Valle dei pensieri

Il 2006 sta andando:inesorabile verso la fine come un vecchio che sa di dover morire! Ogni fine anno mi vengono in mente una miriade di pensieri, e non si tratta di semplici flash estemporanei o di ricordi di ciò che è trascorso. Sono soprattutto pensieri rivolti al futuro; la mia mente è come un bambino impaziente che ha solo voglia di guardare in avanti...i miei sogni e le mie speranze sono sempre gli stessi, anno dopo anno, ma ogni volta sono colpite da impercettibili e inarrestabili mutazioni. Ho cambiato università, cambiato ragazza, stravolto completamente alcune idee che reputavo acquisite e irrinunciabili. Mi rendo conto, adesso, di quanto è sul serio difficile, anzi impossibile rimanere sempre se stessi durante l'arco di tutta una vita; di quanto il mutamento sia inesorabile e comune ad ogni uomo. Nuovi equilibri si alternano a nuovi squilibri scontrandosi nel mare tempestoso delle aspettative, delle proiezioni mentali future, delle immagini, oramai fluttuanti come spettri, dei momenti passati. C'è stato un periodo nel quale l'immagine di me stesso non aveva volto:ovale di una proiezione subconscia troppo vaga e indefinita, maledettamente inquietante e lontana dall'universo rassicurante delle mie certezze che, trasformatesi in dubbi lancinanti, mi annegavano in un oceano di angoscia. Ho avuto paura, paura di collassare sotto il peso stesso della mia persona, delle mie aspettative, dei miei sogni irrealizzabili. Un anno stimolante dunque, aldilà dei paroloni ridondanti che, in preda a deliderio narcistico, ho inserito in questo post. Sono le 20 del 31\12\2006 e Germano è meno tormentato del solito oggi, meno interrogato sul non-senso della vita. Meno proiettato verso se stesso, più rivolto al mondo, forse, e sottolineo forse, meno egocentrico. Io pero mi chiedo:"essere egocentrici vuol dire cercare di capire il nostro ruolo del mondo? Vuol dire,una volta capito questo ruolo, cercarlo di imporro a tutti?"... Non so, magari, maybe(come dicono gli inglesi). In 20 anni di vita, ho capito varie cose ma, ovviamente, la maggior parte non le capirò mai; forse è giusto così. Interrogarsi troppo sul senso e sul ruolo delle cose può portare alla pazzia o, in casi più estremi, alla perdita di se stessi: una sorta di confusione panteistica dell'io nel non-io del mondo. Ho acquisito(e voi vi direte" E tanto ci voleva")una convinzione che credo sarà una delle poche che non cambierò mai: il senso principale della vita dell'uomo è dato dall'insoddisfazione, dallo scontro doloroso con ciò che ci distrugge, con il bisogno, apparentemente paradossale ma in verità assolutamente spiegabile, di sentirsi sospessi tra l'appagamento e il desiderio. Concetto leopardiano che spiega l'infelicità che sta alla base della vita di ogni uomo. Non si è mai veramente felici; quando ci si sente bene è solo perchè, in quel momento, si è un po' più lontani da ciò che ci provoca dolore. La felicità non è altro che un'illusione, un attimo di quiete casuale in mare che, per naturale propensione, è sempre burrascoso.

buon anno e tanta serenità a tutti;)

Elly ti adoro, sei tutto il mio mondo:-*