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Equivoci napoletani

Post n°18 pubblicato il 27 Giugno 2017 da Paintedonmyheart


Questo che segue è un episodio realmente accaduto , un po' di tempo fa, in una classe quinta di una scuola elementare di un quartiere molto degradato del centro di Napoli.


Quell’anno, tra le varie discipline, insegnavo storia ed ero arrivata a spiegare alla mia classe la rivoluzione francese. In aula regnava un silenzio insolito per quegli alunni, abituati com’erano a considerare la scuola come una parentesi forzata delle loro vite di strada. Quel giorno invece, erano tutti stranamente attenti, ma devo ammettere che sempre la storia di un popolo che lotta in nome della “Liberté, Egalité, Fraternité”  desta nei ragazzini interesse e partecipazione e, forse, a maggior ragione ne destava nei miei, cresciuti in un quartiere dove quei  principi probabilmente non erano e non sarebbero mai appartenuti ad alcuno.
 Un alunno in particolare, considerato il "più bravo della classe", mi guardava incredulo con occhi sgranati e bocca semiaperta...

Finita la lezione, nel metterci in fila per uscire, questo ragazzino mi si avvicinò titubante e, scuotendo la testa, con aria pensierosa e sconcertata mi disse:

- Mae', certo che tutto quel casino...

- Non si dice casino…- lo ripresi con tono rassegnato.

- Sì sì…vabbè! Tutta quella roba là è successa perché a uno… gli è venuto in mente di prendersi una pillola!! 

Lo guardai perplessa. Gli sorrisi e gli chiesi, questa volta io incredula, come mai gli fosse venuta in mente un’assurdità del genere! Ed intanto tornavo con la mente alle cose da me dette (non si sa mai).

Lui sempre più convinto: 

- Mae’!! TU lo hai detto! Mica me lo sono sognato! 

Io...?! Non credevo alle mie orecchie…perché è vero che quando spiegavo in quella classe era molto facile che, nel cercare di tenere a bada l’uno o l’altro (più che lezioni erano lotte per la sopravvivenza) potessi distrarmi e forse dire qualche sciocchezza, ma una così madornale come avrebbe potuto uscirmi?

Avrei voluto cercare di approfondire la cosa e convincerlo che doveva aver capito male, che io non potevo aver detto una cosa del genere, ma la campana suonò e lui sgusciò via senza darmi il tempo di rispondere.

Il giorno dopo, rientrai in classe. Il mio alunno anche. Lo guardai. Era evidente che ci stesse ancora pensando: l’espressione del viso, con gli angoli della bocca in giù,  parlava da sola. Mi avvicinai per salutarlo e nuovamente lui, senza rispondere neanche al mio saluto, scuotendo sempre la testa, mi ribadì lo stesso pensiero del giorno prima, ancora più certo di quel che diceva per l’averne parlato a casa senza che NESSUNO dei componenti della sua famiglia avesse saputo trovare una spiegazione diversa al  fatto che l’assumere una pillola fosse stata una miccia capace di far scoppiare addirittura una rivoluzione.

Non sapevo più che pensare...  Eh sì che sono anche napoletana ed un piccolo sospettuccio mi sarebbe dovuto venire, ma niente! Non riuscivo a trovare alcun nesso logico tra la realtà dei fatti e quella strana interpretazione del mio alunno.

Allora, mantenendo la sicurezza della “brava insegnante”, lo rassicurai dicendogli che c’era stato sicuramente un equivoco, per cui ripresi l’argomento per chiarirlo.

A un certo punto, nel corso della spiegazione, i suoi occhi si illuminarono ed un sorriso abbagliante gli si stampò sul viso, per la soddisfazione di avere avuto finalmente la conferma di essere stato LUI ad aver capito bene!

Si alzò in piedi esultando e gridando:

- Ovvì mae' che avev' ragion' io!

Ero arrivata a parlare della...“presa della BASTIGLIA”!

Ed assicuro che avevo anche ben chiarito di che cosa si trattasse, eppure questa era la frase “incriminata”.
Quella che ha permesso di far credere per un giorno a un ragazzino napoletano  di 11 anni, ed a tutta la sua famiglia, che la miccia che fece scoppiare addirittura una rivoluzione fosse stata la “presa” di una...

          PASTIGLIA...

:)


© Robert Doisneau

 

 

 
 
 
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