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Chi volesse pubblicare testi, fotografie scattate da me o miei disegni sul proprio blog può farlo, purchè avverta l'autore e indichi la provenienza del materiale prelevato copiando e incollando uno di questi link:

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ElisabettaNeri

ciaobettina

grazie!

 
 
 
 
 
 
 

RACCONTI

raccontino scritto qualche anno fa e ora rispolverato...
foto di Elilsabetta Neri

...e tutti a naso in sù scrutavano il cielo...

… aspettando chissà quale evento. Correva l’anno 2012, e da almeno cinque anni avevano iniziato a parlarne. Dapprima  ne avevano fatto cenno solo i programmi televisivi che si occupavano di misteri e di fatti irrazionali ma poi il mistero si era progressivamente trasformato in una certezza, e ora non si riusciva più a parlare d’altro. L’avevano previsto soggetti con poteri paranormali, l’avevano avvertito altri che, a causa di qualche incidente, avevano acquisito un particolare sesto senso. Ma nessuno sapeva di cosa si trattasse: l’unica cosa di cui si era certi era che sarebbe stata una rivoluzione di dimensioni cosmiche; forse è per questo che, da un sondaggio, risultava che l’80% delle persone erano convinte che creature extraterrestri sarebbero presto approdate sulla terra. E così, i più intraprendenti e coraggiosi si prepararono a dialogare con loro, mentre correva voce che il governo degli Stati Uniti si stesse attrezzando per affrontare con armi efficaci l’arrivo degli invasori.

Ma fu così che il 2012 arrivò, passarono i giorni, e non si verificò alcun evento straordinario. O meglio: qualcosa di eccezionale avvenne, ma fu qualcosa di lento e progressivo, come un’onda che a poco a poco travolgeva le coscienze, inondandole. Una rivoluzione che, come un’acqua nuova che sgorgava dal profondo dell’anima di ogni persona, veniva a galla con una spinta irrefrenabile, e che poi si propagava all’esterno.
Come nodi di un’enorme rete migliaia e migliaia di bloggers comunicavano tra loro, sentendosi parte di un unico organismo, e i loro messaggi esprimevano amore gratuito verso gli altri, amore per la vita e per l’umanità intera. Ognuno si sentiva cuore pulsante nel mondo, parte dell’ambiente naturale, e in esso si sentiva perfettamente fuso ed integrato.”

Così Nonna Stella, nickname “sciadiluce”, raccontava spesso alla sua nipotina come l’umanità nel 2012 approdò ad una nuova e rivoluzionaria consapevolezza.

 Elisabetta Neri

 
 
 
 
 
 
 

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RITORNO DA CAPRI
scattata il 7 giugno 2008

inserita il 6 ottobre 2008
nell'ultmo box del blog:
PEZZIDILIQUIRIZIA

AR MARE CO' NONNO E NONNA
pubblicate su questo blog
il2 luglio 2008, post n°
immagini 128

inserite nei post
n° 236 e 237 del blog:
Napoli-Milano

GLICINI E ORTENSIE
pubblicato all'inizio di questo blog

inserito nel sito
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"VERSO L'IGNOTO"
pubblicato su questo blog nel
post n°358 del 27 Gennaio 2012,

inserito nel blog:
POETANDO SPENNELLANDO
il 20 aprile '12

 
 
 
 
 
 
 

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Pasqua

Post n°387 pubblicato il 20 Aprile 2014 da ciaobettina

foto Elisabetta Neri

 
 
 

arcobaleno

Post n°386 pubblicato il 15 Aprile 2014 da ciaobettina
 

foto Elisabeta Neri

Era da tempo che cercavo di fotografare l'arcobaleno che vedevo formarsi attraverso l'acquario, e una mattina, con l'intensa luce che, filtrando dalla finestra, colpiva il vetro obliquamente attraversando la massa d'acqua, la magia si è realizzata. Fin da piccola mi sono chiesta come potesse materializzarsi questo piccolo miracolo e più avanti ho scoperto che, il raggio di luce bianca, attraversando un corpo trasparente, può subire due volte il fenomeno della rifrazione scomponendosi nel magnifico ventaglio di colori dell'arcobaleno.

foto di Elisabetta Neri

Da bambina osservavo i bordi smussati del vetro di uno spesso specchio di mia nonna cercando l'angolazione giusta per captare il magnifico insieme di colori; ma anche i colori dei cd mi hanno sempre affascinata.

foto di Elisabetta Neri

E che dire dell'arcobaleno? Ne ho visti di magnifici, come questo fotografato nelle Marche, sul lungomare di Senigallia... in questo caso sono le goccioline che rimangono in sospensione nell'aria a scomporre la luce del sole nei colori dell'iride.

fotografia di Elisabetta Neri

Ho sempre preferito i colori dell'iride a tutti gli altri, a quelli con l'aggiunta di bianco (come i colori pastello) o con l'aggiunta di nero (come blu scuro, marrone e verde scuro), perchè suggeriscono luce e vitalità, migliorando l'umore. Il loro accostamento nel giusto ordine  esprime armonia, e forse è per questo che da sempre l'arcobaleno è considerato simbolo di pace e di serenità.

I colori dell'iride sono tutti presenti in natura; ecco una carrellata di fiori che li rappresenta in tutta la loro vivacità.

foto Elisabetta Neri

foto di Elisabetta Neri

foto di Francesco

foto di Federico

foto di Francesco

 
 
 

...

Post n°385 pubblicato il 23 Marzo 2014 da ciaobettina

foto Elisabetta Neri

Mi hanno sempre affascinato i colori che illuminano la notte;
e anche nel grigiore di una giornata di pioggia,
le luci, sbriciolate in una miriade di goccioline,
si trasformano in galassie misteriose...

foto Elisabetta Neri

....o in abbaglianti arcobaleni. 
Sulle strade bagnate i riflessi colorati,
come pennellate ad acquerello,
colorano l'asfalto lucido.

foto Elisabetta Neri

 
 
 

primavera

Post n°384 pubblicato il 21 Marzo 2014 da ciaobettina
 

foto Elisabetta Neri

Cosa scrivere che non sia banale sulla primavera? Eppure l'aria di questi giorni non mi lascia indifferente e non ho resistito alla tentazione di scattare qualche foto.  
Nei dintorni di casa mia, il primo fiore che spunta timido e dapprima quasi inosservato è la violetta; ma non puoi non accorgerti della sua presenza, perchè il suo profumo è intenso e tenero... fin da quando ero piccola mi ricorda quello dei neonati. E' il primo regalo di primavera, e in pochi giorni invade spontanea i prati ed ogni angolino di verde nei cortili.

foto Elisabetta Neri

Quando arrivano le prime giornate limpide è tutto un susseguirsi di fioriture: nella sinfonia di colori primaverile  è il giallo luminoso della forsizia ad aprire le danze, che si staglia sull'azzurro intenso del cielo nelle giornate limpide.

foto Elisabetta Neri

Tra le prime fioriture, le magnolie aggiungono alla ricca tavolozza dei colori primaverili tutte le sfumature del bianco e del rosa.

foto di Elisabetta Neri

foto Elisabetta Neri

foto Elisabetta Neri

Sulle siepi di photinie spuntano nuove foglie rosse che spiccano nel verde del fogliame 

foto Elisabetta Neri

foto scattata da Federico

anche le lucertole si sono svegliate e cercano di assorbire tutto il calore che questo primo tenero sole può loro regalare. Stanno immobili sui muri, come incalliti amanti della tintarella distesi sulla spiaggia, fino a quando...

foto scattata da Federico

... con uno scatto fulmineo si rifugiano nella crepa di un muro sotto lo sguardo attento di un micio.

foto Elisabetta Neri

Sul mio bacone i gerani, scampati al gelo dell'inverno e non ancora fioriti, si sono vestiti di foglie verdi.
Dalla finestra della cucina, nel primo pomeriggio, la luce filtra tra gli aghi di pino, e quando una brezza leggera agita i rami degli alberi, le ombre dondolano lentamente sul muro; questo alternarsi di luce ed ombra fa sì che questo punto della casa sia il mio preferito; ed è proprio qui che amo sedermi per leggere. Questo gioco di luci mi ricorda il quadro di Renoir "Ballo al mulin de la Galette", dove le ombre maculate comunicano l'atmosfera gioiosa e rilassata di una giornata di sole. Ecco, quello che mi piace della primavera è l'aria tiepida che ti accarezza e che ti fa sentire tranquillo leggero come una piuma.

Buona primavera a tutti!

 
 
 

arte che diventa spazzatura o spazzatura che diventa arte?

Post n°383 pubblicato il 22 Febbraio 2014 da ciaobettina
 


 

Qualche giorno fa ho sentito al telegiornale la notizia dell'addetta alle pulizie che a Bari ha scambiato per spazzatura alcune cosiddette "opere d'arte" del valore di migliaia di euro. Ma questa signora, non so com'è, mi ha fatto subito simpatia, forse perchè in un certo senso rappresenta la stragrande maggioranza della gente. E, dato che avevo appena finito di leggere il libro "100 cose che non sai sulla tua mente", di Suendra Verma, Mi sono venute in mente le 5 distorsioni cognitive di cui si parla nel testo, teorizzate da Michael Shermer. 
In pratica si afferma che, quando ci creiamo una convinzione, la conserviamo e la rinforziamo ponendo in atto alcune distorsioni cognitive, che modificano le nostre regole per permetterci di adattarci alla nuova credenza. Eccone elencate quattro:

  • diamo troppa importanza all' opinione di un'autorità
  • ci ancoriamo troppo ad un'unica informazione 
  • cerchiamo prove a sostegno delle nostre convinzioni, ignorando quelle contrarie
  • attribuiamo grande valore alle convinzioni del gruppo 

Se queste "distorsioni" di un comportamento che invece sarebbe per noi più naturale ci impediscono e ci hanno impedito in passato di aprire gli occhi di fronte alle innovazioni scientifiche, a maggior ragione possono indurci ad avere un comportamento non troppo razionale di fronte a qualcosa di soggettivo come la valutazione di un'opera d'arte, che non può essere analizzata sulla base di parametri fissi e scientificamente dimostrabili. Perciò a mio parere, quando alcune persone legate al mondo dell'arte si trovano dinnanzi ad un'opera  che l'innato buonsenso dell'uomo non riesce a riconoscere come tale, si trovano costrette (più o meno inconsciamente) a:

  • far riferimento al parere di un'autorità del settore
  • ancorarsi alle sue affermazioni
  • ignorare il dissenso dei più di fronte al riconoscimento del valore artistico di una cosiddetta "opera"
  • attribuire valore alle convinzioni del ristretto gruppo di "eletti" capaci di apprezzare il "singolare" prodotto "artistico".

Come ho già avuto modo di esprimere nel post "arte astratta... secondo me", il perseverare in questa "distorsione", a mio parere conduce dritti dritti a considerare un capolavoro anche questo...


Due estati fa, io e le mie sorelle, abbiamo visto il palazzo della Secessione di Vienna. Dopo aver ammirato  il bellissimo esterno dell'edificio e lo splendido Fregio di Beethoven di Klimt, abbiamo visitato una mostra di cosiddette "installazioni", presente in quel momento all'interno del palazzo.
Prendevano parte a queste "installazioni" svariati elementi, che parevano accostati in un modo del tutto casuale e assolutamente lontano da ogni criterio estetico; in particolare su una c'era addirittura una gabbia tutta sporca con dentro con un canarino vero (faceva parte pure lui a sua insaputa dell'"opera d'arte", porello...), e la scatola del suo mangime; su un'altra poggiava un comunissimo bicchiere di plastica "spiaccicato". Il bicchiere faceva forse parte delll'installazione? O forse un visitatore maleducato lo aveva appoggiato lì? Il dubbio ci tormenta ancora oggi.

Il fatto è che c'è arte che può diventare spazzatura (anche perchè forse in effetti lo è già) e spazzatura che diventa arte, e quest'ultima ha invece, secondo me, un alto valore. Un'opera che nasce da materiali "di scarto" porta infatti con sè alcuni messaggi importanti:

  • si pone come alternativa ad una diffusa mentalità dell'"usa e getta"
  • fa sì che un materiale di scarto, altrimenti non apprezzato, possa vivere una seconda vita e nobilitarsi trasformandosi in qualcosa di bello 
  • l'oggetto prodotto, non essendo costituito da una materia prima preziosa, deve il suo valore interamente all'abilità, al gusto e alla creatività di chi lo ha ideato e realizzato, perciò l'azione dell'uomo in questo caso diviene di fondamentale importanza.

Questo utilizzo di tutto ciò che viene comunemente considerato di scarso valore mi fa pensare a ciò che avveniva nel Medioevo: materiali comuni come la pietra, il legno o il mattone venivano plasmati da artisti e da abili artigiani per trasformarsi in quei gioielli architettonici e scultorei che sono tante chiese romaniche.
Ed è per questo che amo curiosare in tutti quei siti che propongono straordinarie creazioni nate dalla valorizzazione di materiali di uso comune o addirittura di scarto. Quella sì che è arte, anche se non viene celebrata nei musei. 

 
 
 

aMICI

Post n°382 pubblicato il 07 Febbraio 2014 da ciaobettina
 

foto Elisabetta Neri

perchè amare gli animali

Qualche giorno fa, su facebook, mi sono imbattuta in questo ritaglio di giornale. Non sono riuscita a verificare se quelle di questo tafiletto pescato in rete siano effettivamente parole di Madre Teresa, ma comunque mi trovo d'accordo con ciò che vi è scritto.
La protagonista di queste foto è Flora, la mia gatta.
Dei gatti si dice di solito che siano opportunisti e menefreghisti, ma questa visione negativa del loro atteggiamento non corrisponde per niente alla mia esperienza con questi simpatici felini. Quando torno a casa, infatti, trovo la gatta ad aspettarmi davanti alla porta, e se la prendo in braccio incomincia a far le fusa e  ad accudirmi leccando con molta cura il colletto di pelo del mio giubbotto, forse perchè, nella sua testolina di gatta, pensa che si tratti del mio pelo. E che dire di quando, d'estate, si affanna a cacciare le lucertole per portarmele, quasi come se si preoccupasse di "nutrirmi"? Certo, vien da dire "che schifo!!!" E sono anche fortunata, perchè so anche di gatti che portano topi "in dono" al loro padrone. Comunque tutti questi gesti mostrano un'attenzione verso il proprio amico "umano" che spesso noi persone non dimostriamo nei confronti del nostro prossimo. A volte mi si dice: "ti è affezionata perchè le dai da mangiare". E se anche fosse? Noi mostriamo sempre gratitudine per un pasto offerto? La cosa che mi fa riflettere è che si è è portati a vedere come sentimenti di cura, di gratitudine, di attenzione al prossimo siano caratteristici di noi umani, capaci di pensare e di mostrare consapevolmente amore ed affetto. E invece gli animali ci dimostrano, nella loro spontaneità e nella loro incapacità di fare ragionamenti complessi, che questi sono sentimenti appartengono ad ogni creatura vivente molto di più dell'odio, dell'opportunismo, dell'invidia e di tanti altri atteggiamenti negativi.

foto Elisabetta Neri

E c'è altro da imparare dai nostri animaletti domestici. Per esempio, una cosa che mi piace dei gatti è che non è necessario rinchiuderli in casa per averli accanto; sono esseri liberi, che però tornano sempre dalle persone alle quali sono affezionati. E il miglior modo per instaurare un buon rapporto con loro consiste proprio nel lasciare loro la massima libertà. Possono stare via per giorni, raggiungendo anche luoghi molto lontani, ma il loro senso dell'orientamento e l'affetto per il loro padrone li riconducono sempre a casa. Questo tipo di legame libero dovrebbe insegnarci qualcosa sul rapporto genitore-figlio, uomo-donna e sull'amicizia: non ti costringo a stare vicino a me, mi auguro che tu possa starmi vicino perchè ti fa piacere. Mio figlio non è il "mio" bambino che non faccio crescere perchè questo comporterebbe un distacco da me, la mia compagna o il mio compagno di vita non sono una "mia" proprietà, l'amico o l'amica sono liberi di vivere la loro vita senza che io la condizioni.

foto Elisabetta Neri

Per concludere, qualche pensiero meno profondo: i gatti sono bellissimi da osservare, perchè riescono ad essere eleganti e buffissimi nello stesso tempo.  

foto Elisabetta Neri

Avete presente gli occhioni di un micio che punta il suo gioco preferito?

foto Elisabetta Neri

O i gatti che, giocando, si nascondono lasciando in bella vista la coda e il sederone, convinti di essere perfettamente invisibili?

foto Elisabetta Neri

 

 

disegno di Elisabetta Neri

A volte mi diverto a provocare la mia gatta per vederla così, con la gobba e le orecchie all'indietro; ma lei sa che giochiamo, perchè appena afferra la mia mano, dopo aver sferrato un morsettino, subito si pente e inizia a leccarmi. E anche quando è così, quando "fa la gattiva", è capace di fare le fusa.

Sì, le fusa, questa vibrazione rilassante che ti fa dimenticare qualsiasi arrabbiatura.

 

 
 
 

Come acqua che scorre e muta….

Post n°380 pubblicato il 31 Gennaio 2014 da ciaobettina
 

foto Elisabetta Neri

Era una limpida giornata d'Agosto e il sole, già di prima mattina, inondava orgogliosamente la terra con i suoi potenti e luminosi raggi portatori di vita.
Sorse dietro la cima di una montagna scintillante per il candore e la lucentezza delle sue nevi perenni,  

foto Elisabetta Neri

poi si spostò lentamente ad ovest, sovrastando i verdi pascoli di montagna. Fu lì che incontrò due ruscelli che, nati dal vicino ghiacciaio, ora attraversavano spensierati boschi di conifere ed immesi prati; procedevano parallelamente, uno a fianco all'altro, e, dopo aver superato una discesa, formavano sul terreno pianeggiante che seguiva due piccoli laghetti. Quello situato più a nord, spavaldo, coraggioso e sicuro di sè, superava il dislivello buttandosi da una parete di roccia perpendicolare al terreno, formando così una spumeggiante cascata: con il suo gorgoglìo e quella nuvola d'acqua bianchissima era uno vero spettacolo!

foto Elisabetta Neri

Il ruscello più a sud, invece, timido e pauroso, preferiva percorrere il pendìo su un comodo e soffice terreno in lieve pendenza, all'ombra di un fitto bosco di larici e di abeti, per poi giungere alla zona pianeggiante con la superficie completamente ricoperta da foglioline aghiformi, pigne, piccoli rametti e pezzi di corteccia.
intorno al placido laghetto formato dal fiume situato più a sud erano posizionate diverse pietre abbondantemente ricoperte di muschi multicolori, dal verde smeraldo, al giallognolo, al rosso mattone; sotto la sua superficie proliferavano alghe di ogni genere, e le rane avevano trovato l'habitat per deporre le loro uova, cosicchè le acque del piccolo stagno brulicavano di vivacissimi girini. Alcune piante acquatiche vi crescevano tutt'intorno, affondando le loro radici nel terreno melmoso per trarre nutrtimento e ristoro dalle fresche acque del laghetto.

foto Elisabetta Neri

Il suo aspetto non era di certo attraente, ma era molto amato da tutte le creature che vivevano grazie ad esso.
Poco più tardi, il sole, proseguendo il suo cammino, si soffermò a guardare i due laghetti e, dall'alto della sua posizione, decise di valutare il loro aspetto.
Osservando le acque limpide laghetto formato dal vivace ruscello a nord,

foto Elisabetta Neri

notò che esse permettevano ai suoi raggi di creare splendidi arabeschi di luce che danzavano con grazia sulla superficie candida del fondale.

Foto Elisabetta Neri

Il sole s'inorgoglì tutto, e fu grato al piccolo fiume per aver reso un simile omaggio ai suoi potenti raggi. Spostando poi il suo sguardo verso la parete rocciosa i suoi occhi si riempirono di ammaliato stupore: la briosa cascata dava vita ad una miriade di piccole perle che, sospese nell'aria, trasformavano la luce dei suoi raggi in un'appariscente arcobaleno.

foto Elisabetta Neri

Guardando invece un po' più a sud, scorse il piccolo stagno maleodorante, nato dal corso d'acqua che timidamente si era nascosto sotto le chiome degli imponenti alberi perchè si sentiva in soggezione dei confronti di quel sole così alto e splendente. 
Al cospetto di uno spettacolo così poco edificante il sole s'indispettì, e si innervosì ulteriormente in seguito a ripetuti e vani tentativi di penetrare con i suoi raggi la coltre di residui che ricopriva la superficie del laghetto, con l'intento di valutare la purezza dell'acqua sottostante e di far brillare il fondale con i suoi raggi come aveva fatto poc'anzi.
Il sole quindi, dall'alto della sua posizione, emise il suo insindacabile giudizio con l'intento di determinare l'irrevocabile destino dei due corsi d'acqua;

foto Elisabetta Neri

così si rivolse al fiume più a nord con sguardo benevolo e disse: " Tu, o fiume a nord, che mostri immediatamente la tua limpidezza ai miei occhi, meriti un destino glorioso; perciò ti chiamerai Magno e sarai citato su ogni testo. Il tuo nome verrà inciso nella roccia e verrà ricordato nei secoli a venire; attraverserai una grande città, degna della tua magnificenza e del tuo coraggio, e ogni turista si farà immortalare di fronte al tuo imponente corso." Rivolgendosi al fiume di Sud, invece, disse: "Tu invece t'insinuerai tra le rocce e proseguirai il tuo percorso sotto terra; io so che ciò è giusto per te, perchè sotto le rocce sarai protetto da questo mondo che ti spaventa". Ma, pronunciando queste parole, il potente astro voleva solo celare al mondo l'impertinente corso d'acqua che non esaltava la luce dei suoi raggi.
Il piccolo fiume, scorgendo la profonda cavità che s'inoltrava nelle viscere della terra, confuso e spaventato, cercò di difendersi: "come potrò continuare a nutrire tanti esseri viventi scorrendo ad una tale profondità? Lo so, ho commesso degli errori e non mi sono mostrato coraggioso, ma ti prego, dammi un'altra possibilità, permettimi di dimostrarti che, sotto questa coltre di foglie secche ed aghi di pino, le mie acque sono limpide! Se tu provassi ad apprezzarmi un po' di più forse mi sentirei più sicuro di me stesso e riuscirei a mostrarti la mia parte migliore!" Un agnellino che spesso si accostava al fiume a sud per abbeverarsi, assistendo alla scena, provò ad intervenire in difesa dell'amico: "o grande sole, non sempre la realtà è come sembra... abbandonando le convinzioni che con il tempo si cristallizzano in te e cambiando il tuo punto di vista, tutto può apparirti diverso!" Ma il sole, indispettito dall'arroganza di quel fiumiciattolo, e ancor più da quell'agnellino che si credeva tanto saggio, rispose al corso d'acqua in modo deciso: "se non ti senti apprezzato non è affar mio!"  L'agnellino, prima che il suo amico scomparisse dalla sua vista, lo consolò e lo incoraggiò: "io credo in te! Non temere, sono sicuro che ci rivedremo a valle!" nell'udire quelle parole il fiume si sentì più sereno, ma fu soprattutto il sorriso benevolo della bestola e i suoi occhi colmi di sincera comprensione a farlo sentire meglio. Un secondo più tardi tutta l'acqua l'acqua sprofondò nella buia voragine, inabissandosi in un vuoto che pareva non aver fine.

Foto ritoccata Elisabetta Neri

Proseguendo il suo cammino verso Ovest il sole, nel pomeriggio, giunse in pianura. Lì distinse nitidamente il fiume Magno, che placido ed imponente proseguiva il suo cammino, affiancato da lussuosi palazzi rivestiti di marmo e sovrastato da imponenti ponti di pietra; tutt'intorno c'era un brulicare di gente, auto in coda ai semafori e mezzi di ogni genere che sfrecciavano fragorosamente; si udiva il frastuono dei clacson e della gente che conversava. Ma tutti erano lassù, e si tenevano a debita distanza dal fiume Magno, che faceva da scenografia alla città, ma che risultava essere uno dei corsi d'acqua più inquinati del paese: prima di giungere in città, infatti, numerose fabbriche vomitavano senza sosta nel suo corso una grande varietà di liquami velenosi, mentre giunto nel grande centro abitato i condotti fognari riversavano nelle sue acque ogni rifiuto di quel mondo che un tempo gli era sembrato così attraente.
Fu così che Magno si ritrovò solo: nessuna pianta riusciva più a crescere sulle sue rive, per non parlare degli animali acquatici che, se malauguratamente si accostavano alle sue acque, morivano avvelenati nel giro di pochi giorni. 
Intanto il fiumiciattolo timido scorreva nel buio, finchè un giorno gli parve di scorgere un puntino luminoso che sembrava ingrandirsi sempre di più. Subito vi si diresse con decisione e con forza, per poi fuoriuscire sottoforma di un spumeggiante cascata. Il salto che gli si prospettava lo spaventò, ma una vota giunto a terra si accorse che i compatti strati di ghiaia tra i quali per lungo tempo si era faticosamente fatto strada, avevano filtrato la sua acqua, rendendola limpida e purissima.
Era ormai mezzogiorno, e la calura di quel giorno di agosto era divenuta insopportabile. La gente, accaldata, arrivava a frotte da ogni parte del paese  per fare la scorta di quell'acqua così fresca e salutare; proseguendo tra i prati verdi della vallata innumerevoli piante prolungavano le loro radici per giungere al letto di quel fiume che aveva percorso chilometri sotto terra protetto da ogni impurità.
Passò di lì anche un pastore con il suo enorme gregge; le povere bestie, stremate dall'afa e assetate per aver trovato tutti i fiumi in secca, si abbeverarono alle acque del torrente che, protette dagli spessi strati di roccia, erano sfuggite all'evaporazione. 
Dal gregge spuntò un agnello che strizzò l'occhio a quell'invitante fiume; nonostante il suo aspetto completamente cambiato era riuscito a riconoscere in quelle acque così limpide l'amico "imperfetto" che aveva difeso un tempo. "Come hai fatto a riconoscermi?" chiese stupito il fiume alla bestiola, e l'agnellino rispose: "il tuo aspetto è cambiato, ma il tuo cuore è lo stesso. E io ho riconosciuto il tuo cuore". Il corso d'acqua lo ringraziò, e offrì le sue rigeneranti acque al suo amico accaldato ed assetato.

Elisabetta

 

 
 
 

Sulle rive del Lago di Costanza

Post n°379 pubblicato il 30 Agosto 2013 da ciaobettina


foto di Elisabetta Neri
torre dell'orologio a Stein am Rhein

La voglia di conoscere e di riempirsi gli occhi di nuove luci e paesaggi ricchi di fascino non può avvertire crisi: basta sapersi adattare, con la convinzione che nulla può fermarci.

foto di Elisabetta Neri

Come lo scorso anno, ho trascorso alcuni giorni pedalando e gustandomi percorsi inusuali; stavolta il percorso si è snodato intorno al lago di Costanza; nonostante sia stato molto più breve di quello dello scorso anno (112 Km, in blu nella mappa), ho comunque potuto conoscere gli straordinari paesaggi di tutta la parte nord-ovest del lago. 
(per vedere le foto della traversata in traghetto Fredrichshafen-Romanshorn clicca qui

mappa

Altre splendide mete sono state raggiunte in auto, (sulla mappa indicate con il pallino rosso) come Stein am Rhein, le Cascate del Reno a Sciaffusa, Trento e Bolzano.

mappa

Non racconterò l'intero viaggio in questo post, ma vorrei parlare di ciò che mi ha affascinato maggiormente. La cittadina svizzera di Stein am Rhein, ad esempio, è un vero gioiello di architettura: le sue case a graticcio (o a traliccio)

foto di Elisabetta Neri
Case a traliccio a Stein am Rhein

e le numerose facciate dipinte rendono il suo centro storico un luogo di eccezionale bellezza. Senza contare che qui, anche la casa più anonima, è sempre curatissima e ravvivata da vasi di fiori coloratissimi ai balconi e alle finestre.

foto di Elisabetta Neri
finestrina fiorita a Stein am Rhein

(Per vedere altre immagini di Stein am Rhein clicca qui)

Le case a traliccio sono tipiche dell'area germanica, ma sono diffuse anche in Svizzera e in alcune zone della Francia; ricordo, molti anni fa, di essere rimasta colpita dalle magnifiche case a traliccio dell'Alsazia, in particolare da quelle di Riquewihr, che a differenza di quelle viste nel corso di questo viaggio erano coloratissime.
Nella zona visitata, invece, la struttura portante costituita dalle scure travi in legno contrastava quasi sempre con l'intonaco chiaro, nella maggior parte dei casi bianco o panna. Le facciate di queste case, terminanti a punta per le ripidissime falde del tetto, hanno un aspetto magicamente fiabesco.

Foto di Elisabetta Neri
finestrine a Uberlingen

Ciò che mi affascina è anche come la sttruttura portante diventi un elemento piacevolmente decorativo, come questo modello si sia stato diversamente interpretato nei secoli, e come si sia adattato a luoghi ed ambienti diversi; gli spazi fra le travi infatti, talvolta sono riempiti con pietre, altre volte con ciottoli e pezzi di laterizi, e ho letto che in campagna si usava addirittura un impasto che poteva comprendere anche paglia o pelo di animale. Tra una trave e l'altra le parti chiare intonacate formano irregolari rilievi, che sembrano quasi fatti.. di zucchero o di glassa! Caratteristiche di molte città visitate sono anche le finestre a sporto, o erker, meglio conosciute come bow windows. 

foto di Elisabetta Neri
Case a traliccio a Uberlingen

foto di Elisabetta Neri
erker a Stein am Rhein

Un'altro aspetto tipico dell'architettura di questa zona è la facciata che termina a "gradoni" sui due lati inclinati.

foto di Elisabetta Neri
Uberlingen

Anche Costanza è ricca di elementi architettonici e decorativi veramente interessanti, comuni alla cittadina appena descritta e ad altre località visitate, come ad esempio la torre con l'orologio posta all'ingresso della città vecchia (quella di Stein am Rhein è visibile nella prima foto del post) che a Costanza è la Shnetztor (foto sotto).

Foto di Elisabetta Neri
Shnetztor a Costanza

In cima alla Shnetztor si staglia sul cielo la sagoma bidimensionale e traforata di un originalissimo segnavento, un guerriero stilizzato che sembra essere uscito da un cartone animato.

foto di Elisabetta Neri
Segnavento della Shnetztor a Costanza

(Per vedere altre immagini di Costanza clicca qui)

Oltre ai segnavento, innumerevoli "sculture metalliche" decorano le vie dei centri storici, come le elaborate insegne di negozi ed alberghi...

foto di Elisabetta Neri
Insegna Hotel Krone a Ludvigshafen

...o i terminali delle gronde che assomigliano alle mostruose creature di un bestiario medievale.

foto di Elisabetta Neri
Terminale di gronda presso la torre dell'orologio di Stein am Rhein

Spesso, nel corso di questo viaggio, ho pedalato accanto ai frutteti, in particolare meleti (sulla sponda svizzera) e vigneti a perdita d'occhio (sulla sponda tedesca).

foto di Elisabetta Neri
Vigneti tra Uberlingen ed Immenstadt

(per vedere le foto del percorso tra Uberlingen ed Immenstadt clicca qui)
tra le città attraversate lungo questo tratto di strada, mi hanno colpito soprattutto le case colorate di Meersburg.

 

foto di Elisabetta Neri
case a Meersburg

Le sponde del lago di Costanza sono sempre curatissime, con tappeti erbosi perfetti e piene di aiuole fiorite. Numerose sono anche le fontane e gli straordinari giochi d'acqua (nelle due foto sotto, il parco di Fredrichshafen)

foto di Elisabetta Neri

foto di Elisabetta Neri

Il parco dell'Isola di Mainau possiede addirittura enormi sculture di fiori.

foto di Elisabetta Neri

Nel parco dell'Isola di Mainau non si deve perdere la Casa delle Farfalle.

foto di Elisabetta Neri

I campeggi della zona sono anch'essi magnificamente tenuti, in particolare stupisce come addirittura i gabbiotti delle roulotte siano abbelliti da una gran quantità di fiore alle finestre.

Foto di Elisabetta Neri

Non poteva mancare un "rinfrescante" passaggio con la barchetta sotto le cascate del Reno a Sciaffusa (foto sotto),

foto di Elisabetta Neri

dove anche il campeggio era spettacolare. Tornando poi verso l'Italia ho soggiornato ad Inzing, a Trento e a Bolzano. Delle due città italiane visitate, la più interessante è stata sicuramnte Trento, con la sua cattedrale tardo-romanica e la bella piazza sulla quale si affaccia il Palazzo Pretorio.

foto di Elisabetta Neri

(per vedere altre foto di Trento clicca qui)

Ricordo non trascurabile della vacanza di quest'anno sono anche le pittoresche (e squisite!) torte a più strati, un prezioso rifornimento di energia per i cicloturisti!

Foto di Elisabetta Neri

(mi scuso per la grafica, ma nel cambiare il carattere il post mi fa capricci...)

 
 
 

Aspettando le vacanze

Post n°378 pubblicato il 16 Luglio 2013 da ciaobettina
 

In attesa del grande giro in bici estivo...

...ecco alcune foto scattate tra Aprile e Giugno durante alcune passeggiate più brevi,
ai link:

Abbiategrasso - Morimondo - Bereguardo

Bernate Ticino - Morimondo

Bernate Ticino - Diga del Panperduto a Somma Lombardo

Delta del Po

Comacchio

 
 
 

vibrazioni positive

Post n°374 pubblicato il 15 Luglio 2013 da ciaobettina
 

Ci sono attvità umane che, secondo una diffusa mentalità che esalta l'efficienza e la produttività, vengono considerate inutili; si tratta delle espressioni artstiche. Coloro che la pensano in questo modo dovrebbero però chiedersi perchè tali attività  siano state praticate in ogni epoca e per quale motivo esse siano antiche quanto l'uomo. 
Arti figurative, musica, scrittura, danza sono invece di grande aiuito sia per il benessere psicofisico di chi le pratica e sia per quello di chi ne fruisce.
Dipingere, ballare così come cantare o scrivere, sono attività molto liberatorie; ho letto che alcuni malesseri possono nascere dalla mortificazione di bisogni inespressi. Ad esempio, quando non scrivevo ancora su questo blog che mi permette di far venire a galla una parte di me che difficilmente emerge, soffrivo spesso di mal di gola e puntualmente, a metà anno scolastico, per almeno una settimana ero completamente afona.
L'esperienza di quest'anno invece mi ha portato a sperimentare un modo di esprimermi che avevo riposto "in cantina" ma che mi ha attratto da sempre: il canto.
Cosa può fare la voce, questo straordinario "strumento musicale" di cui è naturalmente dotato l'uomo? Al di là delle considarazioni sul come si può usare la voce in modo più o meno piacevole e melodioso, chi pratica questa attività, anche soltanto per hobby, può trarne grandi benefici. Ho visto intorno a me persone stressate, poco curate perchè prive di energie da dedicare a se stesse, rifiorire nel loro aspetto fisico da quando hanno iniziato a dedicarvisi, perchè magicamente ricaricate di energie sconosciute e di autostima; per chi invece è vittima di un'ansia eccessiva che impedisce di concentrarsi con tranquillità sugli obiettivi che la vita di ogni giorno impone di raggiungere, cantare è uno strumento per distrarsi, per scaricare le tensioni e quindi anche per svolgere meglio qualsiasi altro compito quotidiano. C'è poi chi lo vede come preziosa possibilità di "gridare" in piena libertà, all'interno di una vita in cui è sempre necessario l'autocontrollo, e, a proposito del canto corale, come un'esercizio utile per imparare a misurarsi, ad andare all'unisono e a completarsi con un gruppo di persone senza voler prevalere su nessuno.
La scoperta più piacevole è stata l'individuazione dell'intimo legame che esiste tra rilassamento, respirazione e canto. Cantare di norma rilassa, ma è vero anche che il rilassamento aiuta a tirar fuori la voce con maggiore spontaneità, senza stacchi netti e forzature, perciò è bene cercare di rilassarsi ancor prima di iniziare ad emettere dei suoni. Respirare in modo più regolare, lento e consapevole, controllando la gradualità dell'espirazione è di aiuto nel canto, ma è anche un modo per rilassarsi e per regolarizzare il battito cardiaco quando si è preoccupati, ansiosi o affannati. 
Un'altro effetto benefico immediato del canto sta nel produrre vibrazioni, che possono risultare diverse atteggiando in vario modo labbra, denti, lingua ecc... e che conseguentemente possono essere  percepite sul collo, sulle labbra, nelle narici, in corrrispondenza delle guance o dei denti. Tali vibrazioni possono avere un effetto "anestetico"; In alcune zone dell'Africa e dell'India, infatti, le donne cantano o producono vocalizzi per "distrarsi" dal dolore durante il parto.
Quando poi un canto o qualsiasi altro tipo di vibrazione sonora vengono eseguite ad occhi chiusi l'estraniamento dalla realtà è totale, e forse è per questo che diversi cantanti non vedenti dalla nascita hanno voci particolarmente espressive ed intense. La musica, intesa come melodia e non come testo che racconta e descrive qualcosa, può secondo me trovare un parallelo nella pittura con l'astrattismo... e quanto più un'immagine si discosta dall'immagine reale (come se, cantando, chiudessimo gli occhi), tanto più si manifesta la potenza espressiva di forme e colori; inoltre, tanto l'insieme di colori e forme che compongono un quadro astratto, quanto una melodia, devono risultare piacevoli e suscitare un'emozione nel fruitore.
Incuriosita da queste ed altre considerazioni sul canto che qui non ho espresso, due giorni fa ho comprato un libro sulla cantoterapia e, procedendo con la lettura, mi sto rendendo  conto di aver già sperimentato alcune delle proprietà di questa magica modalità espressiva descritte dall'autrice.

 
 
 

non solo immagini

Post n°373 pubblicato il 12 Luglio 2013 da ciaobettina
 

Penso che mai nome fu più azzeccato di questo per un blog che in qualche modo possa rendere visibile la mia necessità di esprimermi. Mi è stato detto: "il tuo blog è un minestrone, dovresti focalizzarti su qualcosa di specifico"... ma io mi trovo davvero a mio agio in questo minestrone. Perchè scegliere una via troppo definita che non lasci spazio a cambiamenti imprevedibili? Non siamo sempre uguali, il tempo passa, e, come acqua che scorre e muta, anche noi cambiamo. Ci sono infatti post del mio blog che oggi magari non scriverei, o parti che ho cambiato o rimosso... ma è il flusso della vita, guai se rimanessimo sempre gli stessi: vorrebbe dire smettere di crescere. Sarebbe molto triste dire: "ormai, arrivato a questa età, non vale la pena provare qualcosa di nuovo", significherebbe essere defunti prima del tempo, perchè la vita è continua evoluzione e senza evoluzione non c'è vita. Invece fino all'ultimo istante è bene, secondo me, cercare di scorgere quella scintilla che ti dia il gusto di vivere, cercare il "bello" che c'è noi, promuovere tutto ciò ci che arricchisca interiormente, senza affondare passivamente nel clima di pessimismo e sfiducia generale che, soprattutto in questo periodo, ci circonda. Detto questo, credo che l'interesse e la passione per qualcosa di nuovo si possano gustare anche di più se scoperti quando non si è più proprio giovanissimi... la vita così non appare semplicemente come una discesa, ma come qualcosa in continuo fermento che può riservare piacevoli sorprese dall'inizio alla fine.

foto Elisabetta Neri

LE VOCI DI LISA

Lisa aveva trascorso la sua vita ad inseguire una luce, un colore, una forma, un'espressione e, come un cacciatore di farfalle, con i suoi occhi cercava di afferrare le fuggevoli atmosfere che le riempivano il cuore; le serbava dentro di sè fino a quando una qualsiasi superficie candida non accoglieva amorevolmente la traccia della sua matita. Ma se il suoi occhi un giorno non avessero più potuto fotografare  con tanta cura la sua entusiasmante realtà? E se non le avessero permesso di riprodurre così fedelmente le sue emozioni? E se la memoria non le fosse venuta in aiuto per ricordare nitidamente ogni particolare? Cosa ne sarebbe stato di lei, della sua necessità impellente di esprimersi e del suo bisogno di fissare indelebilmente tutto ciò che per sua natura è transitorio?
Così iniziò ad annotare, svelare e descrivere ogni cosa attraverso fiumi di parole annotate su un diario o digitate al computer. Quando scriveva si sforzava di costruire immagini, quasi visibili, quasi palpabili.
Un giorno chiuse gli occhi e ascoltò una melodìa, e nel buio presero forma immagini ed emozioni, tanto che gli occhi le si inumidirono di lacrime. Così decise di esprimersi in quel modo nuovo, per la prima volta senza affidarsi ai suoi occhi. Si lasciò guidare dall'istinto e imparò a coordinare armoniosamente i suoni, ad occhi chiusi, facendo scorrere le mani sui tasti.
Lisa era un essere schivo e solitario, e la sua voce  giaceva nascosta e sopita in fondo al suo essere... pensava di non averne bisogno: la sua voce erano le matite che tracciavano, i pennelli che stendevano il colore, la tastiera che accostava una lettera all'altra, lo strumento che diffondeva il suono. Ma a tutto ciò mancava qualcosa di fondamentale: il respiro! Le sue "voci" erano esseri artificiali privi di vita. Guardò il vasto e splendido paesaggio che aveva davanti a sè, inondato dalla luce del mattino, le cime innevate delle montagne con le loro ombre azzurre, chiuse gli occhi con il vento che le sfiorava le guance... ed inspirò. Seguì il percorso di quell'aria che come un fiume in piena faceva il suo ingresso dentro di lei, il tempo le parve infinito ed ebbe la sensazione di dilatare il suo essere a tal punto da riuscire ad accogliere dentro di sè l'intero paesaggio che aveva di fronte. A quel punto emise il suono più potente e melodioso che le sue corde avessero mai prodotto e la vibrazione investì ogni angolo della sua anima e del suo corpo, trasportandola in un mondo accogliente soffice capace di sciogliere ogni tensione. E incominciò a cantare, come se quella fosse per lei la cosa più naturale del mondo... naturale come respirare!

 
 
 

in bici

Post n°372 pubblicato il 29 Settembre 2012 da ciaobettina
 

foto Elisabetta Neri

Spostarsi pedalando, conquistare lo spazio esclusivamente grazie al lavoro dei propri muscoli, ha un che di affascinante: dà una sensazione di grande autonomia. Poter visitare ambienti nuovi ed affascinanti senza dover spendere denaro per il carburante o per il biglietto di un mezzo pubblico, infonde la convinzione che l'uomo basti a se stesso, e che dipendere continuamente da un mezzo a motore non sia un autentica nostro esigenza, ma un bisogno che ci siamo creati e del quale possiamo anche fare a meno.

foto Elisabetta Neri

Viaggiare in bici dà inoltre il gusto di esplorare percorsi nuovi ed inusuali, spesso immersi nella natura; e anche quando i percorsi sono gli stessi che si seguirebbero con altri mezzi, si notano aspetti del paesaggio che quando si è chiusi in un auto generalmente non si colgono. Quello che anima il cicloturista è un gusto per l'avventura e per la scoperta, forse simile a quello provato in passato quando a cavallo si varcavano spazi inesplorati per dirigersi da una città all'altra.

foto Elisabetta Neri

Un'altro elemento piacevole dei viaggi in bicicletta è la vita all'aria aperta: l'uomo è fatto per vivere sotto il cielo ma oggi, in un modo o nell'altro, ci troviamo sempre chiusi in un "involucro", sia da fermi (a casa, in un ufficio, a scuola...) che in movimento.
Quando si pedala il contatto con l'elemento naturale è costante, l'aria scorre fra i capelli, il sole scalda la pelle, persino la pioggia è accolta quasi con francescana accettazione. 

foto Elisabetta Neri

Un simile stile di vita influisce positivamente sull'umore oltre che sul benessere fisico, sulla salute; la sonnolenza e il senso di spossatezza che si provano quando si conduce una vita sedentaria non colgono chi conduce una vita così attiva.

foto Elisabetta Neri

Pedalando per ore, magari seguendo il placido corso di un fiume dal bacino ampio come il Danubio, qualcuno pensa, e segue il flusso dei pensieri concatenati che si si affacciano alla mente uno dopo l'altro seguendo un ordine solo apparentemente casuale; per me invece quest'estate le pedalate erano una sorta di momento di "meditazione", un momento in cui svuotavo la mente da tutto per immergermi nel paesaggio, ben cosciente del mio corpo, delle mie forze e delle mie sensazioni.

Il senso di autonomia di cui parlavo all'inizio è ancora più completo qualora si scelga di dormire in tenda. E' bello dormire sdraiati sul suolo e ascoltare il ticchettio della pioggia prima di addormentarsi. Bastano quindi una tenda e una vecchia bici: si scopre così che si può vivere con poco, e quando si torna a casa ci si rende conto che molto di ciò che ci circonda è superfluo per il nostro benessere.

Sulle piste ciclabili ho incrociato molte persone piuttosto anziane che mi hanno sorpassato con grinta ed energia; spero di mantenermi anch'io come loro in futuro. Si trattava di gente poco preoccupata delle apparenze (niente capelli tinti, lifting o abbronzatuurre artificiali) e più concentrata sulla "sostanza" del benessere; con un aspetto sano, una pelle dorata dal sole, muscoli tonici, felice di passeggiare all'aria aperta con i familiari o con gli amici; e vedendo presso Linz due coppie di anziani che vogavano energicamente all'unisono, scivolando sull'acqua del Danubio a bordo di un Kajak, ho provato un senso di benessere e di speranza verso il futuro.

foto Elisabetta Neri

 

tappe viaggio

 
 
 

Vienna e la linea sinuosa, elegante, colorata e scintillante

Post n°371 pubblicato il 16 Settembre 2012 da ciaobettina
 

Ho girato per un giorno a Vienna a naso in sù, ammirando l'architettura fascinosa ed elegante che la caratterizza; in questa città le diverse epoche storiche hanno partorito gioielli nei quali prevalgono linee curve e dinamismo, talvolta colori brillanti, superfici lucide e smaltate, superfici riflettenti oro e argento.
Se dovessi individuare un comune denominatore nell'architettura di Vienna, che prendesse in considerazione case private ed edifici pubblici, edifici gotici, barocchi, liberty e moderni, non potrei fare a meno di definirlo come una linea sinuosa, elegante, colorata e scintillante.

foto Elisabetta Neri

L'imponente Cattedrale di Santo Stefano si differenzia dagli altri edifici Gotici d'Europa per la sua copertura a ripidi spioventi completamente decorata con maioliche coloratissime, che come piccole tessere di un mosaico formano un elegante motivo geometrico simile ad un ricamo su tessuto.

foto Elisabetta Neri

Entrando colpiscono i colori di ciò che resta delle antiche vetrate, tinte rese intense e vibranti poichè attraversate dalla luce.

foto Elisabetta Neri

Sprigionano invece una sensazione di forza, slancio e dinamismo le nervature dei possenti pilastri a fascio, che proseguono armonicamente nei costoloni delle volte, creando eleganti intrecci.
A Vienna sembrano prevalere gli stili anti-classici; è notevole infatti anche lo sviluppo del Barocco, e l'interno si San Carlo ne è un tipico esempio: ricco, elaborato e sovrabbondante; l'esterno della chiesa è invece monumentale e sobrio, già orientato verso un gusto neoclassico.

foto Elisabetta Neri

Dal '700, spostandosi avanti nel tempo per arrivare fino alla fine del secolo successivo, la linea sinuosa e scintillante tocca l'opera di Eduard Veith, autore di uno splendido mosaico che raffigura i cinque continenti realizzato sulla facciata di una casa situata al numero sedici della Karntnerstrasse. 

foto Elisabetta Neri

Anche se nessuno si ferma a guardarlo, io ne sono rimasta affascinata e l'ho fotografato; mi ha colpita l'eleganza delle figure e dei motivi decorativi dorati e l'atmosfera orientaleggiante che riesce a comunicare.

Foto Elisabetta Neri

foto Elisabetta Neri

foto Elisabetta Neri

Elaborati motivi floreali color oro caratterizzano anche la famosissima fermata della metropolitana di Karlsplatz, opera di Otto Wagner, risalenti allo stesso periodo dei mosaici di Veith.

foto Elisabetta Neri

L'organismo progettato da Otto Wagner è però più innovativo: lo scheletro metallico a vista di colore verde è abbinato a candide e liscie superfici in marmo.
Oro sono anche le foglie che compongono la traforata cupola del Palazzo della Secessione; l'eterea cupola sovrasta leggera il liscio e massiccio volume bianchissimo dell'edificio.

foto Elisabetta Neri

Le superfici che delimitano il Palazzo della Secessione sembrano essere state concepite come fogli bianchi destinati ad accogliere decori ispirati a fiori e foglie dalla linea elegante e sinuosa. Non si tratta più di elementi costituiti da una superficie curva in rilievo, ma da disegni piatti. Ciò fa sì che il candido volume essenziale della costruzione non si appesantisca nonostante l'elaborata decorazione.

foto Elisabetta Neri

foto Elisabetta Neri

foto Elisabetta Neri

Il Palazzo della Secessione ospita lo splendido Fregio di Beethoven, di Klimt; non mi è stato possibile fotografarlo; inserisco qui la foto della copia di una sua parte, eseguita da un artista contemporaneo allo scopo di ripercorrrere le stesse tappe percorse da Klimt durante la realizzazione dell'opera; la finalità di questo lavoro era la conoscenza e la sperimentazione delle tecniche utilizzate del famoso artista per realizzare il fregio.foto Elisabetta Neri

Il Fregio di Beethoven è un'opera moderna ancora oggi, che per lo stile innovativo potrebbe essere stata concepita da un artista contemporaneo; le sue figure femminili sono sempre affascinanti e guardando l'opera dal vero mi ha emozionato scorgere la traccia sicura del disegno, ancora perfettamente visibile; infatti queste figure non hanno la pelle pesantemente colorata; il loro incarnato è costituito dal colore dell'intonaco che fa da base al dipinto, ravvivato solo da pochissime sfumature di colore. Di Klimt mi piace anche il realismo dei corpi e dei volti sapientemente accostato all'astrazione e alla bidimensionalità degli abiti, degli sfondi e degli altri elementi decoratici che attorniano i personaggi. L'uso dell'oro, di elementi in rilievo, di oggetti applicati (ad esempio gli occhi del mostro sono dischi di madreperla) trasformano i lavori di Klimt in un punto d'incontro tra l'opera pittorica, il bassorilievo e il mosaico.
Non lontano da Karsplatz mi cha colpito un edificio contemporaneo che accosta una linea pulita e geometrica con alcuni elementi ispirati allo Stile Secessione: si tratta della Biblioteca della Technical University. 

foto Elisabetta Neri

foto Elisabetta Neri

foto Elisabetta Neri

Il gufo che incombe e che sembra osservare i passanti dall'alto in basso, ricorda i gufi di Koloman Moser che decorano uno dei prospetti del Palazzo della Secessione (foto sotto).

Foto Elisabetta Neri

Di Vienna mi hanno attratto anche diversi elementi architettonici (abbaini, finestre e balconi...) delle molte case private ben curate e ricche di eleganti decorazioni.

foto Elisabetta Neri

foto Elisabetta Neri

Nelle case della capitale austriaca ho anche notato anche un "armonico contrasto" tra antico e moderno.

foto Elisabetta Neri

La logica conclusione della linea sinuosa, elegante, colorata e scintillante non può  che coincidere con l'opera fantasiosa di Hundertwasser
Pittore ed illustratore prima ancora che architetto, questo originale artista concepisce l'edificio come una gigantesca scultura, che per certi versi si avvicina ad un dipinto (per l'accostamento dei colori) o meglio ad un mosaico (per la varietà dei materiali utilizzati a scopo decorativo, come vetro, maiolica colorata o argentata...) 

foto di Elisabetta Neri

Guardando la Casa di Hundertwasser sono però rimasta un po' delusa: nel '91 (anno della mia precedente visita) questo movimentatissimo organismo scintillante e colorato aveva tinte omogenne molto vive perchè relativamente nuovo (era stato infatti costruito 6 anni prima), mentre ora l'ho trovato decisamente poco curato rispetto alla maggior parte delle case viennesi; ed è un vero peccato, perchè è qualcosa di unico; e pur essendo nato come complesso di case popolari, ora è meta di moltissimi turisti. Certo non sarebbe un'impresa da poco farlo tornare al primitivo splendore, per via della sua irregolarità, per la quantità di colori utilizzati e soprattutto per tutti gli inserti in mosaico che dovrebbero essere protetti durante un eventuale lavoro di ridipintura; richiederebbe tempo, pazienza e precisione (e quindi immagino una spesa rilevante); ma secondo me varrebbe comunque la pena di ridare vita a questo artricolato complesso così allegro e originale, apprezzato in tutto il mondo.

foto di Elisabetta Neri

Il secondo edificio di Hundertwasser che ho visitato è la Kunsthaus, che ospita un miuseo dedicato all'autore più mostre temporanee di altri artisti.

foto di Elisabetta Neri

foto di Elisabetta Neri

In questo caso la facciata è rivestita di piastrelle bianche e nere disposte in modo ondeggiante e irregolare, mentre i serramenti sono colorati. Naturalmente si possono notare anche e lucide colonne coloratissime (nella foto qui sopra, all'ingresso) che sono una costante nelle opere di Hundertwasser.

 
 
 

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Post n°370 pubblicato il 06 Giugno 2012 da ciaobettina
 

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mite spirito libero

Post n°369 pubblicato il 26 Aprile 2012 da ciaobettina
 

foto di Elisabetta Neri

Dalla mia tana
 angusto antro nella parete
dell'alta e ripida scogliera,
mi tuffo nell'aria.

Plano
galleggiando nell'aria tersa del mattino,
sorvolando il mare calmo e deserto;

faticosamente
fendo il vento della tempesta 
aspirando l'umido odore del mare
quando onde potenti
s'infrangono sulla scogliera;

placido
mi lascio cullare dalla brezza 
nell'ora del tramonto
ebbro del caldo riverbero dorato
che lambisce l'acqua.

Mite spirito libero 
sorvolo il mondo;
dall'alto osservo
ogni movimento e rumore.

E quando il cielo
si fa scuro e profondo
torno lassù
nelle viscere della roccia
dentro la mia protettiva tana; 

guardo le stelle
e nella mia mente
limpidamente scorrono
immagini e pensieri...
 poi m'addormento.

Elisabetta

dipinto di Elisabetta Neri

 
 
 

Domenica delle Palme

Post n°368 pubblicato il 04 Aprile 2012 da ciaobettina

foto Elisabetta Neri

Domenica delle Palme trascorsa in montagna... questa è la Chiesa parrocchiale di Rhemes Saint Georges, semplice ed essenziale all'esterno, ricca di decorazioni di gusto barocco all'interno, il cui colore dominante è il blu, accostato all'oro.


Quando si entra colpisce anche il contrasto tra l'esuberanza decorativa delle pareti e la semplicità del pavimento in legno che accompagna il visitatore con il suo caldo scricchiolare ad ogni passo; in alto, sopra la porta d'ingresso, c'è la balconata del coro, con il parapetto interamente affrescato. Nonostante anche il coro sia in legno, materiale povero e caratteristico delle costruzioni della zona, le decorazioni che lo ornano imitano marmi ed altre pietre preziose.
Molti elementi decorativi della chiesetta hanno un che d'insolito perchè non appartenenti al tradizionale repertorio sacro che solitamente abbellisce le chiese: spiccano infatti le immagini degli strumenti musicali sulla balconata del coro, le ghirlande di fiori dipinte ed i lampadari di cristallo ed un imponente orologio a pendolo a fianco dell'altare; così la chiesetta, oltre ad essere luogo sacro diviene una specie di "salottino" colorato ed accogliente.



Dal protiro, con la sua volta a crociera, lo spettacolo è magnifico: di fronte si apre la valle, mentre a fianco si ergono le cime delle montagne innevate.

foto Elisabetta Neri 

ed ecco la singolare meridiana, posizionata sull'angolo della facciata.

foto Elisabetta Neri 


foto di Elisabetta Neri

Durante la processione i bambini portano ramoscelli con la mela e le caramelle, secondo la tradizione valdostana.

clicca
QUI
per visualizzare altre foto di Rhemes Saint Georges e dintorni

clicca
QUI
per vedere questa chiesa ed altre della Valle d'Aosta in versione "pastello" sull'altro mio blog

ed ecco la stessa chiesina in versione estiva:


 
 
 

auguri

Post n°367 pubblicato il 04 Aprile 2012 da ciaobettina

foto di Francesco

 
 
 

luce e buio

Post n°366 pubblicato il 04 Marzo 2012 da ciaobettina
 

foto di Elisabetta Neri

Giorni fa ho trovato questo post su fb con l'invito a condividere... generalmente  mi danno un po' sui nervi quelli che fanno il giochino di farti sentire "obbligata" a condividere qualcosa cercando di farti sentire una specie di "verme" insensibile e senza cuore se non condividi ("la maggior parte della gente non condividerà"). Poi però ho letto tutti i numerosissimi commenti, molti non buttati lì tanto per farsi vedere, ma pieni di sofferenza vissuta, e così l'ho condiviso. 
Mi viene ora spontaneo fare una serie di considerazioni, ma premetto che non ho la presunzione di esprimere delle verità, perchè non sono nessuno, non sono un medico o uno psicologo.
Ma sento ugualmente di dovermi esprimermi a questo proposito perchè io credo che nessuno di noi o quasi sia immune da problemi, più o meno gravi, che possano trovare dei punti in comune con ciò che viene definito depressione; sento di poterne parlare perchè pur avendo la fortuna di non aver mai dovuto affrontare attacchi di panico o di sperimentare quella forza malefica che ti schiaccia e ti impedisce di intraprendere qualsiasi azione, ho avuto anch'io dei momenti di sconforto; una sensazione fortunatamente saltuaria e temporanea, che ho imparato a superare con il tempo momento per momento affinando le mie "armi".
Del resto credo che sia quasi impossibile parlare con verità e sincerità di qualcosa che almeno in parte non si sia vissuto in prima persona.
Personalmente non mi piace chiamare malattia questa condizione che, pur avendo riflessi evidenti sulle condizioni fisiche, ha un'origine psicologica. Inoltre la malattia "fisica" ha solitamente una causa concreta che viene curata con un farmaco, mentre la depressione può diventare essa stessa causa, sfuggente e impalpabile, di gravi disturbi fisici, e solo i suoi sintomi si possono eventualmente curare con un farmaco, che comunque da solo è sempre inefficace se si vuole estirpare il male alla radice. 
Si può essere depressi per mille cause diverse; la nostra "prigione" possiamo "crearcela" da soli o possiamo subirla dagli altri, possiamo sentirci tristi in seguito ad un'avvenimento per noi grave e sconvolgente o anche per una causa che dall'esterno può apprire banale o addirittura inesistente (e qui ci si sente ancor più "incompresi" e anche un po' in colpa perchè riconosciamo che c'è chi è evidentemente più sfortunato di noi!)... si può avvertire il peso del giudizio degli altri, percepirsi come inadeguati ad ogni situazione o provare un senso d'impotenza, o provare un'infinità di altre spiacevoli sensazioni.
La depressione può essere discontinua, tanto che in certi momenti sembra di toccare il cielo con un dito mentre anche solo poco tempo dopo ci pare di trovarci di ronte ad un vicolo cieco, ad un buio senza via d'uscita. Purtroppo però, anche in questi brevi momenti, qualcuno può toccare il fondo di un abisso così oscuro da pensare di togliersi la vita.
Quando si è depressi a volte il  malessere sembra esserci inferto dal mondo esterno; ma se si affronta la difficoltà sentendosi vittime di qualcosa o qualcuno che è al di fuori di noi è difficile ritrovare la serenità; si può invece approdare ad una via d'uscita solo quando il cambiamento scaturisce dal nostro interno, da un nuovo modo di vedere ciò che ci circonda. 
Il sentirsi amati aiuta a reagire, ma è anche vero che per essere davvero amati bisogna essere capaci di amare, di fare il primo passo per voler bene in modo incondizionato e disinteressato, di donarsi agli altri... ma per chi è depresso è difficile donarsi, perchè quando ci si trova in questa condizione non si è capaci di amare se stessi, non ci si piace, ci si sottovaluta... in breve: si nutre una scarsa autostima; e quindi che senso avrebbe "donare" agli altri qualcosa che ha scarso valore? E comunque chi è depresso non è mai una compagnia piacevole: purtroppo il cattivo umore è contagioso, così come il buonumore.
Spesso a trovarsi in questa condizione non sono le persone che dalla vita (almeno agli occhi della gente) ricevono meno: ne è un esempio la splendida Whitney Houston, bellissima, con una voce fantastica ed un meritato successo, ma fondamentalmente fragile, chiusa e sola nella sua angoscia. Nonostante sia stata per anni al centro dell'attenzione, forse le mancava un'attenzione più autentica e disinteressata... quella di cui tutti avremmo bisogno.
tutti sentiamo il bisogno di qualcuno che ci ascolti, che ci prenda per mano con amore, che "si prenda cura" di noi, della nostra anima, di attenzione autentica... non solo i bambini avvertono questa necessità, anche noi adulti; ma purtroppo siamo tutti un po' distratti e spesso impegnamo la nostra mente in "qualcos'altro", atteggiamento che ci distrae dal coinvolgimento diretto con chi ci è vicino. 

Cosa può aiutare ad individuare lo spiraglio di luce nei momenti bui? Purtroppo non esiste una ricetta preconfezionata, però voglio comunque dare qualche spunto che spero possa essere d'aiuto... non è detto che ciò che scrivo sia condivisibile da tutti, del resto ognuno ha il suo tipo di problema e ognuno deve elaborare la propria soluzione... ma se qualcuno vuole proporre un cambiamento o aggiungere qualcosa all'elenco ben venga.

  • fare qualcosa che sia d'aiuto e di conforto per qualcun altro, in maniera disinteressata... ma non con l'intento di far vedere agli altri "quanto si è bravi";
  • la fede può essere di grande conforto: pensare che c'è sempre chi ci ama anche quando intorno a noi s'è creato il vuoto è una mano forte che aiuta a risollevarsi; accettare di farsi guidare da qualcuno che è più grande di noi aiuta a superare con maggior serenità le situazioni più difficili;
  • scrivere... scrivere ciò che si prova, le proprie frustrazioni... anche nel caso in cui lo scritto non abbia un destinatario, aiuta comunque a chiarire un confuso malessere; e quando la causa o le cause di un malessere si sono individuate, si è già a metà dell'opera perchè focalizzare un problema significa aver già almeno in parte elaborato la soluzione;
  • parlare... se è possibile farlo con una persona che sia davvero in grado di ascoltarci è molto più liberatorio che scrivere;
  • ripensare a quanto siano importanti le amicizie e trovare uno spazio per coltivarle, e come le amicizie anche i legami famigliari;
  • dedicarsi ad un'attività "liberatoria" come dipingere, cantare, recitare o praticare un'attività fisica;
  • crearsi un blog!
  • leggere un libro, ascoltare musica;
  • uscire all'aria aperta, fare lunghe passeggiate, anche quando fa freddo e il tempo è brutto;
  • accogliere in casa un animale domestico, un micio o un cagnolino, esseri indifesi che hanno bisogno del nostro affetto e capaci di mostrarci una gratitudine inimmaginabile per chi non ha mai convissuto con un animale.
Concludo con un altro post trovato su fb che sprona a superare i mille problemi  che ci creiamo e che ci impediscono di esprimere pienamente ciò che proviamo facendoci soffrire inutilmente...
 
...e con alcune semplici frasi tratte dal cartone animato "Kung Fu Panda" che possono aiutare a riflettere: 
  • "La tua mente è come quest'acqua, amico mio: quando viene agitata diventa difficile vedere, ma se le permetti di calmarsi la risposta ti appare chiara." "L'acqua agitata non ci fa vedere attraverso. Solo se si placa vediamo oltre"
  • "il caso non esiste"
  • "non esiste un ingrediente segreto" "per rendere una cosa speciale, devi solo credere che sia speciale"
  • "ieri è storia, domani è mistero... ma oggi è un dono... per questo si chiama presente!" 

 
 
 

piume

Post n°365 pubblicato il 01 Marzo 2012 da ciaobettina

piume 

su

..nonsoloimm@gini...

 
 
 

piacevole sorpresa!!!

Post n°362 pubblicato il 19 Febbraio 2012 da ciaobettina

1° premio TOP 30

Sì, davvero, non potevo crederci...

stasera, in diretta su RADIO DgVoice, il mio blog è stato nominato tra i vincitori della TOP 30! Prima sono stati elencati i terzi posti, poi i secondi, poi i primi... e il mio "spazio virtuale" ha ricevuto il primo premio per la categoria Arte, fotografia e musica!!! Tra così tanti bravissimi bloggers davvero non me lo aspettavo...

Un grosso GRAZIE a tutti coloro che hanno dato vita a questa iniziativa!!!

lavoro di squadra

al pc con la mia musa ispiratrice 

 
 
 
 
 
 
 
 
 


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angelo

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INFINITAMENTE PICCOLO...E INFINITAMENTE GRANDE

nelle mie foto mi piace porre l'attenzione sull'infinitamente piccolo, posare il mio sguardo sul particolare di un fiore, di un insetto, per scoprire colori vivi, metallizzati o iridescenti, o le strane "facce degli insetti" che sembrano volti di esseri venuti da un altro pianeta...
...un mondo di particolari invisibili ad occhio nudo.
...nessuna voce se non quella dell'onda che si infrange sui ciottoli... niente delimita lo spazio aperto, il mobile specchio d'acqua si estende raggiungendo distanze inimmaginabili... verso l'orizzonte, dove una linea turchese lambisce l'azzurro intenso del cielo...
mi piace catturare nelle mie foto l'idea d'infinito...

 
 
 
 
 
 
 


TROMPE L'OEIL, CHE PASSIONE!
ecco alcuni  miei lavori realizzati su pareti (esterne e interne), su soffitti  o su tavola:
 
clicca sulle immagini per ingrandirle






 

Nel 2004 ho partecipato al Festival del Trompe l'Oeil a Lodi. 
Per vedere tutte le opere in concorso, clicca QUI


nelle foto sotto:
il lavoro realizzato durante il
Trompe l'oeil Festival

 

 
 
 
 
 
 
 

ILLUSTRAZIONI
e
DECORAZIONI

decorazione di ciaobettina
Una decorazione che mi ha dato grande soddisfazione... lo splendido viso di Audrey Hepburn dipinto sulle grosse ante di una cabina armadio. Per saperne di più cerca il
post 272, tag "trompe l'oeil e decorazione"

oppure clicca QUI

dipinto di ciaobettina
Annunciazione di Beato Angelico
(post n. 312 del 1 ottobre
reinterpretata in dimensioni maxi;
per visualizzare le immagini delle varie fasi del lavoro e i diversi particolari del dipinto 
clicca su questo link:
http://www.facebook.com/album.php?aid=2038687&id=1576781235&l=ed9f7ab794

prima di passare alle misure extra-large dei trompe l'oeil, ho realizzato illustrazioni per studi di grafica ed agenzie pubblicitarie. Per il pagliaccio qui sopra ho utilizzato la più semplice delle tecniche: il pennarello.
Qui sotto invece ecco dei coloratissimi pesci
(clicca sull'immagine per ingrandirla)
usati come illustrazione per un manifesto pubblicitario e per un pieghevole; sono realizzati con colori ecoline.
Più in basso, due figure femminili disegnate all'inizio degli anni '90.


 
 
 
 
 
 
 

COLLABORAZIONI

clicca sulle immagini per ingrandirle


Sopra, alcuni miei lavori realizzati in ambienti ristrutturati o arredati dall'arch. GABRIELLA RIMOLDI di Cislago;

Sotto, i miei disegni realizzati per visualizzare alcuni progetti dello
STUDIO MONACI di Legnano.

 

 
 
 
 
 
 
 

IO...COME MI VEDO E COME MI VEDONO!


questa sono io a sedici anni... secca e dentona.
(disegno di Ugo D'Orazio)

disegno di ciaobettina

"autocaricatura" del 1995


 
il mio occhio ad aerografo in un dipinto di
E. Colombo

caricatura

una caricatura che mi è stata fatta "al volo" durante un matrimonio



 la mia ombra

disegno di Franci

vista con occhi di bimbo


all'opera!

nel 1994, durante la realizzazione
del mio primo trompe l'oeil; sotto, il dipinto pubblicato su
"99 idee casa" (post n.1)

il primo
 

il primo 

nel 2003, durante la realizzazione di una meridiana a Gorla Minore
(post n.47)

foto

nel 2003, durante la decorazione di un'edicola presso Saronno
(in fondo al blog, l'articolo ingrandito)
(post n.54)

foto di ciaobettina

nel 2007, durante la realizzazione di un trompe l'oeil per interni
(post n.57)

foto ciaobettina
 

inverno 2010

foto ciaobettina

Luglio 2010
davanti alla mia
Annunciazione

decorazione di ciaobettina

Settembre 2011,
con i miei pioppi

dipinto di Elisabetta Neri 

 
 
 
 
 

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