :)
Sospiro ancora di rammarico se penso a quanto avrei adorato saper suonare...
Va bè, sarà per la prossima reincarnazione...;)
Un abbraccio a Federico che ha avuto la fortuna di una mamma sensibile come te...;)
Meno male che ognuno ha i suoi talenti...
Ad esempio tu sei una tipa davvero in gamba, con uno speciale talento per attirare la mia simpatia...;)
Su, suonami "Vitti na crozza" e fammi sognare....;)))))
Ciao...CARLO!
Grazie per le toccanti parole di lode che mitigano la ferita del non saper suonare uno strumento che sia uno....
T.v.b....;)
la stima e l'affetto sono reciproci :*
Non sò se ho qualche talento, ma ho estrema consapevolezza di essere negata per i numeri...;)))
(anche di questo sono quasi certa non sia colpa mia...ecco!)...
Ciao!;)
che dire... il tuo stile non si smentisce :) avevo ragione: le riflessioni da me fatte raccontate da te e da Donnavirginia sono più simpatiche, sebbene dolorose, fanno sorridere. certo, la realtà non cambia: l'ignoranza musicale non è colpa tua, ma di un sistema scolastico privato di una branca dello scibile da qualcuno venuto al mondo un bel po' prima di te e di me..., si, nonostante la nostra non più giovane età, il "buco" è stato fatto prima...
ora, egoisticamente parlando, mi dispiace aver perso l'opportunità, per colpa di Croce e Gentile, di avere una blogamica violoncellista o sassofonista ;-))e infine, toglimi una grande curiosità... ma il valzer delle rose è QUESTO?
E devi sapere che io lo suonavo molto peggio...;))))
Comunque hai proprio ragione, non è così che si avvicinano i ragazzini alla musica, così come allo studio della storia dell'arte. Sembra che lo facciano apposta per impermeabilizzarti ad un benchè minimo interesse per branche dello scibile umano così arricchienti e splendide. La fortuna di avere buoni insegnanti è riservata a pochi e non sai quanto mi addolori essere così ignorante...
Avrei adorato saper suonare qualcosa che non fossero i coperchi delle pentole...
Ti abbraccio!;)
Per non parlare del cosiddetto "flauto dolce" un fatto gravissimo, poiché ha costituito il mezzo per tenere impegnate le classi utilizzato da sedicenti professori di Educazione Musicale del tutto impreparati ad impartirla.
Un abbraccio, carissimo.
Io avrei voluto suonare "Tout le garcon e le fille de mon age"....Ricordi? O sei troppo giovane per quel genere di esistenzialismo?...;)))))
Certo, ho avuto meno traumi di te, non fosse altro che non ho suonato mai il valzer delle rose... inoltre avevo papà che amava le opere liriche e che ogni tanto mi fischiettava qualche aria (l'ouverture del Barbiere di Siviglia la so tutta a memoria); avevo nonno che suonava il flauto e che ogni tanto organizzava la banda: lui in testa col flauto, io con una chitarrina giocattolo e le mie cugine coi coperchi delle pentole si usciva per strada a suonare. Un approccio allegro, insomma, il mio alla musica. Lo stesso che cerco di portarmi sempre dietro in tutte le cose della vita. Praticamente sono musicalmente ignorante, ma me la canto e me la suono lo stesso! :-)
Con amiche come noi, come dubitarne?...;)))))))))
Ma tu hai avuto una educazione musicale di prim'ordine, altro chè....;)))))
(però a ben ricordare anche mio nonno amava le opere e cantava sempre "Parigi, mia cara, noi torneremoooo, la vita uniti trascorreremoooo"....
Ancora mi commuovo al ricordo...
Sulla mia natura di "capra" in campo musicale ho già detto...
Augh!;)
E la canzone è perfetta!
Grazie socio...;)
Anche la mia ;°)