Creato da il.corsaro.nero il 22/02/2006
tutto quello che non riesco a digerire
 

 

.... in arrivo!!!

Post n°439 pubblicato il 25 Ottobre 2013 da il.corsaro.nero
 

grazie a tutti gli amici che mi scrivono... un po' di pausa ci voleva, il clima politico sta diventando divertente e la voglia di tornare a scrivere sta montando come un fiume in piena. A presto.....

Ci aggiorniamo amici... ci aggiorniamo!!!

 
 
 

Venti di guerra!!!

 

Se vogliamo godere della pace, bisogna fare la guerra. (Marco Tullio Cicerone).

La storia insegna che nessun popolo sia stato in guerra per quel superiore senso di giustizia che spinge a liberare genti dalle oppressioni di reggenti cattivi e ingiusti.

Ed è sempre la storia a presentarci cinicamente la realtà lucida e inequivocabile dei risultati di una guerra. Il benessere.

Nel 1929 gli Stati Uniti vivono la grande depressione, F.D.Roosevelt capisce e rende concreto l’ingresso degli Stati Uniti in guerra per venir fuori dalla crisi economica che lo attanaglia. Quale migliore occasione se non il famoso attacco di Pearl Harbor, presentato come una vigliaccata e comodo come ius ad bellum?

De Gasperi sfrutta il Piano Marshall per la rinascita economica italiana, conscio che buona parte dei vecchi, dei bambini e due generazioni di giovani erano morti, l’Inps poteva risanare i suoi debiti e il lavoro nella ricostruzione italiana era garantito. Il boom economico.

La dottrina kenyesiana ci spiega come la spesa pubblica sia l’unico stratagemma valido per uscire da una crisi economica, quale spesa migliore se non quella militare di una guerra rimane il miglior modo rapido e veloce per riprendere uno stato economico fallimentare?

11 settembre  2001 la tragedia delle Torri Gemelle, “casualmente” salva George Bush dalla bancarotta, quell’orgoglio americano è risvegliato e la crisi passa in secondo ordine.

Adesso è il turno di Obama trovare qualcosa che magicamente possa far uscire “l’impero” da quella situazione  economica catastrofica in cui versa. Obama è convinto che l’America stia perdendo quel ruolo di leadership sullo scenario mondiale. L’instabilità economica internazionale e l’aumento del cambio dollaro sui mercati mondiali condita da un’alternante situazione politica richiedono un’America economicamente salda che faccia da giudice e garante, ma le risorse vacillano la crisi, le banche, il fiscal cliff e il progressivo deterioramento dello stile di vita americano inducono la Casa Bianca all’uso di strumenti politici, finanziari e tecnologici utili a creare instabilità nel mondo.

L’Eurozona offre terreno fertile alle opinioni di una guerra imminente, l’agenzia Reuters ha rilanciato la tesi di Kyle Bass, dell’Hayman Capital Management, che proprio il default dei Paesi periferici dell’Eurozona è la base di partenza per un quadro pericoloso.  Bass afferma “Non so dire con esattezza chi combatterà chi, ma sono convinto che assisteremo allo scoppio di guerre e rivoluzioni, non certo piccole”.

Stiamo assistendo a uno stato di conflitto multiregionale ad alta intensità, alimentato da guerre tra nazioni e guerre civili sospinte da un falso ius in bello che spazia da crisi di religioni a uno stato endemico di miseria nate dalla decrescita dei sistemi produttivi e da una falsata acquisizione di benessere di altri paesi limitrofi. In uno stato di crescente degrado sociale il venire a conoscenza di paesi dove si servono cibi per gatti su vassoi d’argento spinge e accende fantasie e rancori tali dal pensare a un’invasione silente e di massa. Il processo d’integrazione continentale gestito in maniera utilitaristica personale ha portato a uno stato di speculazione apolide non più sostenibile da stati come l’Italia e l’Europa, trasformate in una polveriera pronta a implodere.

Le differenze sociali sono sempre più massicce e i toni politici sempre più aspri portano i popoli a una violenza inconscia e deleteria, scontri e attentati sempre più devastanti insanguinano il vivere quotidiano e portano all’esasperazione. Le strategie politiche di politici in fase di declino inaspriscono le uguaglianze tra popolazioni autoctone e quelle immigranti, come anche il perbenismo falso e suadente di chi permette la discriminazione a favore di un’integrazione imposta e perversa.  Il concetto che la fame va e viene ma la dignità umana è unica comincia a esser un principio obsoleto, contrastato da quello che tutto è concesso quando si è schierati in un dato ordinamento politico. Se si permette, che l’egemonia di poteri economici sociali incomba su altri, si dimostra solo la debolezza e il sottosviluppo di una categoria o di un popolo ed è la guerra che ne scioglie il quesito con la forza delle armi.

Una guerra è di certo la soluzione di tutti i problemi, il dopoguerra porta a uno stato di ripresa economica anche negli stati più colpiti e costretti a politiche d’invasione, la Germania docet, ma è altresì vera la citazione di Adolf Hitler: L'inizio di ogni guerra è come aprire la porta su una stanza buia. Non si sa mai che cosa possa esserci nascosto nel buio.

Ci aggiorniamo amici... ci aggiorniamo!!!

 

 
 
 

Mamma!!!

Post n°437 pubblicato il 02 Maggio 2013 da il.corsaro.nero
 

 

Da ieri c’è una Mamma in meno…. la mia.

 

Mi consola e credo nella serenità e felicità del posto in cui è adesso assieme a persone che ama.

 

Grazie di tutto….. ciao Mamma.

 

 
 
 

E la farsa assassina continua…. Omicidio di stato!

Da: Il Giornale edizione di sabato 23 marzo 2013

Resta, però, l'incognita di una possibile pena di morte, condanna massima prevista in caso di omicidio nella giurisdizione indiana. Il ministro degli Esteri indiano Salman Khurshid avrebbe rassicurato l'Italia sostenendo che i marò non sarebbero stati condannati alla pena capitale, ma il ministro della Giustizia, Ashwani Kumar, ha smentito questa ricostruzione in un'intervista alla tv locale Ibn. Secondo quest'ultimo, infatti, il governo non può aver dato "nessuna garanzia": "Come può il potere esecutivo dare garanzie sulla sentenza di un tribunale?", ha detto Khurshid, polemizzando apertamente con il suo collega che "è anche un avvocato e sul perchè abbia detto quelle cose, sta a lui rispondere".

Il sottosegretatio agli Esteri, Staffan De Mistura, però, ribadisce che il governo italiano ha in mano "un'assicurazione scritta ufficiale del ministero degli Esteri a nome del governo indiano".

 

 
 
 

L’agonia di una non Patria.

Terram patria, terra dei padri, ma di quale terra parliamo, di quali padri vogliamo appropriarci? Quale suolo natio, genesi dell’etnia autoctona, deve essere considerato tale? Siamo abituati a dire prendo la macchina e torno a casa, se siamo all’estero la frase, non ha molti cambiamenti, resta come oggetto finale: casa, mai sentito dire da un italiano all’estero… torno in Patria. Provate a trovare nel dialetto che vi appartiene il corrispondente di Patria, scoprirete che non esiste, perche è un termine giovane creato da poco e non risale alle remote costruzioni dialettali autoctone. Per un certo tipo di cultura il concetto di Patria sposa quello militare, si sbandiera nel 15/18 o nella seconda guerra mondiale, quando questo termine era usato e spesso abusato, per altri il concetto di patria può avere un ristretto ambito geografico mentre per alcuni è spirituale. Mai potremo associare il concetto di Patria al governo del momento, sarebbe l’umiliazione più grande che potremmo offrire al sangue versato da tanti che hanno creduto nell’onore dell’appartenenza unita di una genesi su un suolo unico. Uno degli ultimi... Quattrocchi.

Il caso dei Marò destabilizza ogni pensiero, schiera le opinioni, l’un contro l’altro in molteplice tenzone, fantocci che da un lato e all’altro, in governi falsi e poco democratici, cercano di salvarsi la faccia e la poltrona. In India perche il vento di una fazione soffia incendiando gli animi di un popolo poco ricettivo alla cultura globale contro un governo debole che vede l’India succube degli occidentali, dall’altro lato un governo debole e confuso però attento alle proprie e di parte situazioni economiche e, in fine, un Sottosegretario agli Esteri, Steffan de Mistura, che si riempie la bocca con una frase che ha del ridicolo: la parola di un italiano è sacra. Ridicola perché: è assurdo pensare che fino ad un attimo prima che abbaiasse l’India, quella stessa parola “data” era stata disattesa con un comunicato del governo pro-tempore che parlava di incostituzionalità, per ritornar sacra nel momento in cui l’India abbaia. De Mistura.. deve trovare più che mai una misura.

Napolitano parla di “senso di responsabilità” dimostrato dai due poveri disgraziati nel accettare il rientro per senso del dovere…. Ahhhhh Giorgè anvedi che ce so volute 5 ore haooo dico 5 ore pe convincerli. Alto senso dello Stato.

Tutte le testate giornalistiche attaccano Monti e il suo governo per questa scellerata mossa, forzare il rientro dei due Marò, sia destra sia sinistra, con toni quasi simili, condannano e misurano l’italietta alla Fantozzi che ne è disegnata.

Ora dobbiamo chiederci, fuori dalle secrezioni anali pseudo intellettuali e politiche, se la Patria è lo Stato che la rappresenta con l’astrazione, la finzione metafisica, mistica, politica, giuridica o quel sentimento di amore naturale, reale, quel patriottismo del popolo che non è un’idea ma una realtà, un dato di fatto, continuo e continuato che non può e non deve esser messo in auge come nel linguaggio mazziniano che lo vuole sacro principio solo quando la patria è in pericolo, minacciata e violata.

Se volessimo superare il concetto di patria “superiore” ad ogni altro paese, temuto e riverito, e che, per la cultura nazional-popolare, la propria patria non sia il centro del mondo; occorre offrire la precisa, effettiva e materiale convinzione che la giustizia sia superiore a ogni cultura e frontiera, che in ogni nazione l’uomo possa sentirsi tutelato come se fosse in suolo natio. Utopia.

Base di partenza per una giustizia da villaggio globale sono le Convenzioni tra gli stati, ratificate e operanti, esse vanno dal rispetto dei confini terrestri e marini, alle leggi internazionali, al rispetto dei principi umani e della stessa vita. Tornerò a breve su questo.

Nel caso dei Marò, l’India ha presentato un’idea tutta sua delle Convenzioni da essa stessa ratificate e accettate, sia in termini di acque marine internazionali sia in quella della diplomazia internazionale. E’ sotto gli occhi di tutti quanto la situazione economica-politica stia influenzando il governo indiano, come quello italiano in aggiunta all’esecrabile silenzio della comunità europea che inventa forme antipirateria e poi è la prima a lavarsene le mani.

Il governo indiano ha fin dall’inizio avocato, arbitrariamente e “piratescamente”, la giurisdizione del caso, infischiandosene delle Convenzioni, ha compiuto indagini e rilievi senza permettere a nessuno di poterli valutare e contestare in sede di riscontro. Prove manipolate, incerte, dubbie, inesistenti come testimoni reticenti e male indottrinati, e, nonostante le varie richieste del governo italiano, nulla è mai stato condiviso né con l’Italia né con la Comunità Europea. Questo modus operandi del governo indiano non offre quelle garanzie cui ogni imputato ha diritto, la poca chiarezza e la difficile accettazione della verità dei fatti propugnati dai magistrati indiani diventano sempre più un mero muro menzognero che non offre garanzie sull’onorabilità stessa del fatto. Ciliegina sulla torta, la mafiosa violazione alla convenzione di Vienna riguardo all’immunità diplomatica.

Per de Mistura e per il Governo italiano sono degne di fiducia le garanzie offerte, leggasi “rifilate”, dal Governo indiano quale controparte per il rientro dei due Marò in India; un trattamento democratico, rispetto dei diritti umani e niente pena di morte. Mi chiedo che fine abbia fatto la dichiarazione del governo italiano che vietava il rientro dei due marò in India per una chiara questione d’incostituzionalità. Somiglia tanto a quelle barzellette a chi la spara più grossa. Un vecchio detto popolare recita “ chi ha fatto la puttana una volta rimane marchiata a vita”, ma noi siamo estenui difensori della riabilitazione e quindi ci crediamo alle parole degli indiani. Eppure non so il perché io resto dell’idea che a pensar male si fa peccato ma si “azzecca” sempre. I due Marò non torneranno più in Italia, difficilmente eviteranno la condanna a morte in un paese spinto da venti di rivolta che anela a dimostrare esser uno stato degno di rispetto e non succube dell’occidente. Quello che in questa vicenda rimane degno di nota sono i commenti on line sui giornali del web, scritti da italiani in merito a italiani e contro italiani. Sono di una violenza e di un menefreghismo spaventoso, leggendoli si ha il sapore della violenza, giustizialisti a tutti i costi, antimilitari, comunisti “SALVATORI” della patria col concetto “chi per la patria muore vissuto è assai” e in fine, i garantisti dell’ultima ora.

A questa Italia, accumulo di genti diverse e diversificate, forzatamente unite da un’idea utopistica e sbagliata, goliardicamente chiamata patria senza cognitio cause, dobbiamo ricordare quante morti in nome di uno stato che vuole per sé il diritto di fregiarsi dell’appellativo di Patria: VAJONT, TERREMOTO DEL BELICE, TERREMOTO DELL’IRPINIA, USTICA, STRAGI di STATO, IMPRENDITORI SUICIDI, ASSASSINIO DELLA DEMOCRAZIA e per ultimi i due MARO’.

Ci aggiorniamo amici… ci aggiorniamo!!!

 

 

 
 
 

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