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Genova
Post n°205 pubblicato il 22 Novembre 2006 da crisse
Tag: Pensieri Oggi giornata a Genova. Mi capita spesso di passare da queste parti, ed ho un po’ imparato ad amare / odiare questa città e questa gente. C’è una doppia anima nei genovesi. Una che vive in mare, ed una di terra. Quando vive in terra il genovese ha immensa paura degli spazi aperti. Si rifugia nei vicoli, ama le finestre che danno su un muro di fronte, apprezza le stanze anguste. Il mare gli dà speranza. Il genovese, senza mare, è triste, e poco a poco si spegne, come una candela senza aria. Ricordo qualche tempo fa di avere lavorato con un collega di Genova e che, in albergo, aveva espressamente chiesto una stanza che dava su un vicolo, così… giusto per poter aprire la finestra e vedere un muro! Credo che occorra, per legge, impedire ai genovesi di prendere la patente per guidare l’automobile. Saranno ottimi, ma che dico ottimi, eccellenti navigatori in mare, ma quando viaggiano per strada sono pericolosissimi. In tutte le città d’Italia, ormai, prolificano le rotonde, che un po’ ovunque snelliscono il traffico. A Genova no: le rotonde sono fonte incredibile di ingorghi. Tutti passano senza preoccuparsi di precedenze e altre cosette del genere. Il risultato è che quattro veicoli possono bloccare per minuti una strada, perché non riescono a sgombrare la rotonda. E poco fa ho rischiato un bel botto. Per fortuna che i freni (almeno quelli!) della mia Stilo funzionano più che bene. Rallentare in prossimità delle zebre, o lasciare spazio per l’attraversamento di altri veicoli, quando ci si trova in coda, sono finezze nemmeno immaginabili da queste parti. Ma poi, dopo l’arrabbiatura al volante, arriva il momento della colazione, e qui Genova rivela uno dei suoi lati migliori. La focaccia deve essere stata rubata di nascosto agli dei, ed un panificio qui vicino la prepara in modo sublime. Sceso dall’auto, la prima cosa è infilarsi in quel negozio e prenderne un bel pezzo. Oggi c’era un po’ di coda anche lì. Per fortuna, però, che ho preso il “numerino”. E quando è stato il mio turno avevo davanti a me due file di massaie agguerrite che cercavano di anticiparmi. E mi sono chiesto: ma come hanno fatto queste a infilarsi qui davanti se sono arrivate dopo? Sinceramente non me ne ero accorto. Credo che possa essere interessante filmare con una telecamera quanto avviene in un negozio come quello, per capire quali tattiche vengano messe in atto da tutte quelle signore per passare avanti agli altri avventori. E ovunque, più la massaia è anziana e più è abile, e più se scoperta mette in scena una commedia degna dei più consumati attori, per convincere i presenti di essere lì fin dalla sera prima. E se sbugiardata, per mostrarsi inferma, svampita e suscitare compassione. Tutti atteggiamenti abilmente studiati. Ma la morte della focaccia è… nel cappuccino. So che qualcuno storcerà il naso, ma io vi invito a provare. Venite a Genova (la focaccia sta a Genova come la pizza a Napoli, no?), prendete un pezzo di focaccia soffice e calda, immergetela nella tazza del cappuccino e gustate… Così non faccio altro che attraversare la strada e infilarmi in quel baracchino dove ordino pure il cappuccino, e intingo… Ah… a volte vengo a Genova anche solo per la colazione.
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Inviato da: pgmma
il 09/07/2009 alle 21:57
Inviato da: pgmma
il 09/07/2009 alle 21:54
Inviato da: lottergs
il 25/03/2009 alle 05:32
Inviato da: xraggiodisolex82x
il 31/10/2008 alle 15:28
Inviato da: eranaeala
il 06/03/2008 alle 09:27