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Spazi stretti

Post n°130 pubblicato il 13 Giugno 2006 da crisse
 
Tag: Lavoro

Ho sempre saputo di essere un orsone, ma spesso mi diverto bene in compagnia. Così ho aspettato con ansia questa settimana americana da trascorrere coi miei colleghi.

Chiaramente ci sono state luci ed ombre.

Intanto oggi abbiamo invaso gli uffici del cliente. Che non sapeva dove metterci. Al fatto che gli arrivavano in casa sette baldi italiani sette (per il momento) è iniziata anche la stagione degli stage. E qui ho scoperto qualcosa di nuovo. Dato che qui le scuole e le università nei mesi estivi sono chiuse, come da noi, ma non esistendo il concetto di vacanza così come la intendiamo noi (tutti hanno un periodo di riposo “contemporaneamente”), qui nei mesi estivi gli studenti lavorano come stagisti in varie aziende. Quindici sono arrivati (ma soprattutto “arrivate”) anche nella “nostra” azienda. Ed hanno occupato tutte le stanze libere. A noi è così stata riservata una piccola sala riunioni, con annesso tavolo, in cui stiamo molto stretti. A noi, per giunta, si è unito anche un indiano (dell’india). Questo solo stando con noi ha imparato i primi rudimenti di italiano. Solo ascoltandoci parlare tra di noi, ci ha poi salutati a fine giornata con un “Arrivederci a domani, buon riposo.”. Se non stiamo attenti, questi ci portano via tutti i posti di lavoro disponibili anche a casa nostra, parlando la nostra lingua meglio di noi…

Tornando a noi: ci hanno rinchiuso in questo stanzino cieco, senza prese di corrente o prese di rete. Per gente che lavora nell’informatica, non poter accendere il PC e lavorarci è complesso.

Comunque ci siamo sfogati e abbiamo amabilmente conversato tutto il giorno in italiano, escludendo i pochi americani che osavano avvicinarsi. Pensavamo anche l’indiano, ma a quanto pare…

Nel pomeriggio usciamo alla spicciolata: due alle 1:00pm, uno alle 1:15pm , altri due alle 1.25pm ed infine io e Franco alle 1:45pm. La nostra persona di riferimento in azienda ci coprirà e non dirà ai suoi superiori che stiamo andando a casa per vedere la partita dell’Italia (qui inizia alle ore 3:00pm). Siamo usciti un po’ alla volta giusto per non dare nell’occhio.

Il problema sono gli spostamenti: essendo in 7 con due macchine occorre sempre aspettarsi più o meno tutti, così quando qualcuno ha parecchie cose da fare gli altri in macchina con lui sono “costretti” ad aspettare che finisca i suoi impegni.

In appartamento però, dove abbiamo visto la partita, qualcuno si è messo ai fornelli ed ha prodotto un numero imprecisato di panini con l’hamburger e salsine varie. I genovesi, al motto di: “Senza focaccia che giorno è?” si sono messi a fare la pasta e hanno sfornato un buona focaccia.

Poi da solo al centro commerciale dove ho trovato una nuova cintura: nella foga delle valige mi sono scordato di prenderla con me. Oggi è tutto il giorno che, senza cintura, mi tiro su i pantaloni in continuazione.

 
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